Vincenzo Emanuele
Uno dei temi dominanti del dibattito pubblico delle ultime settimane riguarda la situazione del centrodestra italiano, sulla cui egemonia Matteo Salvini ha da tempo lanciato un’OPA. Inizialmente ritenuta poco credibile dai media e dagli operatori dell’informazione, l’operazione di Salvini è stata portata avanti con successo già a partire dalla campagna elettorale delle europee, quando tutta l’attenzione mediatica era focalizzata esclusivamente sul duello Renzi-Grillo. Il 6,2% ottenuto dalla Lega il 25 maggio è stato il punto di partenza per la costruzione di una strategia volta ad impadronirsi della leadership del centrodestra italiano, nel quadro di un cedimento strutturale del blocco che per vent’anni è stato guidato da Berlusconi e nel progressivo disorientamento dell’elettorato conservatore, sempre più privo di punti cardinali. Messe in soffitta le storiche rivendicazioni secessioniste e il poco credibile riferimento alla ‘Padania’, archiviato il leader storico (Bossi) e ripulito il partito dopo gli scandali degli ultimi anni, Salvini ha drasticamente modificato la piattaforma programmatica e la collocazione politica della Lega sia nel quadro interno che nel quadro europeo. Ha intuito, prima e meglio di altri, che in Italia (come nel resto dell’Europa) si stava sviluppando un nuovo asse di competizione politica non omologabile alla tradizionale divisione destra-sinistra e basato sull’atteggiamento nei confronti dell’Europa e dell’euro (Eurofili vs. Euroscettici). Si è quindi posto alla guida del fronte antieuropeista che si andava coagulando anche in Italia (da Nord a Sud) e lo ha fatto con più forza e convinzione di Grillo che pure ci aveva provato. Ha poi saldato il tema europeo con i temi classici della destra e in parte anche della Lega: stop all’immigrazione, attacco allo stato inefficiente, difesa dei ‘produttori’ soffocati dalle tasse di Roma e dai diktat di Bruxelles. Sono temi che interessano sia il pescatore siciliano che l’allevatore padano. Salvini ha quindi ‘nazionalizzato’ il discorso politico della Lega, cercando di avvicinare quest’ultima nell’omologo italiano del Front National francese: un partito di estrema destra, anti-euro, anti-immigrati e anti-tasse.
E’ presto per dire se l’operazione riuscirà. La Lega si chiama ancora ‘Lega Nord’ e Salvini spera di prendere i voti al centro-sud con una lista personale (‘Noi con Salvini’). E’ tuttavia evidente che per dare forza e credibilità al nuovo messaggio nazionale della Lega il problema della creazione di un partito unico nazionale si pone.
Questa strategia di Salvini sembra aver dato già i suoi frutti a livello dell’opinione pubblica. Dopo il 6,2% delle europee e sfruttando lo smarrimento generale in cui è precipitato il centrodestra negli ultimi mesi, la Lega è cresciuta nei sondaggi a ritmi vertiginosi fino a superare Forza Italia. Secondo l’ultimo sondaggio EMG la Lega ha raggiunto il 15,9% mentre Forza Italia è ferma al 12%. Dati simili vengono confermati anche dagli altri istituti. Del resto già il sondaggio CISE-OP di Novembre 2014 individuava la presenza di un potenziale elettorale per la Lega maggiore di quello di Forza Italia (23,6% contro 20.5%).
Il sorpasso di Salvini su Berlusconi è al momento visibile solo sui sondaggi, ma è un dato da non sottovalutare. Se confermato alle elezioni politiche sarebbe infatti di un risultato di portata storica che ha pochi esempi nell’intera storia dell’Europa occidentale. Si tratterebbe infatti di un ‘riallineamento elettorale’ all’interno di un blocco politico. La letteratura parla a tal proposito di ‘electoral realignment’ (Key 1955; Dalton et al. 1984) per intendere il fenomeno dello spostamento in massa di elettori da un partito ad un altro con conseguente ribaltamento dei rapporti di forza. Questo cambiamento può avvenire in modo repentino, attraverso una ‘elezione critica’, o può essere progressivo (si parla in questo caso di ‘secular realignment’). Il caso forse più noto è avvenuto ormai quasi un secolo fa nel Regno Unito, quando il Labour Party superò i Liberali diventando la principale alternativa ai Tories e ristrutturando il two-party system britannico per i 90 anni successivi.
