Autore: Maria Giovanna Sessa

  • Flussi Vercelli: nonostante la smobilitazione leghista il centrodestra strappa il comune

    Flussi Vercelli: nonostante la smobilitazione leghista il centrodestra strappa il comune

    Una chiara svolta a destra per Vercelli

    Lo scorso 26 maggio a Vercelli si sono svolte le elezioni per tre livelli governativi. Come nel resto d’Italia, i cittadini hanno espresso la propria preferenza alle europee, alle regionali insieme ai piemontesi ed infine alle elezioni comunali. Le tre votazioni hanno avuto tutte esiti somiglianti, con la vittoria indiscussa della Lega a denotare una evidente svolta a destra, secondo un trend sempre più trasversale al paese (De Sio 2019).

    Prima di passare all’analisi dei risultati e dei flussi elettorali nelle elezioni comunali, guardiamo alle evoluzioni dei partiti a Vercelli fra le elezioni europee del 2014 e quelle del 2019. I due grandi partiti mainstream del sistema politico italiano hanno visto dimezzate le preferenze ottenute in precedenza, anche in termini assoluti (Tab. 1), in linea con il tracollo osservato a livello nazionale (Emanuele 2018). Il PD ha perso una ventina di punti percentuali e il partito di Berlusconi più di otto, oramai all’ombra di Salvini, il quale passa da un modesto 8,4% ad uno strabiliante 40,2%. Facendo eco ad un crollo su scala nazionale (Emanuele e Maggini 2019), il M5S ha invece smarrito un terzo dei voti ottenuti nell’ultimo quinquennio e, seppur di poco, non raggiunge neppure il 10% dei voti.

    Se la disfatta del PD conferma un esito preannunciato dalle ultime elezioni politiche del 2018, i risultati elettorali hanno effetti più dirompenti per le altre forze politiche, specie per quelle al governo. Se le europee hanno rappresentato un’occasione per valutare l’operato dell’esecutivo giallo-verde a un anno dal suo insediamento, il giudizio è durissimo per il M5S che ottiene meno della metà dei consensi delle politiche, passando dal 22,4% il 4 marzo al 9,6%, mentre la Lega stravince e quasi raddoppia i risultati (dal 23,6% al 40,2%).

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Vercellivercelli_tab

    Corsaro sindaco dopo una giunta democratica insoddisfacente

    Venendo quindi all’esito della competizione per gli organi di governo locale, il nuovo sindaco sarà il candidato del centrodestra (Lega, FI, FDI) Andrea Corsaro. Avvocato di professione, Corsaro è già stato sindaco di Vercelli per due mandati completi fra il 2004 e il 2014 – come indipendente alla guida di una coalizione di centrodestra nel 2004, e poi da iscritto al PDL nel 2009. Nel 2014 l’amministrazione comunale cambiò colore politico, con la vittoria Maura Forte per il centrosinistra, la quale però non è riuscita a conquistare un secondo mandato nelle comunali 2019.

    Il primo turno delle comunali si era concluso con il 41,9% dei voti validi per Corsaro e il 24,9% per la Forte, anticipando dunque l’esito finale della consultazione. Infatti, al ballottaggio il candidato di centrodestra ha avuto la meglio sulla sua avversaria (54,8% contro 45,2%), la quale è riuscita ad accrescere il proprio numero di voti di 2.000 unità, che non sono tuttavia bastate a sconvolgere la realtà del primo turno ma solo a rendere meno amara la sconfitta.

    Maura Forte passa quindi il testimone dopo un mandato percorso da tensioni, sebbene ottenuto con il 67% delle preferenze al ballottaggio del 2014. Nei suoi recenti interventi ha ricordato i successi della propria amministrazione, tra cui l’aver risanato, senza aumenti di tasse, il bilancio di un comune ereditato con consistenti difficoltà finanziarie. La giunta uscente rivendica il merito di avere contribuito alla creazione di posti di lavoro con l’apertura di un centro Amazon e di un polo logistico della holding francese APRC, e di avere investito sul rilancio culturale del territorio.

