Autore: Redazione CISE

  • Le due facce della competizione: gli elettori indecisi e i leader che potrebbero conquistarli

    Le due facce della competizione: gli elettori indecisi e i leader che potrebbero conquistarli

    Da dove potrebbero arrivare le sorprese nei risultati delle europee? Dai cittadini che non hanno dichiarato un’intenzione di voto. Un’area grigia, che nel nostro sondaggio vale il 28% degli intervistati, che dovrebbe andare a votare ma non sa per chi. Certo, si tratta di un gruppo eterogeneo, ma è comunque giusto chiedersi quali partiti sapranno conquistarlo, o volgerlo almeno in parte a proprio favore. Ecco perché nella nuova puntata di Telescope, dopo aver ritratto l’identikit di questi elettori, dedichiamo spazio a chi, in teoria, dovrebbe riuscire a intercettarli: i leader, il cui giudizio è sempre più importante nelle scelte prese dagli elettori. Elettori che, come vedremo, sembrerebbero avere le idee chiare anche in merito alla guida di un’ipotetica coalizione di centrosinistra tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, in contrapposizione a quella di centrodestra ora al governo.

    L’area grigia: donne, giovani, né di destra, né di sinistra

    Il ritratto degli elettori dell’area grigia mostra subito una linea marcata nel genere: tra le donne, la quota di indecise (33%) è maggiore rispetto a quella degli uomini (22%). È un dato in linea con nostre precedenti rilevazioni, a riprova che l’elettorato femminile, rispetto a quello maschile, cela di più le proprie scelte di voto, oppure tende a prenderle più tardi, più a ridosso delle elezioni. Il grande cambiamento dal 2014 lo si registra nelle diverse fasce d’età. Oggi i più giovani (18-29 e 30-44 anni) sono quelli maggiormente indecisi, l’esatto opposto degli over 65: i più anziani non si fanno scrupoli nell’indicare, già ora, il partito per il quale voteranno, un valore in linea – se guardiamo alla condizione lavorativa – con quello dei pensionati. Anche chi si auto-colloca a sinistra, e soprattutto a destra, fa lo stesso (indecisi solo il 16% e l’11%, rispettivamente), mentre gli indecisi aumentano sensibilmente tra chi si colloca al centro (sono il 29%), diventando addirittura la maggioranza (57%) in chi non si colloca sull’asse sinistra-destra. L’area grigia si dimostra inoltre consistente (quasi il 30%) tra chi esprime un giudizio negativo sul governo Meloni: con tutta evidenza, è un bacino ideale da cui attingere per i partiti di opposizione.

    I leader: bene Conte e Tajani, male Schlein e Salvini

    Veniamo allora ai tratti dei leader riconosciuti dagli elettori, secondo quattro diverse caratteristiche: la competenza, l’ energia (capacità di fare le cose), l’onestà (da intendersi meglio come sincerità), l’empatia. Chi è, allora, quello giudicato come il più competente? Il ministro degli esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia, con un lungo curriculum politico-istituzionale alle spalle in cui spicca l’esperienza da presidente del Parlamento europeo. Tajani ottiene buone valutazioni anche in merito alla sua onestà, con un valore appena superiore alla metà (50,1%), 7 punti in più della premier Meloni e ben 26 del ministro Salvini. Il segretario della Lega è ultimo in tutti i confronti con gli altri leader, meno su uno: quello se sia o meno un leader forte, perché fa peggio Elly Schlein. La segretaria dem è penultima anche nel giudizio su chi capisce meglio i problemi della gente, un fatto negativo specie vedendo chi è al primo posto: Giuseppe Conte. L’ex premier pentastellato è in testa anche per quanto riguarda l’onestà, e in seconda posizione per la competenza. Tutti tratti che, come approfondiremo nel paragrafo successivo, incideranno nelle opinioni degli elettori di centrosinistra. E Giorgia Meloni? La presidente del consiglio conta su un primato: essere riconosciuta come la leader più forte (72%). Naturalmente, la percentuale cambia se incrociata con le preferenze dei singoli elettorati, come visibile nella tabella sotto.

    Gli sfidanti di domani: la leadership di centrosinistra

    Alle europee, come noto, si vota col proporzionale: ogni partito va da solo, non ci sono le coalizioni. Eppure, nel nostro sondaggio, abbiamo voluto tastare comunque l’opinione pubblica sul tema della leadership del centrosinistra. Se mai il “campo largo” con Pd e Movimento Cinque Stelle dovesse diventare realtà alle prossime elezioni politiche, da chi dovrebbe essere guidato? Le risposte al nostro sondaggio sono chiare: Giuseppe Conte. Il leader dei pentastellati prevale su Schlein tra gli elettori che si definiscono di sinistra (32,9% contro 22,6%), ancor di più di centrosinistra (36,4% contro 18%) e con valori schiaccianti tra quelli di centro (47,3% contro appena il 3,8%). Se guardiamo poi alla tabella con i risultati distinti per elettorato dei singoli partiti, emerge un dato forse ancora più emblematico: solo il 36,4% degli elettori del Pd vorrebbe Schlein alla guida della coalizione, con una quota rilevante (15,6%) che preferirebbe invece l’ex premier Conte.

    Sulle vicende del centrosinistra, tuttavia, peserà il risultato delle elezioni europee. Come abbiamo già sottolineato, in elezioni di ‘secondo ordine’, dove il voto è percepito come meno importante perché non è in gioco il governo nazionale, una quota rilevante di elettori che solitamente vota alle politiche tende ad astenersi: si tratta di elettori tendenzialmente meno istruiti e meno interessati alla politica, residenti nelle circoscrizioni Sud e Isole più che nelle altre zone del paese. Sulla base di queste caratteristiche, non stupisce il fatto che alle elezioni europee il M5s non abbia mai brillato particolarmente, ottenendo risultati sempre inferiori rispetto a quelli delle politiche. Il Pd, al contrario, caratterizzato da un elettorato politicamente sofisticato e collocato in gran parte nel Centro-Nord del paese, ha nelle europee un proprio terreno favorevole. In sintesi: Giuseppe Conte appare un leader forte di un partito che fatica nelle competizioni elettorali diverse dalle politiche, mentre Elly Schlein appare una leader debole di un partito la cui sopravvivenza non è legata a quella del segretario di turno. Ogni valutazione sulla leadership dell’ipotetica coalizione progressista, allora, dovrà tener conto, necessariamente, dei risultati dell’8 e 9 giugno.

    Riferimenti bibliografici

    Barisione, M., Catellani P., Garzia D. (2013). «Alla ricerca di un leader». In «Voto amaro: disincanto e crisi economica nelle elezioni del 2013.», Bologna, Il Mulino, 147–58.

    Barisione, M., Catellani P., De Sio, L. (2011). «La scelta degli indecisi». In «Votare in Italia: 1968-2008. Dall’appartenenza alla scelta», a c. di Paolo Bellucci e Paolo Segatti. Bologna, Il Mulino, 359–79.

    Garzia, D. e Venturino, F. (2023). «Personalizzazione o polarizzazione? Valutazione dei leader e scelta di voto nelle elezioni parlamentari del 2022» In «Svolta a destra?», Bologna, Il Mulino.

    Curtice, John, e Sören Holmberg. (2005). «Party leaders and party choice». In The European Voter, a c. di Jacques Thomassen. , 235–53.

    Funk, Carolyn L. (1999). «Bringing the candidate into models of candidate evaluation». Journal of Politics 61: 700–720.

    ITANES, a cura di. (2013). Voto amaro: disincanto e crisi economica nelle elezioni del 2013. Bologna: Il Mulino.

    ITANES, a cura di. (2023). Svolta a destra? Cosa ci dice il voto del 2022. Bologna: Il Mulino.

    Kinder, Donald R. (1986). «Presidential character revisited». Political cognition: 233–55.

    King, A. S. (2002). Leaders’personalities and the outcomes of democratic elections. Oxford University Press.

    De Sio, L. (2013). Renzi: il primo “leader forte” del centrosinistra? [Disponibile qui]

  • Un polo solo Le elezioni politiche del 2022

    Un polo solo Le elezioni politiche del 2022

    A. Chiaramonte, L. De Sio (a cura di)

    Bologna, Il Mulino, 2024 pp. 380

    ISBN 978-88-15-38818-6

    È disponibile in libreria “Un polo solo”, l’ ottavo volume della serie, dedicata alle elezioni politiche, iniziata dai ricercatori CISE a partire dall’elezione del 1994.

    Un approfondito studio delle elezioni politiche del settembre 2022, ricco di dati e analisi originali, di un gruppo di ricercatori riunito su iniziativa del Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE). Dopo un’introduzione sul contesto pre-elettorale – la costruzione dell’offerta politica; le domande espresse dall’opinione pubblica; lo sviluppo della campagna elettorale – segue una dettagliata analisi dei risultati, con focus sulla partecipazione al voto, sui flussi e sui temi decisivi, sul rapporto tra territorio e voto, sul partito vincitore – Fratelli d’Italia. Una serie di contributi inquadra l’elezione in una prospettiva di lungo termine, analizzando gli effetti del sistema elettorale, la selezione della classe parlamentare e l’evoluzione del sistema partitico italiano. È sulla scorta di questa grande messe di dati e di analisi che si costruisce un’interpretazione complessiva che vede il «cambiamento» ancora protagonista, ma anche il ritorno in primo piano di una caratteristica del vecchio bipolarismo, per cui a fare la differenza nella competizione elettorale è stata la capacità dei partiti di «farsi polo». Ma è un polo solo che ha risposto a questo appello, decidendo così il risultato.

    Indice

    Premessa

    I. Partiti, coalizioni e alleanze: il ritorno del primato dell’offerta, di Matteo Boldrini, Marco Improta e Aldo Paparo

    II. Al cuore della rappresentanza. I temi in discussione, tra domanda dell’elettorato e offerta dei partiti, di Lorenzo De Sio, Nicola Maggini ed Elisabetta Mannoni

    III. Divergenti ma non troppo? Le priorità dei cittadini e le strategie dei partiti durante la campagna elettorale, di Luca Carrieri e Cristian Vaccari

    IV. Cronaca di una morte annunciata. La partecipazione elettorale in Italia, 2022, di Davide Angelucci, Federico Trastulli e Dario Tuorto

    V. Un polo solo, al comando: i risultati elettorali e i flussi di voto, di Davide Angelucci, Lorenzo De Sio e Aldo Paparo

    VI. Territorio e voto in Italia alle elezioni politiche del 2022, di Matteo Cataldi, Vincenzo Emanuele e Nicola Maggini

    VII. Fratelli d’Italia. Radici e dinamiche di un successo annunciato, di Davide Angelucci, Gianfranco Baldini e Sorina Soare

    VIII. Maggioritario di risulta. Gli effetti del nuovo sistema elettorale alla sua seconda prova, di Alessandro Chiaramonte, Roberto D’Alimonte e Aldo Paparo

    IX. La rivincita della politica? Il ceto parlamentare alla prova della riduzione dei seggi, di Bruno Marino, Filippo Tronconi e Luca Verzichelli

    X. Un sistema partitico deistituzionalizzato, di Alessandro Chiaramonte, Vincenzo Emanuele e Elisa Volpi

    Conclusioni: un polo solo, e poi?, di Alessandro Chiaramonte e Lorenzo De Sio

    Riferimenti bibliografici

  • Dietro al terzo mandato: l’egemonia nel centrodestra passa per il Nord

    Dietro al terzo mandato: l’egemonia nel centrodestra passa per il Nord

    Nelle ultime settimane, il dibattito nei media ha dato grande attenzione al tema del terzo mandato per i presidenti di Regione. Una questione apparentemente personalistica, legata alle figure di Zaia in Veneto e De Luca in Campania, ma la cui delicatezza viene da altro, in particolare nel centrodestra. La discussione sul terzo mandato nasconde infatti la battaglia per il Nord, e per il consolidamento (non solo in termini elettorali, ma anche di classe dirigente amministrativa) della leadership di Fratelli d’Italia sulla coalizione.

    Oltre i personalismi

    A Giorgia Meloni serve il Nord. È lì che ha fatto l’exploit alle elezioni politiche del 2022, sfondando il 30% in alcune Regioni. Ed è oggi quello il campo di battaglia per consolidare la sua leadership nel centrodestra. Silvio Berlusconi non aveva bisogno di tutto questo; le sue enormi risorse economiche e mediatiche, che metteva a disposizione degli alleati, lo hanno mantenuto a lungo il naturale e incontrastato baricentro del centrodestra. Ma dopo il Cavaliere, ogni cambiamento alla guida della coalizione ha creato tensioni, e non sempre a causa di litigi e personalismi. In politica infatti la maggior parte degli scontri sono spesso innescati da questioni strutturali, come ad esempio i rapporti di forza sul territorio. Lo testimonia il dibattito in corso sul terzo mandato ai presidenti di Regione. La Lega, che si batte perché venga introdotto, ha già presentato due volte un emendamento: la prima, lo scorso 22 febbraio, in Commissione affari costituzionali; la seconda, il 13 marzo, in Aula. Esito: bocciato in entrambe, e maggioranza spaccata con i voti contrari di Fratelli d’Italia e Forza Italia. La questione va ben oltre alle ricandidature dei presidenti di Regione leghisti. La vera partita di Meloni si gioca nella conquista di questi territori, nessuno dei quali ancora governato da un esponente di Fratelli d’Italia. Una sfida, solo in apparenza locale, diventa così di stampo nazionale. Questo perché non è proponibile che un partito come Fratelli d’Italia, che vuole essere il baricentro del centrodestra, non governi nessuna regione del Nord, il cuore economico del Paese.

    Rapporti di forza datati

    Come visibile nella mappa qui sopra riportata, Fratelli d’Italia conta su 3 governatori, meno di Lega e Forza Italia, che alle ultime politiche hanno preso un terzo dei suoi voti. Spicca l’assenza di presidenti di Regione di Fdi al di sopra delle Marche. In quest’area è la Lega di Salvini ad avere in mano Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia e la Provincia Autonoma di Trento. Forza Italia ha il Piemonte. Persino Noi moderati, un partito accreditato dai sondaggi intorno all’1% , guida la Liguria con Giovanni Toti. Sono rapporti di forza ormai datati, che Fratelli d’Italia vuole sovvertire. La competizione diretta, inevitabilmente, è con la Lega. Forza Italia, infatti, è sempre più radicata al Sud, dove veleggia su doppie cifre. Meloni deve quindi valicare il Po, specie nelle roccaforti leghiste di Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Anche perché, per certi versi, gli elettori hanno già anticipato un possibile cambio di orientamento all’interno del centrodestra: qui – rispetto alle politiche del 2018 – Fdi ha aumentato di sette volte il proprio consenso, mentre la Lega l’ha più che dimezzato.

    Da verde a blu: la mappa che cambia

    Nelle tre regioni sopracitate, Fratelli d’Italia alle politiche è diventato il primo partito nel 96% dei Comuni, ovvero 2.357 su 2.450. Lo ha fatto sostituendo nella stragrande maggioranza dei casi (2.107) proprio la Lega, su cui ha annullato e ribaltato a proprio favore il distacco patito nel 2018, con un cambiamento medio di 48 punti di distacco in ciascun comune. In un piccolo paese del vicentino, Foza, c’è stata l’inversione di voti più clamorosa: un divario di quasi 80 punti tra i due partiti nelle due elezioni. Significa che Fdi è salita dal 4 al 47% mentre la Lega è scesa dal 61 al 24,5%. L’unico Comune dove il partito di Meloni era già in precedenza il più votato è Calalzo di Cadore, in provincia di Belluno, guidato dal sindaco e senatore Luca De Carlo di Fdi, lanciato non a caso tra i papabili eredi di Zaia.

    Nel Nord pare quindi stia avvenendo un fenomeno di sostituzione, quello che la scienza politica chiama secular realignment (Key 1959). Si ripeterebbe qualcosa già successo all’inizio degli anni Novanta, quando l’allora zona bianca – pluridecennale feudo democristiano con epicentro il Veneto (Galli 1968, Corbetta et al. 1988) – si trasformò in quella che Ilvo Diamanti avrebbe chiamato zona verde (Diamanti 2003), sotto i colpi della giovane Lega di Umberto Bossi. Un partito che era stato capace di egemonizzare politicamente quell’area caratterizzata da un solido strato valoriale cattolico di tradizione secolare, e che oggi vede in crisi il proprio rapporto con la Lega. Fratelli d’Italia si candida quindi a provare a ereditare questo ruolo egemonico? Potrebbe essere uno scenario non peregrino, leggibile anche alla luce delle posizioni moralmente conservatrici (ma tutto sommato moderate) espresse da Meloni negli ultimi anni. È quindi un possibile scenario; anche se va ricordato che i risultati elettorali degli ultimi anni hanno registrato tassi di volatilità record: sempre più elettori cambiano scelta tra un’elezione e l’altra.

