La sorprendente geografia del potere locale

Con i ballottaggi in Sardegna (Landini 2019), la lunga stagione delle elezioni comunali 2019 è in archivio. Abbiamo ampiamente documentato i risultati, evidenziando l’avanzata del centrodestra, l’arretramento del centrosinistra, che comunque tiene in un quadro di ri-bipolarizzazione del sistema partitico a livello comunale (Emanuele e Paparo 2019; D’Alimonte e Emanuele 2019).

Quale è la geografia del potere locale oggi, dopo la tornata 2019? Per rispondere a questo interrogativo abbiamo preparato la mappa visibile sopra. In essa, ciascuna provincia è colorata secondo il colore politico[1] della giunta comunale che governa il comune capoluogo[2]. Osservando la mappa, notiamo innanzitutto come Forza Italia e alleati governino oggi una decina di comuni capoluogo in più delle coalizioni di cui fa parte il PD (48 a 37). Ciò significa che le due coalizioni governano praticamente l’80% dei capoluoghi di provincia, percentuale che viene ampiamente superata se si considerano anche i 4 comuni amministrati da coalizioni di destra (di cui fanno parte Lega e/o FDI) senza FI.

L’elemento che fa da contraltare a questo bipolarismo locale è la debolezza del M5S nei comuni, che non è certo una novità delle comunali 2019, ma abbraccia l’intero periodo degli ultimi cinque anni (Paparo 2018). Sono solo 5 su 107 le province in cui il sindaco del capoluogo è un esponente del M5S. A conferma della meridionalizzazione del partito di Di Maio (Emanuele e Maggini 2019), 4 di questi sono al Sud, con Torino unica eccezione.

Tuttavia, i parallelismi fra la geografia del voto nazionale con quella delle giunte locali si fermano qui. In effetti, la mappa non pare molto in linea con la tradizione elettorale del nostro paese[3]. Nella Zona Rossa, i capoluoghi dell’Umbria, la maggior parte di quelli della Toscana e anche alcuni dell’Emilia-Romagna sono amministrati da giunte di centrodestra. Al contrario, il centrosinistra ha in mano la maggior parte della Puglia, la Sicilia occidentale e buone porzioni del Nord-Est (non solo in Alto Adige).

Sappiamo bene come i profondi rivolgimenti elettorali dell’ultimo decennio abbiamo avuti impatti significativi anche sulla geografia elettorale, non solo nelle elezioni comunali (Cataldi e Emanuele 2013; D’Alimonte 2014; Cataldi e Emanuele 2019; De Sio 2019). Tuttavia, per comprendere le ragioni alla base della specifica conformazione che emerge dalla nostra mappa, è necessario introdurre alcuni contributi della letteratura scientifica.

Innanzitutto, il concetto di elezioni di secondo ordine (Reif e Schmitt 1980). In estrema sintesi, l’idea di fondo di questa teoria è che tutte quelle elezioni in cui non è in gioco il governo del paese sono elezioni meno importanti, in cui gli elettori cercano di determinare esiti desiderati sull’arena principale (quella appunto del governo nazionale). In pratica, useranno l’elezione di secondo ordine a loro disposizione in quel particolare momento per mandare dei messaggi al governo circa la soddisfazione per il suo operato, o al proprio partito per indicare una certa linea politica o priorità tematica.

In particolare, la letteratura comparata mostra che nelle elezioni di secondo ordine i partiti al governo tendono a perdere voti rispetto alle elezioni di primo ordine vincendo le quali sono arrivati al governo (Marsh 1998; Schmitt 2005; Hix e Marsh 2011).

Unitamente al concetto di elezioni di secondo ordine, dobbiamo guardare a quello di ciclo della popolarità del governo (Campbell 1960; Tufte 1975; Stimson 1976). Numerosi studi empirici comparati indicano che la popolarità del governo in carica nell’arco di una legislatura segue un andamento ciclico: alta nella fase iniziale della cosiddetta luna di miele, poi  calante fino a (poco oltre) la metà della legislatura, per infine risalire nella sua fase finale (Mueller 1973; Paldam 1986; Shugart 1995). Anche nel caso italiano si è dimostrato che è così (Bellucci 2006).

I risultati delle elezioni comunali 2019 sono tutto sommato in linea con questo quadro, anche se con notevoli differenze fra i due partiti al governo. Infatti, la Lega sembra ancora all’interno della luna di miele con l’elettorato, mentre per il M5S questa è chiaramente ormai finita.

