Autore: Davide Angelucci

  • Suppletive a Cagliari: nella smobilitazione vince il centrosinistra

    Suppletive a Cagliari: nella smobilitazione vince il centrosinistra

    A distanza di quasi un anno dalle elezioni del 4 marzo, le elezioni suppletive svoltesi ieri a Cagliari e in altri sette comuni del cagliaritano offrono, seppur in scala molto ridotta, un primo quadro sull’evoluzione dei rapporti di forza tra i principali partiti che occupano la scena politica attuale. Inaugurano, inoltre, un’intensa stagione elettorale il cui esito sarà fondamentale per ridefinire gli equilibri politici del paese. A febbraio, il 10 ed il 24, si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale rispettivamente in Abruzzo e in Sardegna. Successivamente sarà il turno della Basilicata, a cui seguiranno, a maggio, le elezioni regionali in Piemonte, una nuova tornata di elezioni amministrative e, infine, le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Contestualizzati in questo quadro di riferimento più ampio, i risultati delle suppletive nel capoluogo sardo vanno dunque letti con attenzione, fornendo infatti delle preziose indicazioni su come potrà muoversi l’elettorato (non solo locale) nei prossimi appuntamenti elettorali.

    Prima di entrare nel merito della discussione dei risultati, vale la pena chiarire la natura di queste elezioni. Le elezioni suppletive sono previste dalla legge che attualmente regola le modalità di elezione del Parlamento, il cosiddetto “Rosatellum”. La legge elettorale prevede che all’incirca i due terzi dei deputati vengano eletti con sistema proporzionale ed un terzo, invece, con sistema maggioritario in collegi uninominali. In caso di dimissioni di un deputato eletto con sistema proporzionale, a subentrargli è il candidato risultato primo tra i non eletti della medesima lista. Per la parte maggioritaria, invece, sono previste elezioni suppletive in caso di dimissioni del deputato. Le elezioni suppletive, dunque, nascono con l’esigenza di rimpiazzare un deputato dimissionario attraverso la convocazione di nuove elezioni solamente nel collegio in cui il deputato dimissionario è stato eletto.

    Nel capoluogo sardo, le elezioni suppletive sono state convocate in seguito alle dimissioni del deputato Andrea Mura, eletto nel collegio uninominale di Cagliari con il M5S nelle elezioni del 4 marzo ed espulso dallo stesso Movimento in seguito alle polemiche che hanno preso di mira le ripetute assenze in Parlamento dell’ormai ex deputato pentastellato. All’espulsione, sono seguite poi le dimissioni di Mura, aprendo definitivamente la strada ad una nuova elezione per rimpiazzare il seggio vacante. Si votava quindi per eleggere il nuovo rappresentante alla Camera del collegio di Cagliari, senza che gli elettori potessero indicare alcuna preferenza partitica.

    Quattro sono stati i candidati che si sono fronteggiati in queste elezioni. Il candidato del M5S è stato Luca Caschili, già assessore a Carbonia, investito del gravoso compito di mantenere il seggio conquistato alle politiche rimesso in palio in seguito alle dimissioni di Andrea Mura. Il centrodestra ha presentato la candidatura di Daniela Noli, ex dipendente del gruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale e da molti considerata la principale favorita alla vigilia delle elezioni. CasaPound ha confermato la candidatura di Enrico Balletto, già presentato come candidato nell’uninominale, ma al Senato, nelle elezioni politiche del 4 marzo. Il centrosinistra, invece, ha puntato sulla candidatura del giornalista Andrea Frailis (Progressisti di Sardegna), vincendo la propria scommessa e ribaltando, come vedremo, i risultati delle elezioni politiche dell’anno scorso.

    Come detto, alla vigilia delle elezioni la candidata del centrodestra Daniela Noli sembrava essere in una posizione più favorevole rispetto agli altri candidati. Da una parte, poteva infatti contare sulla debolezza relativa dei rivali del M5S che, nonostante il successo elettorale ottenuto nella regione alle politiche del 2018, si sono presentati alle elezioni suppletive indeboliti dalla vicenda Mura. Dall’altra, poteva invece fare affidamento sulla forza di traino del centrodestra unito, dato in crescita su tutto il territorio nazionale (D’Alimonte 2018). Infine, un ultimo dato avrebbe potuto favorire la vittoria di Daniela Noli, vale cioè a dire la presenza di un consistente bacino elettorale che già nelle elezioni politiche del 2018 aveva permesso alla coalizione di centrodestra di ottenere un buon risultato sia su tutto il territorio regionale, sia nel singolo collegio cagliaritano.

