È la cultura, stupido! Competizione sulle issues nelle elezioni olandesi 2017

(Traduzione in italiano di Elisabetta Mannoni)

Malgrado il risultato più riportato delle elezioni olandesi, tenutesi lo scorso 15 Marzo, sia che il PVV di Geert Wilders non si sia rivelato il partito più grande, ci sono stati molti cambiamenti significativi anche per quel che riguarda il sostegno ad altri partiti. Gli aspetti più importanti di queste elezioni sono la sconfitta storica del partito laburista PvdA, e il trionfo del partito cosmopolita D66 e dei Verdi (GroenLinks, GL). Il quadro che ne emerge è quella di un sistema notevolmente più frammentato di quanto sia solito accadere in Olanda.

Ad ogni modo, il nostro studio comparato sulla issue competition, basato su una raccolta dei dati originali in Olanda (vedasi sotto), ci porta a fare alcune considerazioni specifiche sulla politics delle issues. Tutti i partiti che hanno ottenuto seggi in Parlamento, hanno largamente fatto campagna elettorale su tematiche culturali. Tuttavia, se guardiamo alle priorità assegnate dall’elettorato ad una serie di obiettivi politici, ai temi di tipo socio-economico risulta essere stata assegnata una priorità piuttosto alta.

Come possiamo spiegare questa apparente contraddizione? E poi, fino a che punto i vincitori di queste elezioni hanno effettivamente sfruttato le loro issue opportunities, e quanto, chi le ha perse, non è riuscito invece a farlo?

Figura 1 – Risultati delle elezioni parlamentari olandesi 2017-2010. Le percentuali del 2017 sono riportate in numeri.

Figure1

Risultati elettorali in prospettiva

Prima di entrare nel merito di questa domanda, i risultati elettorali devono essere posti in un’ottica che parta ancor prima degli esiti delle precedenti elezioni. Durante le elezioni del 2012, i sondaggi elettorali avevano portato il VVD e il PvdA a competere per il primo posto, e di conseguenza scegliere il Primo Ministro. Entrambi i partiti hanno poi ottenuto percentuali di voto molto alte (rispettivamente 27 e 25%). Questo, da una parte, aveva portato a una grossa perdita per i Verdi, scesi dal 7 al 2%. E in più, i democristiani (CDA) si sono trovati in crisi, puniti per essere entrati a far parte di un governo supportato dal PVV. Allo stesso tempo, la decisione di Wilders di non supportare il pacchetto austerity del governo, che implicava nuove elezioni, aveva causato una perdita di voti anche all’interno del PVV.

L’immagine che emerge ora è che la maggior parte dei partiti che avevano perso nel 2012, sono invece cresciuti in queste elezioni del 2017: questo vale per il PVV, per i Verdi e per i democristiani. Il PVV è diventato il secondo partito (13,1%), i democristiani sono sulla buona strada per ritornare ai fasti di una volta (12,5%), e i Verdi hanno ottenuto un risultato storico (9%). Crescono anche i D66 (12%). I partiti del governo, VVD e PvdA hanno perso, ma VVD riesce ad essere ancora il partito più grande (21,3%). Il PvdA, invece, è stato severamente punito unito per aver accettato di governare con i liberali del VVD.

Frattura culturale vs. Priorità economiche e credibilità del partito

I sondaggi precedenti alle elezioni, che davano il PVV come futuro maggior partito, non sono diventati realtà, e molti europei hanno manifestato il loro sollievo in merito. Tuttavia, come altri (sia su media in lingua olandese sia su media in lingua inglese) hanno già affermato: l’Olanda non “ha detto stop al populismo sbagliato”, come Mark Rutte (VVD) ha dichiarato la sera delle elezioni. Al contrario, il CDA è il VVD si sono avvicinati a Wilders, prendendo dure posizioni relativamente all’ “identità olandese” e contro l’Islam. A quanto pare, questa strategia ha dato i suoi frutti, visto e considerato che la avanzata di Wilders è stata di fatto più moderata di quel che ci si aspettava, e a trarne vantaggio sono stati sicuramente il CDA e il VVD. I due vincitori dal lato progressista della frattura culturale, GL e D66, hanno fatto campagna in modo sostanziale sui loro temi, rispettivamente l’ambiente (GL) e educazione e un’Unione Europea forte (D66), ma non si sono dedicati molto all’economia. Entrambi prendono le (lunghe) distanze da sentimenti nazionalisti e islamofobi e, nella frattura culturale cosmopolita-nazionalista, si collocano sul lato più cosmopolita. Il principale perdente di queste elezioni è il PvdA, per lo più noto per le sue posizioni socio-economiche, non avendo una tematica culturale chiave che lo distingua dagli altri partiti. Prende evidentemente posizione a favore di una società inclusiva, ma lo fanno anche GL e D66. Anzi, quello che GL e D66 hanno guadagnato, è andato con ogni probabilità a scapito del PvdA. Possiamo quindi concludere che le tematiche culturali siano state la chiave per vincere voti in queste elezioni?

