Elezioni amministrative: al centrosinistra il primo round (ma senza sfondare)

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Redazione CISE

Ai nastri di partenza: il quadro prima del voto

Le elezioni del 25 e 26 maggio hanno coinvolto 126 Comuni, di cui 32 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Ci focalizziamo su questo gruppo perché la competizione politica è più strutturata e le coalizioni si presentano in forme che, con i dovuti distinguo, ricalcano maggiormente gli schieramenti nazionali. Ben 22 Comuni su 32 si trovano al Sud, 6 al Nord e 4 nella Ex zona rossa. I capoluoghi di provincia sono 4: Genova, Ravenna, Taranto e Matera. La fotografia delle amministrazioni uscenti conferma la prevalenza del centrosinistra, con 14 sindaci, seguito dal centrodestra (8), civiche (7), Movimento 5 Stelle (1) e sinistra radicale (1). Una mappa frammentata, dove i confini ideologici talvolta sono sfumati, in particolare al Sud. 

Il centrodestra arretra, ma non è una valanga rossa

Un primo dato che si può trarre da queste elezioni è sull’affluenza, in linea con le scorse amministrative a livello aggregato, ma con significative eccezioni. In alcune città la partecipazione è cresciuta in modo rilevante: su tutte Genova (+7,7 punti) e Taranto (+4,4), segnale di una competizione più sentita. In altre si registrano al contrario dei cali netti, col caso emblematico di Giugliano (-18,8%), il terzo comune più popoloso della Campania. Sul piano dei risultati, il centrosinistra è il polo che esce meglio da questo primo turno, anche se – visto il basso numero di elettori interessati dalla tornata (circa 2 milioni) – occorre prudenza nel generalizzare al territorio nazionale le dinamiche di questa consultazione. Ha conquistato 9 comuni, lo stesso numero che aveva, sempre dopo il primo turno, nelle elezioni amministrative precedenti (anche se in Comuni diversi). Ha tenuto alcune sue roccaforti, come Ravenna e Assisi, ma soprattutto strappato 5 Comuni al centrodestra, su cui spicca proprio Genova. Nel capoluogo ligure, già alle ultime regionali di ottobre, il campo progressista era risultato il più votato (52,2%), staccando di quasi 8 punti quello di centrodestra a sostegno del candidato presidente (poi eletto) Marco Bucci, che della città in quel momento era sindaco. Il centrodestra per ora arretra: in attesa dei ballottaggi, mantiene solo 3 dei suoi 8 Comuni e ne guadagna uno (Sulmona). Si conferma la difficoltà della coalizione nel consolidare il suo consenso nelle città più popolose. Ancora oggi, infatti, governa solo 4 delle 20 città più grandi d’Italia (Palermo, Catania, Venezia e Trieste). Trae la sua forza dai Comuni più piccoli con meno di 15.000 abitanti: è l’Italia dei paesi, in cui vive il 40% degli elettori italiani.  

Infine, in questa tornata è sceso il livello di bipolarizzazione: le liste civiche hanno raddoppiato il loro bottino (da 3 a 6). 

Le sfide ai ballottaggi

L’8 e 9 giugno si terranno i ballottaggi nei restanti 12 comuni superiori. In gioco ci sono sfide importanti come Taranto, Matera e Lamezia Terme. I duelli principali vedranno contrapporsi centrosinistra e centrodestra in 5 di questi 12 Comuni. 

Il centrosinistra parte con un leggero slancio, ma molto dipenderà dalla mobilitazione dell’elettorato in un secondo turno che, storicamente, registra un ulteriore calo di partecipazione e che avverrà contestualmente al voto per i referendum sul lavoro e la cittadinanza. Proprio per questo sarà interessante capire se le dinamiche emerse al primo turno – la vitalità in città come Genova, il peso crescente delle civiche, la frammentazione dell’offerta – saranno confermate o se assisteremo a nuovi equilibri. Sarà un test significativo, anche in vista delle elezioni regionali del prossimo autunno.