    I pronostici sono stati tuttavia ribaltati (Tabella 1). Nonostante le apparizioni sull’isola dei principali rappresentanti di partito negli ultimi giorni, e il grande sostegno di Berlusconi in persona, la candidata per il centrodestra si è fermata al 27,8%, perdendo quasi cinque punti percentuali rispetto alle elezioni del 4 marzo e attestandosi su livelli più simili a quelli raggiunti sullo stesso territorio nel 2013. In quell’anno, infatti, il centrodestra raggiunse il 26,3% dei voti, cedendo il passo sia al centrosinistra che al M5S.

    Su livelli simili a quelli delle politiche del 2013, si è attestato anche il candidato del M5S che ha ottenuto il 28,9% dei voti, piazzandosi secondo nella tornata elettorale di ieri. Vale la pena notare che, in questo territorio, si tratta del risultato peggiore ottenuto dal M5S. Nel suo esordio, alle politiche del 2013, infatti, il M5S ottenne nel cagliaritano il 30%. Nelle recenti elezioni di marzo 2018 invece il M5S aveva dominato su tutte le altre forze politiche, imponendosi con una considerevole crescita elettorale sia nel collegio di Cagliari (dove ha ottenuto il 38,4%), sia sull’intero territorio della regione dove il Movimento ha trionfato superando il 40% (Paparo 2018).

    Se centrodestra e M5S arretrano, avanza sorprendentemente il centrosinistra, recuperando l’enorme svantaggio accumulato nelle elezioni del 4 marzo. Coerentemente con quanto osservato su tutto il territorio nazionale (Emanuele 2018), le elezioni politiche del 2018 avevano sancito il crollo del centrosinistra sia nella regione (Paparo 2018), sia nel collegio cagliaritano. Qui infatti, il centrosinistra era passato dal 28,4% ottenuto nelle elezioni del 2013 al 19,4% ottenuto nel 2018, per una perdita di 9 punti percentuali. Le elezioni di ieri, invece, hanno incoronato vincitore Andrea Frailis, che ha ottenuto oltre il 40% dei voti (40,5%), in crescita quindi di più di venti punti percentuali rispetto alle politiche di marzo. Si tratta di un risultato importante, che segnala una chiara inversione di tendenza rispetto alle dinamiche osservate quasi un anno fa. Le forze che attualmente formano il governo gialloverde hanno perso sensibilmente terreno, lasciando invece spazio ad una sostanziale rimonta del centrosinistra.

    Tab. 1 – Risultati elettorali nel collegio uninominale di Cagliari[1]tableu_CA_completo

    Tuttavia, se i dati appena discussi forniscono un quadro abbastanza dettagliato delle dinamiche del voto di ieri, il risultato delle elezioni è stato fortemente influenzato dal ruolo giocato dall’astensionismo, nettamente il primo vero partito di questa tornata elettorale. Su poco più di 250.000 cittadini chiamati alle urne, ha votato solamente il 15,5% (poco più di 39.000 persone). L’affluenza è stata decisamente più bassa rispetto a quella registrata sullo stesso territorio alle politiche del 2018 e del 2013, quando fu rispettivamente del 67,2% e del 70,6%.

    Il dato sull’affluenza non è irrilevante ed ha sicuramente inciso sull’esito finale delle elezioni. Sebbene analisi più dettagliate potrebbero chiarire se ed in che modo l’elevato numero di astenuti abbia plasmato il risultato elettorale, ci limiteremo qui ad alcune semplici osservazioni. È un dato oramai acquisito quello che collega la partecipazione elettorale non solo allo status socio-economico (i.e. livello di istruzione, reddito, status sociale), ma anche al più generale interesse per le questioni politiche. I livelli di partecipazione politica e, nello specifico, di partecipazione elettorale tendono ad essere significativamente più elevati in quell’elettorato politicizzato e fortemente identificato. In questa prospettiva, un certo vantaggio competitivo potrebbe aver favorito il candidato di centrosinistra. Infatti, già candidato in passato con i Comunisti Italiani (elezioni regionali del 2004) e sostenuto in questa tornata suppletiva anche da LeU, Frailis potrebbe aver tratto vantaggio dal fatto di poter contare su un elettorato tradizionalmente più facile da mobilitare. Si tratta tuttavia di dinamiche che potranno essere chiarite solamente da un’analisi più dettagliata dei flussi voto.

