di Federico De Lucia
La Lega Nord, alle elezioni del 2008, ebbe un grande successo elettorale: l’8,3% dei voti a livello nazionale, per un totale di 60 deputati e 25 senatori. Una consistenza parlamentare che i leghisti non vedevano dal 1996. Oggi, dopo cinque anni, il Carroccio si presenta agli elettori in formato molto rinnovato. Dopo una prima parte della legislatura addirittura esaltante, con i successi elettorali del 2009 e del 2010 e, dopo una breve fase di ripiegamento nel 2011, con sondaggi tornati molto favorevoli dopo la caduta del governo Berlusconi, i leghisti sono stati costretti ad affrontare una difficilissima fase della loro storia, a seguito delle inchieste giudiziarie rese pubbliche nel marzo 2012. Il polverone mediatico da esse suscitato ha reso necessario, dopo 20 anni dalla nascita della Lega Nord, e dopo più di 30 dalla nascita della Lega Lombarda, un avvicendamento al vertice, con Roberto Maroni a prendere il posto del leader storico Umberto Bossi.
La tornata elettorale si presenta pertanto come decisiva per i leghisti. L’operazione di restaurazione dell’immagine leghista cui Maroni si è sforzato di dare corso ha portato frutti politici evidenti, anche e soprattutto per via delle contemporanee e ben maggiori difficoltà che ha vissuto il PDL. Oggi Maroni, pur essendo a capo di un partito che vale ancora la metà di quanto non valesse un anno fa, ha l’occasione storica che Bossi non ha mai avuto: diventare presidente della Lombardia, e colorare di verde l’intera Italia transpadana. La contropartita cui il nuovo segretario ha dovuto cedere è il ritorno nell’alveo del centrodestra anche per quanto riguarda il livello nazionale. Vedremo se e in che misura l’elettorato seguirà il partito su questa strada.
Due le novità, per quanto riguarda le elezioni politiche: in primo luogo, la Lega Nord ha stretto un patto con il nuovo movimento di Giulio Tremonti (Lista Lavoro e Libertà), garantendo all’ex ministro dell’Economia un seggio sicuro al Senato; in secondo luogo, a differenza del 2008, il Carroccio ha scelto di presentare proprie liste anche nel Mezzogiorno del Paese. In questo articolo vedremo come la Lega ha deciso di comportarsi nella definizione delle liste di candidati alle elezioni politiche. Lo facciamo, basandoci sulla simulazione che abbiamo utilizzato per le altre liste di centrodestra, che assegna ai leghisti il 4,5% de voti e 44 parlamentari in tutto: 23 deputati e 21 senatori. Come si vede, uno scenario fortemente penalizzante rispetto al 2008 e che peraltro, ricordiamolo, ipotizza una vittoria del centrodestra al Senato in Lombardia e Veneto.
Nella composizione delle liste, l’epurazione maroniana nei confronti dell’ala bossiana del partito si è fatta sentire: non solo sono stati accantonati gli ex capigruppo, componenti del cosiddetto “cerchio magico”, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, ma anche personalità decisamente meno schierate come Manuela Dal Lago (che correrà per il Comune di Vicenza), Giampaolo Dozzo e lo storico senatore Roberto Castelli. Gli unici bossiani ad aver trovato posto, oltre al “Senatur” stesso, collocato come capolista alla Camera in Lombardia 2, sono il suo fido Giancarlo Giorgetti, che lo segue immediatamente in lista, e il sindaco di Cittadella, nonché fiero oppositore di Tosi, Massimo Bitonci, capolista al Senato in Veneto. Limitato è stato l’utilizzo delle pluricandidature: il Presidente del Piemonte Cota ha ottenuto di capeggiare la lista leghista in entrambe le circoscrizioni piemontesi della Camera, ma evidentemente rinuncerà all’elezione; Tremonti è invece candidato al Senato, come numero 2 in Lombardia e come capolista in tutte le altre regioni ad eccezione di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Calabria.
Tabella 1. Liste Lega Nord: la sorte dei parlamentari leghisti uscenti
Nel complesso pertanto, come mostra la Tabella 1, degli 80 parlamentari: 31 non hanno trovato posizione in lista, 24 l’hanno trovata ma in posizione non eleggibile, 25 saranno presumibilmente rieletti. Fra essi, esponenti storici come Umberto Bossi e Roberto Calderoli.
Pertanto, come si vede nella Tabella 2, nella pattuglia parlamentare leghista che ci aspettiamo per la prossima legislatura, che sarà composta da 44 parlamentari, gli uscenti saranno in tutto 26: i 25 leghisti di cui si è appena dato conto più Giulio Tremonti. Il Carroccio registrerà pertanto un tasso di ricambio del 41%: non certo basso, se si pensa al contemporaneo dimezzamento della rappresentanza (il PDL, nelle stesse condizioni, presenterà un tasso di ricambio pari alla metà di quello leghista). Fra le 18 new entries, s trova un nome veramente di peso: il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini.
Tabella 2. Liste Lega Nord: parlamentari uscenti ed altri candidati nelle posizioni eleggibili
Sarà veramente bassissima invece, nei gruppi parlamentari leghisti, la rappresentanza femminile (Tabella 3). Su 44 eletti leghisti, si prevedono solo 6 donne (il 13,6%). Peraltro, 4 di esse, scatteranno solo nel caso il centrodestra vinca i premi di maggioranza regionali in Lombardia e Veneto al Senato. Fra gli 80 leghisti uscenti, le donne erano 15 (il 18,8%): su questo punto, Maroni ha rinnovato ben poco.
Tabella 3. Liste Lega Nord: la rappresentanza di genere nelle posizioni eleggibili