Il rendimento del Pd e del Pdl nei comuni superiori

di Nicola Maggini

Le elezioni comunali del 26-27 Maggio 2013 sono state un importante banco di prova per i due principali partiti del centrosinistra e del centrodestra, Pd e Pdl, costretti dal risultato elettorale delle politiche del 24-25 Febbraio a coabitare in un governo di grande coalizione. Per capire quale è stato il rendimento elettorale del Pd e del Pdl è opportuno considerare i risultati ottenuti in termini percentuali nell’aggregato dei 92 comuni superiori ai 15.000 abitanti in cui si è votato alle recenti comunali ed effettuare un confronto con i risultati ottenuti negli stessi comuni sia alle scorse politiche che nelle precedenti comunali. Dal momento che alle elezioni politiche l’affluenza è stata (come di consuetudine) molto più alta che alle comunali, affinché tale confronto abbia senso è necessario considerare i voti espressi in termini percentuali piuttosto che in valori assoluti. Inoltre alle elezioni comunali i partiti maggiori sono di solito sottorappresentati rispetto alle politiche a causa della presenza di una miriade di liste civiche di area, molte delle quali sono liste del candidato sindaco di turno del Pd o del Pdl. Per tenere conto di questo fatto, abbiamo riportato anche i risultati delle categorie “Altri CSX” e “Altri CDX”, composte per la stragrande maggioranza da liste civiche di area Pd nel primo caso e di area Pdl nel secondo caso (oltre che da partiti minori di area con percentuali sotto all’1% come il Psi e Centro democratico per il centrosinistra e Grande Sud per il centrodestra).  

        Vediamo in primo luogo quale è stato il rendimento elettorale del Pd alle comunali del 26-27 Maggio 2013. Nei 92 comuni superiori in cui si è votato, il Pd ha ottenuto il 21,2 % dei voti.  Nelle politiche di Febbraio negli stessi comuni il Pd aveva preso il 26,3 %, mentre alle precedenti comunali i consensi per il Pd erano stati pari al 26,8%. C’è stato quindi un calo in termini percentuali non solo rispetto alle politiche, ma anche rispetto alle precedenti comunali e tale calo è stato praticamente di pari entità (5,1 punti percentuali in meno rispetto alle politiche e 5,6 punti percentuali in meno rispetto alle comunali). Se consideriamo la categoria “Altri CSX”, si vede come essa sia praticamente inesistente alle elezioni politiche (0,5%), mentre valeva alle comunali precedenti l’8,3% e alle recenti comunali il 13,7%. Questo significa che oggi la frammentazione del voto all’interno dell’area della sinistra è ancora maggiore che alle precedenti comunali e ciò è in linea con la frammentazione dell’offerta politica. Se sommiamo i voti della categoria “Altri CSX” con quelli del Pd, il risultato è interessante: l’area allargata del Pd (comprensiva delle liste civiche) è oggi praticamente la stessa di quella delle precedenti elezioni comunali (34,9% vs. 35,1%). Il calo rispetto al passato quindi riguarda la lista del Pd, ma non la sua area allargata. Da una parte questo ridimensiona la flessione elettorale dei democratici, dall’altra è comunque un sintomo dello scarso appeal in questo momento del “brand” Pd se è vero che molti elettori preferiscono rifugiarsi nel voto per le liste civiche di area. Nelle Tabelle 1 e 2 è possibile vedere l’andamento del Pd disaggregato per area geografica (Tab. 1) e per dimensione demografica del comune (Tab. 2). Il dato generale viene confermato, anche se non è affatto uniforme. In particolare, per quel che riguarda la disaggregazione per area geografica, si nota come il calo maggiore per il Pd avvenga al Sud, dove la perdita di voti è di 7,4 punti percentuali rispetto alle precedenti comunali e di 5,8 punti percentuali rispetto alle politiche. Una flessione leggermente al di sotto del dato nazionale la registra la “Zona Rossa” (il calo è di 4,6 punti percentuali rispetto alle precedenti comunali e di 3,6 punti rispetto alle politiche), mentre in controtendenza è il Nord. In quest’area del paese, il Pd perde “solo” 2,2 percentuali rispetto alle politiche e addirittura migliora in termini percentuali rispetto alle precedenti comunali (+2 punti percentuali). Se consideriamo anche le liste civiche e le altre liste minori, l’area del Pd in questa zona del paese è addirittura aumentata di 7,3 punti percentuali. Il dato del Nord è sicuramente quello più incoraggiante per il Pd, mentre si conferma la minore presa al Sud già registrata alle politiche. Per quanto riguarda la “Zona Rossa” si può notare come nelle tradizionali roccaforti del Pd il voto a sinistra è più frammentato e la concorrenza di area maggiore, dal momento che la categoria “Altri CSX” in entrambe le elezioni comunali raccoglie percentuali superiori alla media nazionale. La “Zona Rossa” rimane l’area dove il Pd ottiene la sua percentuale migliore (29,1%), anche se la percentuale ottenuta nel Nord non è troppo distante (24,4%). Alle comunali precedenti, invece, la zona dove il Pd aveva ottenuto la percentuale migliore dopo la “Zona Rossa” (in cui aveva preso il 33,7%), era il Sud con il 26,9%. Nell’arco di questo ciclo politico-elettorale la distribuzione territoriale del voto per il Pd è quindi mutata, con una maggiore presa elettorale al Nord rispetto al Sud.