    Il cambiamento dei rapporti di forza tra alleati è visibile anche alle elezioni regionali del 2023. In queste tornate, Fratelli d’Italia si è confermato primo partito in Lombardia, ed è stato a un passo dal diventarlo anche in Friuli-Venezia Giulia: se non consideriamo la lista del Presidente Fedriga, il partito di Meloni e la Lega hanno ottenuto percentuali di voto simili, il 18% il primo e il 19% il secondo. Tuttavia il Carroccio, anche al netto dei consensi ottenuti dalle liste dei Presidenti, ha accresciuto la propria percentuale di voti rispetto alle politiche del 2022, a dimostrazione di come, nelle sue roccaforti, vanti tuttora una classe dirigente forte e radicata.

    Dove sono le roccaforti

    Ma la geografia non va analizzata solo in termini regionali: è infatti molto rilevante anche la dimensione centro-periferia (Lipset e Rokkan 1967) all’interno della regione. Un criterio per mostrarne la rilevanza è quello della dimensione demografica dei comuni. E sia Lega che FdI raggiungono risultati migliori nei Comuni con meno abitanti e quindi (quasi sempre) più periferici, in particolare quelli al di sotto dei 5.000. Quando cresce la popolazione, succede il contrario: arretrano, specie nelle città con oltre 100.000 abitanti, dove scendono addirittura di 10 punti rispetto ai micro Comuni. Per la Lega è un dato in linea con il passato, ma per il partito di Meloni è una novità assoluta, pensando alla tradizione elettorale della destra, storicamente caratterizzata da maggiori successi nelle città, soprattutto al Sud. Un dato già chiaro per il Movimento Sociale Italiano, e che portò alle politiche del 1996 Alleanza Nazionale a diventare primo partito in tante grandi città del Sud. Oggi è esattamente l’opposto. E il quadro diventa ancora più chiaro quando misuriamo la perifericità del comune in modo ancora più preciso, misurando per ogni comune non solo la popolazione, ma la distanza geografica dai centri erogatori di servizi. Con “centri” intendiamo le 34 città italiane – non per forza capoluoghi di provincia – che hanno un ateneo universitario, un ospedale con Dea di secondo livello (Dipartimento emergenza e accettazione) e un aeroporto o una stazione dell’alta velocità. È una definizione coniata e sviluppata nel Capitolo VI di “Un polo solo”, il volume edito dal Mulino – pubblicato poche settimane fa – con le analisi del CISE sulle ultime elezioni politiche. Lo studio dimostra come chi vive in un determinato luogo, a parità di ogni altra condizione, abbia una più alta probabilità di votare in un certo modo. Il territorio, da solo, riesce quindi a spiegare le scelte elettorali. Il contesto ideale per il centrodestra, dunque, è in questi piccoli comuni marginali del Nord, caratterizzati da livelli di istruzione e reddito inferiori alla media e da una consistente presenza di extracomunitari.

    Le scelte degli elettori

    Un possibile processo di secular realignment, ancora, è visibile in dettaglio nei flussi di voto tra le politiche del 2018 e del 2022. Più della metà di chi prima aveva votato Lega, ha poi scelto Fdi. Il partito di Salvini ha riconfermato solo 1 elettore su 3. Qualcosa di diverso è avvenuto in Forza Italia: meno del 30% dei suoi elettori del 2018 ha votato Meloni nel 2022. Una percentuale appena maggiore, però, si è astenuta, preferendo quindi non ricollocarsi tra gli altri due partiti della coalizione.

    Un ultimo dato che vogliamo condividere riguarda la sovrapposizione degli elettorati dei partiti nelle tre Regioni del Nord. I dati provengono da un’indagine campionaria condotta da Itanes alla vigilia delle elezioni del 2022. La figura in basso mostra la sovrapposizione dell’elettorato potenziale dei maggiori partiti attraverso i diagrammi di Eulero-Venn. Dal diagramma si coglie molto bene la differenza tra centrodestra e centrosinistra. A destra la competizione risulta particolarmente serrata. Gli elettori di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sovrappongono largamente e sono in buona parte disposti a trasferirsi dall’uno all’altro. A sinistra, almeno in questa zona del Paese, non è così. Fratelli d’Italia sembra in grado di interessare un bacino di elettori più ampio rispetto agli altri partiti della coalizione: 21%, contro il 15 e il 10% di Lega e Forza Italia. Tuttavia, alle elezioni politiche del 2022 il partito di Meloni aveva già raggiunto il 20% dell’elettorato (contro il 9% della Lega e il 5% di Forza Italia). Risulta più ridotta, pertanto, la possibilità per Fratelli d’Italia di un’ulteriore significativa espansione.

    I numeri a fianco dell’immagine ci aiutano anche a comprendere in che misura gli elettorati dei partiti di centrodestra si sovrappongono: Fratelli d’Italia può contare su un bacino esclusivo, vale a dire uno zoccolo duro di elettori che difficilmente voteranno per altri, pari a circa un terzo del proprio peso. Molti meno sono invece gli elettori esclusivi del partito di Salvini (neppure un quinto del totale) e quelli del partito guidato da Tajani (circa un elettore su dieci).

    Europee: cosa conviene a Meloni?

    In conclusione, quindi, dietro la battaglia per il terzo mandato c’è la necessità per Fratelli d’Italia di dare una risposta alla domanda di rappresentanza che viene dal Nord. Risposta che deve arrivare con proprie candidature di peso e successo, capaci di aprire la strada al consolidamento di una classe dirigente amministrativa anche in quelle Regioni: condizione indispensabile perché Fdi possa stabilizzare in modo inequivocabile la propria leadership nel centrodestra (non potendo contare, lo ricordiamo, sulle risorse un tempo a disposizione di Berlusconi). Già, ma nel frattempo ci sono le elezioni europee. E quale risultato potrebbe aiutare questo disegno di Fratelli d’Italia? A conti fatti, forse a Meloni farebbe comodo una Lega che regga nel suo complesso, capace di raggiungere un risultato simile alle politiche (8,8%), superiore a Forza Italia e con un voto territoriale che non accusi enormi perdite al Nord. Salvini, che pure ha fissato l’obiettivo minimo al 10%, resisterebbe così alla guida di una Lega cui ha dato una strategia di partito di destra radicale “nazionale”, che per certi versi prende atto di una rinuncia al ruolo di “partito del Nord”. E con Meloni capace di occupare il centro politico della coalizione, una condizione ideale per governare. Diverso sarebbe invece l’impatto di una rovinosa sconfitta leghista: se il partito di via Bellerio peggiorasse il risultato delle politiche, subendo al contempo il sorpasso di Forza Italia, la segreteria di Salvini rischierebbe di arrivare al capolinea. A quel punto, potrebbe tornare in voga l’idea del partito del Nord, guidato magari da Zaia o Fedriga. Per Meloni sarebbe un problema, perché chi governa oggi quelle Regioni si rafforzerebbe per non cedere il passo a Fdi. Coincidenze, e sorprese, della politica: Meloni e Salvini – alleati, eppure tra loro in perenne competizione – sperano, in fondo, la stessa cosa.


    Riferimenti bibliografici

    Corbetta, P., Parisi A., Schadee, H. (1998), Elezioni in Italia. Struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.

    Diamanti, I. (2003), Bianco, rosso, verde… e azzurro. Mape e colori dell’Italia politica, Bologna, Il Mulino.

    Diamanti, I. e Riccamboni, G. (1992), La parabola del voto bianco, Venezia, Neri Pozza.

    Emanuele, V. (2011), Riscoprire il territorio: dimensione demografica dei comuni e comportamento elettorale in Italia, in «Meridiana», n. 70 pp. 115-148.

    Galli, G. (1968), Il comportamento elettorale in Italia, Bologna, Il Mulino.

    Lipset, S.M. e Rokkan, S. (1967), Clevages structures, party systems and voter alignments: An Introduction, in Lipset, S.M. e Rokkan, S. (a cura di), Party systems and voter alignments: cross-national perspectives. New York, The Free Press

    Key, V. O. Jr. (1959), Secular Realignment and the Party System, The Journal of Politics. Vol. 21, No. 2 (May, 1959), pp. 198-210

  • Perché Trump può vincere ancora. Giovedì 14 marzo alla Luiss con D’Alimonte, Giannetti, De Sio, Fabbrini, Riotta

    Perché Trump può vincere ancora. Giovedì 14 marzo alla Luiss con D’Alimonte, Giannetti, De Sio, Fabbrini, Riotta

    Dopo il successo del 2016, anche nel 2024 Trump può vincere ancora. Lo mostra anzitutto il largo successo che ha appena ottenuto nel Super Tuesday, chiudendo quasi del tutto la pratica per la nomination repubblicana: sarà di nuovo lui a sfidare Biden nelle elezioni presidenziali americane di novembre. peg perego jeep batteria winterschuhe klettverschluss giacca kini junckers mat lak winterschuhe klettverschluss adipower gewichtheberschuh

    Ma da dove viene il successo di Trump, e come potrebbe maturare la sua elezione in autunno? Ne parliamo Giovedì 14 marzo alle 18:00, presso The Dome nel campus Luiss di Viale Romania (qui l’iscrizione online), alla presenza del Presidente Luiss Luigi Gubitosi e del Rettore Andrea Prencipe.

    Roberto D’Alimonte (fondatore del CISE) ci guiderà nel fenomeno Trump attraverso numeri, spiegazioni e prospettive, spiegandoci come il tycoon repubblicano potrebbe tornare alla Casa Bianca.

    A discuterne, con un occhio di riguardo per le implicazioni e le lezioni per l’Italia e l’Europa, ci saranno Daniela Giannetti (Università di Bologna), Lorenzo De Sio (Direttore del CISE) e Sergio Fabbrini (Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Luiss), animati e moderati da Gianni Riotta (editorialista de La Repubblica e Direttore del Master in Giornalismo Luiss). E ci sarà ovviamente spazio per il contributo del pubblico. 

    Nell’occasione, Lorenzo De Sio presenterà Telescope: un nuovo progetto editoriale del CISE, creato per questo importante anno elettorale.

    Iscrizione online all’evento

  • Errori e possibili rimedi nella legge elettorale italiana

    Errori e possibili rimedi nella legge elettorale italiana

    Autori: Mirko Bezzi (Associazione Mathesis Bergamo), Raffaele Capuano* (Dirigente Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli), Gianfranco Gambarelli (Professore emerito, Università di Bergamo), Giuliana Angela Zibetti (Collaboratrice, Università di Bergamo)

    *opinioni espresse a titolo personale

    Sunto: Un recente modello consente di evitare molti errori commessi in passato dai sistemi elettorali italiani.

    Parole chiave: Sistema elettorale, Ripartizioni bi-proporzionali, Calcolo seggi

    I SISTEMI ELETTORALI ITALIANI

    Il sistema elettorale italiano attualmente in vigore[1] è basato su un sistema “misto” secondo cui l’attribuzione dei seggi disponibili è effettuata applicando, per una percentuale di questi, un meccanismo “proporzionale” tra liste e, per la percentuale rimanente, un meccanismo “maggioritario”[2]. Tale sistema impone delle soglie di sbarramento per Camera e Senato e garantisce il rispetto del principio di proporzionalità prevedendo che una parte dei seggi sia attribuita con il metodo proporzionale dei quozienti interi e dei maggiori resti, sia a livello nazionale per la Camera sia a livello regionale per il Senato. V’è poi un’importante questione. I seggi totali da assegnare a ogni circoscrizione (per la Camera) e a ogni collegio (per il Senato) sono prefissati in ragione delle relative popolazioni, mentre i seggi totali da assegnare a ogni partito (a livello nazionale o regionale, a seconda del caso) dipendono dai voti ottenuti.

    GLI ERRORI

    I metodi finora adottati in Italia si sono rivelati imperfetti, in quanto le distribuzioni conseguenti spesso non hanno rispettato i totali prefissati. Tale fenomeno, noto in dottrina come “slittamento”, si verifica quando il sistema elettorale – che stabilisce le modalità di ripartizione dei seggi – non riesce ad evitare che il numero definitivo dei seggi eletti nelle circoscrizioni possa essere superiore oppure inferiore a quello spettante in base alla popolazione residente[3]. Si sono verificate infrazioni nelle elezioni del 2001, 2006, 2008, 2013.

    Nelle elezioni per la Camera del Deputati del 2018, in cui fu usato il sistema denominato Rosatellum (legge 3 novembre 2017, n. 165),  i totali furono rispettati ma a scapito della proporzionalità delle assegnazioni dei seggi all’interno delle circoscrizioni[4].

    Nelle elezioni per il Senato della Repubblica del 2022, in diverse circoscrizioni, sono stati assegnati un numero di seggi diverso da quello previsto. Ad esempio, per il collegio Lombardia P02 sono stati attribuiti 9 seggi anziché 8 e scapito del collegio Lombardia P03 al quale sono stati assegnati 5 seggi anziché 6.

    IL METODO SVIZZERO

    Nel 2006 Friedrich Pukelsheim sviluppò un metodo (Pukelsheim, 2006) che garantisce una certa proporzionalità fra voti e seggi, rispettando sia i totali di collegio/circoscrizione che i totali di partito. Per costruire la matrice che rappresenta la distribuzione dei seggi l’algoritmo sviluppato utilizza una procedura iterativa in cui la funzione da minimizzare, o funzione d’errore, conta quanti seggi sono erroneamente attribuiti al passo t e attribuisce lo stesso peso a un errore nelle righe (relative alla circoscrizione) e nelle colonne (relative ai partiti o alle coalizioni) della matrice. L’algoritmo costruttivo risulta di difficile traduzione in termini giuridici, per cui le leggi elettorali dei Paesi in cui è stato adottato, ad es. alcuni cantoni Svizzeri, fanno riferimento direttamente al software.

    LA NOVITÀ

    Un’idea descritta in (Gambarelli e Zibetti, 2014) è stata sviluppata in (Bezzi et al., 2019). Dapprima viene compilata la matrice dei voti totali per partito e per circoscrizione.In seguito viene determinata la matrice dei seggi da assegnare a ciascuna circoscrizione (totali righe) e il numero totale di seggi da assegnare ai partiti (totali colonna).Si attua in seguito una procedura ricorsiva, fino all’esaurimento dei seggi da assegnare, attribuendo un seggio nella posizione in cui è massima la differenza fra l’elemento della tabella di riferimento e il numero di seggi attualmente assegnati.

    Si tratta di un modello che supera i due problemi suesposti, mantenendo le altre caratteristiche del metodo svizzero. In tal modo si possono evitare le passate infrazioni. Il vantaggio del metodo qui proposto rispetto a quello di Pukelsheim consiste nel fatto che quest’ultimo cerca, a ogni passo, una mediazione fra le distorsioni orizzontale e verticale, cioè tra le righe e le colonne della matrice dei seggi, mentre il nostro realizza una minimizzazione globale della distorsione stessa (a livello, cioè, sia orizzontale che verticale).

    LA MODIFICA PROPOSTA PER LE ELEZIONI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

    Facciamo seguire le variazioni legislative, basate sul metodo Bezzi-Gambarelli-Zibetti, che proponiamo per art. 83 del DPR 30 marzo 1957, n. 361, come novellato dall’art. 1, comma 26, della legge n. 165 del 2017.

