di Federico De Lucia
Dall’analisi dell’offerta politica che si presenterà agli elettori alle consultazioni provinciali del 2011, il cui primo turno si terrà nel prossimo fine settimana, emerge in modo chiaro il momento di difficoltà del bipolarismo italiano. Nella prima parte della Tabella riportata sotto operiamo un semplice confronto con le provinciali scorse per quanto riguarda il numero medio dei candidati e delle liste presenti sulla scheda elettorale. Se il numero medio di liste presentate è sostanzialmente costante rispetto alle scorse consultazioni, lo stesso non si può dire del numero medio di candidati, che passa da 5,2 a 6,6. Già da questo primo dato si evince chiaramente una evoluzione in senso multipolare della competizione elettorale, ma la conferma decisiva in questo senso è rappresentata dal numero medio di liste che compongono i vari schieramenti: sia le liste di centrodestra che quelle di centrosinistra diminuiscono rispetto alle ultime elezioni provinciali, mentre quelle a sostegno dei terzi candidati passano da 3,3 a 7,1. In sostanza stiamo assistendo allo svuotamento dei due poli principali. Dal resto è ben noto come negli ultimi anni entrambi gli schieramenti abbiano vissuto momenti di grossa difficoltà: nel centrodestra, alla rottura di Berlusconi con Casini (di inizio 2008), ha fatto seguito quella con Fini (di fine 2010); nel centrosinistra invece si fanno sempre più sentire le indecisioni strategiche del PD, diviso fra coloro che propongono alleanze con il centro e coloro che spingono verso un consolidamento dell’alleanza con l’IdV e con la SEL di Vendola. Tutto questo produce conseguenze notevoli sull’offerta elettorale.
Nella seconda parte della Tabella (che tralascia volutamente la collocazione di partiti di dimensioni piccole, come La Destra, la Federazione della Sinistra, e l’Alleanza per l’Italia di Rutelli) possiamo vedere come concretamente si realizza questa multipolarizzazione della competizione elettorale, nelle undici province al voto. In tutti i casi in esame i poli che si confronteranno sono più di due. Tuttavia, solo in tre di essi (Pavia, Treviso, Gorizia) la competizione avrà l’assetto tripolare che si ipotizza come più probabile per le prossime elezioni politiche (quello che in Tabella definiamo come standard): PdL e Lega coalizzati sulla destra, UDC e FLI coalizzati al centro, e PD, IdV e SEL coalizzati sulla sinistra. Anche in altri tre contesti l’assetto sarà tripolare, ma con una fisionomia diversa da quella che abbiamo appena ricordato. A Lucca l’UDC ha scelto di coalizzarsi con la destra, lasciando i finiani da soli al centro; a Macerata si riproporrà l’assetto delle regionali scorse, con l’UDC alleato con il centrosinistra, FLI ancorato al centro destra, e SEL alleata con i comunisti in una coalizione di estrema sinistra; a Campobasso si è assistito ad una ricomposizione fra FLI, UDC e il centrodestra, mentre sulla sinistra si registra la corsa solitaria della forte IdV locale. In due casi i poli che si confronteranno sono quattro (Mantova e Ravenna): qui la situazione è in realtà molto simile al tripolarismo nella sua versione standard, dato che l’unica anomalia che rispetto ad esso si registra è il fatto che FLI e UDC non sono riusciti a proporre un candidato comune e si presentano, dunque, separatamente. In tre casi, infine, la competizione sarà addirittura fra cinque poli. A Trieste questo è dovuto alla strategia ben poco lungimirante del centrodestra locale, che oppone alla sinistra unita ben quattro candidati diversi (uno a testa per Lega Nord, PdL, FLI e UDC); a Reggio Calabria invece , mentre a destra si registra la posizione autonoma del solo FLI, è il centrosinistra a presentarsi molto diviso, dato che al candidato del PD si oppongono da una parte il candidato comune di IdV e SEL e dall’altra il candidato degli esponenti della fronda interna al PD calabrese; a Vercelli, infine, la proliferazione dei candidati è dovuta, oltre che alle posizioni reciprocamente autonome di FLI e UDC, al fatto che IdV e SEL hanno preferito una collocazione non allineata al centrosinistra piuttosto che sostenere il candidato del PD (il deputato teodem Bobba).
Come si vede, per quanto riguarda l’offerta elettorale si registra una situazione molto variabile e fluida. Una situazione per noi molto interessante, dato che dopo il voto saranno possibili tutta una serie di interessanti analisi sulle prestazioni dei partiti a seconda della loro collocazione coalizionale. Nel frattempo, l’unica cosa che già si può dire è che il bipolarismo italiano si trova in una fase evolutiva molto delicata. Da una parte è evidente che le fibrillazioni all’interno dei due schieramenti maggiori o sono già esplose (collocazione spesso autonoma di FLI e UDC) o sono sempre più sul punto di farlo (tensioni crescenti fra PD e IdV-SEL). Dall’altra, è altrettanto evidente come il nuovo terzo polo centrista stenti a decollare: riesce infatti a presentarsi unito ed autonomo dal centrodestra solo in una minoranza delle province al voto. Questo dipende, in parte, dalla naturale reticenza che alcune segreterie locali di FLI e UDC manifestano nel rinunciare alle ormai collaudate alleanze con PdL e Lega, ma anche dai comprensibili particolarismi che, sul piano locale, caratterizzano la scelta dei candidati di vertice in formazioni appena inaugurate.