Il profilo sociodemografico di chi va e chi resta nei vari schieramenti

di Matteo Cataldi

 In un recente articolo abbiamo parlato di turbolenza per riferirci all’accentuata volubilità che in questa fase politica caratterizzerebbe l’elettorato italiano relativamente alle intenzioni di voto, così come emerge dall’Osservatorio Politico del Dicembre 2013.

Un dato in particolare aveva attirato la nostra attenzione, quello relativo alla scarsa fedeltà tra le scelte di voto compiute dagli intervistati lo scorso febbraio e le intenzioni di voto in caso di eventuale rinnovo del Parlamento. Mostravamo come complessivamente, poco più della metà degli elettori confermava la propria scelta. Tra le diverse coalizioni o partiti tale tasso di fedeltà variava anche in maniera sensibile. Se tra gli elettori del centrosinistra sfiorava l’80%, nel centrodestra e tra l’elettorato del Movimento 5 stelle non raggiungeva la metà fermandosi qualche decimale sopra il 45%. Con livelli di defezione tanto alti, ci è sembrato ancora più interessante chiederci in che modo gli elettori in potenziale uscita si caratterizzano per alcuni tratti (auto collocazione politica, interesse per la politica, principali caratteristiche socio-demografiche), e se il profilo di questi intervistati diverge in maniera sensibile da quello di coloro che le settimane scorse hanno invece dichiarato la propria fedeltà alla scelta espressa nelle urne.

La figura 1 mostra l’auto-collocazione politica sia degli elettori che non hanno mutato la propria preferenza nel corso degli ultimi 10 mesi, che di quelli che oggi dichiarano si orienterebbero diversamente. Per entrambe le coalizioni principali, centrodestra e centrosinistra, gli elettori “infedeli” si caratterizzano per una maggiore eterogeneità nell’autocollocarsi politicamente. Tra i “traditori” della coalizione di centrosinistra la metà appena si sente ideologicamente affine alla sinistra (sono quasi l’80% tra gli elettori “fedeli) e la restante metà si divide equamente tra centro, destra e non collocati, ossia coloro che rifiutano di collocarsi sull’asse sinistra-destra. La stessa cosa accade, specularmente, nello schieramento guidato da Berlusconi durante l’ultima campagna elettorale: qui, tra gli elettori orientati a votare in modo difforme che in precedenza, la quota di chi si colloca al centro dello schieramento sale fino ad un quarto. Per quanto riguarda il M5s gli elettori più fedeli li ritroviamo tra chi si colloca a sinistra e al centro, mentre maggiori probabilità di defezioni si incontrano tra chi si dichiara di destra e soprattutto tra i non collocati. Questi ultimi rappresentano l’unica categoria di intervistati costantemente sovrarappresentata tra gli elettori “infedeli”.

Figura 1 – Autocollocazione politica degli intervistati per le due categorie di elettori “fedeli” e “infedeli” nelle diverse coalizioni

Passiamo ora con i dati della figura 2 all’interesse per la politica. Tra coloro per cui la politica esercita una certa attrazione, indipendentemente dallo schieramento considerato, gli elettori “fedeli” sono sovrarappresentati. E viceversa. Così se il 54% degli elettori di Grillo è poco o per niente interessato alla cosa pubblica, tra gli elettori in uscita dal Movimento questa percentuale raggiunge i due terzi, mentre crolla al 40% tra gli elettori più fedeli.

Tabella 2 – Incrocio tra interesse per la politica ed elettori “fedeli” ed “infedeli”

Nella serie di incroci con alcune variabili socio demografiche proviamo adesso a tratteggiare il profilo degli elettori “fedeli” e di quelli fuoriusciti per ciascun soggetto politico considerato. Partendo dal centrosinistra (dati in tabella 1) e relativamente alla composizione di genere non ci sono differenze significative tra i due gruppi, solo una leggera sovrarappresentazione della componente maschile tra gli elettori fedeli e di quella femminile tra coloro che hanno abbandonato la coalizione. Passando alla classe di età ciò che emerge è la forte sovrarappresentazione dei più anziani (65 anni e oltre) tra gli elettori fedeli al centrosinistra e la difficoltà che invece incontra  nel trattenere gli elettori di tutte le altre fasce d’età: fino ai 64 anni  la presenza degli elettori in uscita dal centrosinistra sopravanza sempre quella media in ciascuna classe di età.