      Sostituire il comma 26   Con
    f) procede al riparto di 617 seggi; a tale fine, detrae i 231 seggi già attribuiti ai candidati proclamati eletti nei  collegi uninominali ai sensi dell’articolo 77, comma 1, lettera b), e procede al riparto dei restanti seggi tra le coalizioni di liste e le singole liste di cui alla lettera e) del presente comma in  base  alla  cifra elettorale nazionale di ciascuna di esse, fatto salvo quanto previsto all’articolo 92, primo comma. A tale  fine  divide  il  totale  delle cifre elettorali nazionali delle coalizioni di liste e delle  singole liste di cui alla lettera e) del presente comma  per  il  numero  dei seggi  da  attribuire,  ottenendo  così  il   quoziente   elettorale nazionale.   Nell’effettuare   tale   divisione   non   tiene   conto dell’eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi  la  cifra elettorale nazionale di ciascuna coalizione di liste o singola lista per tale quoziente. La parte intera  del  quoziente  così  ottenuto rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna coalizione di liste o singola lista. I seggi che  rimangono  ancora  da  attribuire sono rispettivamente assegnati alle coalizioni  di  liste  o  singole liste per le quali queste ultime divisioni abbiano  dato  i  maggiori resti, secondo l’ordine decrescente dei resti medesimi, e, in caso di parità di resti, a quelle che abbiano conseguito la  maggiore  cifra elettorale  nazionale;  a  parità  di  quest’ultima  si  procede   a sorteggio; g) procede, per ciascuna coalizione  di  liste,  al  riparto  dei seggi fra  le  liste  collegate  che  abbiano  conseguito  sul  piano nazionale almeno il 3 per cento dei voti validi espressi nonché fra le  liste  collegate  rappresentative   di   minoranze   linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una regione  ad  autonomia speciale il cui statuto o le relative norme di  attuazione  prevedano una particolare tutela di tali minoranze  linguistiche,  che  abbiano conseguito almeno il 20 per cento  dei  voti  validi  espressi  nella regione medesima o i cui candidati siano stati proclamati  eletti  in almeno  due  collegi  uninominali  della  circoscrizione   ai   sensi dell’articolo 77. A tale fine, divide la somma delle cifre elettorali delle  liste  ammesse  al  riparto  per  il  numero  di  seggi   già individuato  ai  sensi  della  lettera   f)   del   presente   comma. Nell’effettuare tale divisione non tiene conto  dell’eventuale  parte frazionaria  del  quoziente  così  ottenuto.  Divide  poi  la  cifra elettorale nazionale di ciascuna lista ammessa al  riparto  per  tale quoziente. La parte intera del quoziente così  ottenuto  rappresenta il numero dei seggi da  assegnare  a  ciascuna  lista.  I  seggi  che rimangono ancora da attribuire sono  rispettivamente  assegnati  alle liste per le quali queste ultime divisioni abbiano  dato  i  maggiori resti e, in  caso  di  parità  di  resti,  alle  liste  che  abbiano conseguito la maggiore  cifra  elettorale  nazionale;  a  parità  di quest’ultima si procede a sorteggio;     h) procede quindi alla distribuzione nelle singole circoscrizioni dei seggi assegnati alle coalizioni di liste o singole liste  di  cui alla lettera e).  A  tale  fine  determina  il  numero  di  seggi  da attribuire in ciascuna circoscrizione sottraendo dal numero dei seggi spettanti alla circoscrizione stessa ai sensi dell’articolo 3,  comma 1, il numero dei collegi uninominali costituiti nella circoscrizione. Divide quindi la somma delle cifre elettorali circoscrizionali delle coalizioni di liste e delle singole liste ammesse al riparto  per  il numero di seggi da attribuire nella circoscrizione,  ottenendo  così il quoziente elettorale circoscrizionale.   Nell’effettuare   tale divisione non tiene conto  dell’eventuale  parte  frazionaria  del quoziente  così   ottenuto.   Divide   poi   la   cifra   elettorale circoscrizionale di ciascuna coalizione di liste o singola lista  per il  quoziente  elettorale  circoscrizionale,   ottenendo   così   il quoziente  di  attribuzione.  La  parte  intera  del   quoziente   di attribuzione rappresenta il numero dei seggi da assegnare a  ciascuna coalizione di liste o singola lista. I seggi che rimangono ancora  da attribuire sono rispettivamente assegnati alle coalizioni di liste  o singole liste per le quali queste  ultime  divisioni  hanno  dato  le maggiori parti decimali e, in caso di  parità,  alle  coalizioni  di liste  o  singole  liste  che  hanno  conseguito  la  maggiore  cifra elettorale  nazionale;  a  parità  di  quest’ultima  si  procede   a sorteggio. Esclude dall’attribuzione di cui al periodo precedente  le coalizioni di  liste  o  singole  liste  alle  quali  è  stato  già attribuito il numero di seggi  ad  esse  assegnato  a  seguito  delle operazioni di cui alla lettera f). Successivamente l’Ufficio  accerta se il numero  dei  seggi  assegnati  in  tutte  le  circoscrizioni  a ciascuna coalizione di liste o singola lista corrisponda al numero di seggi determinato ai  sensi  della  lettera  f).  In  caso  negativo, procede alle seguenti operazioni, iniziando dalla coalizione di liste o singola lista che abbia il maggior numero di seggi eccedenti e,  in caso di parità di seggi eccedenti da parte  di  più  coalizioni  di liste o singole liste, da quella che abbia ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale, proseguendo poi  con  le  altre  coalizioni  di liste o singole liste  in  ordine  decrescente  di  seggi  eccedenti: sottrae i seggi eccedenti alla coalizione di liste  o  singola  lista nelle circoscrizioni nelle quali essa li ha  ottenuti  con  le  parti decimali dei  quozienti  di  attribuzione,  secondo  il  loro  ordine crescente, e nelle quali inoltre le coalizioni  di  liste  o  singole liste, che non abbiano ottenuto il numero di seggi spettante, abbiano parti  decimali  dei  quozienti  non  utilizzate.   Conseguentemente, assegna i seggi a tali coalizioni di liste o singole  liste.  Qualora nella medesima circoscrizione  due  o  più  coalizioni  di  liste  o singole liste abbiano parti decimali dei quozienti non utilizzate, il seggio è attribuito alla coalizione di liste o  alla  singola  lista con la più alta parte decimale del quoziente non  utilizzata  o,  in caso di parità, a quella con la maggiore cifra elettorale nazionale. Nel caso in cui non sia possibile attribuire il  seggio  eccedentario nella medesima circoscrizione, in quanto non vi siano  coalizioni  di liste o singole liste deficitarie con parti decimali di quozienti non utilizzate, l’Ufficio prosegue, per la stessa coalizione di  liste  o singola lista eccedentaria, nell’ordine  dei  decimali  crescenti,  a individuare un’altra circoscrizione, fino a quando non sia  possibile sottrarre il seggio eccedentario e attribuirlo ad una  coalizione  di liste o singola lista deficitaria nella medesima circoscrizione.  Nel caso  in  cui  non  sia  possibile  fare  riferimento  alla  medesima circoscrizione ai fini del completamento delle operazioni precedenti, fino a concorrenza dei seggi ancora da  cedere,  alla  coalizione  di liste o singola lista eccedentaria vengono sottratti  i  seggi  nelle circoscrizioni nelle  quali  li  ha  ottenuti  con  le  minori  parti decimali del quoziente di attribuzione e alla coalizione di  liste  o singola lista  deficitaria  sono  conseguentemente  attribuiti  seggi nelle altre  circoscrizioni  nelle  quali  abbia  le  maggiori  parti decimali del quoziente di attribuzione non utilizzate;     i) procede quindi all’attribuzione nelle  singole  circoscrizioni dei seggi spettanti alle liste di ciascuna coalizione. A  tale  fine, determina il quoziente circoscrizionale  di  ciascuna  coalizione  di liste dividendo il totale  delle  cifre  elettorali  circoscrizionali delle liste ammesse alla ripartizione  ai  sensi  della  lettera  g), primo periodo, per il numero  dei  seggi  assegnati  alla  coalizione nella circoscrizione ai sensi della lettera  h).  Nell’effettuare  la divisione di cui al periodo precedente non tiene conto dell’eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide quindi  la  cifra  elettorale circoscrizionale  di  ciascuna  lista  della  coalizione   per   tale quoziente circoscrizionale.  La  parte  intera  del  quoziente  così ottenuto rappresenta il numero dei  seggi  da  assegnare  a  ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle  parti  decimali  dei quozienti così ottenuti; in caso di parità,  sono  attribuiti  alle liste con la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parità di quest’ultima, si procede a sorteggio.  Esclude  dall’attribuzione  di cui al periodo precedente le liste alle quali è stato attribuito  il numero di seggi ad esse assegnato a seguito delle operazioni  di  cui alla lettera g). Successivamente l’ufficio accerta se il  numero  dei seggi  assegnati  in  tutte  le  circoscrizioni  a   ciascuna   lista corrisponda al numero dei seggi ad essa  attribuito  ai  sensi  della lettera g). In  caso  negativo,  procede  alle  seguenti  operazioni, iniziando dalla lista che abbia il maggior numero di seggi  eccedenti e, in caso di parità di seggi eccedenti da parte di più  liste,  da quella che abbia ottenuto la  maggiore  cifra  elettorale  nazionale, proseguendo poi con le altre liste, in ordine  decrescente  di  seggi eccedenti: sottrae i seggi eccedenti alla lista nelle  circoscrizioni nelle quali essa li ha ottenuti con le parti decimali dei  quozienti, secondo il loro ordine crescente, e nelle quali inoltre le liste, che non abbiano ottenuto il numero  di  seggi  spettante,  abbiano  parti decimali dei quozienti non utilizzate.  Conseguentemente,  assegna  i seggi a tali liste. Qualora nella medesima circoscrizione due o  più liste abbiano parti decimali dei quozienti non utilizzate, il  seggio è attribuito  alla  lista  con  la  più  alta  parte  decimale  del quoziente non utilizzata o, in caso  di  parità,  a  quella  con  la maggiore  cifra  elettorale  nazionale.  Nel  caso  in  cui  non  sia possibile  attribuire   il   seggio   eccedentario   nella   medesima circoscrizione, in quanto non vi siano liste  deficitarie  con  parti decimali di quozienti non  utilizzate,  l’Ufficio  prosegue,  per  la stessa lista eccedentaria,  nell’ordine  dei  decimali  crescenti,  a individuare un’altra circoscrizione, fino a quando non sia  possibile sottrarre  il  seggio  eccedentario  e  attribuirlo  ad   una   lista deficitaria nella medesima circoscrizione. Nel caso in  cui  non  sia possibile fare riferimento alla medesima circoscrizione ai  fini  del completamento delle operazioni precedenti,  fino  a  concorrenza  dei seggi ancora da cedere, alla lista eccedentaria vengono  sottratti  i seggi nelle circoscrizioni nelle quali li ha ottenuti con  le  minori parti decimali del quoziente di attribuzione e alle liste deficitarie sono conseguentemente attribuiti  seggi nelle  altre  circoscrizioni nelle quali abbiano le maggiori parti decimali del quoziente di attribuzione non utilizzate. f) procede al riparto di 400 seggi; a tale fine, si detraggono i 155 seggi già attribuiti ai candidati proclamati eletti nei collegi uninominali ai sensi del Referendum Costituzionale relativo a “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019. Procede al riparto dei restanti seggi tra le coalizioni di liste e le singole liste di cui alla lettera e) del presente comma in  base  alla  cifra elettorale nazionale di ciascuna di esse, fatto salvo quanto previsto all’articolo 92, primo comma. A tale  fine  divide  il  totale  delle cifre elettorali nazionali delle coalizioni di liste e delle  singole liste di cui alla lettera e) del presente comma  per  il  numero  dei seggi  da  attribuire,  ottenendo  così  il   quoziente   elettorale nazionale. Nell’effettuare   tale   divisione   non   tiene   conto dell’eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi  la  cifra elettorale nazionale di ciascuna coalizione di liste o singola lista per tale quoziente. La parte intera  del  quoziente  così  ottenuto rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna coalizione di liste o singola lista. I seggi che  rimangono  ancora  da  attribuire sono rispettivamente assegnati alle coalizioni  di  liste  o  singole liste per le quali queste ultime divisioni abbiano  dato  i  maggiori resti, secondo l’ordine decrescente dei resti medesimi, e, in caso di parità di resti, a quelle che abbiano conseguito la  maggiore  cifra elettorale  nazionale;  a  parità  di  quest’ultima  si  procede   a sorteggio;   g) Procede, per ciascuna coalizione  di  liste,  al  riparto  dei seggi fra  le  liste  collegate  che  abbiano  conseguito  sul  piano nazionale almeno il 3 per cento dei voti validi espressi nonché  fra le  liste  collegate  rappresentative   di   minoranze   linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una regione  ad  autonomia speciale il cui statuto o le relative norme di  attuazione  prevedano una particolare tutela di tali minoranze  linguistiche,  che  abbiano conseguito almeno il 20 per cento  dei  voti  validi  espressi  nella regione medesima o i cui candidati siano stati proclamati  eletti  in almeno  due  collegi  uninominali  della  circoscrizione   ai   sensi dell’articolo 77. A tale fine, divide la somma delle cifre elettorali delle  liste  ammesse  al  riparto  per  il  numero  di  seggi   già individuato  ai  sensi  della  lettera   f)   del   presente   comma. Nell’effettuare tale divisione non tiene conto  dell’eventuale  parte frazionaria  del  quoziente  così  ottenuto.  Divide  poi  la  cifra elettorale nazionale di ciascuna lista ammessa al  riparto  per  tale quoziente. La parte intera del quoziente così  ottenuto  rappresenta il numero dei seggi da  assegnare  a  ciascuna  lista.  I  seggi  che rimangono ancora da attribuire sono  rispettivamente  assegnati  alle liste per le quali queste ultime divisioni abbiano  dato  i  maggiori resti e, in  caso  di  parità  di  resti,  alle  liste  che  abbiano conseguito la maggiore  cifra  elettorale  nazionale;  a  parità  di quest’ultima si procede a sorteggio;   h) Procede quindi alla distribuzione nelle singole circoscrizioni dei seggi assegnati alle coalizioni di liste o singole liste  di  cui alla lettera e).  Utilizza il seguente metodo automatico di attribuzione dei seggi che: • determina la tabella delle Hare quota di riga, ogni elemento della quale è il prodotto dei voti ottenuti da quel partito in quella circoscrizione per i seggi totali in quella circoscrizione, diviso per i voti totali in quella circoscrizione; • determina la tabella delle Hare quota di colonna, ogni elemento della quale è il prodotto dei voti ottenuti da quel partito in quella circoscrizione per i seggi totali di quel partito, diviso per i voti totali di quel partito; • predispone una “matrice di seggi assegnati”, calcolando per ogni cella inizialmente il valore minimo troncato, tra la riga Hare e la colonna Hare per ciascuna posizione; • calcola la “matrice di riferimento”, assegnando il valore massimo tra la riga Hare e la colonna Hare per ciascuna posizione; • Ad ogni passaggio, assegna un seggio alla posizione in cui è presente la maggiore differenza tra il valore nella “matrice di riferimento” e il valore nella “matrice seggi assegnati”. Il seggio assegnato viene aggiornato nella “matrice seggi assegnati”; • Verifica la disponibilità residua di seggi assegnabili a ciascun partito; ciò accade se il partito è presente nella circoscrizione con seggi vacanti e se il numero totale di seggi da assegnare a tale partito a livello nazionale non è ancora stato raggiunto; • Continua nel ciclo di assegnazione fino a quando tutti i seggi sono stati assegnati.    

    APPLICAZIONE DEL METODO DESCRITTO PER LA DISTRIBUZIONE DEI SEGGI ALLA CAMERA NELLE ELEZIONI 2022 E DIFFERENZE CON I SEGGI ASSEGNATI

    Coalizioni   Centro Destra    Centro Sinistra  
    Partiti  FRAT.D’ITA. LEGA FOR.ITA  PD ALL.VE-SI  M5S AZI. SVP  totale
    PIEMONTE 1 3 1 1 2 1 1 1 0 10
    PIEMONTE 2 3 1 1 2 0 1 1 0 9
    LOMBARDIA 1 5 2 1 4 1 1 2 0 16
    LOMBARDIA 2 3 1 1 2 0 1 1 0 9
    LOMBARDIA 3 3 2 1 2 0 0 1 0 9
    LOMBARDIA 4 2 1 1 2 0 0 1 0 7
    VENETO 1 3 1 1 2 0 0 1 0 8
    VENETO 2 5 2 1 2 0 1 1 0 12
    FRIULI-VENEZIA GIULIA 2 1 0 1 0 0 1 0 5
    LIGURIA 1 1 0 2 0 1 1 0 6
    EMILIA ROMAGNA 5 1 1 7 1 2 1 0 18
    TOSCANA 4 1 1 5 1 2 1 0 15
    UMBRIA 1 0 0 1 1 0 1 0 4
    MARCHE 2 1 0 2 0 1 0 0 6
    LAZIO 1 5 1 1 4 1 2 1 0 15
    LAZIO 2 3 1 1 1 0 1 0 0 7
    ABRUZZO 2 1 1 1 0 1 0 0 6
    MOLISE 0 0 0 0 1 0 0 0 1
    CAMPANIA 1 2 0 1 2 1 6 1 0 13
    CAMPANIA 2 2 1 1 2 1 3 1 0 11
    PUGLIA 4 1 2 3 1 5 1 0 17
    BASILICATA 0 0 0 1 0 1 1 0 3
    CALABRIA 1 1 2 1 0 3 0 0 8
    SICILIA 1 2 0 1 1 1 3 1 0 9
    SICILIA 2 3 1 1 2 0 3 1 0 11
    SARDEGNA 2 0 1 2 0 2 0 0 7
    TRENTINO-ALTO-ADIGE 1 0 0 1 0 0 0 1 3
    Totale 69 23 22 57 11 41 21 1 245

    Tabella 1. Seggi che il metodo Bezzi-Gambarelli-Zibetti avrebbe attribuito alla Camera nelle elezioni del 2022.

