Autore: Leonardo Puleo

  • Flussi Torino: la Lega pesca da centrodestra e M5S (che non cede nulla al PD)

    Flussi Torino: la Lega pesca da centrodestra e M5S (che non cede nulla al PD)

    Il risultato delle elezioni europee a Torino riflette i vincitori del contesto nazionale, mostrando l’avanzamento del PD, della Lega e di FDI (con le dovute proporzioni, anche di Europa Verde) a cui fa da contraltare il plateale tonfo del M5S, la continua emorragia di voti da parte di FI e il fallimento del cartello La Sinistra.

    La Tabella 1 mostra come i suddetti vincitori siano gli unici attori ad aumentare il proprio bacino di voti rispetto al 2018, anche in termini di voti assoluti. Dato, questo, di una certa rilevanza in considerazione del fisiologico calo dell’affluenza rispetto alle politiche, che è stato di 12 punti percentuali nel capoluogo piemontese. A Torino, il PD consolida il suo ruolo di primo partito, scelto da un terzo dei votanti (33,5%). La Lega aumenta di tre quinti i propri consensi, doppiando la somma dei voti di FI e FDI (26,9%). Il M5S cede 11 punti e perde più della metà dei suoi elettori, mentre Forza Italia prosegue il suo declino elettorale, votata da appena un torinese ogni 21 tra quelli che hanno espresso un voto valido (7,9%).

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Torinotorino tab

    L’analisi di flussi elettorali, ci permette di stimare la provenienza dei voti dei vincitori e dove siano andati a finire i voti degli sconfitti. Un’operazione, questa, di un certo interesse nel contesto torinese che ha già mostrato in passato una spiccata volatilità dell’elettorato, spesso sottostimata dai dati aggregati. In anni recenti, il capoluogo torinese è stato il teatro della progressiva ‘trasformazione genetica’ della base del PD: da un lato sotto la guida renziana il partito ha assorbito parte dell’elettorato di centro(destra); dall’altro – alle comunali del 2016 e alle politiche del 2018 – ha subito un tracollo elettorale a beneficio – prevalentemente – del M5S e dei raggruppamenti alla sua sinistra (Cataldi e De Sio 2016, Paparo e Cataldi 2016Paparo 2018).

    Allo stesso modo, la sconfitta del M5S spinge ad interrogarsi circa la destinazione degli suoi elettori in uscita. Le precedenti analisi avevano mostrato come, nel capoluogo piemontese, anche in relazione alla vicinanza al movimento no-TAV, il M5S avesse intercettato una consistente fetta degli elettori di centrosinistra. Al tempo stesso, in città, il M5S aveva già in passato ceduto porzioni rilevanti del suo elettorato alla Lega. Ci sembra, dunque, lecito domandarci se un eventuale flusso di ritorno possa aver contribuito al successo del PD o se gli elettori delusi del Movimento si siano tutti riversati verso la Lega e l’astensione.

    Interrogativo speculare si pone in merito al successo della Lega: è stato alimentato dai fuoriusciti di FI, dagli scontenti del M5S oppure dagli elettori ex di centro(destra) del PD renziano?

    Cominciamo con uno sguardo alla partecipazione al voto, che mostra non soltanto un prevedibile calo rispetto alle politiche, ma arretra anche di tre punti rispetto alle europee del 2014 (come del resto nell’aggregato nazionale). È dunque molto probabile che quote sostanziali degli elettori di tutti i partiti si siano indirizzate verso l’astensione. La base di riferimento rispetto alla comparazione dei flussi sono le politiche del 2018. È, quindi, bene precisare come il differente livello dell’affluenza, non pregiudichi le conclusioni dell’analisi dei flussi relative agli spostamenti di elettori da un partito all’altro, in quanto queste includono anche gli spostamenti dal voto all’astensione e viceversa.

    La Tabella 2 mostra le destinazioni dei bacini elettorali del 2018. Un primo passo per la comprensione dei flussi consiste nell’osservare il tasso di fedeltà ai partiti, ovvero la percentuale di elettori del 2018 che hanno confermato la propria scelta anche nel 2019. I dati mostrano una buona tenuta della Lega (70%) e, ancor di più, del PD (76%). Parallelamente, appare spettacolare la fuga degli elettori dal M5S, che trattiene soltanto due quinti del proprio elettorato. Complessivamente, solo un torinese su 15 ha votato per il Movimento sia alle politiche che alle europee.

