di Aldo Paparo
I prossimi 6 e 7 maggio si svolgerà il primo turno delle elezioni comunali in oltre 1.000 comuni italiani. Presentiamo qui il quadro relativo ai comuni con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti che non sono capoluogo di provincia. Si tratta complessivamente di 148 unità, nelle quali vivono oltre 4 milioni di italiani.
La regione maggiormente interessata è la Lombardia, con 28 comuni, seguono Campania e Lazio (21 comuni), e la Sicilia con 18. Il Veneto e il Lazio sono le altre regioni in doppia cifra per numero di comuni superiori non capoluogo chiamati alle urne (12 e 10), mentre in tutte le altre sono al massimo 8 (2 in Emilia-Romagna e Sardegna, 1 in Basilicata e Friuli). La TAB.1 ci mostra questi 148 comuni disaggregati per zona geografica e classe di ampiezza demografica. Oltre la metà di questi comuni si trova nelle regioni meridionali (56%), circa un terzo al nord (34,5%), mentre meno di un decimo si colloca nella zona rossa (9,5%). Inoltre si trovano al sud 8 dei 10 comuni con almeno 50.000 residenti, per cui non sorprende come, guardando alla popolazione, la proporzione di quanti si collochino in tale area sia ancora maggiore (60,8%).
TAB.1 I comuni non capoluogo di provincia con almeno 15000 abitanti al voto nel 2012, per zona geografica e classe di ampiezza demografica di appartenenza.
Guardando alla dimensione demografica dei comuni, oltre la metà si colloca nella categoria fra i 15 e i 25 mila abitanti (55%); oltre un terzo dei comuni ha invece fra i 25 e i 50000 residenti (37,8%), con il 6,8% dei casi la cui popolazione supera le 50.000 unità. Tali proporzioni sono abbastanza uniformi nelle diverse zone elettorali del paese, anche se al Sud la percentuale di comuni grandi supera il 10%, con oltre un quinto dei cittadini meridionali al voto che vi risiede. Degli oltre 4,2 milioni di italiani amministrati, la maggior parte abita nei comuni medi (il 46,8%); tale dato si mantiene costante nelle diverse zone. Bisogna invece rilevare una divergenza: al Nord e nella zona rossa quasi la metà dei cittadini amministrati risiede nei comuni più piccoli (45 e 49%), mentre al Sud tale frazione non raggiunge un terzo del totale (32%).
Passiamo ora ad analizzare l’anno in cui si erano tenute le precedenti consultazioni comunali. La TAB.2 divide la nostra popolazione di comuni in base a tale variabile, sempre incrociando con la zona geografica. Del totale 148 comuni, quasi 4 su 5 rinnovano i propri organi elettivi alla scadenza naturale (79,7%).
TAB.2 I comuni non capoluogo di provincia con almeno 15000 abitanti al voto nel 2012, per zona geografica e anno di svolgimento delle precedenti elezioni comunali.
Bisogna però sottolineare come tale dato non sia uniforme nel territorio nazionale. Infatti al Nord sono l’88% i comuni in cui la legislatura si è completata e nella zona rossa il dato è analogo (86%). Ma nelle regioni meridionali si registra una sensibile differenza: appena il 74% dei comuni ha avuto una legislatura quinquennale, con oltre un quarto delle città chiamate invece al voto per elezioni anticipate.
Veniamo infine all’analisi delle amministrazioni uscenti. La TAB.3 consente di visualizzare il colore politico della amministrazione che le nuove elezioni andranno a sostituire, nelle diverse zone geografiche e nell’intero territorio nazionale. Prima di commentare nel dettaglio i dati, occorre contestualizzarli: come si è visto, per la stragrande maggioranza dei casi la precedente elezione comunale si colloca nella primavera del 2007. Occorre dunque tenere presente il particolare clima politico di quel momento a livello nazionale: in carica c’era il governo Prodi con livelli bassissimi di popolarità e questo ebbe sicuramente un effetto sull’insuccesso del centrosinistra.
TAB.3 I comuni non capoluogo di provincia con almeno 15000 abitanti al voto nel 2012, per zona geografica e colore politico dell’amministrazione uscente.
Ciò premesso, il quadro di partenza che emerge è comunque piuttosto chiaro: una competizione nettamente bipolare con un netto vantaggio del centrodestra. Anche escludendo i comuni vinti dalla Lega Nord da sola (che pure allora a livello nazionale faceva parte della coalizione di centrodestra), in oltre 9 comuni su 10 l’amministrazione uscente è espressione di una dei poli della competizione bipolare (92,6%). Naturalmente sarà decisivo il quadro delle alleanze nei diversi comuni per comprendere se tale risultato sarà replicabile, ma la situazione politica nazionale lascia supporre che così non sarà: con l’indebolimento dei principali partiti e la parallela crescita di terzo polo e Lega potremmo assistere a scenari più incerti ed aperti tanto al Sud quanto al Nord. Con riferimento ai rapporti di forza fra le coalizioni, il centrodestra amministrava oltre 3 quinti dei comuni (il 60,1%), mentre meno di un terzo erano retti da giunte di centrosinistra (32,4%). Abbiamo già accennato alla specificità del 2007, che di per sè spinge a considerare difficilmente ripetibile un simile successo del centrodestra. Inoltre non possiamo non considerare quale elemento che lascia ipotizzare un possibile ribaltamento di tali numeri il momento particolarmente difficile del Pdl: terminata l’esperienza di governo, in rottura con l’unico alleato rimasto e attorno al 23% nei sondaggi.