    Coalizioni   Centro Destra      Centro Sinistra
    Partiti  FRAT.D’ITA. LEGA FOR.ITA  PD ALL.VE-SI  M5S AZI. SVP  totale
    PIEMONTE 1 +1 0 0 -1 0 0 0 0 0
    PIEMONTE 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    LOMBARDIA 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    LOMBARDIA 2 0 -1 0 +1 -1 +1 0 0 0
    LOMBARDIA 3 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    LOMBARDIA 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    VENETO 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    VENETO 2 +1 0 0 0 -1 0 0 0 0
    FRIULI-VENEZIA GIULIA 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    LIGURIA -1 0 0 0 0 0 +1 0 0
    EMILIA ROMAGNA 0 0 0 +1 0 0 -1 0 0
    TOSCANA 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    UMBRIA 0 0 -1 0 +1 -1 +1 0 0
    MARCHE 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    LAZIO 1 +1 0 0 0 0 0 -1 0 0
    LAZIO 2 +1 0 0 -1 0 0 0 0 0
    ABRUZZO 0 +1 0 0 0 0 -1 0 0
    MOLISE -1 0 0 0 +1 0 0 0 0
    CAMPANIA 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    CAMPANIA 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    PUGLIA 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    BASILICATA -1 0 0 0 0 0 +1 0 0
    CALABRIA -1 0 +1 0 0 0 0 0 0
    SICILIA 1 0 0 0 -1 +1 0 0 0 0
    SICILIA 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    SARDEGNA 0 0 0 +1 -1 0 0 0 0
    TRENTINO-ALTO-ADIGE 0 0 0 0 0 0 0 0 0
    Totale 0 0 0 0 0 0 0 0 0

    Tabella 2. Variazioni dei seggi, rispetto a quelli effettivamente assegnati, che il metodo in esame avrebbe attribuito alla Camera nelle elezioni del 2022.

    APPLICAZIONE DEL METODO DESCRITTO PER LA DISTRIBUZIONE DEI SEGGI AL SENATO NELLE ELEZIONI 2022 E DIFFERENZE CON I SEGGI ASSEGNATI. IL CASO DELLA LOMBARDIA

    L’attribuzione dei seggi per il Senato seguirebbe lo stesso procedimento di quello illustrato per la Camera con l’unica differenza che la ripartizione non verrebbe eseguita a livello nazionale ma per singola circoscrizione. I seggi da attribuire al Senato con il metodo proporzionale sono in totale 122.

    Nella Circoscrizione Lombardia, l’attuale sistema elettorale attribuisce un seggio in più al collegio Lombardia – P02 (9 seggi anziché 8) a scapito del collegio Lombardia – P03 (5 seggi anziché 6).

    Senato

    Partiti FRA.D’ITA. LEGA FOR.ITA.  PD  ALL.SI-VE  M5S  AZ.-IT.V. Totale
    LOMBARDIA – P01 1 1 1 1 0 1 1 6
    LOMBARDIA – P02 2 1 1 2 1 1 1 9
    LOMBARDIA – P03 2 1 0 2 0 0 0 5
    Totali 5 3 2 5 1 2 2 20

    Tabella 3. Seggi assegnati al Senato nelle elezioni del 2022 per la Lombardia.

    Partiti FRA.D’ITA. LEGA FOR.ITA.  PD  ALL.SI-VE  M5S  AZ.-IT.V. Totale
    LOMBARDIA – P01 1 1 0 1 1 1 1 6
    LOMBARDIA – P02 2 1 1 2 0 1 1 8
    LOMBARDIA – P03 2 1 1 2 0 0 0 6
    Totali 5 3 2 5 1 2 2 20

    Tabella 4. Seggi che il metodo Bezzi-Gambarelli-Zibetti avrebbe attribuito al Senato nelle elezioni del 2022 per la Lombardia.

      Partiti FRA.D’ITA. LEGA FOR.ITA.  PD  ALL.SI-VE  M5S  AZ.-IT.V. Totale
    LOMBARDIA – P01 0 0 -1 0 1 0 0 0
    LOMBARDIA – P02 0 0 0 0 -1 0 0 -1
    LOMBARDIA – P03 0 0 +1 0 0 0 0 +1
    Totali 0 0 0 0 0 0 0 0

    Tabella 5. Variazioni dei seggi, rispetto a quelli effettivamente assegnati, che il metodo in esame avrebbe attribuito al Senato nelle elezioni del 2022 per la Lombardia.

    PROPORZIONALE O MAGGIORITARIO ?

    Vi sono varie proposte di modifiche legislative[5]tali da consentire, con metodi maggioritari, una più efficiente governabilità. Qui ci limitiamo a osservare che il metodo proposto sarebbe parimenti applicabile anche se i totali venissero fissati con diverse modalità, come maggiori sbarramenti e premi di maggioranza.



    [1]   Cfr. Legge 3 novembre 2017 n. 165

    [2]   In tale ripartizione percentuale, le leggi elettorali stabiliscono, in generale, la prevalenza di uno dei due meccanismi (maggioritario o proporzionale) prevedendo che l’elettore si esprima con due voti, uno per ciascuno di essi; in Italia il sistema “misto” è stato introdotto per la prima volta, a seguito del referendum del 18.04.1993, con le Leggi 4 agosto 1993 n. 276 e n. 277

    [3]   Si vedano G. TARLI BARBIERI Lo slittamento dei seggi all’esame della Corte costituzionale in Le Regioni, 4/2014, G. TARLI BARBIERI Lo slittamento dei seggi dopo la sentenza n. 35/2917” in Quad. cost 2017, p. 537 ss.

    [4]    Si vedano a tal proposito i prospetti allegati al verbale del 14 marzo 2018 “elezione Camera Deputati” e il verbale delle operazioni dell’ufficio elettorale centrale nazionale compiute in data 20 marzo 2018.

    [5]Cfr. nota n. 5

    BIBLIOGRAFIA

    Bezzi M., G. Gambarelli e G. A. Zibetti (2019) “Bi-proportional Apportionments”. In: Nguyen N., Kowalczyk R., Mercik J., Motylska-Kuźma A. (eds) Transactions on Computational Collective Intelligence XXXIV.
    Lecture Notes in Computer Science, vol 11890, pp. 146-161, Springer, Berlin, Heidelberg.  First Online: 01 November 2019.  DOI: https://doi.org/10.1007/978-3-662-60555-4_10.   Print ISBN: 978-3-662-60554-7. ·         Online ISBN: 978-3-662-60555-4.

    Gambarelli, G. e G. A. Zibetti (2014). “La nuova legge elettorale italiana – problemi e proposte di soluzione”. Atti dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo. Officina dell’Ateneo, Sestante Edizioni. Volume 76-77, pp 239-249. ISBN 978-88-6642-181-8.

    Pukelsheim, F. (2006) “Current issues of apportionment methods”, in B. Simeone and F. Pukelsheim (eds) Mathematics and democracy: recent advances in voting systems and collective choice, Springer, pp. 167-176.

    Pukelsheim, F., F. Ricca, B. Simeone, A. Scozzari, P. Serafini (2012) “Network flow methods for electoral systems” Wiley Periodicals, Inc. NETWORKS, 2012 Volume 59. Numero Speciale per INOC (International Network Optimization Conference) 2009, pp. 73-88.

  • Partecipazione elettorale e integrità elettorale. Giovedì 23 giugno il convegno POPE ospitato da CISE-LUISS

    Partecipazione elettorale e integrità elettorale. Giovedì 23 giugno il convegno POPE ospitato da CISE-LUISS

    Partecipazione elettorale e integrità elettorale: un’agenda di ricerca

    Evento organizzato dallo Standing Group SISP “Partiti Opinione Pubblica Elezioni” in collaborazione con QOE-IJES e CISE-LUISS.

    Giovedì 23 giugno 2022, ore 10:15
    Aula Toti, Campus Luiss di Viale Romania 32, Roma

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    È in atto una tendenza allarmante verso l’allontanamento dalle elezioni da parte degli elettori. Spesso questo distacco è accompagnato dalla contestazione dei risultati elettorali. Entrambi i fenomeni indicano un fallimento dei valori e delle procedure democratiche. Come e perché le elezioni falliscono? E cosa si potrebbe fare per evitare il fallimento delle elezioni? L’integrità elettorale è una preoccupazione persistente sia nelle democrazie consolidate che in quelle in transizione. La manipolazione e la frode dei risultati elettorali rappresentano una concreta possibilità specialmente nei sistemi politici non compiutamente democratici, tuttavia possono sorgere contestazioni anche in caso di elezioni libere.

    Nonostante la crescente attenzione in letteratura, il concetto stesso di integrità elettorale è tuttora dibattuto. È quindi opportuno promuovere nuove riflessioni su questo tema, con una particolare attenzione sull’Italia, dove l’ossessione dei partiti per il cambiamento delle regole elettorali si accompagna all’indifferenza su come le elezioni sono effettivamente organizzate. A questo proposito, si riscontra la necessità di rendere decisiva la volontà degli elettori e di aumentare allo stesso tempo la loro partecipazione. Da un lato, l’innovazione tecnologica offre nuove possibilità per la partecipazione politica e per l’organizzazione dei processi elettorali. Dall’altra parte, gli episodi di mancata accettazione dell’esito elettorale a causa di incertezze relative alle procedure sono sempre più comuni. Le implicazioni possono variare da episodi violenti – com’è successo negli Stati Uniti nel gennaio 2021 con le rivolte a Capitol Hill – a manifestazioni di limitato dissenso. In ogni caso, le contestazioni sull’esito elettorale contribuiscono a consolidare sentimenti di sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni. La legittimità di un risultato elettorale, infatti, dipende in larga misura dalle procedure, dalla loro correttezza e dalla percezione che elettori e candidati hanno dell’intero processo elettorale.

    Programma

    10:15 Saluti
    Lorenzo De Sio, Università Luiss Guido Carli
    Luca Verzichelli, Università di Siena, Presidente SISP

    10:30 Prima sessione
    Stefano Rombi e Fulvio Venturino, Università di Cagliari
    Integrità elettorale: definizioni e misure

    Fabrizio Orano, Ministero dell’interno
    Le modalità di espressione del voto: il voto all’estero

    Nicola D’Amelio, Ministero dell’interno
    Le modalità di espressione del voto: il voto elettronico

    Gabriele Bracci, Consiglio regionale della Toscana
    Le modalità di espressione del voto: libertà di circolazione e diritto di voto

    Stefano Cavatorti, Regione Emilia-Romagna
    Le modalità di espressione del voto: l’incidenza sul procedimento preparatorio

    12:30 Pausa pranzo

    14:00 Seconda sessione

    Francesco Giovanni Truglia, Alessandra Ferrara e Giovanni Lombardo, Istat
    Recenti dinamiche dell’astensionismo, propagazione territoriale e driver dell’astensionismo involontario. Offerta politica partecipazione elettorale tra prima, seconda e terza Repubblica. Analisi multiway elezioni politiche 1992-2018.

    Dario Tuorto, Università di Bologna
    Esclusi per legge. “Non-eligible voters” come categoria negletta delle democrazie contemporanee

    16:00 Tavola rotonda
    Paolo Feltrin, Università di Trieste
    Alessandra Ferrara, Istat
    Marta Regalia, Università di Milano
    Modera: Paolo Bellucci, Università di Siena

    Conclusione

    Stefano Rombi, Università di Cagliari
    L’integrità elettorale in Italia, problemi e prospettive

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  • Un nuovo candidate-based system nelle regioni italiane? Un’analisi del voto personale in Campania, Emilia-Romagna e Veneto

    Un nuovo candidate-based system nelle regioni italiane? Un’analisi del voto personale in Campania, Emilia-Romagna e Veneto

    di Mattia Gatti

    Il concetto di sistema partitico de-istituzionalizzato fu introdotto negli anni Novanta da Mainwaring e Scully (1995) per inquadrare il costante stato di instabilità delle interazioni partitiche in America Latina. Esso si riferisce a una situazione in cui partiti politici instabili mostrano modelli d’interazione instabili e imprevedibili nel tempo (Casal Bértoa, 2014). Negli ultimi anni, tuttavia, questo termine è divenuto di utilizzo sempre più comune in Europa Occidentale. L’effetto combinato della crisi del debito europeo e di quella migratoria ha funzionato come catalizzatore per l’emersione di forze radicali e populiste di destra e di sinistra (Hooghe e Marks, 2018) che, cavalcando il crescente sentimento popolare anti-establishment, hanno politicizzato nuove linee di conflitto che vedono contrapposti i vincitori e i perdenti della globalizzazione (Kriesi et al., 2006). Di conseguenza, i tradizionali modelli d’interazione partitica europei ne hanno risentito, mostrando oggi una sempre crescente fluidità.

    Tra le diverse realtà occidentali, il sistema partitico italiano è probabilmente quello maggiormente influenzato dalle recenti dinamiche politiche. Come sottolineato da Emanuele e Chiaramonte (2020), il periodo che segue le elezioni politiche del 2013 rappresenta una delle fasi più instabile della storia politica europea del dopoguerra, alla stregua di quanto avviene in Francia (dal 2012), Islanda (dal 2013) e Irlanda (dal 2011). L’emersione di nuove forze politiche (il M5S), e la trasformazione ideologica di altre (Lega) (Albertazzi, Giovannini, e Seddone, 2018) ha portato a un aumento marcato dei livelli di volatilità elettorale, innovazione parlamentare e governativa. Da questo scenario fluido e confuso non si discostano i sistemi partitici regionali, che nell’ultimo ciclo elettorale hanno assistito alla prepotente affermazione delle liste dei candidati presidente (vedasi i casi di Luca Zaia e Giovanni Toti), e al più generale indebolimento della leadership dei partiti nazionali. Essi hanno perso la funzione di regolazione dell’offerta politica, sempre più assoggettata ai voleri e all’influenza dei cosiddetti Campioni delle Preferenze (De Luca, 2011). I Campioni delle Preferenze, identificabili come quei candidati per i consigli regionali o locali capaci di ottenere un consistente supporto personale (voti di preferenza), indipendentemente dal tipo d’elezione o dal partito che li sostiene (De Luca, 2001), costituiscono dei veri e propri partiti personali (Calise, 2000) a capo dei meccanismi di reclutamento politico e sempre più fondamentali per la vittoria di un candidato presidente e della coalizione a suo supporto.

    Ci si trova di fronte, insomma, a un sempre più marcato processo di ‘personalizzazione decentralizzata’ (Balmas et al., 2014). Questa tipologia di personalizzazione riguarda il trasferimento del potere politico dal gruppo (esecutivo, partito) ai singoli attori politici (membri semplici di un partito, parlamentari, consiglieri regionali e comunali), i quali acquisiscono maggiore centralità e influenza nelle istituzioni, nei media, e soprattutto, nella competizione elettorale, dove anche gli elettori sembrano essere sempre più inclini a esprimere un voto per il candidato più che per il partito (Karvonen, 2010).

