Dietro la sfida di Wilders: l’Olanda come caso studio di competizione sulle issues

Lorenzo De Sio

(Traduzione in italiano di Cristiano Gatti)

Mancano ormai poche ore al voto in Olanda, che peraltro si svolge in un clima caratterizzato da una duplice tensione: tensione per i timori di un’affermazione del populista di destra Geert Wilders, e tensione diplomatica tra l’Olanda (e altri paesi europei) e la Turchia. Tuttavia, il nostro sguardo non può che essere di tipo analitico, alla ricerca di come le tensioni legate al voto olandese si inscrivano in tendenze più generali, e possano essere lette in modo efficace usando delle specifiche lenti teoriche. È così che presentiamo i primi risultati di una ricerca sull’Olanda: la prima di una serie che coprirà anche Francia, Germania, e infine l’Italia nel 2018.

Il quadro della ricerca

In generale, i sistemi partitici in tutto l’Occidente appaiono sempre di più messi alla prova. Dopo che gli anni Novanta e Duemila hanno visto la prevalenza di una competizione tra due partiti o due blocchi di partiti mainstream con politiche relativamente simili e moderate, gli ultimi anni hanno visto la comparsa inedita di partiti (e leader) sfidanti e di successo, con esempi sia a destra (Donald Trump, l’UKIP, il Front National) che a sinistra (Bernie Sanders, SYRIZA, Podemos, Jeremy Corbyn e Benoît Hamon). Tali nuovi, sfidanti partiti e leader condividono, invece, una attenzione conflittuale su un set relativamente ridotto di temi di policy controversi che si sono dimostrati di successo dal punto di vista elettorale.

L’avvento di questa nuova epoca nella competizione partitica presenta una sfida, non solo per i professionisti e gli opinionisti ma persino per le attuali teorie della competizione partitica. A questo proposito, noi crediamo che uno specifico focus su specifici temi, e su come essi sono strategicamente usati per la competizione partitica, potrebbe essere una delle chiavi per capire le dinamiche sottostanti alla competizione partitica in questi tempi turbolenti. In particolare, ciò che noi ipotizziamo è che attori nuovi e sfidanti potrebbero avere successo semplicemente perché, a differenza dei vecchi partiti mainstream, rinunciano a sviluppare sistemi ideologici onnicomprensivi ed esaustivi, ma piuttosto si focalizzano su un set relativamente ristretto di temi che può offrire un potenziale elettorale rilevante, ed evitano con cura di prendere posizione su altri temi che potrebbero alienare la simpatia di molti elettori potenziali.

In breve questa posizione proviene dalla teoria della issue yield, che è stata recentemente usata per analizzare il ruolo dell’integrazione europea nelle elezioni del Parlamento europeo del 2014 (che spiega efficacemente l’apparente paradosso della duratura e relativamente scarsa importanza del tema Europa, combinata con il successo elettorale dei partiti anti-europei). Per vedere in che misura tale teoria (e il suo focus su specifici e ristretti “pacchetti di temi” proposti dai partiti) è capace di far luce sull’evoluzione dei sistemi partitici in Europa, noi, al CISE, abbiamo deciso di intraprendere uno studio comparato sulla competizione sui temi in diversi paesi nei quali si terranno le elezioni generali nel 2017 e nel 2018. L’elenco programmato al momento include Olanda, Francia, Germania e Italia, che già costituiscono un campione rilevante di paesi europei. In ciascun paese, noi intendiamo svolgere un sondaggio panel CAWI in due ondate, prima e dopo le elezioni, abbinato a un monitoraggio sistematico di Twitter e l’analisi della comunicazione ufficiale prodotta dai partiti politici e dai leader. L’idea è di mappare sia le opportunità offerte dai vari temi disponibili per la strategia del partito, sia l’abilità di tali partiti di sfruttare queste opportunità enfatizzando i temi sui quali essi hanno un alto rendimento.

