di Lorenzo De Sio
Con l’arrivo di Matteo Renzi alla segreteria del Pd, molti commentatori hanno salutato l’avvento di una nuova generazione al vertice del centrosinistra. Alcuni hanno anche evocato una svolta storica in questo schieramento, con la presenza di un leader in grado di condurre la sinistra alla vittoria nelle future elezioni. (Valium)
Su questi ultimi scenari ci sia consentito intanto essere un po’ più prudenti, e identificarli spesso più come auspici (o addirittura irreali wishful thinking, direbbe qualcuno) che – per adesso – come rilievi oggettivi. Tuttavia c’è una questione di fondo che merita di essere indagata. Renzi per molti versi appare decisamente diverso dai precedenti leader del centrosinistra. Lo è davvero? Può davvero rappresentare un concreto valore aggiunto per il centrosinistra nelle future elezioni?
Per cercare di suggerire possibili direzioni di risposta abbiamo quindi testato – nell’indagine Osservatorio Politico CISE del dicembre 2013[1] – la percezione di Renzi da parte degli elettori italiani, rispetto a quattro “tratti fondamentali”. Va detto infatti che gli elettori tendono a farsi un’idea dei leader politici valutando (in estrema sintesi) quattro tratti fondamentali, che gli psicologi in genere riconducono a energia, competenza, empatia e onestà (Funk 1999; Kinder 1986). Si tratta più o meno degli stessi tratti che noi stessi utilizziamo nella vita di tutti i giorni per farci un’idea delle persone nuove con cui entriamo in contatto.
Con energia si intende non tanto la sensazione di brillantezza e movimento che ci trasmette una persona, ma la sua capacità di incidere in modo effettivo sulla realtà, ovvero la sua capacità di fare la differenza quando interviene su qualcosa. Con competenza si intende – in modo più simile al linguaggio comune – la sua effettiva conoscenza di questa realtà su cui incidere. Empatia e onestà corrispondono invece a tratti relazionali: identifichiamo con empatia la capacità di comprendere il punto di vista altrui (sia in termini razionali che anche emotivi), mentre con onestà si intende più in generale quanto una persona è conforme alle norme sociali (o alle norme di uno specifico gruppo sociale)[2].
L’aspetto interessante di questi quattro tratti è che permettono di illuminare in modo significativo la storia elettorale della Seconda Repubblica. Un’analisi recente (Barisione, Catellani, e Garzia 2013), contenuta nel volume Voto Amaro del gruppo di ricerca Itanes (ITANES 2013), mostra infatti – confrontando le ultime quattro elezioni, quindi a partire dal 2001 – che per gli elettori Berlusconi è risultato sempre di gran lunga vincente sul piano dell’energia, ma perdente su tutti gli altri tre; e che in realtà i quattro leader del centrosinistra analizzati (Rutelli, Prodi, Veltroni e Bersani) sono sempre risultati estremamente simili tra loro: deboli sul piano dell’energia, più forti sugli altri tre tratti, con una prevalenza più netta nella competenza (tranne Rutelli). Forse a causa di una debolezza di immagine personale, che finiva per far proiettare su di loro, in realtà, l’immagine della coalizione.
A questo punto la domanda è banale: potendo oggi analizzare Renzi, che profilo presenta rispetto ai precedenti leader del centrosinistra?
La domanda sarà banale, ma i risultati non lo sono. Con tutte le limitazioni del nostro studio (le indagini Itanes si svolgono dopo le elezioni, mentre la nostra in un periodo lontano dalla campagna; le indagini Itanes sono quasi tutte con interviste faccia-a-faccia, mentre la nostra con interviste telefoniche), quello che emerge è che Renzi ha un profilo nettamente diverso dai leader del centrosinistra del passato. Vediamo come. In particolare è interessante il confronto con gli altri potenziali leader delle due coalizioni principali (Letta, Alfano e l’onnipresente Berlusconi).
La Figura 1 riporta in un grafico la percentuale di intervistati che attribuisce i vari tratti a ciascuno dei quattro leader esaminati. Anche senza entrare in un confronto dettagliato tra i vari leader, emerge chiaramente come il profilo di Renzi sia nettamente diverso dai leader di centrosinistra del passato.