    Il principale flusso in uscita della Lega è quello verso l’astensione, che riguarda quasi un sesto del proprio elettorato del 2018, mentre defezioni marginali si registrano verso FDI, e FI. Quest’ultimo è indubbiamente il grande malato dell’area di centrodestra con più di un terzo del suo bacino elettorale in fuga verso la Lega (31%), pari a un torinese ogni 39. Più contenuto, invece, il flusso verso il non voto (16%) e verso FDI, pari a un decimo del proprio elettorato.

    A dispetto dell’avanzamento elettorale, singolare è il caso di FDI che conserva poco più di un quarto degli elettori del 2018 (27%) e che ne cede un’identica percentuale all’astensione. Come emerso anche dalle prime analisi nazionali (De Sio 2019), si tratta di un partito giovane capace – come vedremo in seguito – di raccogliere fuoriusciti di Lega e FI e – curiosamente – anche del PD.

    Il PD, come si diceva, è il partito che meglio degli altri riesce a conservare i consensi – in verità non esaltanti – del 2018 (76%) e disperde meno di un ventesimo del suo elettorato nell’astensione (4%). I limitati flussi in uscita del PD appaiono indirizzati principalmente verso l’area di centrodestra, infatti un torinese su 50 che aveva sostenuto il PD alle politiche del 2018 sceglie oggi FI (3%), FDI (3%) e Lega (4%). Segno, questo, che lascia ipotizzare un graduale allontanamento dal PD di Zingaretti dell’elettorato centrista attratto dalla fase renziana. Un flusso modesto si registra anche vero +Europa (4%).

    Crisi profonda, invece, alla sinistra del PD. La quota di LeU che rimane fedele al cartello La Sinistra è di poco superiore a un decimo del suo elettorato (12%), poco più di quello che sceglie Europa Verde (11%), mentre la metà dei voti del 2018 trasmigra verso il PD di Zingaretti, in cui peraltro erano confluite personalità di MDP, una delle due componenti di LeU.

    Il partito maggiormente colpito dal voto in uscita è indubbiamente il M5S, che oltre ai voti dispersi nell’astensione porta in dote al proprio partner di governo, la Lega, più dei un quinto del suo elettorato. Un torinese su 28 è dunque passato dal Movimento nel 2018 alla Lega nel 2019. Sorprendentemente però, le defezioni in uscita si fermano qui e il M5S cede nulla al PD, smentendo l’ipotesi di un ritorno alla “ditta” da parte dei pentastellati di sinistra.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Torino fra politiche 2018 ed europee 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

    Osservando la provenienza degli elettorati dell’europee, in termini dei bacini del 2018 (Tabella 3), possiamo irrobustire alcune delle osservazioni preliminari. Cominciamo per ordine di voti conquistati dal PD. La composizione del suo elettorato è per più di due terzi proveniente dal suo elettorato del 2018 (68%). L’espansione di consensi si è verificata a scapito degli altri partiti e movimenti dell’area di centrosinistra. Il 15% del voto del PD proviene, infatti, dagli ex-alleati del 2018 (+Europa, Insieme, Civica Popolare), mentre il 10% è costituito da ex LeU. Il successo nuovo PD a guida Zingaretti è, dunque, da leggersi come un consolidamento dell’elettorato del proprio campo.

    Il bacino della Lega testimonia più chiaramente la fase di espansione elettorale: infatti, soltanto la metà dei sui voti provengono dalla Lega 2018. Il resto sono nuovi elettori: più di un quinto provenienti dal M5S (22%) e un sesto da FI (16%). Appare evidente che se da un lato la Lega prosegue l’erosione egemonica del vecchio centrodestra, dall’altro intercetta una cospicua fetta di delusi del M5S. Come già suggerito (De Sio 2019), potrebbe trattarsi di uno spostamento degli elettori della destra pentastellata, che ritrovando un’offerta credibile, ritornano alla loro naturale collocazione. In questo senso, sono necessarie ulteriori analisi su dati individuali per confermare l’ipotesi.