Tornando quindi alla nostra mappa, possiamo osservare come in effetti l’anno di svolgimento delle elezioni comunali (e la popolarità in quel momento del governo in carica) sia un fattore molto rilevante per comprendere la conformazione del potere locale, anche più della tradizione elettorale dei diversi territori (che pure continua a esercitare un ruolo nel determinare la competitività relativa delle due coalizioni nei diversi territori). Come abbiamo visto, quest’anno centrodestra e centrosinistra si sono divisi a metà i comuni capoluogo – in tutte le zone geografiche (Angelucci e Paparo 2019). Nei due anni precedenti il centrodestra ha vinto più capoluoghi della coalizione rivale in tutte le zone (Emanuele e Paparo 2017; Emanuele e Paparo 2018), complice la scarsa popolarità dei governi di centrosinistra. Al contrario, fra 2014 e 2016, quando la parabola di Renzi cominciava a puntare verso il basso ma non toccava ancora i minimi, era stato il centrosinistra a conquistare la maggior parte delle amministrazioni locali nei comuni capoluogo nelle diverse zone del paese (Paparo e Cataldi 2015; Maggini 2016).

Infine, un ultimo elemento che occorre considerare riguarda la relazione fra popolosità dei comuni e risultati elettorali per i diversi partiti e coalizioni. Nel nostro paese, il PD e, più in generale, il centrosinistra ottengono risultati migliori nei grandi centri urbani (sopra i 100.000 abitanti e particolarmente in quelli sopra i 250.000 abitanti); mentre al contrario il centrodestra (e particolarmente la Lega) vanno meglio nei comuni piccoli (Emanuele 2011). Questo è vero in tutti i tipi di elezioni: alle politiche (Emanuele 2013a; 2013b), alle europee, e anche alle comunali (Paparo 2016; Emanuele e Paparo 2017). Ora, i comuni capoluogo di provincia tendono a essere mediamente piuttosto popolosi (circa 170.000 abitanti), tuttavia presentano una notevole varianza interna. Si va dai poco più di 20.000 abitanti di Sondrio e Isernia, agli oltre 2 milioni e mezzo di Roma. In effetti, le vittorie del centrosinistra si concentrano nei capoluoghi più popolosi. Infatti i 37 comuni capoluogo governati da PD e alleati hanno una popolazione media che sfiora i 180.000 abitanti, mentre i 48 amministrati dal centrodestra (con FI) superano appena i 100.000 abitanti di media.

 

Riferimenti bibliografici

Angelucci, D. e Paparo, A. (2019), ‘Comunali: equilibrio, stabilità e il ritorno del bipolarismo’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/13/comunali-equilibrio-stabilita-e-il-ritorno-del-bipolarismo/.

Bellucci, P. (2006), ‘All’origine della popolarità del governo in Italia, 1994-2006’, Rivista Italiana di Scienza Politica 36(3), pp. 479-504.

Campbell, A. (1960), ‘Surge and Decline: A Study of Electoral Change’, Public Opinion Quarterly 24 (3), pp. 397–418.

Cataldi, M., e Emanuele, V. (2013), ‘Lo tsunami cambia la geografia e strappa 50 province a Pd e Pdl’, in De Sio, L., Cataldi, M. e De Lucia, F. (a cura di) Le Elezioni Politiche 2013, Dossier CISE (4), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 53-55.

D’Alimonte, R. (2014), ‘Il Pd vince dappertutto, anche nel Nord-Est’, in De Sio, L., Emanuele, V. e Maggini, N. (a cura di) Le Elezioni Europee 2014, Dossier CISE (6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 125-128.

D’Alimonte, R., e Emanuele, V. (2019), ‘Nei comuni oltre 15.000 abitanti, centrodestra +33, centrosinistra -39’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/12/nei-comuni-oltre-15mila-abitanti-centrodestra-33-centrosinistra-39/

De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della Lega di Salvini’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-lega-di-salvini/

Diamanti, I. (2009), Mappe dell’Italia Politica. Bianco, rosso, verde, azzurro e … tricolore, Bologna, Il Mulino.

Emanuele, V. (2011), ‘Riscoprire il territorio: dimensione demografica dei comuni e comportamento elettorale in Italia’, Meridiana, 70, pp. 115–148.

Emanuele, V. (2013a), ‘Il voto alle coalizioni nei comuni: sotto i 50.000 abitanti Berlusconi è davanti, Bersani vince grazie alle città’, in De Sio, L., Cataldi, M. e De Lucia, F. (a cura di), Le Elezioni Politiche 2013, Dossier CISE (4), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 77-81.

Emanuele, V. (2013b), ‘Il voto ai partiti nei comuni: la Lega è rintanata nei piccoli centri, nelle grandi città vince il Pd’, in De Sio, L., Cataldi, M. e De Lucia, F. (a cura di), Le Elezioni Politiche 2013, Dossier CISE (4), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 83-87.

