di Roberto D’Alimonte
Pubblicato sul Sole 24 Ore il 28 gennaio 2014
A Sartori il nome Italicum non piace. Il fatto non sorprende. Non avendolo inventato lui non poteva che essere così. Neanche a me piace più di tanto. Per quelli della mia generazione ricorda fatti tragici. Però tra tutti gli epiteti latineggianti con cui – unico paese al mondo- parliamo dei nostri sistemi elettorali è certamente il più azzeccato. Infatti a partire dal 1993 tutti i sistemi elettorali adottati nei comuni, nelle province e nelle regioni sono varianti dell’Italicum. Questo tipo di sistema proporzionale con premio di maggioranza costituisce uno degli elementi di un peculiare modello di governo che si è progressivamente affermato da noi negli ultimi 20 anni e che non trova riscontro in altri paesi. Per l’appunto un modello italiano di governo. L’Italicum è l’ultimo tassello.
Ma la vera questione in ballo non è il nome. A Sartori non piace il modello. Secondo lui è ‘scorretto, scorrettissimo, trasformare con un premio una minoranza in una maggioranza’ . A prima vista sembra che il Sartori sostenitore dei collegi uninominali a due turni del modello francese sia diventato un proporzionalista convinto. Ma forse non è così, anche se non lo possiamo dire con certezza. Nel passato ha anche sostenuto la bontà del sistema elettorale tedesco che, nonostante i suoi collegi uninominali, è un proporzionale. Eppure, cercando di interpretare il suo pensiero, si intuisce che il problema per lui non è la trasformazione di una minoranza di voti in maggioranza di seggi , ma il fatto che questo avvenga con un premio. E’ questo il vero bersaglio polemico. Come se il premio fosse ‘ un regalo che Renzi e Berlusconi fanno a se stessi’. Sono parole sue.
Tutti i sistemi maggioritari contengono un premio. Tanto per fare esempi già fatti numerose volte, nel 2005 Tony Blair ha vinto il suo terzo mandato con il 35% dei voti. Con questa percentuale il Partito laburista ha ottenuto il 55% dei seggi. Nel 2012 Francois Hollande ha preso al primo turno delle legislative il 29% dei voti (come Bersani a Febbraio 2013 alla Camera) e al secondo turno questa percentuale si è trasformata nel 53 % dei seggi. E si potrebbe continuare con molti altri esempi di disproporzionalità. Anche certi sistemi etichettati come proporzionali contengono un premio. Lo spagnolo per esempio. Con le sue piccole circoscrizioni sono i grandi partiti ad essere sovrarappresentati a spese dei piccoli. Anche la Cdu-Csu di Angela Merkel alle ultime elezioni ha ottenuto un premio in seggi grazie al fatto che i Liberali e l’Alternativa per la Germania si sono avvicinati alla soglia del 5 %, ma non l’ hanno superata. Sembra di intuire nel ragionamento di Sartori che quello che distingue questo tipo di premio è il fatto che in tutti questi casi la distorsione tra voti e seggi si produce ‘naturalmente’. Prendo questo avverbio a prestito da lui. Nell’ Italicum invece la distorsione, cioè l’effetto maggioritario, sarebbe ‘innaturale’. Ci sarebbero dunque premi naturali e premi innaturali.
Ma perché il premio dell’ Italicum dovrebbe essere innaturale? Partiamo dal funzionamento di questo sistema. Al partito o alla coalizione che ottiene un voto più degli altri viene dato un premio del 18 % dei seggi a condizione che abbia raggiunto almeno il 35% dei voti. Il 18% è il premio massimo, che consente a chi vince con il 35% di avere il 53% dei seggi. Se però una lista vince con il 40% dei voti il premio diventa il 15% e se vince con il 45% dei voti diventa il 10%. E così via. Il premio infatti può assicurare al massimo il 55% dei seggi. Se nessuno arriva al 35% dei voti le due liste più votate si sfidano in un ballottaggio in cui chi vince prende il 53% dei seggi.
Che cosa c’è di innaturale in tutto ciò? Perché sarebbe naturale il premio ottenuto da Blair e da Hollande e questo no? Con il premio dell’Italicum già al primo turno gli elettori sanno che il loro voto può dare la maggioranza assoluta a un partito o a una coalizione e quindi sanno che sono loro a decidere il governo del Paese. A maggior ragione questo è vero nel caso di secondo turno visto che gli sfidanti sono solo due. Il vero vantaggio dei sistemi maggioritari di collegio, rispetto all’Italicum che è un sistema maggioritario di lista, è che ogni partito o ogni coalizione presenta agli elettori un candidato e su quello si gioca la partita, in uno o due turni. Nel caso invece dell’Italicum il candidato unico è sostituito da una lista di candidati. E questo pone il problema se la lista debba essere aperta (con il voto di preferenza) o bloccata. Questione molto controversa, come si vede in queste ore. Con il collegio uninominale il problema non esiste. E’ per questo che chi scrive pensa che il miglior sistema elettorale per il nostro paese in questo frangente storico sia il maggioritario di collegio con ballottaggio. Con questo sistema si potrebbero perseguire gli stessi obiettivi dell’Italicum senza il problema del voto di lista. Ma questo modello in questo momento appartiene al libro dei sogni. Con chi lo si approva visto che Berlusconi e Grillo sono contrari? Qui sta la differenza tra chi guarda alla realtà e chi insegue chimere.