di Federico De Lucia
Con circa un mese di ritardo rispetto alle altre regioni italiane, il 10 e l’11 giugno si sono recati alle urne i cittadini di 64 comuni della Sardegna. Di questi, solo 3 erano comuni superiori al 15.000 abitanti. Si tratta di cittadine piuttosto importanti: Oristano, Alghero e Selargius. Tutte e tre giungevano al voto con una amministrazione uscente di centrodestra: nel 2007 si era dovuti ricorrere al ballottaggio a Oristano e Selargius, mentre ad Alghero era bastato il primo turno per dare la vittoria allo schieramento berlusconiano.
In questi tre comuni, l’affluenza, pur calando, non è stata bassissima: si è passati dal 74,7% di cinque anni fa al 69,7% di oggi, superando di un punto e mezzo i livelli di partecipazione delle regionali 2009.
I risultati vedono il centrodestra confermarsi a Selargius, mentre negli altri due casi si andrà al ballottaggio: ad Alghero si affronteranno i candidati di centrodestra e centrosinistra, mentre ad Oristano lo scontro a due sarà fra centrosinistra e terzo polo. Il Pdl, dunque, ha già perso un comune (Oristano), e rischia di perderne un secondo.
A Selargius i candidati erano solo due: il sindaco uscente Gian Franco Cappai, sostenuto da uno schieramento coerente a quello che governa in Regione, ovvero da Pdl, Udc, La Destra, Riformatori Sardi (Rs), Partito Sardo d’Azione (Psdaz) e Unione Democratica Sarda (Uds), ha battuto con il 53,5% dei voti Rita Corda, sostenuta da Pd, Idv, Sel e tre liste civiche.
Anche ad Alghero glie elettori hanno trovato sulla scheda, quasi intatti, i due vecchi schieramenti di centrodestra e centrosinistra: Francesco Marinaro (sostenuto da Pdl, Udc, Fli, Rs, Psdaz, e una civica) e Stefano Lubrano (sostenuto da Pd, Idv, una lista della sinistra radicale, l’Unione Popolare Cristiana (Upc) e una civica) si sono fermati rispettivamente al 44,4 e al 43%, distanziati da poco più di 300 voti, e si affronteranno al ballottaggio. La candidata del Movimento 5 Stelle, Giorgia Distefano, in coerenza con i risultati continentali, ha ottenuto un lusinghiero 9,4%.
Ad Oristano la competizione è stata invece multipolare: esattamente come cinque anni fa, l’Udc e il forte movimento locale Fortza Paris hanno presentato un candidato differente da quello del centrodestra. Mentre nel 2007 erano stati esclusi per pochissimo dal ballottaggio, quest’anno, il loro uomo, Giuliano Uras, anche grazie al sostegno di altre liste come Fli-Api, il Psdaz, Uds e tre civiche, ha ottenuto il 34,5%, fermandosi solo qualche decimo di punto sotto Guido Tendas, candidato del centrosinistra sostenuto da Pd, Idv, Sel, Fds, Upc e due civiche. Saranno costoro, dunque ad affrontarsi al ballottaggio. Molto negativa è stata invece la prova di Andrea Lutzu, candidato del Pdl, fermatosi poco sopra il 12%, esattamente quanto ha ottenuto Salvatore Ledda, candidato dei Rs, formazione politica discendente del Patto Segni, e molto in voga in Sardegna di questi tempi per aver promosso il referendum regionale sull’abolizione delle nuove province sarde. Al 4% si è fermata invece la formazione autonomista Aristanis Noa.
In questo grafico possiamo vedere l’evolvere dei rapporti di forza in questi tre comuni negli ultimi cinque anni: si tratta di dati proporzionali di lista. Come si vede, sino alle regionali del 2009, i partiti che oggi formano il centrodestra sardo avevano mantenuto una posizione di netto vantaggio nei confronti degli avversari, rimanendo attorno al 50% dei consensi. Il centrosinistra si piazzava quasi 10 punti sotto, mentre l’Udc, dopo una buona prestazione nel 2007, era regredito nei due anni successivi ad un livello simile a quello che lo caratterizza mediamente a livello nazionale.
In questa tornata, ben distante nei tempi e negli assetti politici da quella di tre anni fa, la situazione sembra molto cambiata: i partiti del centrodestra (Pdl, Psdaz, Rs e altre liste a sostegno di candidati di tali partiti) perdono venti punti rispetto alle regionali. Un calo esattamente corrispondente alla parallela crescita del Terzo Polo (Udc, Fli, Api, e altre liste a sostegno di candidati di tali partiti). Se a questi aggregati di voti proporzionali corrispondessero delle effettive coalizioni elettorali, l’assetto politico in questi tre comuni si potrebbe dunque tipizzare come quasi perfettamente tripolare. Forse non ancora conscio di questi rapporti di forza, il Terzo Polo sardo è riuscito a presentare una coalizione autonoma solo ad Oristano, dove in effetti ha raggiunto il ballottaggio. Negli altri due comuni è invece rimasto ancorato alla vecchia coalizione di centrodestra, e così facendo ne ha sancito la vittoria a Selargius ed il primo posto in vista del ballottaggio ad Alghero. (centralpointeacademy.com)
Vedremo cosa accadrà fra due settimane. Nel frattempo, nella Tabella seguente, possiamo vedere i risultati disaggregati dei partiti.
Pd e Pdl dimostrano di essere molto fluttuanti, ma si tratta di una prerogativa del sistema partitico sardo. Gli elettori isolani, quando votano per le politiche si mostrano molto propensi a concentrare il proprio voto sui partiti più grandi, mentre quando votano a livello locale o regionale distribuiscono i loro consensi fra i vari movimenti locali, autonomisti e civici. Questo avviene, ed in misura molto notevole, anche questa volta, ma al contrario che in passato si nota una significativa differenza fra i due partiti più grandi: mentre il calo del Pd, pur notevole, è compensato dai voti ottenuti dalle liste civiche della sua area politica, così non è per il Pdl. La notevole prestazione dei Riformatori Sardi non basta a compensare le perdite dell partito di Alfano e anche la voce “altri Cdx” (le liste civiche d’area) cala molto rispetto alle amministrative del 2007 e alle regionali del 2009. Ad ottenerne un vantaggio sono proprio i partiti del terzo polo: l’Udc, che torna ai livelli molto lusinghieri di cinque anni fa, ma anche le liste comuni di Fli e Api e le molte liste civiche a sostegno di Uras, candidato del terzo polo ad Oristano.
In questi comuni dunque, la strategia terzopolista sembra poter dare buoni frutti: resta da capire quanto questi risultati siano estendibili a tutta l’isola. Il Pdl, privo in questa regione di altri alleati possibili (la Lega ad esempio), è costretto a livello regionale e locale ad interagire con i piccoli partiti autonomisti e con il centro dello spettro politico: le difficoltà che incontra in questi giorni la giunta Cappellacci dimostrano che tale dialogo non è sempre pacifico, e questo forse può essere un ulteriore elemento che spieghi le velleità centriste più volte palesate da Beppe Pisanu.