    Il momento di maggiore turbolenza di questo mandato risale certamente alla condanna in primo grado della sindaca, insieme ad esponenti di vari schieramenti politici. La pena – sospesa – di nove mesi e dieci giorni riguarda il processo per irregolarità durante la raccolta delle firme per le elezioni provinciali del 2011. Tra i risentimenti accumulati nei confronti della giunta Forte spicca quello della lista Siamo Vercelli, che ha seccamente rifiutato l’appello della Forte alle forze non di destra di sostenerla in vista del secondo turno (quando invece nel 2014 c’era stato un apparentamento formale fra Siamo Vercelli e la coalizione Forte). 

    I flussi elettorali

    Sebbene Maura Forte sia stata apertamente criticata dal M5S, che ne ha più volte richiesto le dimissioni, i flussi elettorali mostrano un riversamento del 52% degli elettori pentastellati alle europee sulla candidata del centrosinistra, mentre il restante 48% si rifugia nel non voto (Tab. 2). Nessuno ha invece votato l’ex sindaco di centrodestra Corsaro.

    La stessa scelta di campo chiara – che non lascia spazi al centrodestra – viene compiuta dagli elettori di Europa Verde, che si dividono tra sostegno per il centrosinistra (54%) e astensione (46%).

    PD e Più Europa votano di più (hanno entrambi solo il 3% di astensioni) e più a sinistra. Tuttavia, se gli elettori del PD si dimostrano molto fedeli alla Forte (85%), quelli del partito della Bonino hanno invece scelto per il 40% Corsaro. Un altro dato inaspettato proviene da La Sinistra, il cui bacino elettorale è tuttavia estremamente ridotto. I suoi (pochi) elettori si dimostrano i terzi più propensi a votare Corsaro (70%), secondi solo a FDI e FI. Questi numeri fanno luce sulla gravissima spaccatura del centrosinistra a Vercelli, dove la sindaca uscente non è riuscita a ricompattare il fronte progressista al di fuori del PD.

    Eppure, le sorprese non si limitano a sinistra. Infatti, suscita particolare interesse il fatto che il 40% degli elettori della Lega si sia astenuto al ballottaggio, mentre appena il 49% dei leghisti abbia votato per il candidato sindaco di centrodestra. Al contrario, gli elettorati di FI e FDI hanno votato Corsaro in misura dell’80-90%. Sembra dunque che l’appeal di un candidato forzista con due mandati da sindaco alle spalle presso l’attuale elettorato di Salvini sia stato davvero limitato, come confermato anche dal significativo flusso che si registra verso la sindaca uscente del centrosinistra – pari a un leghista su 8, un vercellese ogni 35.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Vercelli fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest19Nonostante lo smarcamento degli elettori del Carroccio, la Tabella 3 conferma il partito di Salvini come principale sostenitore di Corsaro: praticamente la metà dei voti che lo hanno eletto sindaco per la terza volta proviene da lì (48%). Oltre un terzo dei suoi voti arriva poi da elettori che alle europee hanno votato gli altri due partiti del centrodestra, mentre quote più piccole ma comunque rilavanti entrano da PD e Più Europa (6% l’uno).

    Allo stesso modo, alla base del risultato della Forte vi è l’elettorato del PD (56%), mentre rimangono quasi inesistenti i voti provenienti da La Sinistra e Europa Verde. Un decimo è formato da elettori di Più Europa, mentre quote attorno al 15% arrivano sia dal M5S che dalla Lega.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a comunali Vercelli fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov19

    La Figura 1 mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali fra europee e ballottaggio a Vercelli. A destra sono riportati i bacini elettorali del ballottaggio, a sinistra quelli delle europee. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza delle europee, mostrano le transizioni dai bacini delle europee a quelli delle comunali. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

    Il diagramma di Sankey consente di apprezzare visivamente come il vantaggio di Corsaro, guardando alla forza dei partiti di centrodestra alle europee, fosse davvero enorme; e come questo si sia ridotto in virtù della forte smobilitazione dell’elettorato leghista, e dei flussi da M5S e Lega verso Forte.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Vercelli fra europee 2019 (sinistra) e ballottaggio delle comunali 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey19

    Restando in tema, uno sguardo alle scelte nel ballottaggio delle comunali degli elettorati dalle politiche 2018 (Tab. 4) presenta una prospettiva interessante per capire cosa sia cambiato ad appena un anno di distanza. Il fil rouge resta lo scisma della sinistra. Appare infatti paradossale che il 76% degli elettori di LeU abbia votato Corsaro. L’effetto è corroborato dall’astensione alle comunali del 54% dei sostenitori dei partiti minori del centrosinistra alleati del PD alle politiche (Più Europa, Insieme, Civica Popolare). Vi è tuttavia una parziale compensazione posta dalla preferenza assoluta per la Forte da parte di chi ha votato solo per il candidato di collegio del centrodestra nel 2018 (il leghista Tiramani).