    Un ulteriore elemento merita di essere sottolineato. In queste elezioni suppletive, come alle politiche, il centrodestra si presentava compatto. Nel caso di specie, a sostegno di una candidata forzista. Tuttavia, la Lega, che stando ai sondaggi è attualmente il più grande partito del centrodestra (con tutta probabilità anche a Cagliari dove già il 4 marzo non era molto lontana da Forza Italia), è oggi al governo con il M5S. A ben guardare, quindi, una vittoria della candidata Noli avrebbe accresciuto le fila dell’opposizione alla Camera. Per questa ragione è possibile che lo sforzo di Salvini in Sardegna si sia soprattutto concentrato sulle prossime regionali, piuttosto che sul mobilitare il massimo numero di elezioni in queste suppletive a favore di Noli.

    In conclusione, in una tornata segnata dall’astensione record e contro i pronostici della vigilia, il centrosinistra ha ribaltato i risultati delle politiche del 4 marzo. La solidità di questa inversione di tendenza tuttavia potrà essere accertata solamente nelle prossime settimane. Il 24 febbraio si voterà per il rinnovo del consiglio regionale in Sardegna e ed i risultati di queste elezioni potranno chiarire meglio se ciò che è accaduto a Cagliari sia il risultato di una dinamica più generale e ampia, oppure di condizioni contestuali più limitate.

    Riferimenti bibliografici

    D’Alimonte, R. (2018), ‘Centrodestra avanti ma Salvini aspetta il voto delle Europee’, Contributo CISE, pubblicato su Il Sole 24 Ore del 1 Dicembre 2018. Disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2018/12/01/centrodestra-avanti-ma-salvini-aspetta-il-voto-delle-europee/

    Emanuele, V. (2018), ‘Il peggior risultato di sempre della sinistra italiana, la seconda più debole d’Europa’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE (11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 129-131

    Paparo, A. (2018), ‘Cagliari: il centrosinistra perde un terzo dei voti nonostante le entrate del centrodestra’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE (11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 255-261.


    [1] I dati relativi alle elezioni politiche del 2013 sono stati ricalcolati, per motivi di comparabilità, aggregando i risultati nei comuni che costituiscono il collegio di Cagliari ai sensi del Rosatellum (Cagliari, Maracalagonis, Monserrato, Quartucciu, Quartu Sant’Elena, Sinnai, Burcei, Villasimius).

    Nella parte superiore della tabella sono presentati i risultati al proporzionale; nella parte inferiore si usano i risultati maggioritari.

    Nella parte superiore, ciascuna riga somma i risultati dei relativi partiti, a prescindere dalla coalizione della quale facessero parte. Nella categoria partiti di sinistra rientrano: PRC, PC, PCI, PAP, SEL, SI, MDP, LeU, RC. Nella categoria altri partiti di centrosinistra sono inseriti: Insieme, PSI, IDV, Radicali, +EU, Verdi, CD, DemA. Nella categoria partiti di centro rientrano: NCI, UDC, NCD, FLI, SC, CP, NCD, AP, DC, PDF, PLI, PRI, UDEUR, Idea. Nella categoria partiti di destra rientrano La Destra, MNS, FN, FT, CPI, DivB, ITagliIT.

    Nella parte inferiore, invece, si sommano i risultati dei candidati (di collegio), classificati in base ai criteri sotto riportati. Per le politiche 2013, abbiamo considerato quali voti raccolti dai candidati quelli delle coalizioni (che sostenevano un candidato premier). Sinistra alternativa al PD riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra PAP, RC, PRC, PCI, PC, MDP, LeU, SI, SEL, Insieme, PSI, +EU, CD, DemA, Verdi, IDV, Radicali – ma non dal PD. Il Centrosinistra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia il PD; il Centro riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra NCI, UDC, CP, NCD, FLI, SC, PDF, DC, PRI, PLI (ma né PD né FI/PDL).Il Centrodestra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia FI (o il PDL). La Destra riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Lega, FDI, La Destra, MNS, FN, FT, CasaPound, DivBell, ITagliIT – ma non FI (o il PDL).

    Quindi, se un candidato è sostenuto dal PD o da FI (o PDL) è attribuito al centrosinistra e al centrodestra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno.

    Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (Altri). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI/PDL che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

  • Il Governo Conte nel giudizio degli Italiani. ‘Honeymoon’ gialloverde e frammentazione delle opposizioni

    Il Governo Conte nel giudizio degli Italiani. ‘Honeymoon’ gialloverde e frammentazione delle opposizioni

    In una serie di analisi condotte dal CISE (De Sio 2018; Emanuele e Maggini 2018), sono state ampiamente identificate le tematiche che hanno orientato le scelte di voto dei cittadini italiani nelle elezioni del 4 Marzo, decretando il successo elettorale della Lega e del Movimento 5 Stelle. Allo stesso modo, come già rilevato da De Sio (2018) e De Sio e Paparo (2018), l’agenda del governo appare particolarmente sensibile al mandato del 4 Marzo, combinando i temi relativi al lavoro e alla crescita economica, con quelli legati ad una più generale domanda di sicurezza (De Sio 2018).

