di Federico De Lucia
Da un punto di vista cronologico, è indubbio che lo “tsunami a 5 stelle” sia iniziato con le elezioni comunali della primavera 2012. A quel primo successo sono seguiti quello regionale siciliano dell’autunno seguente e quello delle politiche di febbraio. Oggi, ad un anno di distanza, e a seguito della tornata elettorale amministrativa appena conclusasi, è impossibile celare l’impressione che l’onda si sia placata. Tale impressione la ricaviamo dal confronto fra le comunali di oggi e le recenti elezioni politiche. Tuttavia, come già si è detto, si tratta di un confronto in gran parte fuorviante: per collocare esattamente le prestazioni dei 5S all’interno di questo preciso tipo di elezione, può essere interessante adoperarsi in un confronto fra le amministrative del 2012 e quelle di quest’anno.
Come già abbiamo visto in un precedente articolo, la presenza del M5S alle elezioni comunali italiane si è progressivamente diffusa sul territorio nazionale negli ultimi tre anni: se nel 2011 il movimento di Grillo si presentava in soli 47 comuni superiori su 141 al voto, oggi si è presentato in 75 su 92. A questo aumento di diffusione sul territorio, ha fatto seguito un incremento sensibile delle percentuali di consenso registrate fra il 2011 e il 2012 (dal 4,7% al 9,1), mentre fra il 2012 e il 2013 la percentuale nazionale si è lievemente contratta, specie al Nord e nella Zona Rossa (mentre al Sud si è colmato il gap che si era registrato nelle prestazioni dei due anni precedenti).
A livello di successi, nel 2012 il M5S è riuscito a vincere al primo turno in un comune inferiore ai 15.000 abitanti (Sarego, provincia di Vicenza) e a giungere al ballottaggio in ben 5 comuni superiori. In questi 5 ballottaggi, sempre contro candidati di centrosinistra, il risultato finale è stato di 3 a 2 per il M5S. La vittoria ha arriso ai 5 stelle a Parma, Mira e Comacchio, mentre il centrosinistra è riuscito a vincere a Budrio e a Garbagnate. Quest’anno, in coerenza con le percentuali di cui si è detto, le cose sono andate in modo molto simile. Il M5S è riuscito ad andare al ballottaggio in 3 comuni superiori, anche stavolta sempre contro candidati di centrosinistra: Martellago (provincia di Venezia), Pomezia (Roma) e Assemini (Cagliari). Nello scorso fine settimana, quello dei ballottaggi, ha trionfato in due di essi: Pomezia e Assemini. A queste due vittorie si aggiunge il secondo posto ottenuto a Ragusa. Vedremo dunque fra due settimane se i grillini si saranno aggiudicati, dopo Parma, anche il secondo capoluogo di provincia della loro storia elettorale.
Nella Tabella 1 sono riportate, comune per comune, le prestazioni di CSX e M5S nei comuni in cui sono andati al ballottaggio, nel 2012 e nel 2013.
Tab. 1 –CSX e M5S nei comuni superiori in cui si sono affrontati al ballottaggio nel 2012 e nel 2013: dettaglio comuni
Come si vede, sono molte le somiglianze, sia all’interno della stessa tornata, che confrontando comuni che hanno votato in due anni diversi. In tutti i casi è il centrosinistra ad aver chiuso in vantaggio il primo turno (un vantaggio che spesso è di grande entità). In tutti i casi, il M5S ottiene grandi prestazioni al ballottaggio. In tutti i casi il centrosinistra non riesce invece a migliorare le proprie prestazioni, confermando sempre le proprie cifre di consenso del primo turno. Con ricorrenza chiara e costante, sembrano cioè ripetersi i due seguenti fenomeni: i candidati grillini, generalmente non fortissimi al primo turno, nel caso in cui (in genere per demeriti altrui, specie del centrodestra) riescano a giungere al ballottaggio, attraggono su di sé le preferenze di moltissimi elettori che al primo turno non si erano espressi in loro favore; il centrosinistra conferma il suo disciplinato elettorato, senza però uscire dal recinto che lo circoscrive. Il risultato combinato di questi due fenomeni è che, in tali scontri diretti, il M5S giunge alla vittoria in tutti quei casi in cui l’elettorato di centrosinistra, pur essendo giunto primo al primo turno, si fermava ben lontano dal 50% dei voti. Questa impressione vale sia per il 2012 che per il 2013. Da questo punto di vista, bastava dare una occhiata ai risultati del 2012 per poter prevedere con ragionevole certezza le vittorie grilline di Pomezia e Assemini.
