di Federico De Lucia
La coalizione di centrodestra si presentava a queste elezioni in formato molto esteso. Numerose erano le liste apparentate, la maggior parte delle quali senza possibilità di ottenere seggi. Alla fine, alla Camera, sono solo tre quelle che vi sono riuscite: il PDL e la Lega Nord come liste sopra soglia, e Fratelli d’Italia come ripescato. Il PDL ha ottenuto 98 deputati, la Lega 18, FDI 9. Al Senato invece, solo il PDL è riuscito a superare la soglia in tutte le regioni, come prevedibile, e ha ottenuto 98 eletti. La Lega è riuscita ad ottenere seggi in Piemonte, Lombardia e Veneto, oltre ad aggiudicarsi il ripescato in quota proporzionale in Trentino Alto Adige, per un totale di 18 senatori. Degli altri partiti, è riuscito ad ottenere un seggio in Calabria la lista Grande Sud. Nel complesso dunque il PDL ha ottenuto 196 seggi, la Lega 36, FDI 9 e GS 1.
I parlamentari uscenti del PDL erano 302, ma ad essi si aggiungeva tutta una schiera di movimenti e piccoli partiti (fra i quali i più importanti erano Fratelli d’Italia e Grande Sud) che nel complesso facevano lievitare questa “Area PDL” ad un totale di 383 deputati e senatori. Lo spazio a disposizione per questa galassia politica si è dunque quasi dimezzato per i berlusconiani: da 383 a 206 (i 196 eletti del PDL, 9 di FDI e l’eletto di GS). Vediamo che fine hanno fatto i parlamentari uscenti.
Tab. 1 La sorte dei parlamentari uscenti dell’Area PDL
Di questi 383 parlamentari complessivi, 128 (il 33,4%) non hanno trovato spazio in nessuna delle liste di centrodestra. Dei rimanenti, 154 (il 40,2%) sono stati rieletti, e 101 invece non vi sono riusciti. Di questi 154 rieletti, uno è uscito dall’Area PDL: si tratta di Tremonti, che è passato alla Lega. Dunque, ben 153 dei 206 nuovi eletti (il 74,3%) della cosiddetta “Area PDL” sono parlamentari uscenti: una percentulae più che doppia rispetto a quella della media complessiva del nuovo Parlamento. Questi 153 riconfermati si distinguono in 144 rieletti nelle liste del PDL, e in 9 rieletti in quelle di FDI.
Anche nello schieramento di centrodestra ci sono stati dei plurieletti. In particolare ve ne sono stati 3 nel PDL (Berlusconi, Alfano, Barani), e 3 in FDI (La Russa, Meloni, Rampelli). Come noto, essi dovranno optare per una delle loro posizioni eleggibili e daranno così luogo ai ripescaggi. Poiché non è possibile ad oggi determinare quale sia la posizione che sceglieranno, siamo costretti ad ipotizzare come eletti tutti i possibili ripescati. Il numero complessivo di eletti che proponiamo in queste tabelle non è pertanto 196 per il PDL, ma 199, e non è 9 per FDI ma 12 (ci sono cioè 6 ripescati eccedenti, che però non possiamo identificare fra quelli possibili).
Concentrandoci sugli eletti della lista PDL, essi sono quindi 199: fra costoro, come abbiamo detto, i parlamentari uscenti sono 144 (il 72,4%). Le donne sono in tutto 39, poco meno del 20%: una quota nettamente più bassa di quella media del nuovo Parlamento, ma che comunque è superiore del 16,5% del PDL uscente, cosa non scontata vista la contrazione della rappresentanza.
Tab. 2 Eletti CDX: Rappresentanza femminile e presenza di parlamentari riconfermati nella lista PDL
In FDI gli uscenti sono 9, e se le opzioni di Meloni, La Russa e Rampelli saranno fatte all’uopo, essi andranno a coprire tutte e 9 le caselle disponibili. La Meloni sarà certamente l’unica donna della delegazione. Maschio, e debuttante in Parlamento, è invece l’unico eletto di Grande Sud, il calabrese Giovanni Bilardi.
Diamo ora una occhiata alla composizione politica dell’Area PDL per vedere quanto e in che direzione essa è cambiata rispetto al Parlamento uscente.
Tab.3 Eletti CDX: appartenenza politica dei parlamentari dell’Area PDL, prima e dopo le elezioni 2013
Iniziamo con il PDL inteso come partito. Dei 296 esponenti del PDL eletti in Italia (non considerando cioè i 6 eletti all’estero) che erano in carica fino alla settimana scorsa, 219 (il 74%) provenivano da Forza Italia, 55 (il 18,6) da AN, 11 dalle componenti neodemocristiane, 5 da altre microcomponenti e 6 erano personalità indipendenti. Oggi, su 188 esponenti del partito rieletti, la componente di Forza Italia è ulteriormente aumentata sotto il profilo percentuale, sino a diventare sostanzialmente egemone. Gli ex AN, già ridimensionati dall’addio di Fini, si sono divisi fra coloro che sono andati con Meloni e La Russa in FDI e coloro che (come Gasparri e Matteoli) hanno scelto di rimanere alla corte di Berlusconi. Resiste la componente democristiana, mentre fra le altre ottiene rappresentanza solo il Nuovo PSI di Caldoro (con Lucio Barani). Sono 5 infine gli indipendenti.
Passando alla componente residuale dell’Area PDL, essa, come prevedibile, esce molto ridimensionata da questa consultazione. Da una settantina di esponenti a poco più di una ventina. Del resto, molti dei movimenti che la componevano coincidevano nella sostanza con i parlamentari che li avevano fondati, e dunque sono semplicemente scomparsi una volta che i loro fondatori hanno perso il posto in lista, o una volta che essi lo hanno trovato, ma in liste troppo piccole per ottenere seggi. A parte la componente ex AN che si è accasata in FDI e l’eletto di Grande Sud in Calabria, hanno ottenuto l’elezione solo 10 candidati di altre micro-formazioni, “imbucati” nelle liste del PDL: fra essi spiccano, è inutile dirlo, Antonio Razzi e Domenico Scilipoti.
Infine, la Lega Nord, anch’essa uscita molto ridimensionata da queste elezioni, passa da 80 parlamentari a 36. Degli 80 uscenti, 30 non si sono ricandidati e 28 lo hanno fatto ma senza ottenere il seggio. Solo 22 (il 27,5%) hanno conquistato la riconferma, cui si aggiunge l’ex PDL Tremonti.
Tab. 4 Eletti CDX: sorte dei parlamentari uscenti delle Lega Nord
Sono pertanto 23 su 36 gli eletti leghisti che erano già presenti nelle camere uscenti: il 62,2%. Un tasso di ricambio basso in confronto a quello medio, ma che non è comunque bassissimo se si pensa al dimezzamento dei posti a disposizione.
Tab. 5 Eletti CDX: Rappresentanza femminile e presenza di parlamentari riconfermati negli eletti della Lega Nord
Solo 5, infine, le donne leghiste elette, tutte al Senato. Nessun escluso di grande rilievo: ottengono l’elezione alla Camera sia Bossi che Salvini, e l’elezione al Senato sia Calderoli che Tremonti.