Portogallo: apatia e crisi dei partiti moderati

Redazione CISE

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di Marco Lisi Il Portogallo sta attraversando una profonda crisi economica e sociale che finora non è stata accompagnata da rilevanti cambiamenti del sistema politico come avvenuto in Grecia o in Italia. Il default dello stato portoghese ha obbligato i tre principali partiti – il Partito Socialista (PS), il Partito Social-Democratico (PSD) e il Centro Democratico e Sociale-Partito Popolare (CDS-PP) - a sottoscrivere, nell'aprile 2011, un piano triennale di aiuti con tre creditori internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea e Banca Centrale Europea, la cosiddetta “troika”). L'accordo ("memorandum") prevedeva un prestito di 78 miliardi di euro in cambio di severi...

di Enrique Hernández e Marta Fraile Una volta di più e come d’abitudine oramai in Spagna (si veda ad esempio Font e Torcal, 2012) i principali messaggi e discorsi della campagna elettorale per le europee sono stati fatti seguendo un’ottica nazionale e non europea. Le elezioni sono cadute in un momento in cui il partito al governo (il Partito Popolare, PP, di ideologia conservatrice) si trova oltre la metà del mandato e dopo una serie di decisioni politiche conflittuali e in un clima di stanchezza e disillusione verso i partiti politici tradizionali senza precedenti in Spagna. La campagna Il tema più rilevante...

di Tom Verthé Finora le elezioni europee in Belgio si sono sempre tenute contemporaneamente a quelle regionali. Questa calendarizzazione ha contribuito a determinare una percezione delle elezioni europee come elezioni di secondo ordine (Reif & Schmitt, 1980; Van Aelst & Lefevere, 2012). A partire alla divisione del sistema dei partiti negli anni ’70 le elezioni regionali in Belgio sono da considerarsi chiaramente elezioni first-order poiché non c’è praticamente alcuna differenza rispetto alle elezioni federali rispetto per quanto riguarda numero di elettori e offerta elettorale (Russo & Deschouwer, 2014). In effetti si può affermare che a livello istituzionale e organizzativo le elezioni...

di Federico Vegetti Il risultato delle elezioni europee del 2014 in Ungheria è tutto fuorché sorprendente. Il partito del primo ministro Viktor Orbán si aggiudica la maggioranza assoluta dei voti, la sinistra si dimostra sempre più divisa, mentre la destra estrema rimane stabile, lontana dai picchi raggiunti in altri paesi europei. Tuttavia, questa calma apparente cela un clima poco incoraggiante, sia dal punto di vista della politica interna che da una più ampia prospettiva europea. L'affluenza cala di 7 punti dal 2009, fermandosi al 28.9%, meno della metà rispetto alle elezioni parlamentari di un mese fa. La campagna elettorale è...

di Luca Carrieri Nelle ultime elezioni europee l’alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) ha conseguito un esiguo incremento di seggi (+7 rispetto al 2009) ed è rimasto stabile al 25% dei suffragi all’interno dell’eurozona. Le distanze rispetto ai rivali storici del PPE si sono notevolmente accorciate. Infatti, se nel 2009 i popolari potevano contare su 265 eletti contro i 184 dei socialisti (una differenza di circa 80 seggi), nel 2014 i rapporti di forza si sono riequilibrati e la forbice tra i due principali euro-partiti è scesa a 23 seggi, sempre in favore dei popolari. La percentuale in...