    A ben vedere, a distanza di sei mesi dall’insediamento, il governo Conte ha introdotto (o proposto) una serie di provvedimenti che sembrano rispondere alla domanda politica emersa dalle urne nelle ultime elezioni. Sul versante lavoro e disoccupazione, ad esempio, l’introduzione del decreto dignità (fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle) ha il dichiarato intento di favorire la stabilizzazione dei contratti di lavoro e combattere la precarietà. Sul versante sicurezza, invece, la nuova normativa sul diritto d’asilo risponde alle domande di un elettorato chiaramente più vicino alle istanze della Lega.

    In aggiunta a questi primi provvedimenti, dopo lunghe settimane di trattative interne alla maggioranza e in un susseguirsi di aspre tensioni e timide aperture con la Commissione Europea, il ‘governo del cambiamento’ si appresta a concludere faticosamente l’iter di approvazione della manovra economica .

    Quest’ultima, attualmente in discussione in Parlamento, é chiaramente un banco di prova fondamentale per il governo. Sul fronte europeo Lega e Movimento 5 Stelle si trovano nella difficile condizione di negoziare un certo margine di flessibilità sui conti pubblici con l’Unione Europea; sul fronte interno, invece, entrambi i partiti dovranno soddisfare  le aspettative (non sempre congruenti) dei propri elettori.

    In questo contesto, l’analisi dell’opinione pubblica italiana sulle scelte e sull’operato del governo rappresenta uno strumento importante per riflettere non solamente sui singoli provvedimenti e sul grado di apprezzamento di cui essi godono tra i cittadini, ma anche e soprattutto sul più generale stato di salute delle principali forze politiche in campo in questa delicata fase storica.

    Gli Italiani e l’operato del Governo

    Al fine di valutare il giudizio dei cittadini italiani sull’operato del governo, verranno presentati i dati di un’indagine di opinione che il CISE ha recentemente condotto su un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne italiana[1]. Ai partecipanti è stato chiesto, tra le altre cose, di esprimere il proprio giudizio sull’operato generale del governo, su una serie di diversi provvedimenti già approvati o in discussione all’interno della compagine governativa, nonché sulla manovra economica.

    Benché l’opinione pubblica italiana appaia sostanzialmente divisa sull’azione del governo, prevale un’area piuttosto ampia di consenso (Figura 1). Il 55% dei rispondenti esprime un giudizio positivo sull’operato complessivo del governo e, in modo non dissimile, il 52% ed il 57% esprime un’opinione positiva sia sull’azione di governo in ambito economico, sia sulla sua capacità di difendere gli interessi dell’Italia in Europa.

    Fig. 1 – L’operato del governo Conte (%)fig1Disaggregando i dati sulla base delle intenzioni di voto degli intervistati (Tabella 1), appare chiara la frattura tra le forze di governo e le principali forze di opposizione. Gli elettori di Lega e Movimento 5 Stelle sostengono compattamente l’azione governativa degli ultimi mesi. Al contrario, e in modo del tutto speculare, gli elettori del  PD e, in misura relativamente minore, di Forza Italia mostrano opinioni sostanzialmente negative.

    Tab. 1 – L’operato del governo Conte nel giudizio degli elettori dei principali bacini elettorali (% Giudizio positivo)tab1

    Vale  la pena notare come, sia in seno alla  maggioranza, sia tra le forze di opposizione, vi siano rilevanti oscillazioni. Per quanto riguarda le forze di maggioranza, gli elettori del Movimento 5 Stelle mostrano una posizione tendenzialmente più favorevole rispetto agli elettori leghisti sia nel giudizio generale sull’operato del governo (90% tra gli elettori del Movimento, contro l’84% tra gli elettori della Lega), sia in relazione al modo in cui il governo ha gestito sinora gli affari economici (83% tra gli elettori del Movimento, contro il 76% tra gli elettori della Lega). Le distanze si accorciano leggermente quando si passa al giudizio sull’operato del governo Conte in Europa. In questo caso, l’82% degli elettori pentastellati mostra una posizione positiva, contro il 78% degli elettori leghisti.

