Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 18 aprile
Virginia Raggi potrebbe essere rieletta sindaco di Roma. Per due motivi. Il primo è che il centro-destra non ha un candidato competitivo. In un articolo recente su questo giornale abbiamo ipotizzato che il candidato della coalizione Lega-Fdi-Fi potesse essere Bertolaso. Tra tutti i nomi che sono stati fatti è quello più noto. Ma Bertolaso ha già detto di non essere interessato. Sulla sincerità di questa affermazione abbiamo qualche dubbio. Abbiamo meno dubbi su fatto che Bertolaso non sia il candidato preferito di Giorgia Meloni.
A Roma Fratelli d’Italia è il primo partito del centro-destra. Nel sondaggio Winpoll-Sole24Ore la stima è 22,8%. Nei comuni si vota con un sistema che ‘obbliga’ i partiti affini a mettersi d’accordo su candidati comuni. Solo così possono massimizzare le probabilità di vittoria. Il corollario è la spartizione delle candidature tra i soci della coalizione: un posto a te, un posto a me. È il caso delle elezioni del prossimo autunno che vedono coinvolti molti comuni, tra i quali alcuni capoluoghi importanti. Nella spartizione concordata tra Fdi, Lega e Fi Roma spetta al partito della Meloni. E Bertolaso non vi appartiene. Al momento Fdi non ha candidati competitivi da contrapporre alla sindaca uscente. Ma i giochi non sono ancora conclusi. C’ è tempo. Però, se Fdi insisterà su un suo candidato, e questo non fosse competitivo, la Raggi vedrà soddisfatta la prima condizione per essere rieletta.
La seconda condizione è interna al centro-sinistra. Al momento i candidati in campo sono due: Raggi e Calenda. Il Pd potrebbe decidere di appoggiare uno dei due. Ma è improbabile. Quindi ci sarà anche un Mister X del Pd. Solo uno dei tre potrà andare al ballottaggio. A disposizione hanno il 65-70% dei voti. L’altro 30-35% andrà al candidato del centro-destra. Infatti, messi insieme i suoi partiti valgono a Roma più del 40%. Come si dividerà il pacchetto di voti destinato ai tre candidati del centro-sinistra? Chi prenderà un voto più degli altri?
Se il Mr. X del Pd fosse Zingaretti, il biglietto vincente per il ballottaggio lo pescherebbe probabilmente lui con una percentuale superiore al 25%. Fino ad oggi però Zingaretti ha negato di voler candidarsi. Nel suo rifiuto giocano diversi fattori compreso probabilmente una punta di risentimento nei confronti del suo partito per le note vicende legate alla crisi del Conte II. Con Zingaretti in campo le possibilità della Raggi di andare al ballottaggio si ridurrebbero di molto.
Se invece di Zingaretti il Mr. X del Pd fosse Gualtieri, per la Raggi la partita sarebbe aperta. Non si può escludere infatti che possa avere un pacchetto di voti superiore a quello di Gualtieri e di Calenda. Nonostante il fatto che il suo partito, il M5s, sia stimato intorno al 14%, la sua base di consensi è più ampia, diciamo intorno al 25%. Con un po’ di fortuna potrebbe essere sufficiente. E una volta al ballottaggio il gioco è fatto. Potrebbe essere rieletta, nonostante che solo il 30% dei romani pensi che abbia fatto un buon lavoro some sindaco.
In conclusione, se Zingaretti non si presenta, solo un accordo tra il Pd e Calenda potrebbe fermare con certezza la Raggi. Altrimenti sarà una lotteria cui la Raggi intende fermamente partecipare perché ha capito che ha qualche possibilità di farcela a dispetto dei santi. E lo stesso vale per Calenda.