    La vittoria di Corsaro si può dunque considerare come il prodotto di un sostegno trasversale delle destre, con Lega, NCI ed FDI in prima fila. Metà dei berlusconiani 2018 è invece restata a casa e questo mancato voto nel ballottaggio per un suo esponente la dice lunga sul logoramento dell’ex partito egemone nel centrodestra.

    Tab. 4 – Flussi elettorali a Vercelli fra politiche 2018 e ballottaggio delle comunali 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest18

    La Tabella 5, che mette invece a confronto la provenienza dei voti al ballottaggio con le elezioni politiche dello scorso 2018, offre una conferma a quanto visto poc’anzi. Circa la metà dei voti di Forte proviene dal PD, poco più di un decimo dal resto dell’area della sinistra, e un 15% a testa per M5S e Lega. Il successo di Corsaro è per circa l’80% attribuibile ad elettori di centrodestra, ma una porzione rilevante proviene anche dal centrosinistra – mentre, di nuovo, niente arriva dal M5S.

    Tab. 5 – Flussi elettorali a Vercelli fra politiche 2018 e ballottaggio delle comunali 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov18

    Per fornire una rappresentazione grafica di quanto detto finora, riportiamo la Figura 2, che mostra il diagramma di Sankey per i flussi a Vercelli fra politiche 2018 e ballottaggio 2019. Si vede la forte smobilitazione di elettori di FI. Sono questi, probabilmente, elettori passati nel frattempo alla Lega, e che costituiscono quel serbatoio di leghisti delle europee che si sono astenuti. Quindi, i nuovi leghisti sembrano essere elettori più periferici e distanti dalla politica. Infatti, quanti votavano Carroccio già nel 2018 hanno tutti votato nel ballottaggio.

    Fig. 2 – Flussi elettorali a Vercelli fra politiche 2018 (sinistra) e ballottaggio delle comunali 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey18

    Vanno infine menzionate le regionali, che hanno sancito la volontà del 49,9% degli aventi diritto in Piemonte di avere Alberto Cirio quale nuovo presidente della regione, eurodeputato con il PPE durante l’ottava legislatura. Resta indietro al 35,8% lo sfidante di centrosinistra Sergio Chiamparino, presidente della regione uscente ed ex sindaco di Torino. Il parallelismo tra Chiamparino e Forte è immediato, entrambi politici di centrosinistra non riconfermati nelle cariche ricoperte. In questo angolo del paese, il PD sembra pagare le conseguenze di una mancata autocritica, che gli costa la fiducia di un elettorato risoluto a cercare a destra le risposte alle proprie domande. Intanto, anche in un momento di parziale smobilitazione, è la Lega a trarre il maggior beneficio dall’indebolimento dei propri avversari, canalizzando le frustrazioni di una crescente porzione dell’elettorato – e non solo a Vercelli.

     

    Riferimenti bibliografici

    De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della Lega di Salvini’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-lega-di-salvini/

    Emanuele, V. (2018), ‘L’apocalisse del voto ‘moderato’: in 10 anni persi 18 milioni di voti’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE (11), Roma, LUISS University Press, pp. 123-125.

    Emanuele, V. e Maggini, N.(2019), ‘Il M5S “resiste” solo nelle province a maggior richiesta di assistenzialismo’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/il-m5s-resiste-solo-nelle-province-a-maggior-richiesta-di-assistenzialismo/

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Schadee, H. M. A., e Corbetta, P. G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 59 sezioni elettorali del comune di Vercelli. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 7,7 per l’analisi dalle politiche; a 3,1 per l’analisi dalle europee.

