L’elettorato italiano e l’Europa: una crescente politicizzazione?

L’ultima rilevazione dell’Osservatorio Politico CISE[1] ha cercato di mettere a fuoco le complesse relazioni esistenti tra i cittadini italiani e l’Unione Europea (UE). Da un lato, il sondaggio ha chiesto agli intervistati di esprimere il loro giudizio sull’appartenenza dell’Italia all’UE. D’altro lato, lo stesso sondaggio ha rilevato le opinioni dei cittadini italiani circa l’appartenenza dell’Italia alla moneta unica. Inoltre, queste valutazioni su integrazione Europea ed Euro sono state incrociate con le intenzioni di voto, delineando gli orientamenti degli elettorati partitici rispetto a questi temi specifici.

A partire dagli anni sessanta, l’ampia maggioranza dei cittadini italiani aveva espresso delle opinioni molto favorevoli rispetto ai processi d’integrazione, con un picco di consensi verso la fine degli anni ottanta ed una leggera flessione all’inizio del ventunesimo secolo (Quaglia 2011). E’ utile sottolineare come Il trattato di Maastricht (1992) e l’ingresso nell’Unione Monetaria Europea (1999) abbiano leggermente polarizzato le posizioni degli attori partitici sui temi dell’integrazione Europea. Durante la cosiddetta ‘Seconda Repubblica’ (1994-2013), i governi di centrosinistra facevano ricorso alla retorica dei cosiddetti “vincoli esterni” posti dall’UE, (quali il raggiungimento di determinati parametri nel rapporto Deficit/PIL), come una fonte di legittimazione esterna su cui fondare la propria azione politica a livello domestico (Quaglia 2005). Al contrario, il centrodestra italiano ha avuto una relazione maggiormente problematica con l’UE, avanzando posizioni apertamente più critiche, se non deliberatamente euroscettiche (come nel caso della Lega Nord a partire del 1998, Conti 2006). Ad ogni modo, i cittadini italiani hanno continuato ad esprimere un sostegno ampio e diffuso nei confronti all’UE fino al 2008.

Al contrario, la Grande Recessione (2008-2014) ha catalizzato dei livelli di opposizione e d’insoddisfazione rispetto all’UE, che non hanno avuto precedenti nella storia Italiana. Marco Morini (2018) ha descritto questo fenomeno d’opinione come una brusca accelerazione euroscettica, che ha trasformato l’Italia in uno dei paesi più Anti-Europeisti dell’intero continente. Le elezioni politiche del 2018, che hanno visto l’affermazione elettorale di  Lega e M5S, sembrerebbero confermare il netto ridimensionamento del europeismo italiano. Eppure, esistono alcuni segnali politici che sono andati in una direzione contrastante. Infatti, le tematiche Europee hanno diviso anche gli elettorati dei partiti euroscettici, in particolare M5S, la cui maggioranza degli elettori si è dichiarata in favore dell’integrazione Europea e dell’Euro (De Sio e Carrieri 2018).

L’Unione Europea non è solo la sua moneta

Come già evidenziato nell’introduzione, l’elettorato italiano ha rappresentato per due decenni un baluardo dell’europeismo. L’impatto della Grande Recessione, tuttavia, ha radicalmente modificato lo scenario per due ordini di motivi. Il primo, più rilevante, è la crescente quota di chi sostiene che l’Italia non trae beneficio dall’appartenenza nelle istituzioni comunitaria. Le serie storiche del CISE (Figura 1)[2] mostrano come, se da un lato la quota di coloro che giudicano positivamente l’appartenenza all’UE sia in crescita (54,3%) rispetto a due anni orsono (50,4%), i livelli del 2013 (63,8%) siano ancora molto distanti. Nel complesso, si può però notare come l’europeismo sia comunque tornato ad essere maggioritario nel paese, seppure con profonde differenze a livello di elettorato partitico (vedi sotto).

Fig. 1 – Andamento dei giudizi favorevoli all’Unione Europea nei sondaggi CISEfig1Al contempo è cresciuta sensibilmente la porzione di elettorato che vede nell’Euro un fattore negativo (Figura 2). In questo caso, il differenziale tra l’ultima rilevazione e quella del 2013 è ancor più significativo, registrando uno scarto negativo di circa trenta punti percentuali (-29,7). Ancor più significativa è la distanza tra l’ultima e la penultima rilevazione (Febbraio 2018). Da quando il governo M5S-Lega si è installato al governo, si è registrato un incremento del 7,7% delle risposte negative. Se si esclude la frattura occorsa tra marzo e dicembre 2013, questo è il maggior incremento degli ultimi sei anni. Il secondo motivo per cui la Grande Recessione e, ça va sans dire, le sue conseguenze politiche hanno trasformato le opinioni dell’elettorato italiano riguarda la politicizzazione della moneta unica.

