Regionali 2015: in Puglia una cronaca annunciata con conseguenze nazionali

di Nicola Martocchia Diodati

Nonostante la conferma delle aspettative circa l’esito, le conseguenze politiche delle elezioni regionali pugliesi sono particolarmente rilevanti. Infatti, come già si osservava nella nota scritta prima delle elezioni (/cise/2015/05/20/regionali-in-puglia-cronaca-di-una-vittoria-annunciata/), la rilevanza a livello nazionale che si supponeva potesse avere la frammentazione dell’offerta elettorale del centrodestra appare oggi notevole. Nonostante ciò, vi sono ulteriori elementi degni di nota. Tra questi, l’aumento dell’astensionismo e l’elevata decrescita del consenso del Partito Democratico.

Il primo dato che emerge a livello regionale, come d’altronde anche a livello nazionale, è l’elevato tasso di astensionismo: solamente il 51,2% degli aventi diritto al voto si sono recati alle urne. Confrontando i dati dell’affluenza della tornata elettorale appena conclusa con quelli relativi alle elezioni regionali del 2010, alle elezioni politiche del 2013 ed a quelle europee del 2014, è possibile osservare come il tasso di astensione sia ulteriormente cresciuto nell’ultimo anno, nonostante il numero assoluto di votanti rispetto all’ultima tornata sia aumentato di circa sessantacinquemila unità. Gli aventi diritto al voto che si sono recati alle urne sono quasi il 25% in meno (oltre 242.0000 persone) dei votanti presentatisi alle urne nel 2010. Le motivazioni di questa decrescita sono molteplici ma, escludendo la crescita di sfiducia nelle istituzioni, presente a livello nazionale, due elementi possono risultare particolarmente rilevanti: la non presenza di un election day e la scarsa competitività delle stesse elezioni regionali (Blais 2000), che si preannunciavano, come già sottolineato prima delle elezioni, come la cronaca di una vittoria annunciata. Infatti, se da un lato la mancanza di una sovrapposizione delle elezioni regionali con elezioni di reale rilevanza nazionale ha certamente contribuito ad una minore attrattività del voto, il fattore che sembra più utile per la comprensione di un ulteriore aumento dell’astensionismo in Puglia è certamente la scarsa competitività delle elezioni stesse. Infatti, la competitività delle elezioni è in grado di mobilitare parte dell’elettorato, vista la possibilità di risultare decisivi sull’esito del voto.

 Tab. 1 – Risultati elettorali delle elezioni regionali 2015 in Puglia

Passando ai risultati delle elezioni, dall’analisi della Tabella 1 risulta in primo luogo rilevante sottolineare come Michele Emiliano, nonostante la vittoria con ampio margine rispetto agli altri concorrenti ed una personalità certamente meno divisiva rispetto a quella del precedente presidente della Regione, non sia riuscito ad eguagliare i risultati elettorali ottenuti nel 2010 da Nichi Vendola. Nonostante la vittoria netta ed indiscutibile, Emiliano sembra non abbia sfruttato  appieno quel vantaggio competitivo che poteva derivare dalla sua storia professionale, caratterizzata da una elevata integrità morale ed onestà, fattore che può risultare particolarmente rilevante secondo gli studi psicologici del voto (Caprara et al. 2008). Difatti, fatto 100 il totale dei voti ottenuti dalla coalizione, nel 2010 Nichi Vendola aveva ottenuto un ulteriore 13% di preferenze espresse esclusivamente al candidato presidente, mente Emiliano è stato in grado di convogliare sulla sua figura solamente il 2,7% delle preferenze espresse da elettori che non hanno votato anche per un partito che lo sosteneva.

Un secondo elemento rilevante è l’arretramento del Partito Democratico, che è passato dal 20,7% delle regionali 2010 al 33,6% delle Europee del 2014 ed al 18,8% delle regionali 2015. Una variabilità così elevata nella distribuzione dei voti potrebbe essere imputabile, da un lato, ad una questione sistemica relativa a diverse tipologie di elezioni (nonostante il divario tra elezioni regionali 2010 ed elezioni europee 2009 fosse di circa 2 punti percentuali) e, dall’altro, al dibattito che si è scatenato nelle ultime settimane a seguito del documento emesso dalla Commissione Antimafia durante la campagna elettorale.

Questi elementi non possono tuttavia oscurare la rilevanza politica del terremoto avvenuto nel centrodestra. La frammentazione dell’offerta elettorale e i risultati ottenuti da Adriana Poli Bortone e Francesco Schittulli rendono evidente come la sfida alla leadership del centrodestra lanciata da Fitto a Berlusconi possa essere riaperta, quantomeno in Puglia. Infatti, nonostante la formazione Oltre con Fitto non sia stata in grado di eguagliare il risultato di Forza Italia, Schittulli, sostenuto da Fitto, ha invece ottenuto un risultato nettamente superiore rispetto a quello di Adriana Poli Bortone, la quale, per la seconda elezione consecutiva, appare non essere realmente in grado di convogliare su di se un elevato consenso dell’elettorato.

