Firenze costituisce una parziale eccezione nel panorama dei risultati delle elezioni politiche del 2022, in quanto il centrosinistra è riuscito ad affermarsi come prima forza politica della città e a vincere il corrispondente collegio uninominale.
Esaminare attraverso i flussi la composizione elettorale dei vari partiti e gli spostamenti che rispetto alle precedenti elezioni politiche può dunque essere interessante per comprendere i fattori che hanno garantito la vittoria al Pd e alla coalizione da esso guidata.
Uno dei primi aspetti che occorre esaminare è relativo alla fedeltà elettorale, cioè alla percentuale di votanti che hanno confermato il sostegno allo stesso partito rispetto al 2018.
Osservando i flussi di destinazione, si nota come il Partito Democratico sia la forza politica con il livello più elevato di fedeltà, riuscendo a riportare a votare il 56,9% di chi lo aveva sostenuto alle precedenti elezioni. Nonostante le perdite significative, sia verso Fdi (11,3%), sia soprattutto verso Azione (17,6%), il PD appare dunque come il partito con la più alta capacità di mobilitazione della propria base elettorale.
Anche Fratelli d’Italia presenta livelli di fedeltà particolarmente elevanti, ottenendo la preferenza elettorale del 53,7% di chi lo aveva sostenuto nel 2018. Inoltre, il partito di Giorgia Meloni si dimostra quello più capace di intercettare consensi di altre forza politiche, sia nella coalizione di centrodestra (attirando il 49% degli elettori della Lega e il 41% di quelli di Forza Italia), sia all’esterno, conquistando la preferenza elettorale di parte della base del Pd (11,3%), di Più Europa (10,8%) e del M5s (3,3%).
Il Movimento Cinque Stelle presenta valori di fedeltà più bassi (29%), cedendo però consensi soprattutto verso l’astensione (36,4%) e, in misura, verso il Partito Democratico (14,8%), la Lega (7,5%) e, come già evidenziato, Fdi. Il Movimento inoltre si presenta attrattivo soprattutto per gli elettori di sinistra, attirando il 27,6% di Liberi ed Uguali, il cui elettorato si divide tra il M5S, il Pd (37,6%) e l’alleanza tra Verdi e Sinistra (28,6%).
Gli altri partiti principali manifestano livelli di fedeltà decisamente inferiori. Infatti, solo il 15,7% degli elettori di Forza Italia e addirittura il 13,4% di quelli della Lega hanno confermato la propria scelta dimostrando quindi una scarsa capacità di rimobilitazione dei propri sostenitori di questi partiti.
Infine, per quanto riguarda l’area del non voto, si rileva una sua sostanziale stabilità con l’88% di quanto si erano astenuti nel 2018 che anche questa volta non si sono recati alle urne.
Queste considerazioni sono confermate osservando la composizione del sostegno elettorale. Il Pd è la forza politica più stabile, con il suo elettorato composto prevalentemente da persone che lo avevano già votato nel 2018 (il 72,9%), e, in misura minore, da elettori del M5S (10,1%) e di Leu (9,7%).
Al contrario, Fdi presenta l’elettorato più variegato, composto sia da elettori dei vari partiti di centrodestra (29,7% Lega, 19,3% Forza Italia, 14,7% Fdi), sia da una parte considerevole di elettori del Pd (22,7%).
Per quanto riguarda le forze politiche fuori dalle principali coalizioni, l’elettorato della lista unita Azione e Italia Viva risulta composto principalmente da ex elettori del PD (46,4%), di Più Europa (15,9%) e di Forza Italia (15,2%). Al contrario, il sostegno al M5S è formato prevalentemente – oltre che da elettori pentastellati (60,3%) – da elettori di Leu (21,5%) e, in misura inferiore, da astenuti (12,8%).
Concludendo dunque, si può dire che la tenuta del Partito Democratico in città sia da attribuire all’alta fedeltà del suo elettorato e dall’attrazione di parte di quello di Leu e del M5S che, seppur parzialmente, compensano i flussi in uscita verso Fratelli d’Italia e verso Azione. La crescita del partito di Giorgia Meloni deve invece essere ricollegata alla capacità del suo partito di attrarre sia elettori tradizionalmente di centrodestra, sia elettori che alle scorse elezioni avevano sostenuto il PD. Infine, il calo del M5S deve essere imputato alla minore capacità di mobilitazione del suo elettorato, indirizzatosi per oltre un terzo verso l’astensione e, parzialmente, verso gli altri partiti.
Riferimenti bibliografici
Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.
Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.
NOTA METODOLOGICA
I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 360 sezioni elettorali del comune di Firenze. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 16,3.