Ci eravamo lasciati due settimane fa con una vittoria al primo turno mancata per un pelo dal candidato di centrosinistra Di Benedetto, e ci ritroviamo oggi con una situazione ribaltata, che vede uscire vittorioso il candidato di centrodestra Biondi, salito, rispetto al primo turno, di quasi 20 punti percentuali – mentre Di Benedetto ne ha perso qualcuno.
Come è stato possibile? Chi è che ha cambiato rotta, e in che direzione si è mosso?
Guardando i flussi possiamo dire senza troppi indugi che Di Benedetto è stato meno abile di Biondi nell’accaparrarsi voti altrui ed eventualmente mobilitare gli astenuti.
Fig. 1 – Flussi elettorali fra primo e secondo turno (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)I voti di Di Benedetto al secondo turno sono infatti composti per la quasi totalità (88.9%) dagli elettori che già lo avevano sostenuto al primo turno, per il 9.8% da ex sostenitori della Cimoroni (che ricordiamo essere la candidata di sinistra), e per un mero 1.2% da elettori di candidati minori. Astenuti, elettori di Biondi ed elettori di Righetti (il candidato Cinque Stelle) hanno deciso di non dare il proprio voto a Di Benedetto neanche stavolta.
Se guardiamo la composizione dei voti ottenuti da Biondi, è tutta un’altra storia. Per il 68% si tratta, chiaramente, di elettori che già lo avevano sostenuto. Ma a questi si deve aggiungere una fetta significativa di altri elettori aquilani: l’11.7% degli elettori di Biondi al secondo turno è composto da elettori che si erano astenuti al primo, il 7.4% da votanti di Righetti, il 5.8% da votanti di candidati minori e – dato fondamentale – il 7.1% da ex sostenitori dell’avversario Di Benedetto, per i quali nelle ultime due settimane di campagna elettorale deve essere emerso qualcosa di fortemente determinante ai fini della scelta di voto.
Quanto agli astenuti, oltre a quelli che già avevano deciso di restare a casa l’11 giugno scorso, si aggiungono elettori un po’ da tutte le parti, con una presenza significativa, anche qui, di elettori di Di Benedetto, il 16.1% dei quali ha preferito restare a casa anziché andare a supportarlo alle urne domenica scorsa.
Tab. 1 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, provenienze
In altre parole, se guardiamo ai flussi da un’altra prospettiva, possiamo dire che chi aveva votato la Cimoroni (sinistra) al primo turno, al secondo o ha votato per Di Benedetto (64.4%) o non ha votato affatto (35.6%). Chi aveva votato per Righetti (M5S) ha sostenuto principalmente Biondi (71.9%) oppure si è astenuto – stesso dicasi per chi aveva votato candidati minori, anche se per loro la percentuale di astenuti sale, e c’è spazio anche per una (bassa) percentuale di sostegno a Di Benedetto.
Chi aveva votato Biondi fin dall’inizio, ha continuato sulla stessa linea (88.6%) o è rimasto a casa (11.4%); mentre chi aveva votato in favore di Di Benedetto, ha confermato la propria decisione (anche se in misura minore rispetto al candidato avversario: 76.8%), oppure si è spostato sul candidato di centrodestra (7.1%), oppure ancora ha deciso di astenersi (16.1%). Infine, chi si era già astenuto in principio, è rimasto a casa anche stavolta (92.3%), salvo uscire per andare a votare in favore di Biondi (7.7%).
Tab. 2 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, destinazioni
In una prospettiva più ampia e guardando anche al quadro elettorale delle elezioni del 2013, Di Benedetto prende i voti di 2/3 degli elettori di Bersani (il restante 1/3 preferisce astenersi), insieme ad un abbondante 20% dei sostenitori di Berlusconi, ad un quasi 3% dei sostenitori del Movimento 5 Stelle e la totalità dei sostenitori di partiti meno competitivi. Biondi invece raccoglie un po’ meno dei 2/3 dei voti di chi si era schierato a sostegno di Berlusconi e più dei 2/3 di chi aveva sostenuto il M5S, oltre alla metà degli elettori di Monti. Ad astenersi, l’altra metà montiana, circa il 30% degli elettori del M5S, più del 30% degli elettori di Bersani e il 16.5% dei berlusconiani – oltre alla totalità di quelli che già si erano astenuti 4 anni fa.
Tab. 3 – Matrice dei flussi fra politiche 2013 e ballottaggio 2017, provenienze
Tab. 4 – Matrice dei flussi fra politiche 2013 e ballottaggio 2017, destinazioniDopo dieci anni di amministrazione Cialente, la fascia di sindaco passa quindi ad un candidato di centrodestra, che non solo è stato capace di riportare molti dei suoi elettori alle urne, ma che ha convinto anche elettori di altri candidati (compresi quelli del suo stesso avversario), nonché una percentuale di astenuti, ad andare a votare – e votare in suo favore.
Fig. 2 – Flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)
Riferimenti bibliografici:
Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee [1988], Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.
Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.
Mannoni, E. (2017). A L’Aquila il centrosinistra supera il 50% ma il suo candidato no: i risultati e i flussi elettorali /cise/2017/06/13/a-laquila-il-centrosinistra-supera-il-50-ma-il-suo-candidato-no/
NOTA METODOLOGICA
I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 81 sezioni elettorali del comune di L’Aquila. In entrambe le analisi abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in una delle due elezioni prese in esame), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 2,8 per i flussi fra primo e secondo turno; 11 per i flussi dal 2013.