  • Flussi Cremona: l’uscente PD rivince anche grazie a elettori leghisti delle europee

    Flussi Cremona: l’uscente PD rivince anche grazie a elettori leghisti delle europee

    Europee e comunali lo stesso giorno, ma con esiti opposti

    Doppia elezione per la città di Cremona lo scorso 26 maggio, quando gli elettori sono stati chiamati ad esprimere la propria preferenza sia per il nuovo Europarlamento che per rinnovare il sindaco e il consiglio comunale. Le votazioni hanno prodotto esiti a prima vista contrastanti, con una prevalenza della Lega alle europee e la riconferma del centrosinistra alle amministrative.

    La Tabella 1 mostra il quadro completo dei risultati delle elezioni europee a Cremona, a confronto con le politiche 2018 e le europee 2014. La vittoria del partito di Matteo Salvini (35,7%), seguito dal PD (27,4%) è conforme ad una tendenza nazionale, così come il crollo del M5S, il quale rimane poco dietro al partito del Cavaliere che si aggiudica la medaglia di bronzo, ma entrambi non raggiungono il 10%. L’effetto è di un voto fortemente polarizzato. Rispetto alle precedenti europee, viene riconfermato l’ordine di arrivo, con l’eccezione della ribalta leghista: il Carroccio triplica infatti il numero delle preferenze e da quarto partito passa a primo.

    A Cremona, il PD risulta il grande sconfitto di queste europee perdendo un terzo dei propri voti dal 2014 al 2019 (da 27,4% a 43,1%), ma compensa con il successo alle comunali. Tale passaggio di testimone era stato anticipato già dall’esito delle elezioni del 4 marzo 2018. Tuttavia, nel caso delle politiche lo scarto era stato molto più ridotto: le Lega aveva ottenuto il 24,4%, mentre il PD, con il 23,6%, poteva ancora dirsi in lotta per la palma di primo partito in città. Cremona si configura come una riproduzione fedele del quadro nazionale dopo un anno di governo giallo-verde, con il M5S che rincorre il proprio alleato di destra, in netto vantaggio.

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Cremonacremona_tab

    La realtà delle comunali si presenta però diversa. Al secondo turno si è confermato vincitore il candidato di centrosinistra e sindaco uscente Gianluca Galimberti, che ottiene il 55,9% dei voti contro il 44,1% delle preferenze dello sfidante di centrodestra, Carlo Malvezzi. Nonostante la mancanza di maggioranza assoluta al primo turno, richiesta per i comuni sopra i 15.000 abitanti, le amministrative del 26 maggio avevano già anticipato l’esito del ballottaggio del 9 giugno, con Galimberti al 46,4% e Malvezzi al 41,7%.

    Entrambi i candidati hanno potuto contare sul sostegno di ampie coalizioni. Il primo è stato sostenuto da PD ed altre cinque liste civiche: Fare Nuova la Città, Cremona Attiva, Sinistra per Cremona, Cittadini per Cremona e Patto Civico. il secondo aveva in coalizione Lega, FDI, FI e la lista Viva Cremona. L’impostazione maggioritaria si è rivelata dunque una formula di successo per il centrodestra, che invece si era diviso cinque anni prima e non era riuscito a riconfermare il sindaco uscente Oreste Perri.[1]

    I flussi elettorali

    La ricognizione dei risultati elettorali delle europee e delle comunali che abbiamo svolto segnala una certa volatilità elettorale intercorsa. Per comprendere quindi quali specifici movimenti di elettori abbiano portato alla rielezione di Galimberti, abbiamo stimato i flussi elettorali nel comune di Cremona fra le elezioni europee 2019 e il ballottaggio delle comunali. La Tabella 2 mostra come si sono divisi al ballottaggio, fra voto ai due candidati e astensione, gli elettorati dei diversi partiti alle europee.

    La nostra analisi mostra un riversamento compatto degli elettori di PD e La Sinistra a favore di Galimberti (98 e 89%, rispettivamente). Invece gli elettori di Più Europa e Europa Verde (non in corsa alle comunali) premiano il sindaco uscente in misura più o meno dimezzata (attorno al 45%), con questi ultimi che addirittura preferiscono Malvezzi (57%).

