di Federico De Lucia
I prossimi 26-27 maggio si recheranno al voto i cittadini di 4 comuni capoluogo della Zona Rossa. Si tratta del capoluogo marchigiano Ancona e dei tre capoluoghi toscani Massa, Pisa e Siena. In coerenza con le tradizioni politiche di questa zona del paese, tre di essi giungono a questo appuntamento elettorale con un’amministrazione uscente di centrosinistra (Pisa, Siena, Ancona), mentre uno (Massa) con una amministrazione uscente addirittura di sinistra radicale. Solo a Pisa il sindaco uscente si ripresenta alle elezioni.
Dallo specchietto riepilogativo presentato in tabella 1 vediamo come, in questi 4 comuni capoluogo, il livello della frammentazione dell’offerta elettorale sia aumentato rispetto alla precedente tornata elettorale amministrativa. Il numero medio di candidati sindaco è salito da 7,3 a 8,5, mentre il numero di liste è cresciuto da 14,2 a 16,5. L’incremento della frammentazione ha interessato in particolare le liste che si collocano al di fuori delle due coalizioni principali. Queste ultime al contrario vedono il proprio numero medio di liste di sostegno o calare (centrodestra) o rimanere costante (centrosinistra).
Tab. 1 –Offerta elettorale in 4 comuni capoluogo della Zona Rossa: candidati e liste
A Massa si è assistito ad una singolare dinamica politica: il sindaco uscente Pucci, che nel 2008 era stato candidato da una parte del centrosinistra e che era stato eletto dopo un ballottaggio contro l’allora uscente del PD, si è visto togliere l’appoggio politico anche dalla porzione di coalizione che sinora lo aveva sostenuto e ha dovuto dirottare la propria linea sul centro politico. Il candidato che si candida a proseguirne l’attività è l’attuale assessore Gabrielli, sostenuta da tre liste centriste (SC, UDC, API) e da tre liste civiche che fanno riferimento all’area del sindaco uscente. A questo schieramento si oppongono la coalizione di centrosinistra al completo a sostegno del vincitore delle primarie Volpi, una lista unica di centrodestra a sostegno del candidato Caruso, il candidato del M5S e tre candidati minori, di cui due riconducibili all’area dell’estrema destra.
A Pisa il sindaco uscente Filippeschi, che nel 2008, in coerenza con le vicende nazionali, era stato eletto con il solo sostegno del PD e dell’IDV, ha ritenuto opportuno allargare i confini della propria coalizione sia verso sinistra (includendo SEL) che verso il centro (inserendo nella propria lista civica esponenti montiani e finiani). Tuttavia, questo non ha evitato la presentazione di alcuni candidati di disturbo in entrambe le due porzioni di spazio politico che il centrosinistra pisano ha tentato di colmare: sull’estrema sinistra sono presenti ben due candidati di ispirazione comunista, sul centro è presente il candidato dell’UDC. A Filippeschi si oppongono poi Mugnai, candidato del centrodestra (PDL, LN, La Destra) e Antoni, la candidata del M5S. Completano il quadro il candidato di Fratelli d’Italia e due candidati civici.
A Siena, dopo l’anno di commissariamento seguito alle dimissioni del sindaco Ceccuzzi, ed in piena crisi per via delle vicende dal Monte dei Paschi, il PD locale si è trovato nel bel mezzo della tempesta nazionale. Dopo aver svolto una prima consultazione primaria che aveva visto la vittoria del ricandidato Ceccuzzi, quest’ultimo ha dovuto rinunciare alla corsa dopo che il suo nome è apparso fra gli indagati nell’inchiesta sulla banca senese. Il PD ha però reagito, organizzando nuove primarie a soli 35 giorni dal voto: la partecipazione popolare è stata addirittura doppia rispetto a soli tre mesi prima, e il successo stavolta è andato a Bruno Valentini, esponente della corrente renziana del partito. Valentini è sostenuto da PD, SEL, socialisti e una civica (che contiene anche candidati centristi). Gli si oppone, per il centrodestra, Eugenio Neri, sostenuto da una lista civica di ispirazione PDL, da FDI e da due altre civiche minori. Il M5S ripresenta il proprio candidato di due anni fa, Pinassi, e lo stesso vale per la sinistra radicale, che ripropone Laura Vigni. A chiudere l’insieme degli aspiranti sindaco, quattro candidati minori di ispirazione civica, fra i quali spicca l’ex vicesindaco Marzucchi, che nel 2011 aveva portato, con la sua lista civica, ben il 7% alla coalizione di centrosinistra.
Passando nelle Marche, anche ad Ancona i cittadini tornano alle urne in anticipo, a seguito delle recenti dimissioni del sindaco Gramillano, del PD. Il centrosinistra ha scelto di ripercorrere la stessa strategia coalizionale utilizzata negli ultimi anni in questa regione: cercare accordi con il centro, anche a costo di perdere per strada la sinistra radicale. Così, la candidata del PD, Valeria Mancinelli, è sostenuta anche dall’UDC e da Scelta Civica, oltre che dai Verdi e da una lista civica. La sinistra radicale gli oppone un candidato comune, sostenuto sia da SEL che dai comunisti. Anche il centrodestra si presenta diviso: il PDL sostiene Italo D’Angelo, Fratelli d’Italia Stefano Benvenuti Gostoli. Andrea Quattrini è il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, mentre sono ben 5 gli altri candidati fuori dai poli. Fra essi, da segnalare David Favia, parlamentare uscente ex IDV, e referente marchigiano di Centro Democratico.
Nel complesso si può dire che il contesto politico riscontrato in questi quattro capoluoghi si configura come nettamente più frammentato rispetto a quello settentrionale. Questo è dovuto sia alla sempre crescente presenza di candidati civici, che alla difficoltà che le coalizioni dimostrano di avere nel serrare i ranghi. Questo avviene ad entrambe le coalizioni principali. La coalizione di centrosinistra, fallisce quasi ovunque in questo tentativo. A Massa non è riuscita a far rientrare completamente la frattura consumatasi nel 2008; a Siena e ad Ancona deve fare i conti con candidature concorrenziali sul versante della sinistra radicale; a Pisa, dove pure il tentativo di unità giunge a risultati notevoli, non si riescono comunque ad evitare alcune piccole candidature di disturbo. Il centrodestra è messo ancora peggio: ad Ancona, Pisa e Massa, è la destra estrema a defezionare (in particolare la neonata formazione Fratelli d’Italia, che in Toscana assume caratteri fortemente conflittuali nei confronti di un PDL egemonizzato da Verdini), mentre a Siena sono solo alcuni esponenti singoli ad aver scelto di correre da soli. Per il resto, si nota anche in queste zone la costante presenza dei candidati del M5S, e la debolezza del centro politico, le cui liste, pur essendo qui presenti in modo abbastanza costante, tendono, per quanto possibile, ad accodarsi a quelle di centrosinistra (Ancona, Siena, in parte Pisa) o a formare coalizioni comunque più ampie del proprio perimetro politico (Massa).