    Per quanto riguarda le forze di opposizione, il giudizio più negativo sulle tre dimensioni rilevate emerge tra gli elettori del Partito Democratico. In effetti, solo il 13% degli elettori del PD esprime una posizione positiva sull’operato del governo, una proporzione decisamente più bassa rispetto a quella rilevata per l’altro grande partito di opposizione, Forza Italia (il 34% degli elettori forzisti dichiara di apprezzare l’operato del governo Conte). Allo stesso modo, sia per quanto riguarda le prestazioni economiche, sia in relazione ai rapporti con l’UE, gli elettori democratici mostrano posizioni chiaramente più negative rispetto agli elettori di Forza Italia. Vale la pena rilevare, infine, la posizione dell’area del non-voto, dove il giudizio sul governo è sostanzialmente diviso. Va tuttavia notata la presenza di una consistente proporzione di intervistati all’interno di questo gruppo (tra il 39% ed il 42% per le tre dimensioni rilevate) in sintonia con l’operato complessivo del governo.

    L’attuale governo sembra dunque godere di un solido supporto tra gli elettori dei due azionisti di maggioranza. Benché vi siano differenze tra l’elettorato leghista e quello pentastellato, l’alleanza tra i due partners gode di buona salute e può ancora contare su un supporto diffuso nell’opinione pubblica. A questo dato si aggiunge un ulteriore elemento di riflessione: il governo Conte sembra poter contare su una generale forza di attrazione potenzialmente in grado di coinvolge sia gli elettori di partiti al di fuori della maggioranza (in particolar modo elettori di Forza Italia), sia quegli individui che si collocano attualmente nell’area del non-voto. All’incirca uno su tre tra gli elettori di Forza Italia esprime, mediamente, una posizione positiva sulle tre dimensioni di valutazione generale del governo. E, dato ancor più rilevante, il 41% del non-voto, in media, si schiera a sostegno del governo. In questo contesto, gli elettori democratici appaiono chiaramente isolati, con una posizione critica evidentemente minoritaria nel Paese (in media, solo il 16% degli elettori Dem approva l’operato del governo sulle tre dimensioni valutative sopra analizzate).

    Le misure del Governo

    L’inchiesta condotta dal CISE consente di analizzare non solamente la valutazione generale sull’operato del governo, ma di andare in profondità nel giudizio che gli intervistati danno sulle singole misure adottate sinora o ancora in discussione[2].

    Scavando nel dettaglio delle singole iniziative, lo scenario appare in linea con quanto osservato nel paragrafo precedente. Una maggioranza assoluta degli intervistati esprime un giudizio positivo sulle misure elencate, con percentuali che variano dal 61% a favore della nuova normativa su immigrazione e diritto d’asilo, al 54% relativo al condono fiscale (Figura 2). L’unica eccezione in questo schema è rappresentata dalla riforma del sistema pensionistico. In questo caso infatti le proporzioni sono completamente ribaltate, con una maggioranza assoluta degli intervistati (58%) che esprime un giudizio negativo.

    Fig. 2 – Le misure del Governo nel giudizio degli Italiani (%)fig2

    Sebbene il supporto alle singole misure sia generalmente maggioritario, resta da chiarire chi siano i principali sostenitori di tali provvedimenti. Un primo dato esplicativo emerge dall’analisi delle correlazioni tra il supporto ai diversi provvedimenti. La correlazione media tra gli 8 items è 0,19. Il valore, piuttosto basso, suggerisce che la base del supporto alle misure governative è sostanzialmente eterogenea. In altre parole, coloro che dichiarano di supportare una certa misura non coincidono esattamente con coloro che esprimono una posizione favorevole per le altre. Il dato sembra dunque supportare quanto già emerso superficialmente nella precedente analisi: è indicativo, cioè, di una base di supporto variegata, mobilitata da proposte differenti che trovano evidentemente consenso in diversi bacini dell’opinione pubblica.

    Andando in profondità e guardando alle distribuzioni per intenzioni di voto, otteniamo un quadro più nettamente delineato. I potenziali elettori delle forze governative fanno quadrato intorno alle misure adottate dal governo. Con l’eccezione della riforma del sistema pensionistico, i diversi provvedimenti presi in considerazione riscuotono un generale ed ampio consenso sia tra gli elettori pentastellati che tra gli elettori leghisti, con percentuali che oscillano tra il 56% e l’ 87% per gli elettori del Movimento 5 Stelle e tra il 55% e l’87% tra gli elettori della Lega (Tabella 2). Come accennato, l’unica eccezione è rappresentata dalla riforma delle pensioni. In questo caso, infatti, l’elettorato leghista è chiaramente diviso (‘solo’ il 47% supporta la misura), contrariamente a quanto rilevato nell’elettorato del Movimento 5 Stelle, dove il 56% degli intervistati dichiara di apprezzare la misura. Vale la pena notare, tuttavia, che anche tra gli elettori pentastellati la riforma delle pensioni è la misura governativa che ottiene il più basso grado di apprezzamento rispetto agli altri provvedimenti presi in esame. Appare infine chiara la divaricazione esistente tra Movimento 5 Stelle e Lega sui temi che i due partiti hanno variamente enfatizzato durante la campagna elettorale che ha preceduto le elezioni del 4 Marzo. Non sorprende notare che misure come il reddito di cittadinanza, il decreto dignità o l’introduzione di una tassa sulle auto inquinanti -fortemente volute dal Movimento 5 Stelle- ottengano maggiore successo tra gli elettori pentastellati: l’87%, il 74% ed il 66% dell’elettorato del Movimento 5 Stelle esprime un giudizio positivo su queste misure; sugli stessi provvedimenti le proporzioni scendono al 56%, al 66% ed al 55% tra gli elettori leghisti. Allo stesso modo, provvedimenti legati alle tematiche della sicurezza, come ad esempio la normativa su immigrazione e diritto d’asilo, ottengono un maggiore supporto tra gli elettori delle Lega (87% registrato tra i leghisti, contro il 73% registrato invece tra gli elettori del Movimento 5 Stelle).