La ricerca sull’Olanda nel 2017

Il sondaggio CAWI è stato condotto da Demetra srl, Italia, su rispondenti web reclutati in Olanda, Le interviste sono state realizzate tra il 27 febbraio e il 7 marzo 2017 su un campione quota (N=1000) di cittadini olandesi maggiori di 18 anni. Le quote sono state predeterminate per: combinazioni di età e sesso, livello di istruzione e provenienza geografica. Alcuni dei risultati mostrati sono anche basati su ponderazione aggiuntiva in base al ricordo del voto passato.

Di conseguenza, prima delle imminenti elezioni generali olandesi, che avranno luogo il 15 marzo, noi abbiamo realizzato un sondaggio CAWI (Computer-Assisted Web Interview) sulla popolazione olandese in età di voto, con lo scopo di ricostruire la configurazione dell’opinione pubblica olandese su una varietà di aspetti che riguardano i temi principali discussi durante la campagna. In particolare, il questionario (oltre le classiche domande utilizzate nella ricerca sul comportamento di voto) chiedeva agli intervistati di scegliere tra obiettivi di policy concorrenti; di selezionare quali partiti ritenevano credibili nel perseguire gli obiettivi selezionati; quali partiti ritenevano credibili nel perseguire obiettivi generali, condivisi dall’intera popolazione (per esempio la protezione dal terrorismo); e infine il livello di priorità che assegnavano a specifici obiettivi di policy.

Ora noi presentiamo su questo sito i primi risultati dell’analisi di questi dati. Naturalmente queste analisi non sono fatte per catturare la complessità della campagna politica in questa elezione olandese (cosa che ci si potrebbe difficilmente attendere da osservatori non olandesi, anche se aiutati da esperti olandesi); piuttosto, noi vogliamo testare se il framework analitico offerto dalla issue yield theory è capace di dare un senso (in un modo relativamente parsimonioso) alle complesse dinamiche della competizione partitica, specialmente nel difficile caso dell’intensa competizione multi-partitica dell’Olanda, e in un contesto internazionale di radicali sfide agli equilibri dei precedenti sistemi partitici. Di conseguenza, noi presentiamo le analisi esplorando le seguenti domande di ricerca:

  1. Quali sono le opportunità offerte dai vari temi più attrattivi dal punto di vista elettorale in base allo stato attuale dell’opinione pubblica olandese (e quali partiti sono nella posizione migliore per sfruttarle)? Esiste un qualche consenso condiviso riguardo una generica “Agenda olandese”? Questo corrisponde a uno specifico (forse di destra) Zeitgeist, oppure ci sono, piuttosto, una serie di (forse ancora non sfruttate) opportunità offerte da temi di sinistra? Queste domande sono esaminate in un articolo con Vincenzo Emanuele e Mathilde van Ditmars.
  2. Agli intervistati olandesi è stato chiesto di valutare la credibilità dei diversi partiti nel raggiungere obiettivi specifici. Quali sono gli schemi di tali valutazioni di credibilità? Sono semplicemente guidati dalle affiliazioni partitiche oppure gli intervistati si sentono liberi anche di considerare gli altri partiti credibili? Ci sono partiti che nel complesso sono percepiti come più credibili? Questa e altre domande sono esaminate con Aldo Paparo e Mathilde van Ditmars.
  3. Infine, la domanda forse più rilevante dal punto di vista politico: qual è la combinazione ottimale delle opportunità offerte dai vari temi per ciascun partito? Quali sono i temi che possiamo aspettarci siano enfatizzati (e quali evitati) da ciascun partito? Questa domanda finale è esaminata con Nicola Maggini e Mathilde van Ditmars.

Questo è certamente solo l’inizio, pochi giorni prima dell’elezione, dell’esplorazione e dell’analisi di questi dati, che saranno anche sviluppati in pubblicazioni scientifiche, e – cosa più importante – in comparazione con i risultati che proverranno da sondaggi analoghi in Francia, Germania e Italia.