Il dato più impressionante è anzitutto il gradimento complessivo del sindaco di Firenze, che si piazza al primo posto – con percentuali vicine all’80% – su tutti e quattro i tratti. Questa caratteristica lo configura per certi versi – e questo non stupisce – come un leader trasversale, che combina caratteristiche corrispondenti a diversi tipi di leadership.
Anzitutto sul piano dell’energia. E’ questa la novità maggiore, visto che storicamente è stato questo il punto di forza di Berlusconi e il tallone d’Achille del centrosinistra: questo tratto è riconosciuto a Renzi dall’82% degli intervistati (10 punti in più rispetto al Berlusconi attuale, ma in linea con punteggi ottenuti da Berlusconi in passato).
Ma l’aspetto più interessante è che questo tratto sembra abbinarsi con l’attribuzione a Renzi di altri due tratti tradizionalmente tipici, invece, del centrosinistra: competenza e onestà. Anche questi tratti vengono riconosciuti a Renzi da oltre l’80% degli intervistati; anche se qui – prevedibilmente – si fa sentire maggiormente la competizione con Enrico Letta. Concorrente che invece è nettamente battuto da Renzi non solo sul piano dell’energia, ma anche su quello dell’empatia, ovvero la capacità di “mettersi nei panni” della gente comune. Vale infine la pena di menzionare le caratteristiche di Alfano, in parte simile a Letta: riconosciuto come abbastanza competente e onesto, ma poco competitivo sul piano dell’energia e dell’empatia.
Almeno dal punto di vista dei tratti di leadership, quindi, sembra di poter dire chiaramente che Renzi è percepito dall’elettorato in modo nettamente diverso dai precedenti leader del centrosinistra. E questo potrebbe forse portare un valore aggiunto a questo schieramento. E’ vero che una parte della letteratura è tuttora scettica sulla reale capacità dei leader di dare “una marcia in più”, con le loro caratteristiche personali, alle posizioni politiche che rappresentano (Curtice e Holmberg 2005; King 2002). E’ tuttavia anche vero che, nel caso italiano, un piccolo ma significativo ruolo autonomo dei leader appare confermato nel caso degli elettori indecisi (Barisione, Catellani, e De Sio 2011).
C’è tuttavia da porre un altro caveat: è verosimile che in futuro la valutazione estremamente positiva di cui Renzi gode nell’elettorato possa cambiare, man mano che Renzi dovrà precisare meglio la sua piattaforma politica, ma soprattutto man mano che la sua effettiva capacità di incidere sulla realtà (il cuore della valutazione sull’energia) sarà messa alla prova (specialmente, per adesso, su sfide difficilissime come la riforma elettorale e la legislazione sul lavoro). Tuttavia ciò che appare adesso ben chiaro è che il mix di caratteristiche del nuovo segretario del Pd è significativamente diverso da quello dei precedenti leader del centrosinistra. E questo aspetto sembra difficile che non possa fare una differenza. Staremo a vedere.
Riferimenti bibliografici
Barisione, Mauro, Patrizia Catellani, e Diego Garzia. 2013. «Alla ricerca di un leader». In Voto amaro: disincanto e crisi economica nelle elezioni del 2013., Bol: Il Mulino, 147–58.
Barisione, Mauro, Patrizia Catellani, e Lorenzo De Sio. 2011. «La scelta degli indecisi». In Votare in Italia: 1968-2008. Dall’appartenenza alla scelta, a c. di Paolo Bellucci e Paolo Segatti. Bologna: Il Mulino, 359–79.
Curtice, John, e Sören Holmberg. 2005. «Party leaders and party choice». In The European Voter, a c. di Jacques Thomassen. , 235–53.
Funk, Carolyn L. 1999. «Bringing the candidate into models of candidate evaluation». Journal of Politics 61: 700–720.
ITANES, a c di. 2013. Voto amaro: disincanto e crisi economica nelle elezioni del 2013. Bologna: Il Mulino.
Kinder, Donald R. 1986. «Presidential character revisited». Political cognition: 233–55.
King, A. S. 2002. Leaders’personalities and the outcomes of democratic elections. Oxford University Press.
Renzi: il primo “leader forte” del centrosinistra? [Scarica la versione PDF]