di Federico De Lucia
Il sistema partitico che si offre all’osservatore all’indomani delle ultime elezioni regionali molisane è estremamente frammentato. Non solo: se si osservano le tendenze di medio periodo (l’intera durata della Seconda Repubblica), ci si rende conto di come la frammentazione del sistema partitico molisano sia cresciuta ad ogni tornata elettorale regionale. Nella Tabella 1 possiamo notare come il Numero effettivo di partiti elettorali (Nepe, o Indice di Laakso e Taagepera), si sia ininterrottamente innalzato dal 1995 ad oggi, e come esso abbia ormai raggiunto la considerevole vetta di 11,17 partiti effettivi.
Tabella 1
Un quadro dunque molto più complesso di quello al quale siamo abituati a livello nazionale. Nella Tabella 2 possiamo vedere quali siano le ragioni di questa difformità, e possiamo confrontare le prestazioni elettorali dei vari partiti con quelle da loro ottenute nell’ultimo quinquennio.
Tabella 2
Come avviene in molte Regioni meridionali, i risultati delle elezioni regionali sembrano differenziarsi molto da quelli delle elezioni di carattere nazionale. Da una parte a livello regionale si presentano liste che a livello nazionale non si presentano; dall’altra i partiti maggiori ottengono alle elezioni regionali percentuali molto inferiori a quelle che ottengono alle politiche, perdendo consensi a favore delle liste minori. L’impressione, tuttavia, è che per quanto riguarda il Molise tali fenomeni si siano fortemente intensificati in occasione delle regionali 2011.
Il quadro elettorale all’indomani di questa tornata si mostra come fortemente complesso e articolato in entrambe le aree politiche maggiori. Nel centrodestra, il partito maggiore, il PdL, ottiene meno del 19% dei voti. Nel centrosinistra, addirittura, non ci sono partiti che superino il 10% dei consensi.
Per quanto riguarda il centrodestra, appare molto significativo notare il vero e proprio crollo elettorale del PdL: quello che era nato come il potenziale partito unico del centrodestra ha ottenuto una percentuale inferiore a quella che nel 2006 aveva ottenuto la sola Forza Italia. Appare presumibile che una significativa dose di questi consensi si sia spostata verso le varie liste centriste, locali o più genericamente meridionaliste, presentatesi all’interno della coalizione di centrodestra: AdC e Grande Sud, al loro debutto, hanno ottenuto significative quote di consenso; Molise civile, ed in particolare Progetto Molise, sono invece sensibilmente cresciute rispetto alle regionali scorse. Certamente una parte di questi voti sono destinati a rientrare nel PdL in occasione delle prossime elezioni di carattere nazionale, ma il forte attivismo di alcuni dei soggetti in esame ed i risultati da loro raggiunti (ci riferiamo in particolare ad AdC e a Grande SUD) dovrebbe forse destare nel partito di Berlusconi un certo allarme (in questa come in altre Regioni meridionali, del resto).
L’UDC, dopo una fase di difficoltà, probabilmente connessa alla scelta nazionale di collocarsi fuori dal polo di centrodestra, è tornata tra le fila conservatrici in occasione di queste elezioni regionali. Così facendo è tornata a crescere, pur non raggiungendo i livelli di un quinquennio fa.
Nel centrosinistra poi, la frammentazione ha raggiunto livelli assolutamente inediti. In entrambe le tornate svoltesi nel 2006, pur viaggiando sottomedia rispetto alle percentuali nazionali, il PD (o l’Ulivo) aveva comunque mantenuto agilmente il ruolo di baricentro della coalizione progressista. Il biennio 2008-2009 è stato invece caratterizzato dall’esplosione dell’IdV, che in entrambe le elezioni tenutesi in questi anni ha sottratto al PD la gran parte dell’elettorato, giungendo sino a sfiorare addirittura il 28%, e relegando i democratici a cifre di poco superiori al 10%. Tornando, nel 2011, ad una elezione di tipo regionale, l’IdV è tornata bruscamente ai livelli del 2006, ma il PD non ne ha beneficiato affatto: anzi, è sceso sotto il 10%, infastidito da liste operanti nella stessa area come l’ApI e il PSI, entrambe autrici di ottime prestazioni. La sinistra radicale, dal canto suo, è tornata nel suo complesso a raggiungere le quote di consenso che le erano proprie sino a prima delle politiche del 2008, con SEL in una posizione preminente rispetto ai comunisti.
Se a questa esplosione della frammentazione elettorale si aggiunge che tutti i partiti delle due coalizioni hanno conquistato almeno un seggio consiliare, se ne trae una immagine del sistema partitico molisano che tende a ritrarlo come un contesto non certo idoneo a facilitare la mediazione politica all’interno delle coalizioni.