Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 26 giugno
Tra tutti i comuni capoluogo in cui si voterà il prossimo autunno Roma è certamente il caso più interessante. Nella capitale sono quattro i candidati competitivi. Chi più, chi meno. Nessuno di loro ha oggi un vantaggio decisivo sugli altri. Sarà decisivo il primo turno. I posti disponibili al ballottaggio sono due. Uno andrà molto probabilmente all’unico candidato del centro-destra, Michetti. L’altro se lo contenderanno i tre candidati del centro-sinistra. Sarà una gara all’ultimo voto. Se Gualtieri o Calenda andranno al ballottaggio hanno buone possibilità di vincere. Se invece fosse Raggi a passare il turno Michetti sarebbe il favorito. Questo in sintesi il quadro della situazione oggi. Ma molto potrebbe cambiare nel corso dei mesi che ci separano dal voto.
Enrico Michetti. È l’unico candidato che non dovrebbe avere nulla da temere dall’esito della lotteria del primo turno. Con il 29,2% delle intenzioni di voto è in pole position (Figura 1). Uno dei due posti al ballottaggio è suo. Sarebbe clamoroso che a Roma il centro-destra unito non riuscisse a far arrivare al ballottaggio il suo unico candidato. Però, una volta arrivato lì per Michetti cominciano i problemi (Figura 2). Quello principale è mobilitare i suoi elettori. Alla luce delle stime del sondaggio Winpoll la coalizione che lo sostiene conta su circa il 45% dei voti. Tra i voti a lui e quelli alla coalizione ci sono quindici punti di differenza. C’è spazio per crescere. Al momento però sembra che l’unico avversario che è in condizioni di battere al ballottaggio è Raggi. In questo caso potrebbe contare su una quota di elettori di Calenda e di Gualtieri che preferiscono lui alla sindaca uscente. I flussi tra primo e secondo turno dicono che, contro Raggi, lo voterebbero il 54% degli elettori di Calenda e il 23% di quelli di Gualtieri. Invece nel caso in cui al ballottaggio si trovasse a sfidare Gualtieri o Calenda sarebbe per lui molto più difficile. Soprattutto contro il secondo. Molto dipenderà dalla mobilitazione dei diversi elettorati e dalle divisioni all’interno del centro-sinistra.
Fig. 1 – Il primo turno
Fig. 2 – I ballottaggi
Roberto Gualtieri. È il candidato al momento apparentemente più competitivo. Non deve ingannare il fatto che sia solo al secondo posto nelle intenzioni di voto al primo turno con il 25,5%. Questo dato sconta la presenza in campo di ben tre candidati di centro-sinistra che si dividono i voti. Tra questi tre candidati è quello messo meglio per andare al ballottaggio. Oggi la sfida tra lui e Michetti è lo scenario più probabile. Gualtieri parte in vantaggio: 53,5% contro il 46,5% del rivale. Per lui al ballottaggio voterebbero il 48% degli elettori di Calenda e il 34 % degli elettori di Raggi. Ma il suo vero punto di forza è il Pd che si conferma primo partito nella capitale con il 27,7%. Gualtieri non ha l’appeal trasversale di Calenda. Gode di scarsa fiducia al di fuori del Pd, con la parziale eccezione -curiosamente- degli elettori della Lega. Ma, come si è visto alle primarie, ha una solida base nel Pd romano. Se il Pd si mobilita a suo favore e se non si alienerà in toto gli elettori di Calenda e di Raggi, di cui ha bisogno al ballottaggio, potrebbe vincere. Ma il suo attuale vantaggio su Michetti, pari a sette punti percentuali, non lo mette al sicuro.
Virginia Raggi. La sindaca uscente non è messa bene. Il 66% degli intervistati pensa che nei cinque anni del suo mandato la vita a Roma sia peggiorata e dà un giudizio negativo sulla sua amministrazione (Figura 3). Nonostante ciò, il 21,3% dice di volerla votare al primo turno. Una percentuale nettamente superiore a quella raccolta dal suo partito che si ferma al 12,9%. Evidentemente ha saputo costruirsi una sua base elettorale con una significativa componente personale. Non le basterà però per vincere. Se fosse lei and andare al ballottaggio contro Michetti verrebbe nettamente sconfitta. Nel nostro sondaggio viene data perdente per 44,2% a 55,8%. Più di dieci punti di differenza sono tanti. I flussi tra il primo e il secondo turno fanno vedere perché. Sono troppo pochi gli elettori di Calenda (29%) e di Gualtieri (31%) disposti a votarla al ballottaggio contro Michetti. Per la Raggi sarà difficile superare lo scoglio del primo turno e ancora più difficile vincere al secondo. Ma una lotteria è una lotteria. Tutto può succedere, ma saremmo veramente sorpresi se una sindaca così impopolare dovesse essere rieletta.
Fig. 3 – Il giudizio su Raggi
Carlo Calenda. È il vero outsider. Non ha un partito solido alle spalle. Azione raccoglie solo il 3,9% dei voti. Eppure il 17,8% degli intervistati dichiara di volerlo votare al primo turno. È la percentuale più bassa tra i quattro candidati. Il paradosso è che il candidato meno votato al primo turno è quello che ha il maggior vantaggio su Michetti al secondo: 54,8% a 45,2%. La forza di Calenda sta nel suo appeal trasversale. Gode della fiducia del 70% degli elettori del Pd e del 62% di quelli di Forza Italia. Ma la cosa forse più sorprendente è il dato relativo a M5S (42%) e Fdi (39%). Nessuno dei candidati in lizza ha lo stesso profilo. È lui la seconda preferenza del maggior numero di elettori. Il 68% degli elettori di Gualtieri al primo turno e il 34% di quelli di Raggi lo voterebbero al secondo. Resta il fatto che per Calenda arrivare al ballottaggio sarà dura. Cercherà di trasformare in un vantaggio la mancanza di un vero partito alle spalle presentandosi come candidato civico appoggiato da una lista civica. Punterà sulla sua competenza e sulla sua indipendenza dagli apparati che hanno ingessato Roma. Ma è comunque una sfida difficile. Deve competere con Gualtieri e Raggi al primo turno, strizzando l’occhio agli elettori moderati di centro-destra, sapendo che avrà bisogno dei voti di Pd e M5s al ballottaggio per battere Michetti. Ci vorrà molta abilità e tanta fortuna.