    Seppur la letteratura abbia evidenziato la crescente importanza dei Campioni delle Preferenze come una specificità meridionale (De Luca, 2001; Napoli, 2005; Emanuele e Marino, 2016), ci si può attendere che, data la crescente instabilità e imprevedibilità generalizzata dei sistemi partitici regionali, i Campioni abbiano accresciuto la loro influenza sulla competizione elettorale anche in altre parti del paese. In sostanza, quella porzione del supporto elettorale al candidato derivante dalla sua storia personale, dalle sue qualità, attività e qualifiche (Cain et al., 1987) – ossia il voto personale – sarebbe oggi uno (se non l’unico) dei principali elementi di continuità dei sistemi politici regionali italiani. In particolar modo, il voto personale sarebbe divenuto un elemento pervasivo delle due subculture politiche italiane, quella rossa e quella bianca. Qui, la letteratura (Passarelli, 2017) ha sottolineato il tradizionale ruolo del capitale sociale e dell’organizzazione partitica nel prevenire la diffusione di un voto prettamente personale. Tuttavia, gli ultimi decenni hanno evidenziato la profonda crisi dell’impianto normativo e valoriale proprio della ‘Terza Italia’ (Bagnasco, 1977; Caciagli, 2011). La crisi economica e la generale disaffezione verso la politica ha acuito la distanza tra partiti e comunità locale (Valbruzzi, 2019), a tal punto che oggi è molto difficile parlare di un voto d’appartenenza (Parisi e Pasquino, 1977). La conseguenza diretta di questi processi è stata la marcata fluidità della domanda e dell’offerta politica. Basti pensare che in Veneto l’ultimo ciclo elettorale ha fatto registrare una volatilità elettorale del 37,9%, non dissimile da quanto registrato nello stesso periodo in Campania (41,8%). Lo stesso si può dire dell’Emilia-Romagna, fulcro della (ex) subcultura rossa, dove la volatilità elettorale ha raggiunto il 33.2%.

    È quindi plausibile ipotizzare che in queste regioni la crescente pervasività del voto personale abbia generato una nuova ‘sistematicità’, basata sulle interazioni tra i Campioni delle Preferenze, e che queste risultino oggi più stabili e prevedibili di quelle tra i partiti. Un candidate-based system – cioè un modello di competizione elettorale basato sui candidati principali – potrebbe aver integrato, se non sostituito, il classico modello di competizione party-based, in cui sono i partiti a stabilire i legami con l’elettorato e i candidati risultano solo una loro funzione. Per di più, la centralità dei candidati potrebbe essere divenuta tale da determinare (predire) il successo o la sconfitta di un candidato presidente e della coalizione a supporto.

    Al fine di cogliere questa nuova ‘sistematicità’ è necessario isolare quegli attori individuali capaci di influenzare il processo politico regionale nell’ultimo ciclo elettorale (2014/5-2020), vale a dire i Campioni delle Preferenze, riproponendo il modello empirico utilizzato da Emanuele e Marino (2016) nella loro analisi del caso calabrese. Si è quindi provveduto a identificarli, operazionalizzandoli come quei candidati al Consiglio regionale capaci di ottenere almeno l’1% di voti validi totali. Si è scelto di analizzare tre diversi casi regionali, scegliendo come unità d’analisi la provincia/città metropolitana[1]. Il primo caso è quello della Città metropolitana di Napoli (NA), esemplificativo della ‘subcultura meridionale’ (Scaramozzino, 1990), dove storicamente il voto personale ha rappresentato un elemento di raccordo tra istituzioni e comunità. Inoltre, sono state selezionate la Città Metropolitana di Bologna (BO), e la Provincia di Padova (PDV), rispettivamente centri importanti della (ex) Zona Rossa e della ex Zona Bianca.

    Si può notare subito come, rispetto al caso emiliano-romagnolo e a quello veneto, quello campano mostri una diffusione di grandi pacchetti di preferenze su un numero maggiore di candidati (23 nel 2015 e 20 nel 2020). A Napoli i Campioni delle Preferenze raccolgono il 31,7% dei voti validi totali nel 2015 e il 23.4% nel 2020, mentre in Veneto e Emilia-Romagna non superano il 20% (dati non mostrati). Seppur interessanti, questi dati non dicono granché sulla possibilità di uno nuovo modello di competizione elettorale in queste regioni, basato sui candidati e non sui partiti. Soprattutto, questi valori sono lontani da quelli registrati nella provincia di Reggio Calabria da Emanuele e Marino (2016), dove una trentina di candidati raccoglievano più del 60% dei voti validi nelle elezioni regionali del 2010 e 2014.

    Un’analisi approfondita delle diverse interazioni tra i principali candidati, tuttavia, fornisce un quadro sorprendente. Queste prendono la forma di ricandidature (con lo stesso partito, con la stessa coalizione, con una coalizione diversa) ed endorsement (per un candidato dello stesso partito, della stessa coalizione, o di una coalizione diversa). In un party-driven system sarebbe logico attendersi un’alta continuità nel supporto territoriale di un candidato candidatosi con lo stesso partito a t e t+1, mentre questa diminuirebbe per un candidato che a t+1 cambi partito rimanendo nella stessa coalizione, e ancor di più per un candidato che passi a un’altra coalizione. La stessa logica varrebbe per gli endorsement. In un candidate-based system, invece, ci si potrebbe attendere che i candidati – non essendo essi funzione del loro partito/lista – non mostrino una sostanziale diminuzione della continuità del loro supporto territoriale nel caso di passaggio a un partito o coalizione diversa, men che meno in caso di endorsement.  L’utilizzo di correlazioni bivariate mostra, in questo senso, una notevole continuità con la logica candidate-based. In tutte e tre i casi regionali, infatti, le interazioni tra i Campioni sono caratterizzate da grande stabilità e prevedibilità nelle interazioni (tabelle 1, 2 e 3).  Emblematici sono i casi di Porcelli G. in Campania (.95), Marchetti F. e Taruffi I. in Emilia-Romagna (.96), e Pan G. in Veneto (.94). Ancora più rilevante è il fatto che la media totale delle correlazioni ipotizzate tra i Campioni nelle diverse circoscrizioni sia notevolmente più alta di quella tra i partiti (circa il doppio in ognuno dei tre casi). In sostanza, ci si trova di fronte a un candidate-based system che conferisce una maggiore stabilità e prevedibilità rispetto al tradizionale party-driven system.

    Tabella 1 – Supporto territoriale dei Campioni delle Preferenze e dei partiti in NA

    Candidature dei Campioni e endorsement r di Pearson Liste partitiche r di Pearson
    Amato V. (PD) -> (PD) 0,79*** Campania Libera -> Campania Libera 0,24*
    Borrelli F.E. (Davvero-Verdi) -> (Europa Verde-Demos Democrazia Solidale) 0,86*** Centro Democratico-Scelta Civica -> Centro Democratico 0,19
    Casillo M. (PD) -> (PD) 0,69*** De Luca Presidente -> De Luca Presidente 0,28**
    Casillo T. (Campania Libera) -> (Campania Libera) 0,78* Davvero-Verdi -> Europa Verde-Demos Democrazia Solidale 0,38***
    Ciarambino V. (M5S) -> (M5S) 0,79*** FI -> FI 0,39***
    Daniele G. (PD) -> (PD) 0,24* FdI -> FdI 0,20
    Di Scala M.G. (FI) -> (FI) 0,92*** M5S -> M5S 0,63***
    Fiola C. (PD) -> (PD) 0,35*** PD -> PD 0,45***
    Marciano A. (PD) -> (PD) 0,13 PD -> Italia Viva 0,25*
    Marrazzo N. (PD) -> (PD) 0,74*** UdC -> UdC -0,06
    Porcelli G. (Campania Libera) -> (Campania Libera) 0,95***    
    Raia L. (PD) -> (PD) 0,28**    
    Russo E. (FI) -> (FI) 0,64***    
    Nappi S. (NCD-Campania Popolare) -> (Lega Salvini Campania) 0,47**    
    Schiano di Visconti M. (FI) -> (FdI) 0,92***    
    Beneduce F. (FI) -> (Campania Libera) 0,68    
    Guarino F. (FI) -> (Italia Viva) 0,79***    
    Amente M. (FI) -> Amente C. (FdI) 0,24*    
    Pizzella F. (Centro Democratica-Scelta Civica) -> Manfredi M. (PD) 0,21*    
    Sommese P. (NCD-Campania Popolare) -> Sommese G. (Liberaldemocratici-Moderati) 0,62***    
           
    Media delle correlazioni ipotizzate (N:20) 0,63   Media delle correlazioni ipotizzate (N:10) 0,30

    Note: correlazioni bivariate (2015-2020) attraverso i 91 comuni di NA; *p < .05, **p < .01, ***p < .001.

    Fonte: elaborazione dell’autore.

    Tabella 2 – Supporto territoriale dei Campioni delle Preferenze e dei partiti in BO

    Candidature dei Campioni e endorsement r di Pearson Liste partitiche r di Pearson
    Caliandro S. (PD) -> (PD) 0,49*** FI -> FI -0,04
    Marchetti F. (PD) ->  (PD) 0,96*** FdI -> FdI 0,44***
    Mumolo A. (PD)  ->  (PD) 0,80*** Lega Nord-> Lega 0,44***
    Paruolo G. (PD)   -> (PD) 0,82*** PD -> PD 0,85***
    Taruffi I. (SEL) ->  (Emilia-Romagna CEP) 0,96*** PD ->Bonaccini Presidente -0,13
    Tomei F. (SEL)   -> Schlein E. E. (Emilia-Romagna CEP) 0,36** SEL -> Emilia-Romagna CEP 0.78***
    Vannini D. (PD)  ->  Donini R. (PD) -0,05    
    Bignami G. (FI) -> Lisei M. (FdI) 0,58***    
    Marsano M. (PD) -> Felicori M. (Bonaccini Presidente) 0,58***    
           
    Media delle correlazioni ipotizzate (N:9) 0,61 Media delle correlazioni ipotizzate (N:6) 0,33

    Note: correlazioni bivariate (2014-2020) attraverso i 55 comuni di BO; *p < .05, **p < .01, ***p < .001.

    Fonte: elaborazione dell’autore.

    Tabella 3 – Supporto territoriale dei Campioni delle Preferenze e dei partiti in PDV

    Candidature dei Campioni e endorsment r di Pearson Liste partitiche r di Pearson
    Boron F. (Zaia) -> (Zaia Presidente) 0,32** FI -> FI-Autonomia per il Veneto 0,05
    Marcato R. (Lega Nord) -> (Lega Salvini) 0,53 FdI-AN-Altri -> FdI 0,05
    Pan G. (Lega Nord) -> (Lega Salvini) 0,94*** Lega Nord-Lega Salvini 0,09
    Sandonà L. (Zaia) -> (Zaia Presidente) 0,55*** PD -> PD 0,68***
    Barison M. (FI) -> (Lista Veneta Autonomia) 0,89*** Zaia -> Zaia Presidente 0,27**
    Centenaro G. (Lega Nord) -> (Zaia Presidente) 0,78***    
    Toffanin R. (FI) -> Patron M. (FI-Autonomia per il Veneto) 0,05    
    Zanon R. (FdI-AN-Altri) -> Soranzo E. (FdI) 0,21*    
    Ruzzante P. (PD) -> Tognon A. (Il Veneto che vogliamo) 0,31**    
    Serato L. (Lega Nord) -> Cavinato E. (Zaia Presidente) -0,03    
    Piva G. (PD) -> Vanni A. (Italia Viva-Civica per il Veneto-PRI-PSI) 0,30**    
           
    Media delle correlazioni ipotizzate (N:11) 0,44 Media delle correlazioni ipotizzate (N:5) 0,23

    Note: correlazioni bivariate (2015-2020) attraverso i 101 comuni di PDV; *p < .05, **p < .01, ***p < .001.

    Fonti: elaborazione dell’autore.

    Ciò nonostante, le analisi di regressione multivariata fanno propendere verso maggiore cautela. Come mostrato dalla tabella 4 (è il caso esemplificativo di Bonaccini in Emilia-Romagna), la capacità di predire il risultato elettorale dei candidati presidente (e della coalizione a supporto) da parte dei Campioni delle Preferenze (e dei loro pacchetti di voti) nelle diverse circoscrizioni è significativamente minore di quello delle diverse coalizioni di partiti a supporto dei candidati presidente. Infatti – come mostrato dai modelli 4 e 5 in tabella – quando poste insieme la variabile relativa alla coalizione dei Campioni e quelle concernenti diverse coalizioni di partiti, la prima diviene (costantemente) statisticamente non significativa.

    Tabella 4 – Voti per Bonaccini in 2020 predetti attraverso differenti aggregazioni di coalizioni di partiti e Campioni delle Preferenze

    Variabili indipendenti Modello 1 Modello 2 Modello 3 Modello 4 Modello 5
    beta s.e. beta s.e. beta s.e. beta s.e. beta s.e.
    Coalizione di centro-sinistra nel 2014 0,80*** 0.15 0,47** 0.24 0,52** 0.26
    Campioni nel 2014 che supportano Bonaccini 0,38** 0.42 0.05 0.30 -0.08 0.30
    Dimensione demografica 0,23** 0.00 0,24** 0.00 0,22** 0.00
    Tradizione politica 0,30* 0.08 0,61*** 0.06 0,28* 0.08
    Tasso di disoccupazione -0.15 0.15 -0,25 * 0.17 -0.17 0.16
    N 54 54 54 54 54
    R-quadro 0.65 0.14 0.74 0.68 0.75
    R-quadro corretto 0.64 0.12 0.72 0.65 0.72
    Statistica F 94.74 8.54 35.44 25.56 28.46

    Note: regressioni OLS con coefficienti standardizzati (beta) ed errori standard (s.e.). *p < .05, **p < .01, ***p < .001.

    Fonte: elaborazione dell’autore.

    In conclusione, questa analisi dimostra la crescente pervasività del voto personale in sistemi partitici de-istituzionalizzati, o quanto meno turbolenti. Lo studio delle suddette regioni evidenzia come le interazioni tra i Campioni delle Preferenze abbiano generato una nuova sistematicità, caratterizzata da una notevole stabilità e prevedibilità. In particolar modo, sembra che il voto personale abbia recentemente assunto una funzione di ‘ancoraggio’ tra le istituzioni e l’elettorato, proprio in quelle realtà a lungo dominate dalla centralità e mediazione partitica.  Nondimeno, l’analisi della competizione presidenziale palesa una certa resilienza della tradizionale competizione party-based. I partiti, in tutte e tre le regioni sotto analisi, possiedono ancora un certo potere simbolico e identificativo, agendo come euristiche per l’elettorato. La sfida presidenziale, in sostanza, dipende ancora fortemente da essi.


    [1] L’elezione dei candidati al consiglio regionale avviene, infatti, su base provinciale.

    Bibliografia:

    Albertazzi, Daniele, Giovannini, Arianna, e Seddone, Antonella (2018), ‘No regionalism please, we are Leghisti!’ The transformation of the Italian Lega Nord under the leadership of Matteo Salvini, Regional and Federal Studies, Vol. 28, No.5, pp.645-671.

    Bagnasco, Arnaldo (1977), Tre Italie: la problematica territorial dello sviluppo italiano. Bologna: Il Mulino.

    Balmas, Meital et al. (2014), Two routes to personalized politics: Centralized and decentralized personalization, Party Politics, article first published online, https://doi.org/10.1177/1354068811436037

    Caciagli, Mario (2011), Subculture politiche territoriali o geografia elettorale?, SocietàMutamentoPolitica, Vol.2, No.3, pp.95-104.

    Cain, Bruce et al. (1987), The Personal Vote. Constituency Service and Electoral Independence. Cambridge: Harward University Press.

    Calise, Mauro (2000), Il partito personale. Roma-Bari: Laterza.

    Casal Bértoa, Fernando (2014), Party systems and cleavage structures revisited: a sociological explanation of party system institutionalization in East Central Europe, Party Politics, Vol.20, No.1, pp.16-36.

    De Luca (2001), Il ritorno dei “campioni delle preferenze” nelle elezioni regionali, Polis, No.2, pp.227-248.

    De Luca (2011), Alcuni effetti del voto “personale” negli esiti e nella partecipazione elettorale, presentato al XXV Convegno SISP, Palermo, Italia, 8-10 Settembre.

    Emanuele, Vincenzo e Chiaramonte, Alessandro (2020), Going out of the ordinary. The de-institutionalization of the Italian party system in comparative perspective, Contemporary Italian Politics, Vol.12, No.1, pp.4-22.

    Emanuele, Vincenzo e Marino, Bruno (2016), Follow the Candidates, Not the Parties? Personal Vote in a Regional De-institutionalized Party System, Regional & Federal Studies, Vol.26, No.4, pp.531-554.

