di Roberto D’Alimonte
Pubblicato sul Sole 24 Ore del 5 dicembre 2013
E adesso che succede? Se i partiti non facessero nulla da oggi al momento in cui la sentenza della Consulta sulla attuale legge elettorale verrà pubblicata con quale sistema elettorale si andrebbe a votare alle prossime elezioni? Tutto quello che abbiamo in mano per dare una risposta è un comunicato dell’ufficio stampa della Corte. Non è molto, ma basta per concludere che sarebbe un sistema elettorale proporzionale. Questo ha deciso la Consulta. Dichiarando l’illegittimità del premio di maggioranza ne ha sancito l’abolizione. Di fatto questo introduce un sistema proporzionale. Una decisione grave che crea una situazione incerta e rischiosa. Meglio sarebbe stato reintrodurre la legge Mattarella, ma così non è stato.
Fino ad oggi lo status quo, cioè il punto che definisce le convenienze e le preclusioni dei partiti, era rappresentato da un sistema di voto imperfetto, ma comunque maggioritario. Il nuovo status quo è il peggior sistema che il paese possa avere in questa fase della sua storia. Il ritorno al proporzionale insito nella decisione della Corte condanna l’Italia alla ingovernabilità. Una ingovernabilità fatta di coalizioni acchappatutti o di grandi coalizioni inconcludenti. Certo, non è questo che vogliono i giudici. I giudici vorrebbero che sotto la spada di Damocle della loro decisione a orologeria il Parlamento agisse finalmente per dare al paese un sistema elettorale migliore dell’attuale. E’ una speranza, non una certezza.
In politica lo status quo ha un peso molto rilevante, spesso decisivo. Adesso i tanti proporzionalisti che si annidano nelle fila di tutti i partiti sanno che quando la sentenza della Corte verrà pubblicata il sistema elettorale che entrerà in vigore sarà quello che da sempre hanno considerato dal loro punto di vista il migliore per il paese. La Corte non ha creato un vuoto normativo. Ha sostituito un sistema elettorale maggioritario con un sistema proporzionale. E nel frattempo ha anche destabilizzato i sistemi di governo regionali. In tutte le regioni infatti i consigli sono eletti con sistemi a premio di maggioranza senza soglia per l’attribuzione del premio. Sono tutti porcelli. Ed è andata anche oltre. Ha dichiarato illegittime anche le liste bloccate. Un meccanismo con cui in Spagna si scelgono il 100% dei parlamentari, in Germania il 50% e in Toscana tutti i consiglieri regionali. E con quale logica costituzionale? Sarà interessante saperlo.
Ma forse i partiti si daranno una mossa. In che direzione? E’ tutto da vedere. Alla luce di questa sentenza le primarie del Pd di Domenica prossima acquistano un rilievo maggiore. Cosa succede se Renzi ne venisse fuori ammaccato? La voglia di proporzionale si rafforzerebbe ancora di più. Naturalmente sarà camuffata con il ricorso a modelli spagnoli o tedeschi. Ma tutti in versione largamente italiana. Oppure i partiti prenderanno spunto da questa decisione per modificare in senso maggioritario il meccanismo di attribuzione del premio. Non ci crediamo. Ma ci auguriamo di sbagliarci. Forse la spada di Damocle funzionerà. Forse. Intanto incrociamo le dita.