A marzo, nel contesto di uno studio comparato che include anche Francia, Germania e Italia, (leggasi la descrizione del progetto e della raccolta dati qui), abbiamo chiesto agli elettori olandesi che priorità assegnassero ad una serie di obiettivi dibattuti (dopo aver selezionato uno dei di due obiettivi opposti) e di obiettivi condivisi (come combattere l’inquinamento o diminuire la disoccupazione), e quali partiti ritenessero più credibili nel raggiungimento di quegli obiettivi. I risultati mostrano che gli obiettivi con le priorità più alte assegnate dagli elettori non sono solamente quelli di tipo culturale, ma anche i classici temi di tipo socio-economico.

Tabella 1- Obiettivi divisivi e condivisi: consenso, priorità e partito più credibile. Gli obiettivi sono ordinati in base alla priorità attribuita.

dutch 2017 post mathilde

In questa tabella, sono mostrati tutti gli obiettivi a cui sia stata data priorità alta da almeno il 30% degli intervistati (per i temi posizionali, il 30% di coloro che, tra gli intervistati, hanno selezionato quell’obiettivo). Quello che ne emerge è un insieme di tematiche piuttosto diverse tra loro, che vanno dal proteggere del paese dagli attacchi terroristici e accogliere meno rifugiati, al ridurre la disoccupazione e le differenze di reddito, al combattere l’inquinamento. Ovviamente le percentuali cambiano da un obiettivo all’altro, tuttavia la maggior parte dei temi socio-economici presenta livelli relativamente alti di consenso. Una frattura molto più grande è visibile invece per quei temi legati ad immigrazione, integrazione e rifugiati.

Concentrandoci sulla credibilità, è impressionante che sia l’SP a dominare temi legati a differenze di reddito, assistenza sanitaria e diritti del lavoratore, anziché il PvdA. Quest’ultimo è però visto come il partito più credibile per portare avanti l’obiettivo condiviso della riduzione della disoccupazione. Mentre il PVV ha il dominio su temi legati a integrazione, immigrazione, e ingresso dei rifugiati, il partito VVD è percepito come il più credibile nel mantenere la crescita economica, tenere il paese al sicuro dal terrorismo e restare nel’Unione. A quanto pare il VVD ha tratto vantaggio dall’avere espresso il Primo Ministro, mentre il PVV non è considerato credibile per nessuna degli obiettivi condivisi.

Allo stesso tempo, il PvdA non è stato capace di sfruttare le opportunità offerte dall’esperienza al governo: nonostante gli elettori lo considerino il partito più credibile su una tematica socio-economica chiave, questo non trova riscontro nei risultati elettorali. Il Partito Socialista, ritenuto credibile su un gran numero di temi socio-economici, non è stato capace di ottenere più voti rispetto alle elezioni precedenti. Una spiegazione al fatto che gli elettori o se ne vanno o non si sentono più tanto attratti da questi due partiti di sinistra, per i quali i temi socio-economici sono temi chiave, potrebbe essere la combinazione della salienza di temi culturali in questa campagna elettorale, e il chiaro posizionamento di altri partiti su questa stessa dimensione.