Fig. 2 – Andamento dei giudizi favorevoli all’Euro nei sondaggi CISEfig2

Guardando alle serie storiche precedenti a queste (Vittori 2018), si è potuto notare come i giudizi sull’UE e la sua moneta fossero legati a doppio filo: la crescita nei giudizi positivi (o negativi) dell’uno corrispondeva con una corrispondente crescita dell’altro. Tuttavia, negli ultimi anni si è evidenziato un trend differente. Seppure sembrerebbe poco plausibile ipotizzare una completa divergenza o una non-correlazione tra i due temi, si nota come il giudizio nei confronti dell’UE in questi anni si sia stabilizzato, migliorando leggermente, mentre nei confronti della moneta unica sia montata una critica senza precedenti. Se quindi l’orizzonte dell’elettorato italiano rimane maggioritariamente incardinato all’appartenenza alla comunità sovranazionale, la moneta unica genera una crescente sfiducia. Anche in questo caso, l’elettorato comunque esprime un giudizio nel complesso positivo, anche se da un punto di vista diacronico si è assistito alla crescita delle posizioni più scettiche.

È una nuova frattura?

Passando all’analisi dei dati sugli elettorati dei partiti si nota come si stiano consolidando due poli distinti e molto polarizzati che ruotano attorno al Partito Democratico (polo positivo) e alla Lega (polo negativo). A questi si aggiunge una posizione che più che intermedia – termine fuorviante se si ragiona in termini puramente spaziali – sarebbe corretto definire ambigua, rappresentata dal M5S e da Forza Italia. Nel PD l’elettorato è pressoché univoco (89,7% vs. 10,3%) nel considerare l’appartenenza all’UE come positiva (Figura 3). Nella Lega la proporzione si ribalta: il 63,9% vede negativamente le istituzioni sovrannazionali. Gli elettorati di M5S e FI nel complesso esprimono un giudizio positivo dell’UE, tanto che per ciò che concerne le valutazioni negative dell’UE la distanza con i votanti della Lega è di 15,6 e 17,8 punti percentuali rispettivamente. Tuttavia, non potendo misurare su una scala più precisa tali risultati non sappiamo quanto siano polarizzati al loro interno questi due elettorati. In questo momento, ciò che si può constatare è che l’elettorato del primo e del secondo partito del paese (M5S e PD), stando agli esiti elettorali di marzo, si schierano in maggioranza con l’UE, seppure con una diversa proporzione tra risposte positive e negative, mentre il fronte del centrodestra è spaccato su questo tema.
I dati sull’Euro sono molto più rilevanti (Figura 3), denotando una marcata divergenza posizionale tra i partiti di governo e quelli di opposizione.
Come per i giudizi sull’Unione Europea, permangono due poli rappresentati dal PD e dalla Lega, ma le posizioni di Forza Italia e M5S divergono chiaramente. Andando con ordine: gli elettorati di PD e Lega hanno una composizione asimmetrica rispetto alla precedente domanda, rispettivamente 91,1% (giudizio positivo)/8,9% (giudizio negativo) e 38,4%/61,6%. In Forza Italia invece crescono di circa 6,5 punti percentuali coloro che hanno un giudizio positivo nei confronti della moneta unica (60,4%/39,6%), mentre il M5S mostra la maggiore variazione (41,2%/58,8%) con una crescita marcata dei giudizi negativi, segno che l’elettorato pentastellato è quello più incline a politicizzare il tema della moneta unica (in senso critico).

Fig. 3 – Giudizi favorevoli all’Unione Europea e all’Euro nel sondaggio CISE di dicembre 2018 per gli elettorati dei principali partitifig3

Conclusioni

Complessivamente, il quadro tracciato dall’ultimo sondaggio del CISE offre delle prospettive di grande interesse rispetto all’eventuale politicizzazione del conflitto pro-/anti-UE. Da un lato, si è sensibilmente attenuata l’insoddisfazione popolare rispetto all’appartenenza Europea, mentre si sono ulteriormente aggravati i sentimenti anti-euro. Un altro dato di rilievo è quello relativo alla polarizzazione partitica, la quale denota una netta dicotomia tra gli elettorati PD e Lega, che sembrerebbero destinati a svolgere un ruolo dominante nell’eventuale politicizzazione di un nuovo conflitto. I due partiti potrebbero conflagrare su un’ampia gamma di tematiche inerenti all’integrazione Europea, guidando i due poli contrapposti lungo una latente dimensione pro-/anti-UE. Al contrario, l’elettorato del M5S, ha mantenuto una sostanziale ambiguità, esprimendo un relativo consenso rispetto all’appartenenza all’UE e contrapponendosi rispetto al tema dell’Euro. L’elettorato di FI ha acquisto un profilo più chiaro rispetto al M5S, sostenendo in maniera maggioritaria entrambe le appartenenze, sia all’UE che alla moneta unica.