    Tab. 2 – Le misure del Governo nell’opinione degli elettori dei principali bacini elettorali (% Giudizio positivo)tab2Spostando l’attenzione sui partiti di opposizione, lo scenario è chiaramente più frammentato, con fluttuazioni consistenti a seconda dei provvedimenti presi in esame. A sinistra dello scacchiere politico è possibile rilevare come gli elettori del PD siano particolarmente sensibili ai temi della sicurezza economica e sociale dei cittadini. Una maggioranza assoluta degli elettori democratici (51%) guarda in modo positivo all’introduzione di una tassa sull’acquisto delle auto nuove più inquinanti. Allo stesso modo, una buona proporzione dell’elettorato Dem esprime un giudizio positivo sul decreto dignità (45%) e sulla riforma delle pensioni (40%). La stessa dinamica emerge in modo ancor più chiaro tra gli elettori di Forza Italia. Una maggioranza assoluta degli elettori forzisti mostra un generale apprezzamento per diverse misure avanzate dal governo, in modo particolare per quelle che incidono sulla riorganizzazione della fiscalità dello Stato e sulla sicurezza nazionale. Il 65% degli elettori di Forza Italia approva le misure del governo in materia di immigrazione e diritto d’asilo; allo stesso modo, il 63% ed il 68% esprime un giudizio positivo sull’introduzione della flat-tax e sul condono fiscale. Inoltre, il 61% si schiera sorprendentemente a favore del reddito di cittadinanza. Guardando infine al non-voto, sebbene la variazione del livello di gradimento sulle singole misure del governo sia meno evidente, è bene notare come una proporzione consistente -nella maggior parte dei casi maggioritaria- di questo gruppo mostri apprezzamento per l’azione governativa, configurandosi ancora una volta come un potenziale bacino elettorale appetibile per i partiti di governo. Le uniche due eccezioni si registrano sul condono fiscale e sul sistema pensionistico, dove il supporto scende al di sotto del 50%.

    La scommessa della manovra economica

    Molte delle misure precedentemente analizzate sono contenute all’interno della manovra economica attualmente in discussione in Parlamento, costituendone di fatto elementi cruciali. Non a caso, i leader dei due partiti di governo hanno più volte ribadito che misure come il reddito di cittadinanza, la flat-tax e la riforma del sistema pensionistico non verranno rimosse dall’impianto generale della manovra. La scommessa del governo è quella di puntare alla crescita facendo ricorso ad una spesa pubblica in deficit più alta di quanto previsto dai passati governi. In che modo gli Italiani valutano l’impianto complessivo della manovra economica? In che misura l’opinione pubblica condivide la scommessa lanciata dal governo?

    Procedendo con ordine e guardando innanzitutto al giudizio generale sulla manovra, il dato che emerge è chiaramente in contrasto con quanto osservato a livello dei singoli provvedimenti (vedi Tabella 2). Infatti, sebbene le preferenze degli elettori di diversi partiti siano estremamente variabili sulle singole misure, le forze di maggioranza e opposizione si ricompattano saldamente su due fronti contrapposti nel momento in cui viene rilevata la posizione complessiva degli elettori sulla manovra economica. Come è chiaro dai risultati presentati in Tabella 3, la maggioranza assoluta degli elettori del Movimento 5 Stelle (81%) e della Lega (80%), manifesta la propria approvazione per la manovra, in netto contrasto con i partiti di opposizione PD e Forza Italia, dove solo il 21% ed il 31% esprime un giudizio positivo sulla manovra.