Relativamente al titolo di studio, avere conseguito al massimo la licenza media accresce la probabilità di confermare il voto espresso a febbraio in favore del centrosinistra, mentre possedere un titolo di laurea deprime questa probabilità. Relativamente alla provenienza geografica dei due gruppi di elettori sui quali abbiamo incentrato la nostra analisi, le regioni del Nord, in cui risiede il 38% dei votanti il centrosinistra, sono fortemente sovra rappresentate tra gli elettori in movimento verso altri lidi (48%). Appaiono invece sottorappresentate le regioni centro-meridionali e soprattutto quelle della zona rossa. Infine volgendo lo sguardo alla professione e allo status occupazionale si noti che a voltare le spalle al centrosinistra sono stati in misura maggiore rispetto alla media gli impiegati del settore pubblico e i disoccupati. Pensionati e casalinghe rappresentano invece le due categorie di non occupati la cui presenza tra gli elettori fedeli è superiore a quella della media dell’elettorato di centrosinistra.

Tabella 1 – Alcune caratteristiche sociodemografiche nei due gruppi di elettori per il centrosinistra

Per il centrodestra (tabella 2) siamo in presenza di un quasi perfetto equilibrio di genere tra gli elettori fedeli alla coalizione, il che significa che le donne sono sovrarappresentate dal momento che nel campione rappresentano il 47%. Tra chi ha cambiato opinione le donne sono invece in larga maggioranza (56 contro 44). Come per il centrosinistra anche nel centrodestra l’elettorato più fedele è quello delle persone oltre i 64 anni con una presenza di quasi sette punti percentuali superiore alla media. Controllando per il titolo di studio non emergono differenze significative tra elettori fedeli ed elettori che abbandonano la coalizione. Tra questi ultimi c’è invece una maggiore presenza di chi risiede nel centro-sud (1,7 punti percentuali sopra la media). Lavoratori autonomi, imprenditori e dirigenti ma soprattutto, e un po’ a sorpresa, casalinghe sono tutti più presenti tra gli elettori in uscita che tra quelli fedeli. I pensionati, anche per il centrodestra sono sottorappresentati tra chi cambia scelta di voto.

Tabella 2 – Alcune caratteristiche sociodemografiche nei due gruppi di elettori per il centrodestra

Infine il Movimento 5 stelle. Uomini e donne abbandonano il partito di Grillo in pari misura (che significa una forte sovrarappresentazione femminile dal momento che nell’elettorato di Grillo gli uomini pesano per il 58%), mentre chi gli resta fedele è in due casi su tre un uomo (tabella 3). I giovani fino a 34 anni e gli adulti tra i 55 e i 64 anni sembrano più degli altri aver voltato le spalle al Movimento 5 stelle nel corso del 2013. Fra gli elettori ancora convinti della propria scelta sono sottorappresentati coloro che vivono nelle regioni della zona rossa, chi ha un diploma di scuola media superiore e i pensionati. Nelle restanti categorie la presenza dei due gruppi di intervistati, grossomodo si equivale.

Tabella 3 – Alcune caratteristiche sociodemografiche nei due gruppi di elettori per il Movimento 5 stelle

Non è facile tracciare un profilo comune, trovare cioè un minimo comune denominatore fra gli elettori in uscita. Ad accomunarli, oltre ad una costante sovrarappresentazione delle donne, sembra essere una certa marginalità rispetto alla politica, come indica l’ accentuata incidenza  di chi nutre scarso interesse per la politica. A tale marginalità politica, peraltro, non necessariamente sembra accompagnarsi anche una perifericità sociale: sono mediamente più giovani gli elettori che defezionano e nel caso del centrosinistra anche più istruiti. Per il resto non emergono indicazioni univoche riguardo agli altri tratti esaminati.

 

Matteo Cataldi si è laureato presso la Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze con una tesi sulla competitività delle elezioni italiane. È stato ricercatore presso Tolomeo Studi e Ricerche e ha pubblicato articoli su Polena e Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, è co-autore di un capitolo di Terremoto elettorale (Il Mulino, 2014) e co-curatore di vari Dossier CISE e di numerose note di ricerche apparse nella serie di Dossier. Ha inoltre curato l’appendice al volume Proporzionale se vi pare (Il Mulino, 2010). I suoi interessi di ricerca comprendono lo studio del comportamento elettorale e in particolare il cambiamento della geografia del voto, anche attraverso i più recenti sviluppi degli applicativi GIS in ambito politico-sociale. È membro SISP e dello Standing Group POPE – Partiti Opinione Pubblica Elezioni.