In una prospettiva futura, i partiti di governo (Lega e M5S) potrebbero avere un relativo incentivo strategico a politicizzare la divisione pro-/anti-euro, mentre i partiti d’opposizione avrebbero un moderato interesse a politicizzare la dicotomia pro-/anti-UE. Eppure tali incentivi alla politicizzazione non appaiono essere molto stringenti. Infatti, la maggioranza degli Italiani è divisa in maniera abbastanza speculare su entrambi gli ambiti tematici, che non costituirebbero delle vere e proprie finestre opportunità per i partiti. E’ certamente vero che i partiti di opposizione si trovano in una situazione di svantaggio rispetto ai partiti di governo e che potrebbero sfruttare il tema dell’integrazione Europea per recuperare dei voti importanti. Ci pare lecito poter concludere, che la spinta alla politicizzazione di un conflitto pro-/anti-UE non si sia ancora del tutto perfezionata, sebbene le posizioni dei cittadini e degli elettorati partitici siano molto fluide, lasciando dei margini per l’imprenditorialità politica.

Riferimenti bilbiografici

De Sio, L. e Carrieri, L. (2018), ‘Davvero il fallimento del “governo del cambiamento” gioverà a M5S e Lega?’, in Emanuele, V. e  Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE(11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 203-205.

Conti, N. (2006), ‘Party Conflict over European integration in Italy: a new Dimension of Party Competition?’, Journal of Southern Europe and Balkans, 8(2), pp. 217-233.

Morini, M. (2018), ‘Front National and Lega Nord: Two Stories of the Same Euroscepticism’, European Politics and Society, 19(1), pp. 1-19.

Quaglia, L. (2011), ‘”The Ebb and Flow” of Euroscepticism in Italy’, South European Society and Politics, 7(1), pp. 31-50.

Vittori, D. (2018), ‘Qualcosa è cambiato. Un nuovo euroscetticismo e una nuova frattura politica in Italia?’ https://cise.luiss.it/cise/2018/11/13/qualcosa-e-cambiato-un-nuovo-euroscetticismo-e-una-nuova-frattura-politica-in-italia/


[1] Il sondaggio è stato realizzato con metodo CAWI (Computer-Assisted Web Interviewing) da Demetra opinioni.net S.r.l. nel periodo 10-19 dicembre. Il campione ha una numerosità di 1.113 rispondenti ed è rappresentativo della popolazione elettorale italiana per genere, classe di età, titolo di studio, zona geografica di residenza, e classe demografica del comune di residenza. Le stime qui riportate sono state ponderate in funzione del ricordo del voto alle politiche e di alcune variabili socio-demografiche. L’intervallo di confidenza al 95% per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è ±2,9%.

[2] La formulazione delle domande relative all’appartenenza del paese all’UE e alla moneta unica è leggermente cambiata nel corso degli anni; pur tuttavia, è possibile trovare un comune denominatore capace di scindere coloro che pensano l’appartenenza all’UE sia una cosa positiva e coloro che pensano, al contrario, che sia negativa. Nell’ultima formulazione sull’UE (“In generale l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea è un fatto: Molto positivo, Abbastanza positivo, Abbastanza negativo, Molto negativo”) le prime due risposte sono incluse nel polo positivo, le seconde due nel polo negativo. Nella domanda sulla moneta unica (In generale l’appartenenza dell’Italia all’Euro è: Scala 1-6, con 1=Un bene e 6=Un male), il polo positivo aggrega le risposte da 1 a 3, quello negativo da 4 a 6.

Davide Vittori è post-doc fellow presso la LUISS-Guido Carli. Ha pubblicato di recente per LUISS University Press "Il Valore di Uno. Il Movimento 5 Stelle e l’esperimento della democrazia diretta". È stato visting PhD presso lo European University Institute e visiting student presso la University of Nijmegen e la Johns Hopkins University. I suoi interessi di ricerca spaziano dall'analisi delle organizzazioni partitiche al comportamento elettorale e i sistemi partitici europei. Ha pubblicato contributi per la Rivista Italiana di Scienza Politica, Comparative European Politics, Swiss Political Science Review e altre riviste. È co-curatore di una special issue su Digital Activism e Digital Democracy per l'International Journal of Communication. Ha collaborato alla stesura di alcuni degli ultimi rapporti CISE.
Luca Carrieri è dottorando di ricerca presso la Luiss Guido Carli e attualmente sta svolgendo un periodo di visiting presso University of Houston. I suoi principali interessi sono i mutamenti organizzativi dei partiti ed i comportamenti di voto in Italia e in Europa. Ha recentemente collaborato ai dossier CISE, “Le Elezioni Politiche 2013” e “Le Elezioni Europee del 2014” e con “Astrid rassegna”.