    Nel centrodestra, il quadro è sorprendentemente simile, con tassi di fedeltà molto alti per alcuni elettorali, e attorno al 50% per altri. In particolare, gli elettori di FI hanno votato in blocco per Malvezzi (93%), mentre quelli di FDI e Lega assai meno. Anzi, è interessante notare come il 23% degli elettori leghisti abbia preferito il democratico Galimberti al secondo turno. Questo flussi di elettori infedeli pesa oltre il 5% del totale dell’elettorato cremonese. Un elettore su 18 ha votato Galimberti al ballottaggio dopo aver votato Lega alle europee.

    Sembra proprio che Malvezzi, un candidato di area berlusconiana, consigliere in regione e già vicesindaco dell’amministrazione Perri dal 2009 al 2013, non sia stato particolarmente gradito al di fuori del bacino elettorale del Cavaliere stesso, specie presso quello della Lega. Si tratta peraltro di un fenomeno molto simile a quello osservato per gli elettori leghisti di Vercelli (Sessa e Paparo 2019).

    Infine, gli elettori del M5S alle europee hanno largamente preferito il riconfermato sindaco nel ballottaggio, cui il candidato del Movimento Luca Nolli non era riuscito ad accedere. Se un terzo si è astenuto, la metà circa ha votato Galimberti, contro un quinto che ha scelto Malvezzi. In pratica ci sono quasi due elettori e mezzo del M5S per Galimberti per ognuno che abbia votato Malvezzi.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Cremona fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

    Osservando la Tabella 3, che mostra la provenienza dei voti dei due sfidanti del ballottaggio, emergono chiaramente i maggiori sostenitori dei due candidati. I voti di Malvezzi sono sostanzialmente relegati ai bacini dei tre partiti del centrodestra: una metà dalla Lega, un quarto da FI, un decimo da FDI. Praticamente niente arriva da altri bacini.

    Al contrario, i sostenitori di Galimberti sono più trasversali. Infatti, se è vero che quasi il 60% sono elettori del PD, oltre uno su sei ha votato la Lega e quasi uno su dieci il M5S.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Cremona fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

    Il diagramma di Sankey riportato di seguito (Fig. 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali fra europee e ballottaggi a Cremona. A destra sono riportati i bacini elettorali del ballottaggio, a sinistra quelli delle europee. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza delle europee, mostrano le transizioni dai bacini delle europee a quelli delle comunali. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

    La figura evidenzia la compattezza degli elettori dei due partiti mainstream sui rispettivi candidati, ma anche la tripartizione dell’elettorato della Lega, con una metà verso Malvezzi e l’altra metà che si divide fra astensione e Galimberti.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Cremona fra europee 2019 (sinistra) e ballottaggio delle comunali 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

    Il comportamento dell’elettorato leghista è il principale spunto di interesse che emerge dalla nostra analisi. Le possibili ragioni variano da una scelta di voto disgiunto dovuta ad un diverso ordine di priorità in Europa e sul territorio; al particolare candidato in corsa per il centrodestra (non un leghista ma un esponente di FI); fino all’eventuale valutazione positiva dell’operato del sindaco nel corso del suo precedente mandato.

    In proposito, vanno ricordate le accuse mosse al primo cittadino cremonese di avere mantenuto una linea eccessivamente morbida sul decreto sicurezza, di cui avrebbe criticato le modalità pur rispettandone l’applicazione, nel tentativo di trattare con Salvini. Sui diritti, il sindaco si è sempre espresso a favore della famiglia tradizionale in linea con la propria manifesta identità cattolica, fino al rifiuto di trascrivere le unioni civili tra coppie dello stesso sesso. Sono episodi come questi a strizzare l’occhio a quella parte dell’elettorato meno progressista e trasversale all’asse destra-sinistra.

    In ultima analisi, nella città del violino sembrano risuonare simultaneamente due melodie diverse. Da un lato, il Partito Democratico riscopre il lento agio delle note conservatrici, che toccano le giuste corde degli elettori moderati, convincendoli a riconfermare il sindaco uscente. Dopo la rielezione di Del Bono a Brescia nel 2018, questo risulta essere un trend elettorale da non sottovalutare (per lo meno in Lombardia).

    Sul fronte opposto, la Lega conferma il sorpasso a danno di partner di governo in regione FI, e scavalca anche l’attuale alleato di governo, certificando anche a livello locale un primato già chiaramente evidente a livello nazionale. Tuttavia, almeno sul piano locale, l’attuale base elettorale della Lega si dimostra poco favorevole a candidati berlusconiani.

