Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 17 Novembre
L’Emilia-Romagna non è l’Umbria. Questa è la sintesi del sondaggio Winpoll sulle elezioni regionali che si terranno il 26 Gennaio. Le differenze sono molte e non hanno a che fare solo con gli scandali che hanno coinvolto il Pd a Perugia e dintorni. Tanto per cominciare la situazione socio-economica in Emilia-Romagna è significativamente migliore come dicono tutti gli indicatori dal Pil regionale al tasso di disoccupazione. È una delle ragioni per cui l‘ 88 % degli intervistati giudica la qualità della vita nella regione molto positivamente o abbastanza positivamente. Tra questi ci sono anche l’80% degli elettori della Lega e il 90% di quelli del M5S. Questo giudizio è condiviso da tutte le categorie professionali, compresi gli operai e i disoccupati. Inoltre, sono in tanti a pensare che la qualità della vita negli ultimi cinque anni sia rimasta uguale (45%) o migliorata (il 18%). Un giudizio condiviso dal 52% degli stessi elettori della Lega.
La differenza più importante è però una altra e si chiama Stefano Bonaccini, il presidente Pd uscente che si ricandida con una coalizione di centro-sinistra più liste civiche. Era stato eletto nel 2014 in un clima di scetticismo diffuso tanto che solo il 38% degli elettori era andato a votare. Il valore più basso di sempre. Adesso, dopo cinque anni di governo ben l’80% degli elettori emiliano-romagnoli giudica positivamente l’operato della sua giunta. E, cosa ancora più significativa, questo vale anche per il 62% degli elettori della Lega e addirittura per il 90% di quelli del M5S. Il giudizio è inoltre largamente positivo, con valori sempre superiori al 70%, tra tutte le categorie professionali e in tutte le fasce d’età. E non finisce qui. Bonaccini gode della fiducia del 69% degli intervistati. Un dato lusinghiero di questi tempi anche perché è condiviso da una percentuale rilevante degli elettori dei partiti di opposizione, 38% la Lega, il 52% Fratelli d’Italia e il 60% Forza Italia. E lo stesso giudizio positivo si riscontra in tutte le categorie professionali e in tutte le fasce d’età. L’indice di fiducia è sempre superiore al 60% e sempre largamente superiore a quello di Lucia Borgonzoni, la candidata della Lega alla guida della coalizione di centro-destra.
Insomma, non ci sono dubbi che Bonaccini abbia governato bene. Lo riconoscono anche gli elettori dei partiti di opposizione. In tempi normali la sua rielezione sarebbe scontata. Eppure non è proprio così. Gli elettori emiliano-romagnoli hanno a disposizione due voti, uno per il candidato e uno per il partito. Quello che conta per vincere è il voto al candidato. Con un voto più degli altri si vince e si ottiene la maggioranza assoluta dei seggi in consiglio. Nel sondaggio Winpoll le intenzioni di voto sono state rilevate sulla base di due scenari. Nel primo il M5S si presenta con un suo candidato. Nel secondo appoggia il candidato della coalizione del centro-sinistra più civiche. Nella competizione a tre (primo scenario) Bonaccini ottiene il 50,7% delle intenzioni di voto contro il 42,1% della Borgonzoni e il 6,2% del candidato M5S. Come si vede nel grafico un contributo importante viene dalla sua lista civica, il che testimonia il suo appeal personale. Nella competizione binaria (secondo scenario) Bonaccini sale al 56,2% mentre la sua rivale resta praticamente ferma al 42,9%. A differenza dell’Umbria sembra che in Emilia l’accordo con il M5S potrebbe funzionare. Ma solo una attenta valutazione della situazione locale può indicare la strada più conveniente. Ciò non toglie che ci sono altri dati in questo sondaggio che mostrano che su molte dimensioni oggi l’elettorato del M5S è più vicino a quello del Pd che a quello della Lega.
In sintesi, a livello di voto al candidato, Bonaccini, con o senza l’appoggio del M5S, è davanti alla Borgonzoni. Non si tratta di un vantaggio enorme ma nemmeno esiguo. La stima è invece diversa a livello di voto alle liste in coalizione. In breve, Bonaccini va bene ma la sua coalizione meno. Infatti, secondo la stima Winpoll, la somma dei voti dei partiti della coalizione di centro-sinistra fa 44,8% mentre quella delle liste di centro-destra fa 47,6%. Per quanto il distacco sia modesto va nella direzione opposta a quello che si è visto a livello di candidati. L’effetto-Bonaccini è netto.
In ogni elezione regionale giocano fattori locali e fattori nazionali. In Emilia-Romagna il fattore locale è il buon governo della giunta Bonaccini, oltre alla fiducia personale di cui gode il presidente uscente. Il fattore nazionale è il vento che spira a favore del centro-destra. Bonaccini può vincere se il primo fattore prevarrà sul secondo. Questi dati sembrano indicare che la cosa è possibile, ma mancano più di due mesi al voto. Salvini ha capito che nazionalizzare la competizione regionale è la strada da battere per cercare di vincere. Bonaccini e il Pd devono fare il contrario.