di Matteo Cataldi e Aldo Paparo
Utilizzando i dati della seconda ondata del Panel Cise abbiamo incrociato alcune delle principali caratteristiche socio-demografiche degli intervistati (genere, professione, classe di età, macroarea di residenza, titolo di studio), con le intenzioni di voto ai candidati alle primarie che si terranno domenica prossima. I risultati sono presentati nelle tabelle in pagina e prendono in considerazione tutti i candidati in campo. Tuttavia in questo articolo ci concentriamo esclusivamente sui tre candidati maggiori.
Relativamente alla professione degli intervistati (tab. 1) Bersani sembra preferito a Renzi tra gli operai e gli studenti, in entrambi i casi con un vantaggio di circa 7 punti percentuali sullo sfidante fiorentino. Tra gli studenti, Vendola, pur non risultando competitivo, si avvantaggia di una quota di consensi più ampia di quella con cui è accreditato nelle intenzioni di voto complessive (14% contro l’8% del totale degli intervistati). Il segretario del Pd inoltre fa il pieno tra i pensionati distaccando Renzi di quasi 40 punti percentuali (59 a20) e risulta saldamente in testa tra le casalinghe attestandosi 11 punti percentuali davanti all’ex Presidente della Provincia di Firenze, sebbene la partita qui, diversamente che tra i pensionati, data la consistenza degli incerti, sia ancora aperta.
Tra gli impiegati del settore privato è il sindaco di Firenze in netto vantaggio su Bersani (43 a 25) ma anche in questo caso occorre prestare attenzione a coloro che sono ancora indecisi su chi votare (quasi il 30%). La sorpresa giunge dagli impiegati del settore pubblico il 37% dei quali sceglierebbe Renzi contro il 25% di Bersani, che sembra patire il successo in questa categoria di Vendola (12%) e Puppato (9%). Imprenditori, liberi professionisti, dirigenti e lavoratori autonomi, nella misura di 4 su 10, sembrano orientarsi verso il sindaco del capoluogo toscano e un quinto soltanto sul favorito Bersani.
Infine tra i disoccupati la metà non ha ancora deciso quale candidato scegliere, e l’altra metà si divide equamente tra i due principali competitori (con Renzi avanti qualche punto).
Tabella 1
Altri dati interessanti sono quelli che incrociano l’intenzione di voto alle primarie con la zona geopolitica di residenza dell’intervistato (tab. 2). Da essi si evince chiaramente come l’attuale sindaco di Firenze sia molto competitivo in tutto il nord del paese, soprattutto al nord-est[1], dove addirittura appare in leggerissimo vantaggio sull’ex Ministro dello Sviluppo Economico e invece in pesante deficit di voti nelle zone centro-meridionali del paese e nelle regioni, un tempo, di tradizione sub culturale socialista[2]. Il Presidente della regione Puglia è fortemente sovrarappresentato nel Mezzogiorno dove raggiunge il 14% dei consensi e all’opposto sottorappresentato in tutto il centro-nord.
Solo 25 elettrici alle primarie su 100 scelgono Renzi a fronte di 36 elettori su 100 che compiono la stessa scelta. Renzi sembra dunque godere di un gradimento relativamente maggiore tra gli uomini che non tra le donne, dove Bersani distanzia il principale avversario di oltre 10 punti. Nell’elettorato femminile, dove il peso degli incerti è sensibilmente maggiore, Vendola coglie un risultato assai più lusinghiero che nella controparte maschile.
Tabella 2
Scomponendo le intenzioni di voto ai candidati per le varie classi di età ci accorgiamo di una sorpresa e alcune conferme (tab. 3). La sorpresa è rappresentata dal fatto che tra i giovanissimi fino a 25 anni non è il sindaco rottamatore a far meglio ma è il segretario democratico a prevalere (40% Bersani, 25% Renzi). Le conferme giungono invece, per quanto riguarda Bersani, dalla straordinaria mole di consensi che gli ultra cinquantacinquenni sembrano tributargli e per quanto attiene a Renzi, la buona presenza di suoi sostenitori nelle fasce di età fino a 45 anni, in modo particolare i nati fra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70. Anche gli indecisi si concentrano nelle fasce di età più basse e quelle centrali mentre calano per quelle più alte, a conferma di una certa solidità del consenso di cui Bersani può disporre tra i cittadini più agée.
Di un sostanziale equilibrio nelle dichiarazioni di voto a Bersani e a Renzi, si può parlare per gli elettori con un titolo di studio medio-alto (diploma di scuola media superiore e laurea), mentre tra quelli con titolo più basso, in special modo chi ha ottenuto, al più, la licenza elementare il peso di Bersani è soverchiante. Si tratta di un dato atteso dal momento che sono in grande maggioranza gli anziani (che abbiamo visto prediligono Bersani), ad avere un titolo di studio più basso.
Tabella 3
[1] che nel nostro caso comprende Lombardia, Veneto, Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia
[2] Ovvero l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria e le Marche