di Matteo Cataldi e Nicola Maggini
Nella parte settentrionale del paese, con l’esclusione dell’Emilia-Romagna ma includendovi la Liguria, saranno 10 i comuni capoluoghi che il 6 e 7 maggio prossimi saranno chiamati a rinnovare la propria amministrazione. Tre piemontesi (Alessandria, Cuneo e Asti), due lombardi (Monza e Como), altrettanti veneti (Verona e Belluno), la friulana Gorizia, Genova e La Spezia. In tutti questi casi i rispettivi sindaci sono giunti alla scadenza naturale del loro mandato e l’ultima elezione, pertanto, è per tutti quella della primavera del 2007.
Tra questi Genova e poi Verona occupano una posizione di assoluta preminenza sia per il numero di cittadini coinvolti che per il peso politico delle due città. Nel capoluogo ligure il sindaco uscente Marta Vincenzi non correrà per un secondo mandato e le primarie del centrosinistra tenutesi a febbraio hanno visto imporsi Marco Doria, indipendente, sostenuto da Sinistra Ecologia e Libertà. Sarà lui, appoggiato in modo compatto dal tutto il centrosinistra (dal Psi alla Federazione della sinistra) a sfidare gli altri 12 candidati nella città della Lanterna. Il Popolo della libertà, la Lega nord e La Destra candidano ciascuno un proprio candidato a Palazzo Tursi. Il terzo polo sostiene compatto Enrico Musso.
A Verona il sindaco leghista Tosi chiederà un secondo mandato ai propri cittadini. Collegate alla sua candidatura, oltre alla propria lista personale, ci sono altre cinque liste civiche più quella dei pensionati. Proveranno a sfilargli la fascia tricolore il candidato del centrosinistra Michele Bertucco, Luigi Castelletti, candidato del Popolo delle libertà e del terzo polo (escluso l’Api di Rutelli che invece ha scelto Tosi), ed altri 6 candidati fra i quali quello de La Destra e del Movimento cinque stelle. La lista personale del sindaco della città scaligera, sulla quale si era aperto un lungo braccio di ferro tra il primo cittadino e l’ormai ex segretario federale del partito, Umberto Bossi, potrebbe ospitare alcuni dei 14 dissidenti del Pdl locale che si sono apertamente schierati con Tosi e per il quale Alfano ha disposto la sospensione dal partito.
Il quadro delle alleanze nei restanti capoluoghi del Nord è piuttosto frastagliato: nel centrodestra, spezzatosi l’asse tra il carroccio e il Pdl, i due ex alleati si presentano sempre separati con l’unica eccezione del comune di Gorizia dove anche la Lega è schierata con il sindaco uscente Romoli (Pdl). Ad Asti e Monza la solitudine del Pdl è smorzata solo dall’alleanza con La Destra. Sempre nel capoluogo brianzolo alcuni consiglieri azzurri sostengono il sindaco uscente Mariani (Lega Nord), in testa l’ex assessore alle Attività produttive Garantini, che in vista del 6 maggio ha trovato posto nella lista personale del primo cittadino. A Como la situazione è più intricata: a marzo le elezioni primarie del Pdl hanno incoronato Laura Bordoli, vicina al sindaco uscente Bruni, che ha sconfitto Sergio Gaddi, assessore alla cultura del comune lombardo. Le tensioni tra le due componenti del Pdl (ex “aennini” ed ex “forzisti”) successivamente esplodono fino allo strappo con cui la componente forzista, che a livello locale fa capo a Gaddi, decide di correre da sola candidando a sindaco proprio l’ex assessore.
Quello che accade a Como, con la rottura che si consuma tra le due anime del Pdl e la nascita della lista Forza Como a sostegno di una candidatura alternativa a quella ufficiale del partito, non è solo il risultato di contrasti locali, ma un sintomo evidente delle difficoltà che in questo momento il partito di Alfano incontra nel far convivere al suo interno le due anime. Il caso della cittadina orobica non è affatto isolato: dall’inizio del mese di marzo, in poche settimane, sono nate diverse associazioni promosse da ex forzisti che si richiamano allo spirito del ’94 (Forza Verona, Forza Trentino, Forza Toscana, Forza Emilia Romagna, Forza Lecco).
Sull’altro fronte dello schieramento politico il centrosinistra si presenta quasi ovunque unito: la cosiddetta alleanza di Vasto (Pd, Idv e Sel) si definisce dappertutto con la sola eccezione di Belluno dove il partito di Vendola appoggia Jacopo Massaro. Ma il centrosinistra si allarga fino a comprendere la Federazione della sinistra in tutti i capoluoghi escluso Asti e Como.
Al centro dello schieramento politico, dell’unità del Terzo polo non c’è quasi traccia. Le tre componenti si presentano divise a Cuneo (dove Fli e Udc sostengono ognuno un proprio candidato), ad Alessandria (dove l’Api corre in solitario), ad Asti, a Monza e a Como mentre è unito solo a Genova. A La Spezia, infine, l’Udc fa parte della coalizione di centrosinistra appoggiando il candidato sindaco (nonché sindaco uscente) Massimo Federici, mentre Fli ha deciso di non presentare una propria lista proprio a causa della difficoltà di proporre una aggregazione terzo polista, ma soprattutto per le divergenze con Udc e Api che si riconoscono nell’amministrazione uscente.
In tutto il Nord, in occasione delle prossime elezioni comunali, si assiste ad un’esplosione del numero delle candidature a primo cittadino. Rispetto a cinque anni fa gli aspiranti sindaco quasi raddoppiano passando da 63 a 108: un dato che bene evidenzia la destrutturazione del sistema partitico italiano in questa fase. Oggi l’assetto della competizione elettorale in quest’area del paese non è più bipolare. Accanto al centrosinistra che a fatica è riuscito a mantenersi unito, l’unità della destra, almeno per il momento, è andata persa e Pdl e Lega si sfidano apertamente in queste tornata elettorale. I partiti di Casini, Fini e Rutelli costituiscono un altro importante polo di aggregazione del voto ed è giusto tenere in debita considerazione anche il Movimento cinque stelle che presenta un proprio candidato in ognuno dei 10 comuni capoluogo al voto. Il movimento animato da Beppe Grillo già lo scorso anno fu capace di raccogliere una messe consistente di voti in diverse città del Nord: il 5% a Torino, quasi l’8% a Novara, il 9% a Savona, più del 7% a Rovigo fermandosi poco oltre il 3% solo a Milano e Varese.
Quella del 2007 fu una competizione fortemente bipolare a cui però si accompagnò un’estrema frammentazione interna ai due schieramenti: a livello locale il riflesso più immediato di questa situazione fu l’elevatissimo numero di liste a sostegno dei due candidati principali (138 su 208, pari al 66% del numero totale di liste). Nel 2012, quella frammentazione interna ai due schieramenti si è trasferita all’esterno: ad Alessandria e a Como i candidati alla poltrona di sindaco sono addirittura 16 anche se la maggior parte ha una sola lista che li appoggia, a Genova e a La Spezia sono rispettivamente 13 e 14, 11 a Monza. Per fare un confronto, nel 2007 Verona, che deteneva il primato del numero di candidati sindaco in corsa, ne aveva “solo” 10.
Complessivamente, la struttura dell’offerta elettorale nei capoluoghi del Nord rivela, ai blocchi di partenza, una situazione molto aperta e dall’esito incerto; tuttavia il centrosinistra, grazie alla maggiore unità e alle divisioni degli avversari, sembra partire in leggero vantaggio.