    L’elettorato del M5S, in fase di arretramento, è quasi integralmente formato dagli elettori del 2018 rimasti fedeli (84%). Non si registra in queste elezioni la – ormai – consueta abilità del Movimento di drenare consensi o di mobilitare l’area del non voto.

    La composizione dell’elettorato di FI pur arretrando rivela una certa varietà. Infatti soltanto il 64% del suo ristretto elettorato 2019 aveva votato il partito di Silvio Berlusconi nel 2018. Il resto proviene da altri bacini. L’area di centrosinistra (PD ed ex-alleati) pesa per un sesto sul bacino di FI (16%), ulteriore conferma dell’allontanamento dell’elettorato centrista dal PD di Zingaretti. Allo stesso modo, quasi un decimo dell’elettorato di FI è composto da elettori della Lega 2018. Potrebbe trattarsi di un segnale di distacco dell’elettorato moderato dalla retorica radicale di Matteo Salvini? Anche in questo caso soltanto ulteriori analisi a livello individuale potranno offrire sostegno o smentita all’ipotesi. Certo è, che se una qualche fuoriuscita dell’elettorato moderato della Lega si fosse verificata, questa è risultata essere marginale rispetto alla capacità della stessa Lega di attrarre consensi provenienti da altri bacini elettorali, a cominciare proprio da quello di FI.

    Infine, uno sguardo alla composizione elettorale di FDI. Come si diceva, un partito che cambia pelle ed è sostenuto per poco più di un quinto dai suoi elettori del 2018. In compenso, quasi la metà dei suoi voti proviene da altri soggetti dell’area del centro destra, ovvero FI (25%) e Lega (21%). Si registra inoltre come quasi un quinto dell’elettorato di FDI sia composto da ex-elettori del PD 2018.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Torino fra politiche 2018 ed europee 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

    Il diagramma di Sankey (Figura 1) mostra graficamente le stime dei flussi elettorali appena discusse. A sinistra sono considerati i bacini elettorali delle politiche del 2018, e a destra le destinazioni dell’europee del 2019. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza delle politiche del 2018, mostrano i flussi dell’elettorato tra il 2018 e il 2019. L’altezza delle bande e i rettangoli dei diversi bacini sono costruiti per apparire proporzionali al relativo peso sul totale degli elettori. Dal grafico, emergono chiaramente le considerazioni qui espresse. La banda del M5S appare pressoché dividersi in tre: soltanto due quinti rimangono fedeli, mentre un quinto ingrossa la banda della Lega, il resto si rifugia nell’astensione. La banda del PD si irrobustisce con i voti dei suoi ex-alleati ma pesca nulla dall’area del M5S. Al contrario la Lega, oltre ad imporre la propria egemonia nel campo del centro-destra, si nutre del bacino di voti del partner di governo.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Torino fra politiche 2018 (sinistra) ed europee 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

    In conclusione, le nostre stime dei flussi di Torino mostrano come dal M5S continui – in linea con quanto visto alle politiche del 2018 – uno spostamento di voti nei confronti della Lega, che oggi non è però controbilanciato da una mobilitazione del non voto o da un’erosione dell’elettorato di centro-sinistra. Al contrario, il PD aumenta i suoi consensi grazie a gli elettori delle altre forze del campo del centro-sinistra. Infine la crescita della Lega appare co-supportata dai flussi provenienti dal centro-destra e dal M5S.

     

    Riferimenti bibliografici

    De Sio, L., e Cataldi, M. (2016), ‘Radiografa di una mutazione genetica: i flussi elettorali a Torino’, in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 61-64.

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Paparo, A. (2018), ‘I flussi a Torino svelano l’enorme volatilità
    dietro l’apparente stabilità dei risultati’, in V. Emanuele, e A. Paparo (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE (11), Roma, LUISS University Press, pp. 209-214.

    Paparo, A., e Cataldi, M. (2016), ‘La mutazione genetica porta all’estizione: i flussi elettorali fra primo e secondo turno a Torino’, in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 155-157.

    Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 919 sezioni elettorali del comune di Torino. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Abbiamo effettuato analisi separate in ciascuno dei quattro collegi uninominali della Camera, poi riaggregate nelle stime cittadine qui mostrate. Il valore medio dell’indice VR per le quattro analisi è pari a 11,8.