     

    Riferimenti bibliografici

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Schadee, H. M. A., e Corbetta, P. G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.

    Sessa, M. G., e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Vercelli: nonostante la smobilitazione leghista il centrodestra strappa il comune’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/10/flussi-vercelli-nonostante-la-smobilitazione-leghista-il-centrodestra-strappa-il-comune/


    [1] Alle comunali 2014 la Lega che aveva sostenuto un proprio candidato, per poi apparentarsi al ballottaggio a Perri quando questo era rimasto fuori dal secondo turno.

    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 76 sezioni elettorali del comune di Cremona. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 2,2.

  • Flussi Milano: il PD è primo ricompattando il campo progressista

    Flussi Milano: il PD è primo ricompattando il campo progressista

    Una panoramica del voto

    Milano si conferma in queste elezioni europee una roccaforte del centrosinistra, un leitmotiv che ha caratterizzato anche le precedenti europee, il voto del 4 marzo 2018 e le ultime due comunali.

    Il capoluogo lombardo presenta un centrosinistra sorprendentemente compatto, quando stenta ad esserlo nel resto del paese. Se da una parte il PD ha perso quasi una decina di punti percentuali dal voto per l’Europarlamento del 2014 a quello del 2019 (45% e 36% rispettivamente), ne ha però guadagnati altrettanti rispetto all’esito delle scorse politiche, in cui aveva raggiunto poco meno del 27%.

    Il colpo di scena di queste elezioni è rappresentato dalla Lega, che facendo eco ad una tendenza a livello nazionale prende il 27,4% a Milano e scavalca così sia Forza Italia che i pentastellati. Il cuore della Padania cede quindi alle lusinghe del Carroccio, il quale, reinventatosi da partito etnoregionalista a partito nazionale e sovranista, quadruplica il proprio risultato rispetto al 7,4% delle europee precedenti. Nonostante le cifre in netto rialzo, l’esito è scarso se comparato con il resto della penisola. La metropoli fa quindi eccezione nonostante un hinterland in cui la Lega regna anche nel voto amministrativo espresso da numerosi comuni domenica 26 maggio.

    Due sono i grandi perdenti di queste elezioni. Forza Italia arranca nella città che ha dato i natali ed i primi successi imprenditoriali al padre fondatore Berlusconi con un 10,2% che trasforma in flop il promesso ritorno del Cavaliere. Ancora peggio fa il Movimento 5 Stelle, ma la notizia appare meno spiazzante, poiché i grillini non hanno mai convinto del tutto i milanesi. Alle politiche erano arrivati secondi ottenendo il 18,4% a Milano, ma dopo un anno di governo giallo-verde le cifre hanno subito un drastico ridimensionamento nel capoluogo di una delle ultime regioni per domande di reddito di cittadinanza. Dati diffusi dal Ministero del Lavoro parlano di 0,7 richiedenti ogni mille abitanti in Lombardia, regione in cui il M5S ha ottenuto il 9,3% dei voti, contro i 2,9 in Calabria dove il partito di Di Maio è primo con il 26,7% delle preferenze.

    Un’altra peculiarità è data da Più Europa, che se dipendesse da Milano avrebbe di pochissimo superato la soglia di sbarramento e fatto il proprio ingresso al Parlamento Europeo con il 5,3% dei voti. Subito dietro FDI, che ha migliorato di quasi un punto rispetto alle politiche, confermando i propri voti in valore assoluto.

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Milanomilano tab

    Il voto nei municipi e per i candidati di lista

    Il calo dell’affluenza alle urne rispetto alle scorse europee ricalca un comportamento trasversale al paese, eppure con il 58,7% di votanti rispetto agli aventi diritto, Milano supera la media italiana. In controtendenza con il panorama di volatilità elettorale ed ascesa dei populismi, si è votato di più e più a sinistra. Viene così proiettata un’immagine di continuità da antidoto alla frammentazione che affligge le correnti progressiste. Il candidato che ha ricevuto più preferenze è nettamente stato Giuliano Pisapia, con 266.369 voti di cui 71.459 solo nella sua città. L’accordo con MDP che lo ha reso capolista del PD è risultata una formula vincente, facendo confluire voti da altri allineamenti di centrosinistra.