Il che ci lascia con la domanda: fino a che punto i partiti vittoriosi hanno saputo scegliere strategicamente i temi su cui porre maggiore enfasi in fase di campagna elettorale? Utilizzando la teoria della issue yield (De Sio e Weber, APSR 2014)  possiamo calcolare il potenziale elettorale offerto ad un partito da ciascuna delle tematiche conflittuali nel dibattito politico. Ci si aspetta che i partiti selezionino le tematiche che hanno per loro il rendimento più alto, e che incentrino la loro campagna principalmente su quelle. Il punteggio di issue yield è calcolato sulla base del consenso all’interno del partito e del consenso generale nell’opinione pubblica. La tabella sotto presenta, per ognuno dei partiti elencati, le tematiche a più alto rendimento, mostrando che i partiti che sono cresciuti in queste elezioni (GL, D66, PVV) avrebbero dovuto strategicamente enfatizzare tematiche culturali legate ad immigrati, rifugiati, eutanasia, UE, così come hanno fatto. Tuttavia, possiamo notare anche tematiche socio-economiche tra queste opportunità ad alto rendimento, come l’assistenza sanitaria e i prestiti per studenti.

Tabella 2 – Le quattro tematiche a più alto rendimento: GroenLinks, D66 e PVV

Table2

Se guardiamo alla issue yield di partiti che hanno perso seggi o che non hanno vinto (VVD, SP, PvdA), possiamo notare una issue yield puramente socio-economica per SP, mentre per VVD è principalmente culturale. Per PvdA è mista. Il VVD ha fatto campagna su tematiche culturali, presentandosi però allo stesso tempo come il partito del governo responsabile, nonché una alternativa credibile al partito di Wilders. Il SP è stato capace di mantenere il suo elettorato, malgrado la prevalenza di tematiche culturali. Lo stesso non si può dire del PvdA: anche se il suo più alto rendimento stava nella tematiche dell’immigrazione, il PvdA non è stato in grado di sfruttare questa opportunità. In un certo senso questo potrebbe essere dovuto alla intensa competizione, che in Olanda coinvolge un gran numero di partiti: in questo caso, possiamo notare come altri partiti (principalmente GL), avessero un rendimento quasi uguale sulla stessa tematica, il che suggerirebbe che, se anche il PvdA avesse posto enfasi su tale tematica, difficilmente ne sarebbe uscito come unico beneficiario – come dimostrato dall’esito delle elezioni. Allo stesso tempo, non è stato capace di convertire l’esperienza di governo col VVD in qualcosa di positivo e il cambiamento recente nella leadership del partito, avvenuto a dicembre, è stato un altro fattore importante in questo senso.

Tabella 3 – Le quattro tematiche a più alto rendimento: VVD, PvdA e SP

table 3

In conclusione, la nostra prospettiva basata sull’analisi della competizione sulle issues, pone sotto una luce leggermente diversa le elezioni olandesi. I nostri dati rivelano che, se guardiamo ai dati dell’opinione pubblica, gli obiettivi e le tematiche più salienti risultano essere quelli legati alla sfera socio-economica, mentre l’attività di campagna elettorale (per quanto ancora sulla base di evidenza aneddotica, almeno finché il nostro monitoraggio degli account Twitter di partiti ed esponenti di partito non ci procurerà dati più concreti) è stata principalmente basata su tematiche culturali.
Questo, in un certo senso, dimostra ancora una volta l’importanza della strategia dei partiti per i risultati elettorali. Sulla base dei dati di cui sopra, si può difficilmente parlare di “vento di destra” che soffia in Europa, ma piuttosto di alcuni partiti che hanno saputo enfatizzare con successo alcune tematiche culturali, mentre altri (come il PvdA) hanno fallito nell’intento di mobilitare gli elettori su tematiche di tipo socio-economico. Nel giro di meno di un mese vedremo (con i dati del CISE anche stavolta) se una storia simile possa dirsi anche della Francia.

Bibliografia:

De Sio, Lorenzo, e Till Weber. 2014. «Issue yield: A model of party strategy in multidimensional space». American Political Science Review 108 (4): 870–885.

Mathilde M. van Ditmars is a doctoral researcher (PhD candidate) in the Department of Political and Social Sciences at the European University Institute in Florence. In her dissertation she investigates the impact of family dynamics on political socialization processes in Europe. More generally, she is interested in questions of voter and party behaviour and its relation to the quality of (representative) democracy.
Lorenzo De Sio è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli, e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali, tra cui “The True European Voter”(ESF-COST Action IS0806), the “EU Profiler” (2009) e EUandI (2014), e di recente ha dato vita al progetto ICCP (Issue Competition Comparative Project). I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata, con particolare attenzione al ruolo delle issues. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.