      Una minore varianza è riscontrabile nel caso della classificazione per dimensione demografica del comune, ma anche in questo caso ci sono delle differenze. Per comuni piccoli intendiamo quelli compresi tra i 15.000 e i 50.000 abitanti, i medi sono quelli superiori ai 50.000 abitanti, mentre Roma (data la sua ampiezza demografica) è considerata come una categoria a sé stante. I dati ci dicono che nei comuni medi e, in particolare, in quelli piccoli il Pd perde voti soprattutto rispetto alle politiche piuttosto che rispetto alle precedenti comunali. Infatti, nei comuni piccoli il Pd nel giro di tre mesi passa dal 22,3% al 15,2%, con un calo di 7,1 punti percentuali. Rispetto alle comunali precedenti invece il calo è di 3,2 punti percentuali e se si considera anche gli “Altri CSX”, l’area allargata del Pd registra un leggero incremento di 1,3 punti percentuali. Nei comuni medi la perdita di voti è di 5 punti percentuali rispetto alle politiche (passando dal 26,3% al 21,3%), e di 3,3 punti rispetto alle comunali precedenti. Se si considera anche gli “Altri CSX”, l’area allargata del Pd registra nei comuni medi un incremento di 2,2 punti percentuali rispetto alle precedenti comunali. A Roma, invece, il Pd perde più voti in termini percentuali rispetto alle precedenti comunali che rispetto alle politiche. Oggi, infatti, il Pd nella capitale vale il 26,3%, mentre alle politiche valeva il 28,7 (con una flessione di 2,4 punti percentuali). Nelle comunali precedenti, invece, aveva ottenuto il 34%, segnando quindi un netto calo di 7,7 punti percentuali. Anche se si considerano le liste civiche e minori, l’area allargata del Pd subisce una flessione di 2,4 punti percentuali.

Tabella 1 – Rendimento elettorale del Pd (in valori percentuali) disaggregato per area geografica (comuni superiori).

 

Tabella 2 – Rendimento elettorale del Pd (in valori percentuali) disaggregato per dimensione demografica del comune (comuni superiori).

