Dove va l’Italia? Dietro l’agenda del governo c’è il risultato del 4 marzo

CoverUna cosa è certa: il risultato del 4 marzo ha aperto una stagione complessa della politica italiana, caratterizzata da grandi cambiamenti e da potenti tensioni che stanno caratterizzando questi mesi: ad esempio quella tra il “governo del cambiamento” e l’Unione Europea, e – in queste ultime settimane – quella tra i due partner di governo Lega e M5S.

Ma da dove viene il risultato del 4 marzo? Quali diverse caratteristiche hanno i successi dei due vincitori? E perché i perdenti sono stati sconfitti così duramente? E cosa c’è nel risultato del PD da far capire da dove dovrebbe ripartire, e perché oggi non recupera consensi, anche di fronte alle difficoltà del governo?

Risposte a queste domande – e ulteriori dati perché ogni lettore possa ragionare sugli scenari futuri – sono contenute nel nuovo Dossier CISE ‘Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018‘. Curato da Vincenzo Emanuele e Aldo Paparo per LUISS University Press[1], il volume (in quasi 300 pagine) raccoglie un gran numero di analisi – basate su dati aggregati, sondaggi esclusivi e stime dei flussi elettorali – sul voto del 4 marzo e sugli avvenimenti successivi (comprese le elezioni regionali), pubblicate sul sito web del CISE nel corso degli ultimi mesi.

Ma c’è di più. Per celebrare l’uscita del volume (scaricabile gratuitamente in formato PDF, ma da oggi anche disponibile in cartaceo sul sito LUISS University Press), abbiamo deciso di inserirvi anche un’analisi inedita. Si tratta di un’analisi innovativa che combina i flussi elettorali con i dati di un innovativo sondaggio CISE, che permette di spiegare i flussi elettorali in base alle specifiche posizioni e credibilità dei partiti su alcuni temi d’attualità (vedi i dettagli nell’articolo dedicato: De Sio e Paparo 2018). Al di là dello scontro di potere tra leader e della retorica delle ‘fake news’, la nostra idea è infatti che dietro al risultato del 4 marzo ci siano domande abbastanza intelligibili espresse dall’elettorato. Domande che emergono dalla presenza di meccanismi di issue voting, che di fatto ci permettono di identificare una sorta di mandato del 4 marzo: alcuni obiettivi tematici che hanno spinto il successo di Lega e M5S (e la sconfitta di PD e FI), che stanno orientando l’azione del governo (compreso il confronto con l’Europa), e che gli sconfitti del 4 marzo (in particolare il PD che si appresta al congresso) dovranno comprendere con attenzione, per capire da dove cominciare a costruire un’alternativa all’attuale governo.

Ma qual è il contenuto di questo “mandato”? La tabella di seguito mostra i punti forti e punti deboli di ciascun partito. Per i vincenti (Lega e M5S), i segni più (verdi) corrispondono agli obiettivi tematici che, secondo la nostra analisi, hanno avuto un effetto significativo di espansione elettorale; per i perdenti (PD e FI), i segni meno (rossi) sono i temi maggiormente associati all’uscita di voti, mentre i (pochi) segni più sono i temi che hanno permesso di trattenere voti, e quindi di limitare perdite che avrebbero potuto essere anche peggiori. Il numero di segni meno o più per un tema corrisponde alla significatività statistica dell’effetto.

ModelloMaggiori dettagli sui risultati sono nell’articolo dedicato (De Sio e Paparo 2018): qui il punto chiave è di vedere come, se si guarda bene, da questa analisi emerge che nel successo del 4 marzo c’è già sostanzialmente l’agenda del nuovo governo. Lega e M5S, nella successiva attività di governo hanno sostanzialmente iniziato a mettere in atto le potenziali politiche legate ai motivi del loro successo, in questo accentuando – per usare la distinzione chiave suggerita da Peter Mair (2014) – l’aspetto della responsiveness (il requisito democratico per cui il governo dovrebbe essere rispondente alle preferenze dei cittadini) rispetto a quello della responsibility (responsabilità verso i vincoli costituzionali e internazionali, e attenzione alla sostenibilità di lungo termine delle decisioni). La nostra analisi dice infatti che i flussi verso il M5S sono associati alla sua credibilità per riformare la riforma Fornero, combattere la disoccupazione e rinnovare la politica italiana; e che quelli verso la Lega vengono viceversa dalla limitazione della globalizzazione economica, dall’ostilità verso l’Euro, dal desiderio di avere meno rifugiati e dal tema della sicurezza. In questo senso l’attività del governo (pur complessa e controversa, anzi forse proprio per questo motivo) sembra però essere stata studiata chirurgicamente per mettere in atto quello che abbiamo chiamato il mandato del 4 marzo.