  • Flussi Forlì: gli elettori 2018 del M5S decisivi per il successo del centrodestra

    Flussi Forlì: gli elettori 2018 del M5S decisivi per il successo del centrodestra

    Il risultato del ballottaggio nel comune di Forlì segna lo storico crollo dell’ennesima (ex-)roccaforte della Zona Rossa, in continuità con quanto già accaduto nelle precedenti elezioni locali (Emanuele Paparo 2018). Dopo 50 anni, il comune passa al centrodestra grazie alla vittoria del candidato Gianluca Zattini (53,1%), capace di aggregare tutto il proprio campo da Forza Italia alla Lega, passando per Fratelli d’Italia.

    Il risultato del primo turno lasciava già presagire l’esito finale, con Zattini (45,8%) che ha staccato di quasi 10 punti il candidato del centrosinistra Giorgio Calderoni (37,2%).  A seguire, il M5S (10,8%), in lieve flessione rispetto alle precedenti elezioni comunali (2014), e due liste civiche: ‘Forlì Sicura-Italia in Comune (3,3%), che ha ricevuto il sostegno del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, e ‘L’alternativa per Forlì (3%), supportata da Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista. In tale contesto, gli elettori del M5S sono stati, dunque, i potenziali arbitri della competizione e come vedremo si sono rivelati, in certa misura, decisivi per il successo di Zattini.

    A Forlì le precedenti elezioni politiche e le europee del 26 maggio avevano mostrato una sostanziale tenuta del PD, che rimaneva il primo partito e raccoglieva un consenso molto al disopra della media nazionale (rispettivamente il 28,6% e il 32,8%). Al tempo stesso, il capoluogo romagnalo – come il resto di Italia – è stato teatro dell’impetuosa crescita della Lega e del crollo del M5S, di cui proprio la Lega è stato il principale beneficiario. In questo quadro, l’analisi dello spostamento del bacino di voti del M5S può aiutarci a meglio comprendere la storica vittoria del centrodestra a Forlì.

    Il ballottaggio, rispetto al primo turno, ci mostra una netta diminuzione di più di 10 punti della partecipazione elettorale (11,4%), che si ferma al 57%. Il crollo, indicatore della sempre crescente apatia elettorale, non è rivelatore di particolari scollamenti rispetto al recente passato e risulta analogo a quanto registrato in precedenti elezioni locali (Maggini 2019). È invece interessante notare come, ponendo il caso di Forlì in comparazione con gli altri ballottaggi di questa tornata, la diminuizione dell’affluenza rispetto al primo turno sia decisamente più contenuta della media nazionale (-16,1%). Il dato segnala come la posta in gioco, ovvero la potenziale conquista – o conservazione – di una roccaforte della Zona Rossa, abbia contributo a mobilitare gli elettori. Non a caso, un differenziale dell’affluenza di voto più basso si registra soltanto nel comune di Ferrara, che con la vittoria del leghista Alan Fabbri ha sancito un altro storico passaggio di consegne (Ferrari e Paparo 2019).

    Tra le due tornate elettorali, le due civiche – pur senza ufficiali apparentamenti – hanno espresso chiare indicazioni di voto. La lista di sinistra “L’Alternativa per Forlì” ha chiamato i propri elettori al voto per ‘arrestare la destra’; mentre, il candidato sindaco della civica ‘Forlì Sicura-Italia in Comune’ ha invitato al ‘cambiamento’ e al sostegno per Zattini. Invito da cui però si sono dissociati più della metà (23 su 33) dei candidati al consiglio comunale.

    In questo quadro, lo studio dei flussi ci permette di apprezzare lo spostamento dei bacini elettorali dei diversi partiti, mostrandoci i movimenti decisivi per la vittoria del centrodestra. L’analisi che segue compara i bacini elettorali del ballottaggio con quelli delle elezioni europee del 26 maggio 2019 e con quelli delle politiche del 4 marzo 2018, momento di massimo apogeo del M5S.