 

      Vediamo a questo punto quale è stato il rendimento elettorale del Pdl alle comunali del 26-27 Maggio 2013. Nei 92 comuni superiori in cui si è votato, il Pdl ha ottenuto il 14,7 % dei voti.  Nelle politiche di Febbraio negli stessi comuni il Pdl aveva preso il 21,3 %, mentre alle precedenti comunali i consensi per il partito di Berlusconi erano stati pari al 29%. C’è stato quindi un crollo in termini percentuali rispetto alle precedenti comunali, e il calo è stato netto anche rispetto alle politiche (6,6 punti percentuali in meno rispetto alle politiche e 14,3 punti percentuali in meno rispetto alle comunali). Il confronto con le precedenti comunali è quello più importante e non solo perché si tratta di un confronto fra elezioni dello stesso tipo. Il partito di Berlusconi, infatti, storicamente ha sempre avuto un rendimento migliore alle politiche rispetto alle comunali. Il fatto quindi che in questa tornata amministrativa il Pdl sia andato peggio che alle politiche non è quindi così sorprendente. Il problema, per il Pdl, è che se il termine di paragone non sono le politiche, ma le comunali, il risultato è ancora più negativo. Si tratta di un vero e proprio crollo. E a nulla vale sommare al Pdl i voti degli “Altri CDX”: il calo rispetto al passato è di ben 9,7 punti percentuali. Anzi, il fatto che a queste comunali le altre liste di centrodestra abbiano raccolto il 12,3% rispetto al 7,7% è il sintomo di una forte frammentazione del voto nell’area di centrodestra e di una diminuita capacità di raccogliere consensi da parte del Pdl. Basti pensare che la categoria “Altri CDX” è sopravanzata dal Pdl di soli 2,4 punti percentuali. Si conferma nell’arco di questo ciclo politico-elettorale l’emorragia di voti per il partito di Berlusconi già registrata, del resto, alle elezioni politiche di Febbraio.

    Nelle Tabelle 3 e 4 è possibile vedere l’andamento del Pdl disaggregato per area geografica (Tab. 3) e per dimensione demografica del comune (Tab. 4). Il dato generale viene confermato. In particolare, per quel che riguarda la disaggregazione per area geografica, il calo è generalizzato in tutte le aree del paese, sia rispetto alle politiche che rispetto alle comunali precedenti. La zona dove il Pdl ottiene la percentuale migliore è il Sud con il 16,1%, mentre va malissimo al Nord (11%) e, ancora di più, nella “Zona Rossa” (9,3%). Alle comunali precedenti il Pdl aveva ottenuto il 30,5% al Sud, il 24,8% al Nord e il 24,3% nella “Zona Rossa”. Le perdite maggiori per il Pdl, sia rispetto alle precedenti comunali che rispetto alle politiche, avvengono nella “Zona Rossa”: -15 punti percentuali rispetto alle precedenti comunali e -7,7 punti percentuali rispetto alle politiche. Nei comuni di quest’area del paese il Pdl è ormai un partito medio-piccolo al di sotto del 10%. Se si considera la categoria “Altri CDX”, l’area allargata del Pdl è praticamente la stessa delle politiche, ma è inferiore di 10 punti rispetto alle precedenti comunali. Al Nord e al Sud le perdite registrate dal Pdl sono molto simili. Al Nord, il Pdl perde 13,8 punti percentuali rispetto alle comunali precedenti e 7 punti rispetto alle politiche; al Sud il calo del Pdl è di 14,4 punti rispetto alle comunali precedenti e di 6,6 punti rispetto alle politiche. Se vengono considerati gli “Altri CDX”, anche l’area allargata del Pdl arretra in termini percentuali rispetto alle comunali precedenti sia al Nord che al Sud.