    Tab. 3  La manovra economica e la scommessa della crescita nell’opinione degli elettori italiani e dei principali bacini elettorali[3]tab3Un dinamica del tutto simile appare evidente in relazione al giudizio che gli Italiani esprimono sulla scommessa della crescita lanciata dal governo. Anche in questo caso la maggioranza assoluta degli elettori del Movimento 5 Stelle e della Lega esprime un’ampia fiducia sull’efficacia della manovra -con i pentastellati tendenzialmente più ottimisti dei leghisti. Al contrario, un chiaro scetticismo pervade l’elettorato del PD e di Forza Italia, dove il 10% ed il 18% rispettivamente dichiara di non credere nell’eventuale successo della scommessa lanciata dal governo gialloverde.

    Nel complesso, dunque, al di là delle diverse posizioni sui singoli provvedimenti, esiste una frattura ideologica piuttosto rigida che contrappone in via di principio forze di governo e forze di opposizione.

    La rigidità di questa contrapposizione potrebbe tuttavia manifestarsi con gradi diversi di solidità. Esposti ai possibili scenari derivanti dall’approvazione della manovra, elettori di diverse forze politiche potrebbero infatti reagire in modo differente. Al fine di indagare questa possibile dinamica, tra coloro che hanno espresso un giudizio negativo sulla manovra è stata rilevata la disponibilità a mantenere tale posizione anche qualora la manovra favorisse la crescita economica. Al contrario, a coloro che hanno espresso un giudizio positivo, è stato chiesto se sarebbero disposti a mantenere tale giudizio anche qualora la manovra producesse risultati negativi per l’economia italiana.

    I dati riportati in Tabella 4 mostrano come tra le forze principali di opposizione -PD e Forza Italia- oltre la metà di coloro che hanno espresso un giudizio negativo sulla manovra sarebbe disposto a cambiare idea nel caso in cui questa portasse ad un aumento della crescita economica (il 69% tra gli elettori del PD e l’80% tra gli elettori di FI). Al contrario, tra coloro che esprimono un giudizio positivo sulla manovra, solo una piccola minoranza degli elettori del Movimento 5 Stelle (32%) e della Lega (29%) dichiara di esser disposta a cambiare giudizio sulla manovra economica qualora questa esponesse l’Italia a rischi importanti per la sua economia.

    Tab. 4 – Disponibilità a cambiare giudizio sulla manovra economica in base alle sue possibili conseguenze (%)tab4

    In sintesi, laddove le forze di governo sembrano godere di un ampio supporto, sostanzialmente incondizionato, da parte dei propri elettori, più incerto è il quadro che si delinea tra le forze di opposizione. Sebbene il Partito Democratico e Forza Italia assumano posizioni molto critiche sulla manovra economica voluta dal governo del cambiamento, appaiono chiare le fluttuazioni degli elettori quando si entra nel merito delle singole iniziative (vedi paragrafo precedente), oltreché una certa disponibilità a cambiare posizione sulla manovra stessa qualora questa fosse in grado di produrre effetti positivi sull’economia.

    Conclusione

    A distanza di sei mesi dal suo insediamento, il governo Conte poggia su un’ampia base di supporto tra i cittadini italiani. I dati discussi in questo breve studio hanno chiaramente mostrato come i partecipanti all’indagine del CISE esprimano un giudizio largamente positivo sia sull’operato generale del governo, sia sui singoli provvedimenti approvati o attualmente in discussione tra le forze governative. Le basi di questo consenso sono solidamente radicate nell’elettorato dei due partiti che formano la coalizione di governo, Movimento 5 Stelle e Lega. Entrambi gli elettorati fanno quadrato intorno ai provvedimenti adottati dal governo e sembrano garantire il proprio supporto alle iniziative governative anche in presenza di potenziali esiti negativi, come dimostrato dai dati relativi alla manovra economica.

