Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 3 Luglio
Il Covid 19 ha fatto bene a Vincenzo De Luca. Ma non è solo la pandemia che può spiegare l’eccezionale livello di consenso che il sondaggio Winpoll-Arcadia (Figura 1) attribuisce all’attuale presidente della regione Campania. Pare che oggi la Campania di De Luca sia assimilabile al Veneto di Zaia. Sono le due regioni, tra le sette in cui si voterà a Settembre, in cui l’esito del voto sembra del tutto scontato. Secondo le stime di questo sondaggio il 65,4% degli elettori campani voterebbe De Luca contro il 21,9% che voterebbe il candidato del centro-destra Stefano Caldoro e il 10,9% Valeria Ciarambino, esponente del M5s. Anche tenendo conto del fatto che gli astensionisti e gli indecisi sono tanti si tratta di un dato straordinario. Delle due l’una: o il campione su cui si basa questo sondaggio è del tutto non rappresentativo o siamo di fronte a uno di quei casi in cui un leader politico è diventato talmente popolare da travalicare prepotentemente gli schieramenti politici. Esattamente come è successo in Veneto con Zaia. La seconda ipotesi è decisamente la più probabile. Non solo questi dati, ma molti altri indizi tendono a confermarla.
Fig. 1 – Sondaggio Winpoll-Arcadia sulle regionali in Campania
Quello di De Luca è decisamente un successo personale. Sulla base delle intenzioni di voto delle liste che lo sostengono la sua coalizione può contare sul 45,1%. In Campania gli elettori possono esprimere un voto disgiunto. Possono votare un partito appartenente a una coalizione e il candidato-presidente di un’altra. Nel caso di De Luca la differenza tra la stima del voto a lui come candidato-presidente (65,4%) e il voto alle liste che lo sostengono (45,1%) è di 20 punti percentuali. Un dato ancora più sorprendente se si considera che all’interno del 45,1% di voti alla coalizione c’è un 19,8% di voti a liste che in un modo o nell’altro si richiamano a lui. La somma dei voti dei partiti di centro-sinistra (dal Pd a Renzi e Calenda per intenderci) non arriva al 25%. E questo la dice lunga sulla capacità di De Luca di sconfinare verso elettorati non tradizionalmente o stabilmente di centro-sinistra.
La dimostrazione di quanto abbiamo appena detto è nei flussi elettorali. Quei 20 punti percentuali in più che fanno arrivare De Luca al 65% sono la somma di 10 punti persi da Caldoro e 10 punti persi dalla Ciarambino. Il tutto confermato dai flussi tra le ultime europee e le intenzioni di voto rilevate dal sondaggio Winpoll-Arcadia. Infatti, il 56% di coloro che hanno votato Lega alle Europee e il 49% degli elettori del M5s si dichiarano oggi intenzionati a votare De Luca. Un’altra conferma viene dai dati sulla fiducia. Non solo il 78% degli elettori campani dice di avere molta o abbastanza fiducia in lui ma è ancora più rivelatore che la pensi allo stesso modo il 68% degli elettori della Lega, il 72% dei 5 Stelle e il 65% di quelli di Fdi. Insomma, un plebiscito. Tanto più che i giudizi positivi sull’operato dell’amministrazione regionale sono passati dal 42% del sondaggio Winpoll-Arcadia dello scorso Dicembre al 75% di oggi, come fa notare Domenico Giordano di Arcadia.
Come si spiega tutto ciò? L’elettorato meridionale in generale, e ancora più quello campano, è un elettorato mobile, emotivo e razionale allo stesso tempo. La pandemia ha fornito a De Luca l’occasione di risvegliare l’orgoglio dei campani come era riuscito a fare Bassolino all’inizio della sua esperienza come sindaco di Napoli. La sua capacità di comunicazione, venata di istrionismo, ne ha fatto un personaggio nazionale. Cosa che non sembra dispiacere quando si abbina alla percezione che l’istrione è anche un capace amministratore. E De Luca ha dimostrato di esserlo. In primis a Salerno. Ma ciò detto, non si può dimenticare l’altra faccia della medaglia, quella della razionalità politica. De Luca già nel 2015, e ancora più oggi, ha tessuto una fitta rete di rapporti politici e clientelari. Nel 2015 riuscì a battere Caldoro grazie all’appoggio ricevuto all’ultimo minuto da De Mita. Oggi tra i suoi sostenitori c’è anche Mastella, tanto per fare un esempio. È la combinazione di questi diversi fattori che spiega il fenomeno De Luca.
Quanto ai partiti singolarmente presi, questo non è il tipo di competizione in cui se ne può misurare la consistenza effettiva. A livello locale prevalgono personalizzazione e frammentazione. Ciò premesso, il M5s conferma di avere una sua base di consensi che ne fa insieme al Pd il partito più votato con una percentuale intorno al 21. È il doppio della stima attribuita a Lega e Fdi. Sono tutti dati falsati dalla capacità di attrazione del governatore uscente. Ma ciò non toglie che grazie a De Luca questa sembra essere una delle regioni in cui il centro-sinistra ha concrete possibilità di vittoria a Settembre.