    La Tabella 1 mostra gli spostamenti, al ballottaggio, dei bacini elettorali delle europee del 26 maggio. L’elettorato del PD ha mostrato una certa solidità (92% di fedeltà), regalando nulla all’astensione, registrando tuttavia una piccola defezione verso il candidato del centrodestra (inferiore a un decimo del suo elettorato). Continuando l’analisi del campo largo del centrosinistra, gli elettori di Europa Verde si dividono tra sostegno a Calderoni (37%) e astensione (43%), mentre un quinto trasmigra verso il candidato del centrodestra. L’elettorato di Più Europa si divide quasi ugualmente tra i due sfidanti, premiando di misura (56%) il candidato di centrosinistra. I – pochi – voti de La Sinistra, nonostante l’appello della lista civica di area, finiscono in larga misura nel computo del non voto, e soltanto un quarto dell’elettorato accorda il suo supporto a Calderoni (26%).

    Il centrodestra si rivela maggiormente coeso a supporto di Zattini. Per tutti e tre i partiti principali, i tassi di fedeltà sono intorno all’80%. Forza Italia e Lega non cedono nulla al candidato rivale, anche se disperdono entrambi un quinto del proprio elettorato nell’astensione (21%), mentre Fratelli d’Italia cede una percentuale analoga al candidato di centrosinistra.

    Come si diceva, decisivo è stato il comportamento degli elettori del M5S. Prevedibilmente, una parte considerevole si astiene (58%), tuttavia più di due quinti del bacino del Movimento si esprime per uno dei due candidati (42%). Di questi, la maggior parte premia Zattini (25%).

    Tab. 1 – Flussi elettorali a Forlì fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest19

    La Tabella 2 ci mostra la composizione di provenienza dei bacini elettorali del ballottaggio. Il confronto delle performance dei due candidati, rafforza le considerazioni espresse. Calderoni raccoglie appena un settimo dei propri consensi al di fuori dei tradizionali confini del centrosinistra, mentre per Zattini la percentuale di elettori che alle europee non aveva sostenuto un partito di centrodestra pesa per un quarto sul suo bottino di voti. Segno, questo, di una maggiore capacità di intercettare il voto degli elettori del M5S e dei transfughi dello schieramento avversario.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a comunali Forlì fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov19

    Alla luce delle importanti trasformazioni intercorse tra le politiche del 4 marzo e le elezioni europee del 2019 (De Sio 2019), appare rilevante stimare i flussi elettorali anche tra i bacini dei ballottaggi e quelli delle elezioni politiche del 2018. Tale analisi, infatti, ci permette non soltanto di meglio spiegare il successo di Zavattini, ma anche di comprendere l’orientamento degli elettorati del M5S e della Lega, che tra le politiche e le europee hanno, rispettivamente, dimezzato e raddoppiato la propria percentuale di voti.

    Al ballottaggio di Forlì il bacino elettorale del M5S 2018 rimane impermeabile al candidato del centrosinistra (Tabella 3). Analogamente con quanto visto a livello nazionale nelle analisi dei flussi tra politiche ed europee, dove del crollo del M5S ha beneficiato elettoralmente soltanto la Lega; anche nel caso del ballottaggio di Forlì, ben un terzo dell’elettorato del M5S 2018 si schiera a sostegno di Zattini (32%), mentre i restanti due terzi gonfiano le fila degli astenuti. Di interesse anche lo spostamento del bacino elettorale della Lega. A Forlì quasi un quinto dell’elettorato della Lega 2018 preferisce Calderani al centrodestra. A testimonianza di come, sebbene in espansione, i consensi della Lega mantengano una certa fluidità, probabilmente fisiologica in questa fase di vertiginosa crescita.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Forlì fra politiche 2018 e ballottaggio delle comunali 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest18

    La Tabella 4 mostra chiaramente il peso dell’elettorato M5S 2018 nell’affermazione del centrodestra al ballottaggio. Infatti, il bacino del Movimento contribuisce per più di un quinto (22%) ai voti di Zattini, ed è in termini percentuali secondo soltanto a quella Lega (35%).