    Se è vero che le forze di governo possono contare su una base di consenso compatta e fortemente ideologizzata, appare allo stesso modo evidente la capacità di attrazione del governo su un bacino elettorale più ampio e variegato. Una porzione importante degli intervistati nell’area del non-voto sostiene l’azione del governo, configurandosi di fatto come un bacino elettorale promettente per Lega e Movimento 5 Stelle. Inoltre, anche tra gli elettori dei principali partiti di opposizione, PD e FI, si rileva una certa sensibilità al richiamo dei partiti di governo. Analizzando il giudizio dell’elettorato sui singoli provvedimenti, sono emersi due risultati fondamentali. Da un lato, la scarsa varianza a livello aggregato nel livello di supporto alle diverse misure (i.e., il supporto è ampiamente maggioritario per quasi tutte le misure prese in esame); dall’altro, le consistenti  fluttuazioni nelle posizioni degli elettori di diversi partiti sui vari provvedimenti. Quest’ultimo dato interessa soprattutto PD e FI, chiaramente in difficoltà di fronte alla tenuta del governo. Infatti, sebbene gli elettori del Partito Democratico e di Forza Italia manifestino un giudizio ampiamente negativo sull’operato generale del governo, le posizioni diventano decisamente più incerte e fluttuanti quando si passa all’analisi di singoli provvedimenti. Sull’introduzione di una tassa per le auto nuove particolarmente inquinanti, sul decreto dignità e sulla riforma delle pensioni, porzioni consistenti dell’elettorato democratico esprimono un giudizio sostanzialmente positivo. Allo stesso modo, una fetta molto rilevante dell’elettorato forzista supporta molte delle misure proposte dal governo (condono fiscale, flat-tax, normativa su immigrazione e diritto d’asilo). In altre parole, laddove il supporto alle forze di governo si mostra solido, ideologicamente compatto e potenzialmente in espansione, la contrapposizione ideologica delle forze di opposizione si sgretola dinanzi alla valutazione dei singoli provvedimenti, rispetto ai quali sia gli elettori Dem che gli elettori forzisti (per ragioni diverse) tendono ad avvicinarsi all’elettorato filogovernativo.

    Questo ampio supporto non dovrebbe in realtà sorprendere. A distanza di pochi mesi dalla sua nascita, il governo Conte sta ancora vivendo la sua ‘luna di miele’ con gli Italiani. Tuttavia, diverse prospettive teoriche suggeriscono un andamento ciclico del supporto ai governi, un andamento tendenzialmente crescente all’indomani di un’elezione e progressivamente decrescente nel corso del tempo (Mueller 1973, Stimson 1976). In futuro sarà dunque interessante capire se ed in che misura l’attuale governo sarà in grado di mantenersi in sintonia con le aspettative dei cittadini.

    Riferimenti bilbiografici

    De Sio, L. (2018), ‘Lavoro, lotta all’evasione e limiti all’accoglienza: le priorità degli italiani e i partiti’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE(11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp.17-20.

    De Sio, L. e Paparo, A. (2018), ‘Il mandato del 4 marzo. Dietro vittorie e sconfitte, la domanda di affrontare vecchi problemi e nuovi conflitti’, in Emanuele, V., e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE(11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 153-158.

    Emanuele, V. e Maggini, N. (2018), ‘Disoccupazione e immigrazione dietro i vincitori del 4 marzo’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE(11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 119-122.

    Mueller, J.E. (1973), War, Presidents and Public Opinion, New York, John Wiley.

    Stimson, J. A. (1976), ‘Public Support for American Presidents: A Cyclical Model’, Public Opinion Quarterly, 40(1), pp. 1–21.


    [1] Il sondaggio è stato realizzato con metodo CAWI (Computer-Assisted Web Interviewing) da Demetra opinioni.net S.r.l. nel periodo 10-19 dicembre. Il campione ha una numerosità di 1.113 rispondenti ed è rappresentativo della popolazione elettorale italiana per genere, classe di età, titolo di studio, zona geografica di residenza, e classe demografica del comune di residenza. Le stime qui riportate sono state ponderate in funzione del ricordo del voto alle politiche e di alcune variabili socio-demografiche. L’intervallo di confidenza al 95% per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è ±2,9%.

    [2] Al campione è stato chiesto di esprimere il proprio giudizio sui seguenti provvedimenti: decreto sicurezza e immigrazione, decreto dignità, flat-tax, reddito di cittadinanza, introduzione di una tassa sulle auto inquinanti, condono fiscale, riforma del sistema pensionistico con introduzione della ‘quota cento’. Benché in questo testo si faccia riferimento ai singoli provvedimenti utilizzando le etichette ormai entrate nel dibattito pubblico corrente, vale la pena notare che i partecipanti all’indagine condotta dal CISE sono stati esposti ad una formulazione delle domande il più possibile neutra (vale a dire senza etichette), al fine di ridurre al massimo il bias ideologico nell’operazione di risposta ai singoli quesiti. Ad esempio, non è stato chiesto agli intervistati di esprimere il proprio grado di apprezzamento sul reddito di cittadinanza, bensì sulla sostanza e sul contenuto del provvedimento, usando la seguente formulazione: “È previsto un reddito mensile di base  fino a un  massimo di  780€ per chi non trova lavoro e/o è in condizione di povertà. Quanto è  d’accordo con questo provvedimento?”.

    [3] * % Esprime un giudizio positivo sulla manovra; ** % Ritiene che la scommessa del Governo sarà efficace per rilanciare la crescita.