    E’ proprio nel 2011, con Pisapia sindaco che si suggella la storia di Milano come fortezza dei democratici (Cataldi, Emanuele e Paparo 2011). Giurista formatosi negli ambienti della sinistra più radicale che gli instilla un forte impegno per i diritti civili, il suo mandato si è concentrato su sostenibilità e mobilità, portando un ulteriore respiro internazionale alla città con eventi quali Expo, di cui Giuseppe Sala è stato amministratore delegato e poi commissario. Eletto primo cittadino nel 2016 (Paparo e Cataldi 2016), Sala non ha mancato di criticare l’hýbris di Renzi (che ne ha sostenuto la candidatura), facendosi fermo sostenitore di un Partito Democratico che include, a partire dalle periferie. Ed è nelle periferie, come nel centro, che il PD ha prevalso, confermandosi primo partito a livello aggregato in tutti e nove i municipi meneghini.

    Tuttavia, è da tenere in considerazione come fuori dalla cerchia dei Navigli la distanza tra PD e Lega tenda ad assottigliarsi; per esempio, dal Municipio 1 al Municipio 9 lo scarto tra i due partiti passa da 23 a 3 punti percentuali. Si può ipotizzare che queste europee costituiscano una sorta di voto di fiducia sull’operato della corrente amministrazione, che Salvini mira a sostituire nel 2021 con un sindaco leghista.

    La giunta ha annunciato un rimpasto quando a fine mese Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali, lascerà Palazzo Marino per Rue Wiertz dopo le 92.999 preferenze ottenute. Della squadra lombarda, nella circoscrizione Nord-Ovest si riconferma Patrizia Toia per la sua quarta legislatura europea, anche se perde quasi diecimila voti dalla scorsa volta (da 87.135 a 79.394). Oltre al capolista e vicepresidente Salvini, che rinuncerà al proprio posto a Bruxelles, sono tre i leghisti a ripetere l’esperienza europea – Ciocca, Lancini e l’ex pentastellato Zanni – tutti lombardi come la maggioranza degli eletti nella circoscrizione per la Lega. Per quanto riguarda il primo partito al governo, la milanese Eleonora Evi si prepara al secondo mandato.

    I flussi elettorali

    Uno sguardo ai flussi elettorali mostra come si sia ridistribuito l’elettorato milanese dalle politiche 2018 alle europee 2019. Nel centrosinistra l’immagine che prevale è di voto utile per il PD. Come visibile nella Tabella 2, infatti, il PD i tre quarti del suo elettorato 2018 e su di esso si sono riversati gli elettori del 2018 di LeU (61%), chi votò solo per i candidati uninominali del centrosinistra (68%) ed i partiti alleati al PD (51%).

    La controparte di centrodestra racconta una storia solo parzialmente simile. Se il tasso di fedeltà della Lega è pressochè identico a quello del PD, la capacità attrattiva esercitata sugli elettorati affini è assai più bassa. Infatti, Forza Italia cede poco più un quinto dei propri elettori 2018 a favore di Salvini alle europee, FDI un terzo; mentre entrambi cedono quote molto più rilevanti dei partiti minori del centrosinistra all’astensione (28 e 20% rispettivamente).

    Un altro elemento che fa riflettere riguarda il M5S: più della metà degli elettori alle politiche ha preferito non votare alle europee. Questo si può imputare in parte alla natura di secondo ordine delle elezioni europee (Reif e Schmitt 1980). In alternativa, il successo del Movimento nel 2018 è da attribuire alla capacità di avere portato ai seggi quei cittadini che non nutrono un radicato interesse per la politica. A poco più di un anno di distanza, anno in cui il Movimento è stato per la prima volta al governo, l’apatia politica di quella porzione di italiani sembra essere tornata a prevalere, alimentando dubbi sulla durabilità del fenomeno Cinque Stelle. Si segnala poi una fuoriuscita rilevante verso la Lega (oltre un decimo dell’elettorato 2018 del Movimento), mentre nessun flusso rilevante si registra verso il PD.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Milano fra politiche 2018 ed europee 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

    Nella palude degli altri allineamenti si può ricordare la decisione di Potere al Popolo di rimanere fuori dalla competizione europea per incompatibilità sui contenuti con i potenziali alleati o ancora il dietrofront di Civati a seguito delle accuse di infiltrazioni fasciste in Europa Verde. Tra chi ha partecipato, ma rimane marginale, si annoverano le estreme destre che urlano Italexit, le sinistre radicali ed i conservatori sociali della famiglia tradizionale.