    Hooghe, Liesbet e Marks, Gary (2018), Cleavage theory meets Europe’s crises: Lipset, Rokkan, and the transnational cleavage, Journal of European Public Policy, Vol.25, No.1, pp.109-135.

    Karvonen, Lauri (2010), The personalisation of politics. A study of parliamentary democracies. Colchester: ECPR Press.

    Kriesi, Hanspeter (2006), Globalization and the transformation of the national political space: Six European countries compared, European Journal of Political Research, Vol.45, No.6, pp.921-956.

    Mainwaring, Scott e Scully, Timothy R. (1995), Building Democratic Institutions: Party Systems in Latin America. Stanford: Stanford University Press.

    Napoli, Daniela (2005), Dove le preferenze contano – Il caso della Calabria, Le Istituzioni del Federalismo, Vol.6, pp.1142-1182.

    Parisi, Arturo e Pasquino, Gianfranco (1977), Continuità e mutamento elettorale in Italia. Le elezioni del 20 giugno 1976 e il sistema politico italiano. Bologna: Il Mulino.

    Passarelli, Gianluca (2017), Determinants of Preferential Voting in Italy: General Lessons from a Crucial Case, Representation, Vol.53, No.2, pp.167-183.

    Scaramozzino, Pasquale (1990), Il Voto di Preferenza Nelle Elezioni Regionali, Il Politico, Vol.55, No.2, pp.293-311.

    Valbruzzi, Marco (2019), Allerta rossa per l’onda verde. Politica, economia e società in Emilia-Romagna alla vigilia del voto regionale, Misure/Materiali di ricerca dell’Istituto Cattaneo, Vol.42.


    [1] L’elezione dei candidati al consiglio regionale avviene, infatti, su base provinciale.

  • La distribuzione del voto nelle circoscrizioni: Roma, Milano e Torino a confronto

    La distribuzione del voto nelle circoscrizioni: Roma, Milano e Torino a confronto

    di Matteo Boldrini e Mattia Collini (Università degli Studi di Firenze)

    Le elezioni amministrative del 3
    e 4 ottobre si sono caratterizzate per due risultati principali: un diffuso
    astensionismo che ha interessato in buona sostanza tutte le realtà italiane e
    un significativo calo del Movimento Cinque Stelle – anche nelle città dove
    esprimeva l’amministrazione uscente o aveva ottenuto risultati importanti alle
    elezioni precedenti – accompagnato da una ripresa del centrosinistra e dalle
    significativa crescita di Fratelli d’Italia, analizzate negli articoli di (link
    a https://cise.luiss.it/cise/2021/10/07/ritorno-al-bipolarismo-il-quadro-delle-vittorie-e-delle-sfide-ai-ballottaggi-nei-comuni-sopra-i-15mila-abitanti/,
    https://cise.luiss.it/cise/2021/10/05/comunali-2021-crollo-dellaffluenza-vince-lastensione-grandi-citta-disertate-tiene-leffetto-incumbent/
    , https://cise.luiss.it/cise/2021/10/06/fdi-sorpassa-la-lega-m5s-crolla-pd-ai-livelli-2016-lanalisi-del-voto-nei-118-comuni-sopra-i-15-000-abitanti/  ).

    Ma come si è distribuito il voto
    all’interno delle principali aree metropolitane? Qui andiamo ad analizzare la
    distribuzione dei voti e dell’affluenza nelle varie circoscrizioni a Roma,
    Milano e Torino, confrontandole con il 2021. In particolare, si è verificato
    quale sia stata la differenza nell’affluenza e nelle performance dei candidati
    sindaci nelle varie zone.

    Roma

    Partendo dalla Capitale, la tornata elettorale per
    l’elezione della nuova amministrazione capitolina ha segnato la vittoria del
    candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri su quello del centrodestra
    Enrico Michetti. Il primo turno di votazione si è svolto in un’atmosfera
    caratterizzata da una marcata disaffezione dell’elettorato, con oltre la metà
    che ha disertato le urne. L’affluenza sì è difatti fermata al 48,83%, un calo
    di oltre sette punti rispetto alla già bassa partecipazione della tornata
    precedente, quando al primo turno votarono il 56.2% degli aventi diritto.

    Tabella 1: Roma – confronto dell’affluenza in ciascun municipio 2016-2021

      2016 2021 diff
    I 52,46 49,28 -3,18
    II 56,09 56,52 0,43
    III 59,24 51,66 -7,58
    IV 58,78 49,75 -9,03
    V 58,34 47,81 -10,53
    VI 55,15 42,82 -12,33
    VII 56,90 50,03 -6,87
    VIII 57,03 50,48 -6,55
    IX 57,14 50,36 -6,78
    X 54,41 46,78 -7,63
    XI 55,97 46,73 -9,24
    XII 55,99 49,67 -6,32
    XIII 55,80 48,24 -7,56
    XIV 55,17 46,83 -8,34
    XV 52,42 45,48 -6,94
    Totale 56,17 48,83 -7,34

    Come si può vedere dalla prima tabella, l’affluenza si è
    significativamente ridotta pressoché in tutti i municipi. Solo nei quartieri
    centrali si è registrato il minor calo, ove non un lieve aumento dell’affluenza
    come nel II Municipio, mentre la riduzione di partecipazione più elevata si è
    registrata nel V e VI municipio.

    Tabella 2: Roma 2021 – risultati dei candidati sindaci e liste

      voti %
    ENRICO MICHETTI 334.327 30,14
    Giorgia
    Meloni Fratelli d’Italia
    176.698 17,42
    Rinascimento
    Sgarbi Michetti Sindaco Cambiamo Roma
    18.650 1,84
    Lista
    Civica Michetti Sindaco
    25.035 2,47
    Lega
    Salvini Premier
    60.143 5,93
    Forza
    Italia – Berlusconi Per Michetti – Libertas – Unione Di Centro
    36.422 3,59
    Partito
    Liberale Europeo Roma Con Michetti
    1.371 0,14
    Coalizione Michetti 318.319 31,38
    VIRGINIA RAGGI 211.816 19,09
    Cultura
    E Innovazione Roma Ecologista Virginia Raggi Sindaca
    10.325 1,02
    Sportivi
    Per Roma “Virginia Raggi Sindaca”
    6.852 0,68
    Movimento
    Cinque Stelle “2050”
    111.624 11
    Roma
    Decide “Virginia Raggi Sindaca”
    2.255 0,22
    Lista
    Civica “Virginia Raggi”
    43.557 4,29
    Con
    Le Donne Per Roma “Virginia Raggi Sindaca”
    4.891 0,48
    Coalizione Raggi 179.504 17,7
    ROBERTO GUALTIERI 299.870 27,03
    Demos
    Democrazia Solidale
    9.607 0,95
    Lista
    Civica Gualtieri Sindaco
    54.763 5,4
    Partito
    Socialista Italiano Psi
    2.841 0,28
    Roma
    Futura Femminista Egualitaria Ecologista
    20.021 1,97
    Sinistra
    Civica Ecologista
    20.493 2,02
    Europa
    Verde Ecologista – European Green Party – Verdi
    9.353 0,92
    Pd
    Partito Democratico
    166.130 16,38
    Coalizione Gualtieri 283.208 27,92
    CARLO CALENDA 219.807 19,81
    CALENDA
    SINDACO
    193.424 19,07
    LUCA TEODORI 7.133 0,64
    Verità
    3v Libertà
    6.511 0,64
    ELISABETTA CANITANO 6.611 0,6
    Potere
    al Popolo
    6.090 0,6
    Altri candidati 30.348 2,69
    Altre
    liste
    27.782 2,69

    Andando ad esaminare i risultati a livello aggregato, che
    possiamo vedere in dettaglio dalla tabella 2, la lista più votata in città
    risulta quella di Carlo Calenda, mentre al secondo posto troviamo Fratelli
    d’Italia, che sopravanza di circa un punto il Partito Democratico.
    Particolarmente deludente è il risultato del Movimento 5 Stelle, che si ferma
    all’11% dei voti (pur essendo il miglior risultato tra le grandi città), meno
    di un terzo del 35,3% ottenuto nel 2016, con una perdita di oltre 300000 voti.

    Spostandoci sui voti ai candidati in ciascun municipio, a
    livello aggregato (coefficiente di variazione), non notiamo eccessivi
    scostamenti tra i voti ai candidati in ciascun municipio, con le parziali
    eccezioni di Calenda e Raggi. Significativamente, si conferma il vantaggio del
    candidato di centrosinistra e di Carlo Calenda nei due municipi centrali (I e
    II). Il VI municipio (che comprende molte zone popolari) si dimostra quello
    dove il centrosinistra soffre le peggiori performance, mentre è il contrario
    per centrodestra e Movimento 5 Stelle. (uniforumtz.com) Questo si riflette anche nell’elezione
    del “minisindaco” di municipio, dove sono andati al ballottaggio il candidato
    di centrodestra contro quello del M5S (che ha sopravanzato di alcune decine di
    voti il candidato del centrosinistra).

    Figura 1: Roma 2021 – candidati sindaco più votati per Municipio

    Tabella 3: Roma 2021 – voti ai candidati per municipio (primo turno)

      Michetti Gualtieri Calenda Raggi
      voti % voti % voti % voti %
    I 15872 23,6 22154 32,94 20338 30,24 6850 10,19
    II 17362 23,79 20773 28,46 26299 36,03 6406 8,78
    III 24217 28,26 24287 28,35 18348 21,41 15703 18,33
    IV 21734 30,95 19074 27,16 10479 14,92 15916 22,67
    V 28086 32,1 24119 27,56 11316 12,93 19833 22,67
    VI 29468 39,93 14015 18,99 6710 9,09 20436 27,69
    VII 35988 27,4 38717 29,48 22530 17,15 27342 20,82
    VIII 13435 23,41 19428 33,85 12017 20,94 10008 17,44
    IX 23033 29,7 19393 25,01 17249 22,24 15152 19,54
    X 28891 34,44 18658 22,24 11942 14,24 20757 24,75
    XI 19176 32,6 16240 27,61 9181 15,61 11943 20,31
    XII 15260 25,68 19377 32,61 13517 22,75 9126 15,36
    XIII 15260 25,68 19377 32,61 13517 22,75 9126 15,36
    XIV 23474 31,61 18736 25,23 14290 19,25 15275 20,57
    XV 21209 36,5 12046 20,73 15460 26,61 7827 13,47
    Totale 334327 30,14 299870 27,03 219807 19,81 211816 19,09
    Coeff. Var. 0,17   0,16   0,34   0,28

    Esaminando la differenza tra i voti di coalizione e quelli
    ai candidati sindaco non si notano scostamenti sostanziali tra i vari municipi.

    Tabella 4: confronto dei
    voti ai candidati e liste a sostegno

      MICHETTI RAGGI GUALTIERI CALENDA
      Candidato Coalizione diff Candidato Coalizione diff Candidato Coalizione diff Candidato Coalizione diff
    I 23,6 24,78 -1,18 10,19 9,3 0,89 32,94 34,28 -1,34 30,24 28,6 1,64
    II 23,79 25,38 -1,59 8,78 7,99 0,79 28,46 30,1 -1,64 36,03 33,6 2,43
    III 28,26 29,55 -1,29 18,33 16,92 1,41 28,35 29,13 -0,78 21,41 20,66 0,75
    IV 30,95 32,06 -1,11 22,67 21,24 1,43 27,16 27,84 -0,68 14,92 14,47 0,45
    V 32,1 33,17 -1,07 22,67 21,06 1,61 27,56 28,11 -0,55 12,93 12,84 0,09
    VI 39,93 41,03 -1,1 27,69 26,22 1,47 18,99 19,67 -0,68 9,09 8,71 0,38
    VII 27,4 28,47 -1,07 20,82 19,08 1,74 29,48 30,45 -0,97 17,15 16,81 0,34
    VIII 23,41 24,53 -1,12 17,44 15,9 1,54 33,85 35,2 -1,35 20,94 20,34 0,6
    IX 29,7 31,08 -1,38 19,54 17,95 1,59 25,01 25,86 -0,85 22,24 21,54 0,7
    X 34,44 35,79 -1,35 24,75 23,34 1,41 22,24 22,82 -0,58 14,24 13,67 0,57
    XI 32,6 33,86 -1,26 20,31 18,87 1,44 27,61 28,33 -0,72 15,61 14,97 0,64
    XII 25,68 26,5 -0,82 15,36 14,24 1,12 32,61 33,8 -1,19 22,75 21,84 0,91
    XIII 25,68 26,5 -0,82 15,36 14,24 1,12 32,61 33,8 -1,19 22,75 21,84 0,91
    XIV 31,61 32,87 -1,26 20,57 19,01 1,56 25,23 25,92 -0,69 19,25 18,81 0,44
    XV 36,5 38,24 -1,74 13,47 12,21 1,26 20,73 21,49 -0,76 26,61 25,32 1,29
    Totale 30,14 31,38 -1,24 19,09 17,7 1,39 27,03 27,92 -0,89 19,81 19,07 0,74
    Coeff. Var. 0,17 0,16   0,28 0,29   0,16 0,17   0,34 0,33  

    Confrontando invece i risultati con la precedente tornata
    amministrativa del 2016 (tabella 5), Michetti ottiene quasi ovunque un
    risultato inferiore alla somma di Meloni e Marchini nel 2016, mentre si osserva
    l’opposto per Gualtieri rispetto a Giachetti nel 2016. Più interessante è il confronto
    tra il risultato del 2016 e quello del 2021 per Virginia Raggi. Nell’ambito del
    generale tracollo di voti, la sindaca uscente conferma le sue migliori
    performance elettorali nei municipi VI e X. Il calo di voti è però sostanzialmente
    in linea tra tutti i municipi, attestandosi in media sui 16 punti, con
    variazioni contenute.  Si può anche notare
    come i due municipi dove Raggi ha ottenuto i migliori risultati nel 2021 sono
    anche quelli dove si registrano il 
    minore (VI: -13,56) e maggiore calo rispetto al 2021 (X: -18,87).

    Tabella 5: Confronto voti ai
    candidati 2016 – 2021

    RAGGI MICHETTI 2021 vs MELONI+MARCHINI 2016 GUALTIERI vs GIACHETTI 2016
    2016 2021 diff. 2016 2021 diff. 2016 2021 diff.
    voti % voti % voti % voti % voti % voti % voti % voti % voti %
    I 18305 24,97 6850 10,19 -11455 -14,78 22506 30,7 23,6 23,6 -22482 -7,1 25132 34,28 22154 32,94 -2978 -1,34
    II 18338 24,32 6406 8,78 -11932 -15,54 25435 33,73 23,79 23,79 -25411 -9,94 25402 33,69 20773 28,46 -4629 -5,23
    III 34454 34,9 15703 18,33 -18751 -16,57 30524 30,92 28,26 28,26 -30495 -2,66 25243 25,57 24287 28,35 -956 2,78
    IV 32311 37,85 15916 22,67 -16395 -15,18 25535 29,91 30,95 30,95 -25504 1,04 19895 23,31 19074 27,16 -821 3,85
    V 40878 37,06 19833 22,67 -21045 -14,39 34852 31,6 32,1 32,1 -34819 0,5 24455 22,17 24119 27,56 -336 5,39
    VI 41899 41,25 20436 27,69 -21463 -13,56 35416 34,87 39,93 39,93 -35376 5,06 17579 17,31 14015 18,99 -3564 1,68
    VII 53606 36,82 27342 20,82 -26264 -16 42584 29,24 27,4 27,4 -42556 -1,84 37013 25,42 38717 29,48 1704 4,06
    VIII 21618 33,01 10008 17,44 -11610 -15,57 18339 28,01 23,41 23,41 -18315 -4,6 18889 28,84 19428 33,85 539 5,01
    IX 31797 37,2 15152 19,54 -16645 -17,66 26621 31,15 29,7 29,7 -26591 -1,45 20430 23,9 19393 25,01 -1037 1,11
    X 42538 43,62 20757 24,75 -21781 -18,87 28778 29,51 34,44 34,44 -28743 4,93 18703 19,18 18658 22,24 -45 3,06
    XI 26041 37,01 11943 20,31 -14098 -16,7 22225 31,59 32,6 32,6 -22192 1,01 16895 24,01 16240 27,61 -655 3,6
    XII 21484 32,02 9126 15,36 -12358 -16,66 19510 29,08 25,68 25,68 -19484 -3,4 20307 30,27 19377 32,61 -930 2,34
    XIII 19918 33,48 9126 15,36 -10792 -18,12 20984 35,26 25,68 25,68 -20958 -9,58 14193 23,85 19377 32,61 5184 8,76
    XIV 30935 35,92 15275 20,57 -15660 -15,35 28155 32,69 31,61 31,61 -28123 -1,08 20065 23,3 18736 25,23 -1329 1,93
    XV 19684 30,03 7827 13,47 -11857 -16,56 25522 38,93 36,5 36,5 -25485 -2,43 15969 24,36 12046 20,73 -3923 -3,63
    Totale 453806 35,25 211816 19,09 -241990 -16,16 406986 31,61 30,14 30,14 -406956 -1,47 320170 24,87 299870 27,03 -20300 2,16
    Coeff. Var. 0,15 0,28 -0,09 0,09 0,1 -2,12 0,19 0,16 1,58

    Roma – ballottaggio

    Il turno di ballottaggio svoltosi
    il 17 e 18 ottobre ha visto il candidato di centrosinistra Roberto Gualtieri
    vincere di larga misura sul candidato di centrodestra Enrico Michetti. La
    votazione è stata anch’essa caratterizzata da una bassissima partecipazione al
    voto, con solo il 40,6% degli aventi diritto che si è recato alle urne, un calo
    di circa otto punti rispetto al primo turno. Come si può vedere nella tabella 6,
    l’affluenza varia nei 15 municipi con un calo che va dal -6 del I municipio, al
    -10 del VI municipio. La riduzione più significativa corrisponde proprio al
    municipio ove il centrosinistra si era dimostrato meno competitivo e Virginia
    Raggi ed il M5S avevano ottenuto il miglior risultato, al pari del centrodestra
    che infatti lì ottiene la maggioranza assoluta dei voti al secondo turno.