Allargando l’orizzonte dell’analisi comparata e prendendo in esame gli anni dal 1945 ad oggi in 19 paesi dell’Europa occidentale[1] per un totale di 336 elezioni, abbiamo verificato quanto spesso, in quali paesi e ad opera di quali partiti, è avvenuto un riallineamento intrablocco, analogo a quello che potrebbe avvenire in Italia tra Lega Nord e Forza Italia. Per effettuare questo calcolo abbiamo considerato, per ciascun paese, due blocchi contrapposti, quello di sinistra (partiti socialisti, socialdemocratici e comunisti) e quello di destra o – per i paesi scandinavi – ‘borghese’ (partiti conservatori, liberali, agrari, di estrema destra). Naturalmente, per effettuare una simile analisi comparata, sono state necessarie alcune forzature in quei paesi caratterizzati dalla presenza di cross-cutting cleavages (Lipset e Rokkan 1967), come Svizzera, Belgio e Olanda, in cui i partiti liberali e cristiano-democratici sono stati considerati all’interno dello stesso blocco di destra o ‘borghese’.
I dati parlano chiaro: un riallineamento elettorale con conseguente ribaltamento dei rapporti di forza all’interno di un blocco politico è un evento molto raro nella storia elettorale dell’Europa occidentale: è infatti avvenuto solo 37 volte su un totale di 336 elezioni e dunque su un totale di 706 casi potenziali (in ogni elezioni può esserci un riallineamento sia nel blocco di destra che in quello di sinistra). Complessivamente si tratta del 5,5% dei casi. Solo una volta su 18 dunque assistiamo a tale fenomeno.
Tab. 1 – Casi di riallineamento intrablocco in Europa occidentale
In 6 paesi su 19 (Austria, Germania, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Regno Unito) non è avvenuto alcun riallineamento dal 1945 e i due blocchi continuano ad essere dominati ancora oggi dagli stessi partiti di 70 fa (40 nel caso del Portogallo). La Tabella 1 illustra nel dettaglio i 37 casi di realignment nei 13 paesi coinvolti: emerge chiaramente come il fenomeno abbia riguardato soprattutto i paesi scandinavi (7 casi in Danimarca, 5 in Finlandia, 4 in Norvegia e Svezia) e nella fattispecie i rispettivi partiti borghesi che si alternano quale principale competitor del dominante Partito socialdemocratico (ben 18 casi su 20 in questi 4 paesi rientrano in questa fattispecie). Il fenomeno ha poi avuto una certa rilevanza anche in Belgio e nei Paesi Bassi (3 casi a testa, sempre riguardanti il blocco di centrodestra).
E in Italia? Osservando la Tabella 1 scopriamo che vi sono stati due casi di riallineamento. Il primo ha riguardato il blocco di sinistra, con il sorpasso del PCI sul PSI avvenuto nel 1953. Casi analoghi di riallineamenti a sinistra tra socialisti e comunisti sono avvenuti in Finlandia (1962 e 1966), Francia (1978) e Islanda (1987 e 1995). Il secondo caso di riallineamento italiano, ben più recente, è avvenuto nel passaggio tra Prima e Seconda Repubblica, con l’elettorato moderato che, dopo la scomparsa della DC, si è spostato su Forza Italia anziché sull’erede naturale dello scudocrociato (il PPI). In questo secondo caso però si tratta di una situazione atipica, nella quale uno dei due partiti facenti parte del confronto è nuovo (Forza Italia) e l’altro cambia nome, forma e struttura tra le due elezioni prese in considerazione (il passaggio da DC a PPI tra il 1992 e il 1994).
E’ infine interessante notare l’evoluzione nel tempo del fenomeno in questione: oltre la metà dei casi (19 su 37) sono avvenuti dopo il 1990, ossia negli ultimi 25 anni sui 70 presi in considerazione dall’analisi. Tra questi, due sono particolarmente eclatanti e riguardano il contesto di due paesi drammaticamente segnati dalla crisi economica che si è abbattuta sull’Europa a partire dal 2008: l’Irlanda, dove nel 2011 il Fine Gael ha spezzato il quasi secolare dominio del Fiánna Fail nel blocco non-socialista e la Grecia, in cui nel Maggio 2012 il Pasok è stato sostituito nel ruolo di partito leader del fronte progressista da Syriza dopo oltre 30 anni in cui si era alternato con i conservatori di Nuova Democrazia alla guida del paese.
La Lega di Salvini sarà il prossimo caso?
Riferimenti bibliografici
Dalton, R.J. Flanagan S C and Beck P A (1984) Electoral Change in Advanced Industrial Democracies: Realignment or Dealignment? Princeton: Princeton University Press.
Key V O (1955) A Theory of Critical Elections. The Journal of Politics 17: 3-18.
Lipset, S.M. e Rokkan, S. (1967), Cleavage Structures, Party Systems and Voter Alignments: An Introduction, in S.M. Lipset and S. Rokkan (a cura di), Party Systems and Voter Alignments: Cross-National Perspectives, New York, The Free Press, pp. 1-64.
[1] Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.