    A completare il quadro degli spostamenti per Milano, la Sinistra deve molto a LeU, da cui secondo i flussi di provenienza trae un terzo del suo elettorato (Tab. 3). I Verdi – in particolare i nordici progressisti ma liberali – sono la grande forza emergente di queste elezioni, pur non avendo mai sfondato in Italia. Anche a Milano il risultato non è stato eclatante, appena sopra al 3%, grazie agli ingressi di ex elettori di PD ed alleati, LeU e M5S.

    Per quanto concerne il Movimento sono in pochissimi a migrare da altri partiti, mentre la Lega prende quasi la metà dei suoi voti delle europee al di fuori del suo bacino 2018. Un sesto viene da ex elettori berlusconiani e un 10% di grillini, suggerendo che i coinquilini di Palazzo Chigi rimangono piuttosto incompatibili agli occhi dei milanesi. Racimola qualche elettore anche da FDI.

    Il partito di Giorgia Meloni attinge da più voci del centrodestra (Lega e FI, oltre che dai propri elettori 2018);  sorprendentemente qualcosa entra anche dal PD. Infine,  Più Europa ha accolto degli elettori provenienti dagli ex grandi partiti di centrosinistra e centrodestra.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Milano fra politiche 2018 ed europee 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

    Il diagramma di Sankey (Fig. 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Milano. A sinistra sono riportati i bacini elettorali del 2018, a destra quelli del 2019. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2018 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle europee. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori. Guardando la figura, possiamo immediatamente apprezzare la smobilitazione dell’elettorato del M5S verso l’astensione, il ricompattamento dell’area di centrosinistra sul PD, e quello (meno massiccio) nel campo di centrodestra attorno alla Lega.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Milano fra politiche 2018 (sinistra) ed europee 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

    Conclusioni

    Le elezioni del 26 maggio 2019 hanno confermato l’eccezionalità del modello milanese, difficilmente rappresentativo del resto d’Italia. La buona riuscita del PD ha implicitamente espresso una valutazione positiva da parte dell’elettorato milanese del lavoro svolto dalla giunta comunale. Ora il bicchiere è a metà. Per chi lo vede pieno, il “buon governo” naufragato nel dicembre 2016 può ripartire dall’apertura a nuove alleanze politiche. Al contempo, gli scettici o realisti del bicchiere mezzo vuoto registrano l’ulteriore perdita di identità di un partito che si fa pigliatutto e sembrerebbe pronto a compromessi politici rifiutati in precedenza.

    Nel complesso, le prospettive politiche nel paese sono cambiate e a risentirne è anche la città della Madonnina, mentre in Europa si inaugura una stagione difficile. Alle amministrative mancano un paio d’anni, alla prossima legislatura ancora non si sa. Di certo il M5S appare in caduta libera. A Milano, Salvini mantiene un bacino di elettori saldi, che si porta dietro dal 4 marzo, e si allarga a spese dei partner di governo a livello nazionale (M5S) e regionale (FI e FDI). Oggi prende la medaglia d’argento, ma la competizione rimane aperta.

     

     

    Riferimenti bibliografici

    Cataldi, M., Emanuele, V., e Paparo, A. (2012), ‘Elettori in movimento nelle Comunali 2011 a Milano, Torino e Napoli’, Quaderni dell’Osservatorio elettorale, 67, pp. 5-43.

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Paparo, A. e Cataldi, M. (2016), ‘Il PD che ancora riesce a vincere: i flussi fra primo e secondo turno a Milano e Bologna’, in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE(8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 163-168.

    Reif, K. e Schmitt, H. (1980), ‘Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results’, European Journal of Political Research, 8 (1), pp. 3-44.

    Schadee, H. M. A., e Corbetta, P. G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 1.247 sezioni elettorali del comune di Milano. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Abbiamo effettuato analisi separate in ciascuno dei cinque collegi uninominali della Camera interamente compresi nel territorio del comune di Milano, poi riaggregate nelle stime cittadine qui mostrate. Il valore medio dell’indice VR per le cinque analisi è pari a 12,8.