Il fenomeno è estremamente interessante, e sembra tratteggiare un disegno abbastanza preciso del rapporto fra il M5S e le elezioni comunali (ma anche fra M5S e sistemi elettorali a doppio turno). I candidati grillini sono essenzialmente sconosciuti, e scarsamente radicati sul territorio: da questo punto di vista, sono in evidente difficoltà nei confronti dei loro avversari a livello di elezioni comunali. Ma, se per motivi specifici (bassa qualità delle candidature altrui, giunte uscenti con pessima fama, ostilità storiche che impediscono all’elettorato di convergere sull’ opposizione tradizionale) riescono a giungere al ballottaggio, su di essi finisce per concentrarsi un coacervo di elettori estremamente eterogeneo, che può portarli anche alla vittoria. Da questo punto di vista appare addirittura incredibile quanto avvenuto a Pomezia, dove sia il candidato della sinistra radicale che quello di centrodestra hanno dato indicazione di voto per il candidato grillino in occasione del ballottaggio. E gli elettori seguono queste indicazioni. Anche se non abbiamo prove empiriche di questo, non appare verosimile ipotizzare che un comportamento molto simile potrebbe essere messo in pratica dall’elettorato di centrosinistra se, escluso il suo candidato dal ballottaggio, si trovasse a dover scegliere fra un candidato a 5 stelle e uno di centrodestra. Insomma: non bastano pochi mesi di “larghe intese” per archiviare, nella mente egli elettori, vent’anni di bipolarismo muscolare. In un contesto di legge elettorale a doppio turno, le conseguenze delle ostilità accumulate in due decenni di competizione fra candidati di centrodestra e di centrosinistra si trasformano, nei ballottaggi cui partecipano i candidati a 5 stelle, in dividendi elettorali in loro favore. Certo, i grillini al ballottaggio devono arrivarci: questo, per ora, avviene molto raramente, ed in genere più per demeriti dei loro concorrenti più che per meriti propri.
Tuttavia, una differenza fra il 2012 e il 2013 c’è: essa si ravvisa nell’entità del fenomeno che abbiamo appena descritto. Nella Tabella 2 sono mostrati i dati della tabella precedente, ma aggregando i comuni per anno di elezione, ed evidenziando nell’ultima colonna l’incremento percentuale sul proprio bacino elettorale iniziale.
Tab. 2 – CSX e M5S nei comuni superiori in cui si sono affrontati al ballottaggio: aggregati 2012 e 2013 a confronto
Come si vede, fra primo e secondo turno, il centrosinistra conferma sostanzialmente il proprio elettorato sia nel 2012 che nel 2013 (una lieve perdita può essere considerata strutturale). Il M5S cresce invece moltissimo in entrambi i casi: ma mentre nei ballottaggi del 2012 era giunto persino a triplicare il proprio consenso del primo turno, nel 2013 esso si è “limitato” a raddoppiare le proprie prestazioni di due settimane prima. Questo è un cambiamento che effettivamente è possibile ravvisare in questo confronto fra elezioni comunali. Difficile dire però, con così pochi casi a diposizione, se questo sia una conseguenza della disillusione derivante dalle dinamiche nazionali o se dipenda al contrario da dinamiche locali.