     Una maggiore varianza è riscontrabile nel caso della classificazione per dimensione demografica del comune, anche se il dato generale viene confermato. Nei comuni piccoli e medi il Pdl va particolarmente male (prendendo, rispettivamente, l’11,4% e il 12,7%), mentre a Roma ottiene il 19,2%, una percentuale al di sopra del dato nazionale. A tal proposito si deve però sottolineare come a Roma la categoria “Altri CDX” valga “solo” il 5,3%, mentre nei comuni piccoli le liste civiche e minori di centrodestra ottengono ben il 18% e nei comuni medi il 14,7%. I dati ci dicono che il Pdl, rispetto alle politiche, perde più voti nei comuni piccoli, dove arretra di ben 14 punti percentuali. Nei comuni medi il calo rispetto alle politiche è di 8,8 punti percentuali, mentre a Roma c’è addirittura un miglioramento di 0,5 punti percentuali (e tale incremento è ancora maggiore se al Pdl si sommano i voti degli “Altri CDX”). Tuttavia, a Roma il Pdl subisce una vera e propria emorragia rispetto alle precedenti comunali (quando aveva ottenuto il 36,6%): la perdita di voti è di ben 17,4 punti percentuali. Il dato viene confermato anche se sommiamo al Pdl i voti delle liste civiche e minori di centrodestra: rispetto alle precedenti comunali l’area del Pdl cala di ben 15,1 punti percentuali. Sempre per quel che riguarda il confronto con le comunali precedenti, il Pdl cala di 11,8 punti percentuali nei comuni piccoli e di 10,9 punti percentuali nei comuni medi. Se si considera gli “Altri CDX”, anche l’area allargata del Pdl arretra in termini percentuali rispetto alle comunali precedenti nei comuni piccoli e medi.

Tabella 3 – Rendimento elettorale del Pdl (in valori percentuali) disaggregato per area geografica (comuni superiori).

 

Tabella 4 – Rendimento elettorale del Pdl (in valori percentuali) disaggregato per dimensione demografica del comune (comuni superiori).

 

     In conclusione, queste elezioni comunali hanno segnato un calo dell’affluenza che ha colpito tutti i partiti. Il dato del Pd è un dato in chiaroscuro, presentando luci ed ombre. Sicuramente il Pd è andato peggio sia rispetto alle politiche che rispetto alle comunali precedenti, confermando la fase di difficoltà e di declino elettorale già riscontrata alle recenti elezioni politiche. Tuttavia, l’area allargata del Pd (comprensiva delle liste civiche) è oggi praticamente la stessa di quella delle precedenti elezioni comunali. Se questo è il termine di paragone, l’area che ruota attorno al Pd, pur non crescendo, è rimasta stabile. Al Nord, poi, il Pd migliora in termini percentuali rispetto alle precedenti comunali. Se consideriamo anche le liste civiche e le altre liste minori, l’area del Pd in questa zona del paese è addirittura aumentata di 7,3 punti percentuali. Inoltre, in termini di comuni vinti, questo primo turno è stato ad appannaggio del Pd. Bisogna però considerare che, rispetto alle precedenti comunali, l’incremento in termini percentuali dei voti per gli “Altri CSX” non è un buon segnale per i democratici: significa comunque che il Pd, in quanto tale, ha uno scarso appeal nel proprio elettorato di riferimento. In generale il Pd è calato, ma è calato meno dei suoi concorrenti ed è per questo che è riuscito a vincere in questo primo turno delle comunali. Il suo principale avversario, ossia il Pdl, non solo è calato rispetto alle politiche, ma è crollato rispetto alle comunali precedenti. Per il Pdl si tratta di una vera emorragia di voti, particolarmente marcata nella “Zona Rossa” e nel Nord, confermando quella che è oramai una meridionalizzazione nella distribuzione territoriale del voto per il principale partito del centrodestra. Se è vero che queste elezioni comunali sono state negative per il Movimento 5 Stelle, il Pdl non è affatto in buona salute. E il Pd vince non perché incrementa i propri consensi, ma perché perde meno degli altri in un contesto di bassa partecipazione elettorale.

Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" e del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, RISP-Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, SocietàMutamentoPolitica-Rivista Italiana di Sociologia, Sociological Research Online, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.