Ma i risultati ci dicono ovviamente aspetti importantissimi anche per gli sconfitti. Anzitutto Forza Italia (che è riuscita a trattenere voti tra chi intendeva restare nell’Euro e/o limitare il numero di rifugiati) ha patito l’appannamento della leadership di Berlusconi (ad esempio sul terrorismo) e la percezione come un partito delle élite economiche (maggiori flussi in uscita tra chi vuole ridurre le differenze di reddito). Ma soprattutto gli effetti relativi al PD appaiono chiaramente leggibili: a fronte del salario minimo orario come unica misura in grado di attenuare i flussi in uscita, i punti deboli del partito di Renzi e Gentiloni sono stati la scarsa credibilità nel combattere la disoccupazione, nel gestire efficacemente la sanità pubblica (un tema indice di una percezione come non in grado di proteggere il welfare), ma soprattutto la perdita di credibilità (confermata anche da altri dati che qui non mostriamo) nel rinnovare la politica italiana. Aspetto tra l’altro che è stato invece proprio il punto di forza del M5S. In altre parole, nell’analisi che il PD si appresta a compiere dovrà trovare spazio una ricostruzione degli effetti degli ultimi anni di governo: dal Jobs Act (che ha tagliato molti ponti con il mondo del lavoro, senza peraltro produrre effetti importanti sull’occupazione) alle vicende di Banca Etruria e alla gestione politica del referendum, che sembrano aver compromesso la credibilità del PD nel rappresentare una possibilità di rinnovamento per la politica italiana.

In una fase estemamente delicata per il ‘governo del cambiamento’, tuttavia il più grande problema è quindi se e come agli italiani saranno offerte delle alternative credibili. Il PD (e FI?) saranno capaci di elaborare una nuova proposta politica in grado di riconnettersi con gli elettori che li hanno abbandonati? E basandosi su quali analisi? Da Gli sfidanti al governo (Emanuele e Paparo 2018) emerge un quadro di due elementi: da un lato il disincanto di un Paese che sembra non solo essere rimasto deluso da promesse di rinnovamento della politica e di sviluppo economico che non ha ritenuto mantenute, ma anche più in generale da una narrazione ottimistica, ‘win-win’ dei grandi processi di trasformazione del nostro tempo (aspetto per certi versi confermato dalla protesta dei ‘gilets jaunes’ in Francia contro il governo Macron). E in secondo luogo l’emersione di nuovi conflitti legati proprio a queste grandi trasformazioni: con la scoperta che queste trasformazioni producono vincenti e perdenti, e che quindi il conflitto politico su temi specifici come il welfare e l’immigrazione non può essere annacquato facilmente da visioni tecnocratiche e ottimistiche. Staremo a vedere.

Riferimenti bibliografici

De Sio, L., e Paparo, A. (2018), ‘Il mandato del 4 marzo. Dietro vittorie e sconfitte, la domanda di affrontare vecchi
problemi e nuovi conflitti’. https://cise.luiss.it/cise/2018/11/26/il-mandato-del-4-marzo-dietro-vittorie-e-sconfitte-la-domanda-di-affrontare-vecchi-problemi-e-nuovi-conflitti

Emanuele, V., e Paparo, A. (a cura di) (2018), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE(11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali.

Mair, Peter. 2014. «Representative versus responsible government». In On parties, party systems and democracy, a c. di Peter Mair. Colchester: ECPR Press, 581–96.

[1] Il volume, presentato anche su LUISS Open, è disponibile per il download anche presso il sito web della LUISS University Press, oltre che sul sito del CISE.

Lorenzo De Sio è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli, e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali, tra cui “The True European Voter”(ESF-COST Action IS0806), the “EU Profiler” (2009) e EUandI (2014), e di recente ha dato vita al progetto ICCP (Issue Competition Comparative Project). I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata, con particolare attenzione al ruolo delle issues. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.