    Tabella 6: Roma – voti ai
    candidati ed affluenza tra primo e secondo turno

    Michetti Gualtieri Affluenza
    1° turno 2° turno 1° turno 2° turno 1° turno 2° turno diff.
    I 23,6 32,97 32,94 67,03 I 49,28 43,15 -6,13
    II 23,79 34,61 28,46 65,39 II 56,52 47,82 -8,7
    III 28,26 37,23 28,35 62,77 III 51,66 43,56 -8,1
    IV 30,95 40,57 27,16 59,43 IV 49,75 41,58 -8,17
    V 32,1 40,77 27,56 59,23 V 47,81 39,76 -8,05
    VI 39,93 53,62 18,99 46,38 VI 42,82 32,45 -10,37
    VII 27,4 36,45 29,48 63,55 VII 50,03 42,22 -7,81
    VIII 23,41 31,62 33,85 68,38 VIII 50,48 43,5 -6,98
    IX 29,7 39,99 25,01 60,01 IX 50,36 41,99 -8,37
    X 34,44 45,33 22,24 54,67 X 46,78 37,69 -9,09
    XI 32,6 41,27 27,61 58,73 XI 46,73 38,48 -8,25
    XII 25,68 33,85 32,61 66,15 XII 49,67 42,79 -6,88
    XIII 25,68 43,5 32,61 56,5 XIII 48,24 40,24 -8
    XIV 31,61 41,72 25,23 58,28 XIV 46,83 38,31 -8,52
    XV 36,5 48,71 20,73 51,29 XV 45,48 37,84 -7,64
    Totale 30,14 39,85 27,03 60,15 Totale 48,83 40,68 -8,15
    C.var 0,17 0,15 0,16 0,10 C.var 0,06 0,09 -0,12

    Roma – il governo dei
    municipi

    Infine, i risultati della tornata elettorale non hanno
    visto un significativo cambiamento solo a livello dell’assemblea capitolina, ma
    anche per quanto riguarda il governo dei 15 municipi. Se, infatti, nel 2016
    questi erano andati nella quasi totalità al M5S, nel 2015 il centrosinistra
    ottiene la guida di ben 14 municipi su 15, con la sola eccezione del VI, dove
    al ballottaggio era andato – con uno scarto di poche decine di voti – il
    candidato del M5S contro quello del centrodestra.

    Tabella 7: Roma – riepilogo coalizioni di
    governo

      2016 2021
    I C.sin C.sin
    II C.sin C.sin
    III M5S C.sin
    IV M5S C.sin
    V M5S C.sin
    VI M5S C.des
    VII M5S C.sin
    VIII M5S C.sin
    IX M5S C.sin
    X M5S C.sin
    XI M5S C.sin
    XII M5S C.sin
    XIII M5S C.sin
    XIV M5S C.sin
    XV M5S C.sin
    ROMA M5S C.sin

    Figura 2: Confronto governo dei
    municipi 2016-2021

    Torino

    A Torino, in una tornata elettorale segnata da un marcato
    astensionismo – hanno votato infatti solamente il 48,8% degli aventi diritto –
    le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 hanno visto l’affermazione
    della coalizione di centrosinistra guidata da Stefano Lo Russo che ha sconfitto al
    ballottaggio il candidato del centrodestra Paolo Damilano.

    Come si può vedere dalla Tabella 8, dove sono illustrati i
    dati relativi all’affluenza anche in confronto con le precedenti
    amministrative, il calo nella partecipazione non si è manifestato in tutte le parti della città nello stesso modo. Nelle zone
    centrali (corrispondenti alla circoscrizione 1) infatti il calo è stato
    sensibilmente più basso (-1,6%), rispetto alla periferia Nord – corrispondente
    alle circoscrizioni 5 e 6 – dove si sono recati alle urne rispettivamente
    -13,2% e -12,2% di elettori rispetto alla tornata precedente. 

    Tabella 8: Confronto dell’affluenza in ciascuna circoscrizione a Torino 2016-2021

      Amministrative
    2016
    Amministrative
    2021
    Differenza 2021-2016
      Votanti % Votanti % Votanti %
    Circoscrizione 1 35564 53,04 35391 51,44 -173 -1,6
    Circoscrizione 2 67055 59,05 53438 48,07 -13617 -10,98
    Circoscrizione 3 59301 58,05 49610 49,13 -9691 -8,92
    Circoscrizione 4 43932 58,36 38393 50,72 -5539 -7,64
    Circoscrizione 5 53438 56,66 40157 43,46 -13281 -13,2
    Circoscrizione 6 41202 55,13 31335 42,91 -9867 -12,22
    Circoscrizione 7 36627 56,47 31056 48,02 -5571 -8,45
    Circoscrizione 8 60692 58,47 52186 50,69 -8506 -7,78
    Totale Città 397811 57,18 331566 57,18 -66245 -9,1

    Passando invece al risultato elettorale (Tabella 9), il
    candidato del centrosinistra Lo Russo ha ottenuto il 43,9% dei voti, contro il
    38,9% di quello de centrodestra Damilano e il 9% della candidata del M5S
    Sganga.

    Per quanto riguarda le liste invece, il Partito Democratico
    si è affermato come prima lista della città, con il 28,56% dei consensi,
    distanziando sensibilmente sia la lista del Sindaco a sostegno di Damilano
    (Damilano Sindaco – Torino Bellissima) che, con l’11,86% è risultata la lista
    più votata del centrodestra, sia Fratelli d’Italia e la Lega che hanno invece
    ottenuto rispettivamente il 10,47% e il 9,84%. Un risultato particolarmente
    negativo è stato poi quello totalizzato del Movimento Cinque Stelle che ha
    ottenuto solamente l’8% dei consensi.

    Passando adesso ad osservare la differente distribuzione
    geografica del voto tra le diverse circoscrizioni, si osserva come vi siano
    state importanti differenze sia tra le diverse liste, sia rispetto alle
    elezioni del 2016.

    Come si può osservare dalla Tabella 9, in cui è evidenziata
    la distribuzione del voto tra le diverse circoscrizioni della città, il
    candidato di centrodestra e quello centrosinistra presentano una distribuzione
    relativamente simile, con una maggiore forza elettorale nelle zone centrali
    (circoscrizione 1) e in quelle della periferia ovest e sud-ovest
    (circoscrizioni 7 e 8). Il dato si presenta tuttavia relativamente omogeneo in
    tutta la città, come indicano i coefficienti di variazione relativamente bassi per
    entrambe le forze politiche (rispettivamente 7,3% e 9,3%), con una maggiore
    omogeneità relativa al candidato di centrodestra.

    Tabella 9: Risultati elettorali delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 a Torino

      Voti %
    Stefano Lo Russo
     
    140200
     
    43,9
     
    Partito Democratico 85890 28,56
    Lista Civica – Lo Russo
    Sindaco
    15013 4,99
    Sinistra Ecologista 10807 3,59
    Moderati 10177 3,38
    Torino Domani 7960 2,65
    Articolo Uno – Psi 2407 0,8
    Totale liste 132254 43,97
         
    Paolo Damilano
     
    124347
     
    38,9
     
    Damilano Sindaco –
    Torino Bellissima
    35658 11,86
    Giorgia Meloni –
    Fratelli d’Italia
    31490 10,47
    Lega Salvini Piemonte 29593 9,84
    Forza Italia –
    Berlusconi per Damilano
    15951 5,3
    Progresso Torino –
    Damilano Sindaco
    2236 0,74
    Il popolo della famiglia 1320 0,44
    Sì Lavoro Sì Tav Sì
    Giachino
    1305 0,43
    Totale liste 117553 39,08
         
    Valentina Sganga
     
    28785
     
    9,01
     
    Movimento 5 Stelle 2050 24058 8
    Europa Verde Ecologista 2711 0,9
    Totale liste 26769 8,9
         
    D’Orsi
     
    8095
     
    2,53
     
    Sinistra in Comune –
    Angelo D’Orsa
    3512 1,17
    PCI – Partito Comunista
    Italiano
    1838 0,61
    Potere al popolo 1656 0,55
    Totale liste 7006 2,33
         
    altri candidati 26311 8,22
    altre liste 24207 7,95
         

    Tabella 10: Risultati elettorali per circoscrizione del centrosinistra, del centrodestra e del M5S alle elezioni comunali di Torino del 2021

      Lo Russo (CSX) Damilano (CDX) Sganga (M5S)
      voti % voti % voti %
    circoscrizione 1 16262 47,06 14425 41,74 1,557 4,51
    circoscrizione 2 22833 44,4 19371 37,67 5,315 10,33
    circoscrizione 3 22178 46,14 18045 37,54 4,217 8,77
    circoscrizione 4 16817 45,23 13722 36,9 3,285 8,83
    circoscrizione 5 13777 36,1 15991 41,9 4,974 13,03
    circoscrizione 6 10833 36,37 13321 44,72 3,145 10,56
    circoscrizione 7 14059 46,89 10506 35,04 2,344 7,82
    circoscrizione 8 23441 46,45 18966 37,58 3,948 7,82
    Totale 140200 43,86 124347 38,9 28,785 9,01
                 
    coeff. var.   9,3%   7,3%   24,5%

    Al contrario, il Movimento Cinque Stelle presenta una
    distribuzione più disequilibrata e distribuita in maniera sostanzialmente
    opposta rispetto alle altre forze politiche, come si evince dal coefficiente di
    variazione pari a 24,5, a indicare dunque una forte variabilità nella
    distribuzione territoriale del voto.  Il M5S ottiene infatti risultati  mediamente più alti nella periferia Nord della
    città (circoscrizioni 5 e 6) e valori più bassi in quella centrale nelle
    circoscrizioni delle periferie ovest e sud—ovest.

    Confrontando i dati rispetto alle precedenti elezioni
    comunali (Tabella 10), si nota tuttavia come siano stati proprio i quartieri di
    più forte insediamento a registrare le perdite più forti per il Movimento.

    Tabella 11: Differenza in punti percentuali tra le elezioni comunali del 2021 e del 2016 per i candidati del centrosinistra, del centrodestra e del M5S

      Differenza 2021-2016
     CSX
    Differenza 2021-2016
     CDX
    Differenza 2021-2016
     M5S
    circoscrizione 1 -3,12 27,45 -19,17
    circoscrizione 2 2,19 25,2 -21,65
    circoscrizione 3 3,08 24,13 -22,11
    circoscrizione 4 3,3 23,67 -22,23
    circoscrizione 5 1,56 27,34 -23,1
    circoscrizione 6 0,88 28,38 -22,06
    circoscrizione 7 3,71 21,78 -21,63
    circoscrizione 8 1,38 24,42 -21,33
    Totale 2,02 25,19 -21,91

    Il M5S perde infatti un numero maggiore di voti proprio nelle due circoscrizioni in cui vi è un suo risultato più rilevante, mentre, al contrario, presenta una perdita di consensi relativamente più contenuta nelle sezioni centrali e della periferia ovest e sud-ovest.

    Meno chiaro il risultato delle altre due coalizioni che sembrano crescere in maniera meno sistematica. Il centrosinistra, infatti, sebbene cresca nella circoscrizione 7, perde addirittura consenso in quella centrale mentre cresce in maniera rilevante nella zona orientale (circoscrizione 3). Infine, il centrodestra sembra crescere in maniera rilevante non solo nella periferia nord (circoscrizioni 6 e 7) ma anche in quella centrale.

    Tabella 12: Risultati tuono di ballottaggio delle elezioni amministrative a Torino per circoscrizioni

      Lo Russo (CSX) Damilano (CDX)
      voti % voti %
    circoscrizione 1 18710 57,95 13576 42,05
    circoscrizione 2 27601 60,33 18148 39,67
    circoscrizione 3 26454 61,07 16864 38,93
    circoscrizione 4 20502 61,48 12843 38,52
    circoscrizione 5 17604 54,54 14675 45,46
    circoscrizione 6 13078 51,44 12345 48,56
    circoscrizione 7 17143 63,16 9999 36,84
    circoscrizione 8 27905 60,96 1787239 37,58
    Totale Torino 168997 59,23 116322 40,77
    coeff. var.   0,06   0,09

    I dati del secondo turno delle amministrative (Tabella 11) sembrano almeno parzialmente confermare la tendenza emersa dal primo turno. Sebbene infatti il candidato del centrosinistra Lo Russo vinca in tutti i quartieri con un risultato relativamente omogeneo (coefficiente di variazione pari a 0,06%) e abbia ottenuto un risultato meno ampio nel centro della città (il 57,95%), si conferma la sua debolezza nella periferia nord di Torino, dove raccoglie il 54,54% dei voti nella circoscrizione 5 e il 51,44% nella circoscrizione 6. Al contrario, Damilano, si dimostra meno capace di allargare il proprio bacino di consensi nei quartieri orientali (corrispondenti alle circoscrizioni 7 e 8, dove ottiene rispettivamente il 36,8% e il 37,58%). Specularmente, conferma la propria forza nelle zone settentrionali, dove ottenendo il 45,5% e il 48,6% dei voti, arriva a sfiorare il risultato ottenuto dal candidato di centrosinistra.

    Milano

    A Milano, le elezioni amministrative hanno
    visto prevalere al primo turno il candidato del centrosinistra Giuseppe Sala.
    Come si può osservare dalla Tabella 12, Sala si è infatti affermato con il
    57,7% dei consensi, distanziando nettamente il candidato del centrodestra
    Bernardo, che invece ha ottenuto il 31,97% dei voti.

    Tabella 13: Risultati elettorali delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 a Milano

      Voti %
    Giuseppe Sala 277478 57,73%
         
    Partito Democratico 1522 33,86%
    Beppe Sala Sindaco 41135 9,15%
    Europa Verde 22994 5,11%
    I Riformisti Lavoriamo
    per Milano
    18049 4,01%
    Milano in Salute Beppe
    Sala Sindaco
    7367 1,64%
    La Sinistra per Sala 7012 1,56%
    La Milano Radicale 4816 1,07%
    Volt 2502 0,56%
         
    Luca Bernardo 153637 31,97%
         
    Lega Salvini Premier 48283 10,74%
    Fratelli D’Italia 43889 9,76%
    Forza Italia Berlusconi
    per Bernardo
    31819 7,08%
    Luca Bernardo Sindaco 14055 3,13%
    Maurizio Lupi Popolare 8367 1,86%
    Partito Liberale Europeo
    per Milano
    970 0,22%
         
    Gianluigi Paragone 14366 2,99%
         
    Milano Paragone Sindaco 12366 2,75%
    Grande Nord 608 0,14%
         
    Laila Pavone 12953 2,70%
         
    Movimento 5 Stelle 12517 2,78%
         
    altri candidati 22174 3,04%

    Tabella 13: Risultati elettorali delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 a Milano

    Particolarmente negativo è stato inoltre il risultato
    della candidata del M5S Laila Pavone che ottiene appena il 2,7% dei voti,
    arrivando alle spalle dell’ex parlamentare grillino Gianluigi Paragone –
    fermatosi al 2,99% dei suffragi – mancando per un soffio l’elezione al consiglio comunale.