A dimostrazione di come la rilevanza dell’offerta elettorale (Cox 1997) sia determinante è sufficiente osservare come, rispetto alle elezioni del 2010, i candidati supportati dal centrodestra pugliese abbiano perso, complessivamente, circa il 10% dei voti. Inoltre, se consideriamo i partiti del centrodestra, rileviamo come, ad eccezione di NCD, che non ha presentato il proprio simbolo sulla scheda elettorale, sia Forza Italia che Fratelli d’Italia abbiano visto decrescere notevolmente il proprio consenso: i primi hanno ceduto circa il 13%, mentre i secondi hanno ottenuto un consenso alle urne pari a circa il 60% di quello riscontrato alle Europee dello scorso anno. Chi nel centrodestra ha invece incrementato consistentemente la propria forza è stata la Lega Nord, presentatasi con la lista Noi con Salvini, che ha aumentato il proprio consenso elettorale rispetto alle scorse elezioni Europee dell’1,8%, ottenendo così un risultato pari al 2,3%.

Ha diminuito di circa 8 punti percentuali il proprio consenso anche il Movimento 5 Stelle, che si è confermato secondo partito con circa il 16% dei voti. Va sottolineata l’elevata discrepanza tra i voti ottenuti dal Movimento 5 Stelle e quelli ottenuti dalla candidata presidente Antonella Laricchia, la quale ha ricevuto, fatti cento i voti ottenuti dalla lista a suo sostegno, circa ulteriori 12 punti percentuali di preferenze espresse esclusivamente a suo sostegno. Insomma, tra tutti i candidati presidente, Laricchia è stata quella maggiormente in grado di incassare un vantaggio nelle urne grazie alla propria immagine e personalità.

Tab. 2 – Risultato elettorale nelle diverse province pugliesi

Passando a considerare i risultati disaggregati a livello sub-regionale, c’è una leggera variabilità nei risultati ottenuti dai diversi candidati presidente. Emiliano ha ottenuto il suo risultato migliore nella circoscrizione di Foggia, unica provincia in cui ha ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi, mentre la provincia in cui ha ottenuto il peggior risultato è quella di Bari, attestandosi al 45%. Al contrario, Laricchia ha ottenuto il suo miglior risultato proprio nella provincia di Bari, raggiungendo il 22,3% dei consensi. Poli Bortone ha ottenuto un risultato particolarmente omogeneo (tra il 14 ed il 16%) in tutte le provincie, ad eccezione di Bari, provincia nella quale Schittulli (già presidente della provincia stessa) ha ottenuto il suo miglior risultato, oltre 20% dei voti, mentre nelle province di Brindisi, Foggia e Lecce si è attestato attorno al 15% dei voti. Considerando ora le liste a sostegno dei candidati presidente, possiamo sottolineare come il Partito Democratico abbia ottenuto il suo peggior risultato nella provincia di Bari, attestandosi al 16,4% dei consensi, mentre il miglior risultato è stato ottenuto dal PD nella provincia di Lecce, dove ha ottenuto il 22,3% dei voti. Per quanto riguarda invece i partiti che compongono le coalizioni a sostegno di Poli Bortone e Schittulli, si può osservare come non vi sia una elevata variabilità nel voto tra le diverse province, quanto invece una omogeneità nella distribuzione de
i consensi a livello subregionale.

Il Consiglio Regionale, a seguito delle elezioni, risulta così composto: 29 seggi sono stati assegnati alla maggioranza, di cui 13 al PD, 6 alla lista Emiliano Sindaco di Puglia, 4 a Noi a Sinistra per la Puglia, 3 ai Popolari e 3 alla lista La Puglia con Emiliano. Dei restanti 21 seggi attribuiti alla minoranza, 8 sono stati conquistati dalla coalizione a sostegno di Schittulli (4 alla lista Oltre con Fitto e 4 alla lista Movimento Politico Schittulli-Area Popolare), 6 da Forza Italia (unica lista a sostegno della candidatura di Poli Bortone ad avere ottenuto dei seggi), 6 dal Movimento Cinque Stelle. L’ultimo seggio rimantenete spetta invece al candidato perdente primo dei non eletti.

Concludendo, le elezioni regionali pugliesi dimostrano, ancora una volta, di essere un laboratorio politico nazionale: dalle primarie del centrosinistra e dalla vittoria di Vendola nel 2005 alla sfida tra due leadership nazionali nel 2015. Eppure sembra che il tentativo di sperimentare nuove alleanze non sia terminato il giorno delle elezioni: la richiesta di Emiliano al Movimento 5 Stelle di entrare nel governo della regione (nonostante l’ex magistrato disponga della massima maggioranza possibile nel consiglio regionale) rappresenta infatti un tentativo di aprire una nuova stagione politica, che farebbe del governo pugliese un chiaro esempio di maggioranza consensuale e, soprattutto, potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo percorso politico a livello nazionale.

Riferimenti bibliografici:

Blais, André. To vote or not to vote?: The merits and limits of rational choice theory. University of Pittsburgh Pre, 2000.

Caprara, Gian Vittorio, et al. “The personalization of politics: Lessons from the Italian case.” European Psychologist 13.3. 2008: 157-172.

Cox, Gary W. Making votes count: strategic coordination in the world’s electoral systems. Cambridge: Cambridge University Press, 1997.