Emanuele, V. e Cataldi, M. (2019), ‘Voto sul territorio e competizione nei collegi: una geografia elettorale rivoluzionata’, in Chiaramonte, A. e De Sio, L. (a cura di), Il voto del cambiamento. Le elezioni politiche del 2018, Bologna, Il Mulino, pp. 151-175.

Emanuele, V. e Paparo, A. (2017), ‘Il centrodestra avanza, il Pd arretra: è pareggio. I numeri finali delle comunali’, in Paparo A. (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 191-199.

Emanuele, V. e Paparo, A. (2018), ‘I numeri finali del voto: il centrodestra vince le comunali conquistando le roccaforti rosse’, in Paparo A. (a cura di), Goodbye Zona Rossa. Le elezioni comunali 2018, Dossier CISE (12), Roma, LUISS University Press, pp. 217-226.

Emanuele, V. e Paparo, A. (2019), ‘Comunali, torna il bipolarismo. Il PD arretra ma è in vantaggio dopo il primo turno’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/08/comunali-torna-il-bipolarismo-il-pd-arretra-ma-e-in-vantaggio-dopo-il-primo-turno/.

Galli, G., Capecchi, V., Cioni Polacchini, V. e Sivini, G. (1968), Il comportamento elettorale in Italia, Bologna, Il Mulino.

Hix, S., e Marsh, M. (2011), ‘Second-order effects plus pan-European political swings: An analysis of European Parliament elections across time’, Electoral Studies, 30(1), pp. 4-15.

Landini, I. (2019), ‘Ballottaggi in Sardegna: il centrodestra continua ad avanzare’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/07/02/ballottaggi-in-sardegna-sassari-e-monserrato-in-mano-al-centrodestra/.

Maggini, N. (2016), ‘Il quadro riassuntivo dei ballottaggi:
arretramento del PD, avanzata del centrodestra e vittorie storiche del M5S’, in Emanuele, V., Maggini, N. e Paparo A. (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 145-153.

Marsh, M. (1998), ‘Testing the second-order election model after four European elections’, British Journal of Political Science, 28(4), pp. 591-607.

Mueller, J.E. (1973), War, Presidents and Public Opinion, New York, John Wiley.

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Paparo, A. (2018), ‘Le fatiche del M5S nei comuni: l’avanzata
che non arriva e i sindaci che se ne vanno’, in Paparo A. (a cura di), Goodbye Zona Rossa. Le elezioni comunali 2018, Dossier CISE (12), Roma, LUISS University Press, pp. 227-234.

Paparo, A. e Cataldi, M. (a cura di) (2015), Dopo la luna di miele. Le elezioni comunali e regionali fra autunno 2014 e primavera 2015, Dossier CISE (7), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.

Reif, K. e Schmitt, H. (1980), ‘Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results’, European Journal of Political Research, 8(1), pp. 3-44.

Schmitt, H. (2005), ‘The European Parliament elections of June 2004: still second-order?’ West European Politics, 28(3), pp. 650-679.

Shugart, M. S. (1995), ‘The Electoral Cycle and Institutional Sources of Divided Presidential Government’, American Political Science Review 89 (2), pp. 327–343.

Stimson, J. A. (1976), ‘Public Support for American Presidents A Cyclical Model’, Public Opinion Quarterly, 40(1), pp. 1–21.

Tufte, E. R. 1975. «Determinants of the Outcomes of Midterm Congressional Elections». American Political Science Review 69 (3): 812–826.


[1] Criteri per l’assegnazione dei sindaci ai poli:

Sinistra alternativa al PD riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra PAP, RC, PRC, PCI, PC, MDP, LeU, SI, SEL, Insieme, PSI, +EU, CD, DemA, Verdi, IDV, Radicali, Possibile, CampoProgr, ProgettoCom – ma non dal PD. Il Centrosinistra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia il PD; il Centro riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra NCI, UDC, CP, NCD, FLI, SC, PDF, DC, PRI, PLI, CPE, Idea, UDEUR (ma né PD né FI). Il Centrodestra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia FI. La Destra riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Lega, FDI, La Destra, MNS, FN, FT, CasaPound, DivBell, ITagliIT – ma non FI.

Quindi, se un candidato è sostenuto dal PD o da FI è attribuito al centrosinistra e al centrodestra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno.

Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (Altri). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

[2] La provincia di Barletta-Andria-Trani (ad oggi l’unica con più di un comune capoluogo – ben tre) è assegnata al centrodestra in quanto due dei tre comuni (Barletta e Andria, peraltro i due più popolosi) sono amministrati da FI e alleati.

[3] Sulle tradizionali caratteristiche della geografia elettorale in Italia si vedano Galli et al. (1968) e Diamanti (2009).