    Per quanto riguarda il risultato delle liste,
    il Partito Democratico si è affermato come prima lista della città (33,9%) distanziando nettamente la Lega, secondo partito
    cittadino con il 10,7%, mentre il M5S si ferma solamente al 2,7% dei consensi.

    Osservando la distribuzione tra le
    circoscrizioni del voto ai candidati sindaco, si osserva come vi sia stata una sostanziale omogeneità territoriale dei candidati di
    centrosinistra e di centrodestra. I valori del coefficiente di variazione di
    Sala e di Bernardo sono infatti simili ed entrambi relativamente bassi
    (rispettivamente lo 0,05 e lo 0,06) ad indicare appunto una distribuzione tra
    le circoscrizioni relativamente uniforme. Al contrario, la candidata del M5S
    presenta un valore nettamente superiore, pari a 0,25 ad indicare una
    distribuzione maggiormente sbilanciata.

    Tabella 14: Risultati elettorali per circoscrizione del centrosinistra, del centrodestra e del M5S alle elezioni comunali di Milano del 2021

      Giuseppe Sala (CSX) Luca Bernardo (CDX) Laila Pavone (M5S)
      voti % voti % voti %
    circoscrizione 1 24593 64,58 10933 29 443 1,16
    circoscrizione 2 28065 55,51 16865 33,36 1367 2,7
    circoscrizione 3 35148 61,91 16052 28,28 1246 2,19
    circoscrizione 4 3282 57,63 18363 32,24 155 2,72
    circoscrizione 5 23675 56,84 13357 32,07 1181 2,84
    circoscrizione 6 30914 58,74 16061 30,52 1515 2,88
    circoscrizione 7 33154 54,96 20829 34,53 1776 2,94
    circoscrizione 8 36319 56,6 21201 33,04 1837 2,86
    circoscrizione 9 3279 55,14 19976 33,59 2038 3,43
    totale 277478 57,73 153637 31,97 12953 2,7
                 
    coeff. Var   0,05   0,06   0,25

    Nonostante la tendenziale equi-distribuzione del consenso,
    Il Sindaco uscente Sala ottiene una percentuale di voti nettamente superiore
    nella zona centrale della città
    (corrispondente alla circoscrizione 1) e nella periferia nord-est
    (circoscrizione 3). Al contrario, si dimostrano zone di minore forza elettorale le circoscrizioni 2 e 7. 

    Al contrario, il candidato del centrodestra Bernardo
    ottiene un numero di voti significativamente superiore proprio nelle zone
    settentrionali (circoscrizione 2) e occidentali (circoscrizione 7) della città,
    mentre ottiene percentuali di voto più basse nel centro cittadino e a nord-est.

    Infine, Il M5S, rispetto all’andamento generale in città,
    ottiene meno voti nelle zone centrali, un numero significativamente più alto
    nei quartieri nord-occidentali (prevalentemente nella circoscrizione 9 ma anche
    nella 7 e nella 8).

    Conclusioni

    Riesaminando i principali punti che emergono dalla dinamica
    del voto a livello cittadino e circoscrizionale nei tre centri maggiori
    analizzati, possiamo notare uno sbilanciamento del voto molto forte tra
    centri e periferie, specialmente nel caso romano, che interessano sia l’affluenza
    sia i risultati del voto. Parimenti, il maggior sbilanciamento tra centro e
    periferia si evidenzia per i candidati del Movimento 5 Stelle, soprattutto nei
    centri urbani dove presentavano l’amministrazione uscente, e sembrano aver
    sofferto di più l’astensionismo, che è più alto proprio in queste aree rispetto
    a quelle centrali. Per contro, i candidati del centrosinistra presentano una
    distribuzione del voto leggermente sbilanciata verso il centro ma
    sostanzialmente più omogenea. Al contrario, i candidati del centrodestra hanno
    una distribuzione tendenzialmente omogenea ma tendenzialmente più sbilanciata
    verso le periferie.

  • Prof. D’Alimonte: “Gualtieri batte Michetti. Meloni? Dorma serena”

    Prof. D’Alimonte: “Gualtieri batte Michetti. Meloni? Dorma serena”

    Riproponiamo l’intervista di Francesco Bechis al Prof. Roberto D’Alimonte, fondatore del Centro Italiano Studi Elettorali, pubblicata su formiche.net il 6 ottobre 2021 in seguito al primo turno delle elezioni comunali. L’articolo originale è disponibile a questo link.

    Le analisi CISE sulle comunali 2021:
    Tutti i numeri delle comunali: situazione di partenza, offerta e formule coalizionali nei 118 comuni superiori al voto
    Comunali 2021: crollo dell’affluenza, vince l’astensione. Grandi città disertate, “tiene” l’effetto incumbent
    FDI sorpassa la Lega, M5S crolla, PD ai livelli 2016. L’analisi del voto nei 118 comuni sopra i 15.000 abitanti

    Ci sono due persone che possono dormire serene dopo l’ultima tornata di amministrative: Mario Draghi e Giorgia Meloni. Il voto non scuoterà il governo di unità nazionale, spiega a Formiche.net Roberto D’Alimonte, docente di Sistema politico alla Luiss e fondatore del Centro italiano di studi elettorali (Cise). Anche la leader di Fratelli d’Italia tira un sospiro di sollievo. Anche se a Roma potrebbe incassare una sconfitta capitale.

    Professore, chi è il vero vincitore delle elezioni?

    Dipende dal criterio che utilizziamo. Se il criterio è quello delle vittorie nelle città capoluogo di regione il vincitore è senza dubbio il Pd che ha già vinto a Milano, Bologna e Napoli, tra l’altro con ampi margini. Molto probabilmente vincerà a Roma ed è in ottima posizione a Torino. Se invece il criterio è quello dei voti alle liste il vincitore è FdI. In questo caso vanno presi in considerazione i voti complessivi in tutti e sei i comuni capoluogo e in tutti i 118 comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Il partito di Meloni è l’unico che ha preso più voti in percentuale rispetto a tutte le competizioni più recenti, cioè comunali 2016, politiche 2018 e europee 2019.

    E chi sono i perdenti?

    M5S e Lega. Nell’insieme dei 118 comuni il partito di Conte ha preso complessivamente il 6,3%. Negli stessi comuni nel 2016 aveva preso il 17,8% e alle europee del 2019 il 17,2%. A Milano ha preso il 2,8% contro il 10,4 % del 2016. A Torino, Roma e Napoli è andato meglio ma non troppo. Quanto al partito di Salvini nei 118 comuni aveva preso il 6,1% nel 2016 e oggi ha ottenuto il 7,7%, ma alle europee era arrivato al 28,4%. L’analisi dei flussi elettorali ci dirà se queste perdite sono legate all’astensionismo che potrebbe aver colpito particolarmente il partito di Salvini.

    A parte le vittorie a Milano, Bologna e Napoli cosa si può dire del Pd più in generale?

    Complessivamente sia nei sei comuni capoluogo di regione sia nei 118 comuni sopra i 15.000 abitanti il Pd è risultato il partito più votato. Nel primo insieme ha preso il 22,1% dei voti contro il 12,8 % di FdI che è arrivato secondo. Il 22,1 % è esattamente quello che aveva preso alle precedenti comunali nel 2016. Nei 118 comuni ha preso il 19% contro l ’11,1 di FdI e il 7,7% della Lega. In entrambi i gruppi di comuni ha preso meno voti in percentuale di quanti ne aveva presi alle europee del 2019, ma il risultato è comunque molto buono. Tra l’altro queste percentuali sono vicine a quelle stimate nei sondaggi attuali mentre questo non è vero per gli altri partiti.

    L’affluenza è stata bassissima.

    Una sorpresa relativa. Il calo dell’affluenza è ormai un dato strutturale. La ragione principale è la disaffezione nei confronti della politica e degli attuali partiti. In questa tornata elettorale si è aggiunto lo scarso appeal dei candidati. Occorre una nuova offerta politica, idee nuove e candidati più attraenti, per invertire il trend. Anche alle prossime politiche assisteremo a un calo della affluenza in assenza di novità significative.

    Il centrodestra non ha più presa nelle metropoli. Perché?

    Attenzione, bisogna evitare un abbaglio mediatico. Il centrosinistra va da sempre meglio nelle grandi città. È bene ricordare però che la maggioranza della popolazione italiana non vive nelle metropoli ma in migliaia di piccoli e medi comuni, dove va meglio il centrodestra. Detto questo bisogna però anche aggiungere che Lega e FdI fanno fatica, come si è visto in questa tornata elettorale, a selezionare nelle grandi città un personale politico di livello.

    Come finirà a Roma?

    Sono convinto che al ballottaggio Gualtieri batterà Michetti. Una buona parte degli elettori di Calenda voterà per lui. Tra i Cinque Stelle molti non andranno a votare ma c’è chi voterà Gualtieri.

    Con l’uscita da Roma e Torino i Cinque Stelle abbandonano le grandi città. Come resiste un partito che non ha radici sul territorio?

    Resiste male, questa è una delle grandi sfide di fronte a Conte. I Cinque Stelle sono sempre andati meglio alle politiche che alle amministrative. Aggiungo però che in questo caso, grazie al risultato di Raggi a Roma, il M5S ha preso nel complesso dei 6 comuni capoluogo una percentuale di voti, l’8,1%, superiore a quello della Lega 6,8% e di Forza Italia, 5,1%. Ma questa non è una consolazione. I problemi restano.

    Quali?

    Il Movimento deve darsi in fretta un profilo preciso e una linea politica chiara o si ridurrà ad essere un partito sempre più marginale e sempre più meridionale. Sono evidenti le sue difficoltà al Nord. Al Sud, grazie al credito che si è guadagnato con il reddito di cittadinanza, regge meglio ma anche qui sono lontani i tempi dove alle politiche aveva oltre il 40% dei voti.

    Qual è la vera sorpresa nel centrodestra?

    Il successo di FdI di cui ho detto non è una sorpresa ma una conferma di un trend in atto da tempo. Quando avremo i dati sui flussi si vedrà se la sua crescita continua ad essere a spese della Lega. Il paradosso sorprendente è rappresentato da Forza Italia. Infatti  è probabile che a Trieste Dipiazza che è un suo candidato vinca al ballottaggio. E la stessa cosa potrebbe accadere anche a Torino con Damilano, anche se questo evento è meno probabile. E poi c’è la Calabria con Occhiuto. Non male per il più piccolo partito del centrodestra.

    Letta ha messo il coltello nella piaga: secondo il segretario dem il centrodestra perde perché non ha più Berlusconi come federatore.

    Non lo scopriamo oggi: la storia del centrodestra è indissolubilmente legata alla figura di Berlusconi come leader e federatore della coalizione. Oggi è più difficile ricreare quelle condizioni. Il centrodestra non ha più un leader indiscusso. La decisione di affidare la leadership a chi prende un voto in più alle prossime elezioni alimenta la conflittualità interna e indebolisce la credibilità della alleanza. Per non parlare del fatto che dei due partiti più importanti che la compongono uno sostiene il governo e l’altro è all’opposizione. È solo il sistema elettorale che li tiene insieme. (Temazepam) O meglio i sistemi elettorali, al plurale, non solo il Rosatellum ma anche quelli per i comuni e le regioni.

    Il voto a Torino dimostra l’avanzata di FdI al Nord. È il percorso inverso seguito a suo tempo dalla Lega al Sud?

    FdI non ha ancora sfondato al Nord ma si sta consolidando lentamente, sfruttando la sua opposizione al governo. Il baricentro però rimane per ora nel centro-Sud. Certo, sta facendo quello che sta cercando di fare Salvini dopo la trasformazione della Lega Nord in partito nazionale. A Sud Meloni ha un vantaggio che viene da lontano. Salvini deve difendere la sua posizione al Nord e non sembra che la sua attuale linea politica ambigua sia la più adatta. Si vedrà nei prossimi mesi.

    Che impatto avrà il voto sul governo?

    Questo voto potrebbe avere un impatto sugli equilibri all’interno dei partiti, ma non sul governo anche se probabilmente la sconfitta in questa tornata elettorale porterà Salvini a far pesare di più la presenza della Lega al governo su certi temi, come immigrazione, tasse e pensioni. Meloni può dormire tranquilla. Aveva già il controllo assoluto del suo partito e il successo di oggi la rafforza ulteriormente anche se il suo candidato sindaco a Roma perdesse al ballottaggio. Per Conte e Salvini invece il rischio è che la sconfitta alimenti il dissenso all’interno dei rispettivi partiti con quali conseguenze è difficile oggi prevedere. Da qui al 2023 ne vedremo delle belle.

  • A Emanuele, Marino e Angelucci il ‘Premio Sartori’ della Rivista Italiana di Scienza Politica (IPSR/RISP)

    A Emanuele, Marino e Angelucci il ‘Premio Sartori’ della Rivista Italiana di Scienza Politica (IPSR/RISP)

    Il Centro Italiano Studi Elettorali (CISE) estende le sue più sentite congratulazioni nei confronti dei propri collaboratori Vincenzo Emanuele, Bruno Marino e Davide Angelucci per la vittoria del ‘Premio Sartori’ per il miglior articolo scientifico pubblicato sulla Rivista Italiana di Scienza Politica (ISPR/RISP) nel 2020.

    L’articolo di Emanuele, Marino e Angelucci, “The congealing of a new cleavage? The evolution of the demarcation bloc in Europe (1979–2019)” (Rivista Italiana di Scienza Politica, Vol. 50, Issue 30, pp.314-333), esplora l’evoluzione del cleavage della globalizzazione in Europa negli ultimi decenni, dimostrando sia il suo effettivo emergere, sia il mancato raggiungimento di uno stadio di maturità.

    Il riconoscimento della Rivista Italiana di Scienza Politica è stato assegnato da una giuria dedicata, composta da Isabelle Engeli, Sylvia Kritzinger e Leonardo Morlino. In particolare, ne sono stati apprezzati la rilevanza dell’oggetto di studio, la prospettiva longitudinale ed estesa anche a paesi dell’Europa centrale e orientale, la sofisticazione concettuale e l’analisi empirica.

    Il prestigioso traguardo di Emanuele, Marino e Angelucci va ad aggiungersi agli altri riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni dai collaboratori del CISE per le loro attività di ricerca, che ricordiamo di seguito:

    Premi “Celso Ghini” SISE (Società Italiana di Studi Elettorali) per la miglior tesi
    Laurea magistrale:
    – Alessandro Chiaramonte (1991-1992)
    – Lorenzo De Sio (2003-2004)
    Laurea triennale:
    – Matteo Cataldi (2009-2010)
    Dottorato di ricerca:
    – Vincenzo Emanuele (2014-2015)

    Premi SISP (Società Italiana di Scienza Politica)
    Premio biennale “Pietro Grilli di Cortona” per il miglior libro pubblicato da un socio con meno di quarant’anni, edizione 2012:
    – Lorenzo De Sio, “Competizione e spazio politico Le elezioni si vincono davvero al centro?“, Il Mulino, 2011
    Premio miglior paper “C. M. Santoro” presentato al convegno SISP dell’anno precedente da un socio non incardinato, edizione 2016:
    – Vincenzo Emanuele, Bruno Marino “From a party system to a ‘candidate system’? Patterns of preferential voting in Southern Italy

    Rivista Italiana di Scienza Politica (RISP/IPSR) Giovanni Sartori Prize (2015)
    – Nicola Maggini and Vincenzo Emanuele, “Contextual effects on individual voting behaviour: the impact of party system nationalization in Europe“, Issue 45.2 (July 2015)
    – Vincenzo Emanuele, Bruno Marino and Davide Angelucci, “The congealing of a new cleavage? The evolution of the demarcation bloc in Europe (1979–2019)“, Vol. 50 Issue 30 (November 2020)

    Premio Enrico Melchionda (2015), Università di Salerno
    – Miglior tesi di dottorato: Vincenzo Emanuele