    Il confronto dei bacini elettorali del M5S tra il 2018 e il 2019 e il loro differente impatto sul ballottaggio di Forlì ci mostrano chiaramente come l’elettorato del Movimento non si sia soltanto ridimensionato, ma si sia anche ideologicamente trasformato. L’ipotesi è che la parte di elettorato del M5S più vicina e affine al centrodestra abbia cominciato ad abbandonare massicciamente il Movimento già alle elezioni europee. Di conseguenza, il bacino elettorale M5S del 2019 risulta essere maggiormente permeabile al centrosinistra. Tuttavia, e qui si legge la peculiarità del caso forlivese, se su scala nazionale il bacino elettorale del M5S 2019 ha portato quasi nulla ai candidati di centrodestra durante i ballottaggi (D’Alimonte Emanuele 2019), a Forlì il flusso da Movimento a centrodestra non si è ancora prosciugato, ma è anzi risultato prevalente.

    Tab. 4 – Flussi elettorali a Forlì fra politiche 2018 e ballottaggio delle comunali 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov18

    I diagrammi di Sankey riportati di seguito (Figura 1 e Figura 2) mostrano graficamente le stime dei flussi elettorali appena discusse. A sinistra sono considerati, rispettivamente, i bacini elettorali delle elezioni europee e politiche, mentre a destra le destinazioni dei flussi al ballottaggio di Forlì. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza delle europee o delle politiche, mostrano i flussi dell’elettorato. L’altezza delle bande e i rettangoli dei diversi bacini sono costruiti per apparire proporzionali al relativo peso sul totale degli elettori. Le rappresentazioni grafiche mostrano con evidenza la maggiore capacità di Zattini di aggregare al di fuori dell’elettorato di FDI, FI e Lega ed al tempo stesso di non regalare (quasi) nulla al candidato di centrosinistra. Al contrario Calderoni, non riesce a conquistare tutti i voti degli elettori di Europa Verde e Più Europa che si sfilacciano e si dividono equamente tra i due contendenti.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Forlì fra europee 2019 (sinistra) e ballottaggio delle comunali 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey19Inoltre, nonostante il centrosinistra riesca ad intercettare parte dell’elettorato 2019 del M5S, lo stesso non vale per il ben più grande bacino del Movimento alle politiche. Questo premia Zattini, in maniera ancora più massiccia di quello delle europee, risultando così decisivo nella sua vittoria.

    Fig. 2 – Flussi elettorali a Forlì fra politiche 2018 (sinistra) e ballottaggio delle comunali 2019  (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey18

    In conclusione, la vittoria del centrodestra ha rivelato una forte capacità di tenuta e di allargamento del consenso di Zattini. Il candidato del centrosinistra, invece, pur conservando gran parte del bacino del PD non è riuscito ad egemonizzare il resto del campo del centrosinistra. Infine, dal bacino del M5S 2019 qualche voto al centrosinistra arriva, ma questo premia in misura maggiore Zattini e risulta decisivo per l’ulteriore arretramento del centrosinistra dalla sua storica Zona Rossa.

    Riferimenti bibliografici

    D’Alimonte, R. e Emanuele, V. (2019), ‘Nei comuni oltre 15mila abitanti, centrodestra +33, centrosinistra -39’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/12/nei-comuni-oltre-15mila-abitanti-centrodestra-33-centrosinistra-39/

    De Sio, L. (2019), ‘Dentro i flussi elettorali: da Salvini e Zingaretti una tenaglia per il Movimento 5 Stelle?’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/dentro-i-flussi-elettorali-da-salvini-e-zingaretti-una-tenaglia-per-il-movimento-5-stelle/

    Emanuele, V. e Paparo, A. (2018), ‘I numeri finali del voto: il centrodestra vince le comunali conquistando le roccaforti rosse’, in A. Paparo (a cura di), Goodbye Zona Rossa? Le elezioni comunali del 2018, Dossier CISE (12), Roma, LUISS University Press, pp. 217-226.

    Ferrari, L. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Ferrara: gli elettori M5S preferiscono il centrodestra al centrosinistra’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/10/flussi-ferrara-gli-elettori-m5s-preferiscono-il-centrodestra-al-centrosinistra/

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Maggini, N. (2019), ‘L’affluenza ai ballottaggi: un tracollo in linea con le tendenze degli ultimi anni’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/11/laffluenza-ai-ballottaggi-un-tracollo-in-linea-con-le-tendenze-degli-ultimi-anni/

    Schadee, H. M. A., e Corbetta, P. G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 109 sezioni elettorali del comune di Forlì. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 5,7 per l’analisi dalle politiche; a 7,8 per l’analisi dalle europee.