A Modena e Reggio gli elettori grillini premiano Bonaccini

A Modena e Reggio nell’Emilia il centrosinistra prima delle elezioni regionali partiva da uno stato di salute migliore rispetto ai capoluoghi “limitrofi” di Parma e a Piacenza. Negli ultimi due comuni il Partito Democratico, il principale azionista della coalizione guidata da Stefano Bonaccini, era scivolato dietro alla Lega alle Europee del 2019, così come la coalizione di centrosinistra aveva perso a favore del centrodestra alle politiche del 2018. A Modena e Reggio, invece, il centrodestra non era riuscito a sfondare: alle Europee il margine di vantaggio del PD nei confronti della Lega era superiore ai 10 punti in entrambi i comuni. Alle elezioni regionali il distacco tra la coalizione di centrosinistra e quella di centrodestra è arrivato oltre venti punti percentuali (28 a Modena, oltre 23 a Reggio) mentre quello tra PD e Lega si è allargato a 16.6 punti a Modena e a oltre i 13 a Reggio.

A cosa è dovuto questo incremento del successo? Guardando ai flussi elettorali di ciascun comune possiamo trovare un comune denominatore, già riscontrato per altri comuni, ovvero sia il voto degli elettori del MoVimento 5 Stelle. Guardando alle Figure 1 e 2 concernenti i flussi a Modena, si evince che la coalizione guidata da Bonaccini, è riuscita a tenersi stretto il proprio elettorato sia rispetto alle politiche del 2018 (Figura 1) sia rispetto alle europee del 2019 (Figura 2), così come del resto è riuscita a fare la coalizione di centrodestra e la Lega in particolare (diverso è il caso di Fratelli d’Italia, dove una consistente parte dell’elettorato del 2018 ha defezionato verso il non-voto, mentre circa un 20% dei suoi elettori nel 2019 ha optato addirittura per la coalizione di centrosinistra). Semmai è stato l’elettorato grillino a spostare ulteriormente l’ago della bilancia a favore di Bonaccini. Rispetto all’exploit del 2018, quasi un elettore su due (47%) ha scelto Bonaccini; rispetto al 2019 ben il 76% ha virato sul centrosinistra (e solo il 16% verso il candidato pentastellato Benini). Gli elettori del MoVimento 5 Stelle, dunque, hanno fatto una precisa scelta di campo. Nella debacle grillina, la luce in fondo al tunnel potrebbe essere quel 30% di elettori del 2018 che in questa tornata ha optato per il non-voto. Un potenziale di rimobilitazione, quindi, potrebbe esserci per la compagine grillina. (Diastat)

Fig. 1 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 (sinistra) e regionali 2020 (destra), percentuali sull’intero elettorato

Fig. 2 – Flussi elettorali a Modena fra europee 2019 (sinistra) e regionali 2020 (destra), percentuali sull’intero elettorato

Le Figure 3 e 4 danno conto invece dei flussi di Reggio Emilia. Anche qui il trend è simile a quello registrato per Modena, anche se con delle differenze. Se le due coalizioni riescono sostanzialmente a trattenere i propri elettori sia rispetto alle politiche 2018 (Figura 3) che rispetto alle europee 2019 (Figura 4), è pur vero che in questo caso si nota uno spostamento del 10% dell’elettorato dalla Lega verso Bonaccini. Una percentuale non trascurabile se si pensa alla polarizzazione tra le due coalizioni e in particolare alla distanza tra la Lega e Bonaccini. In ogni caso, a far allargare la forbice tra le due coalizioni sono stati sicuramente gli elettori del MoVimento 5 Stelle, sebbene con una tendenza meno marcata rispetto a Modena. Difatti “solamente” il 36% degli elettori pentastellati del 2018 e soprattutto “solo” 51% di quelli del 2019 (rispetto al 76% registrato a Modena) ha optato per Bonaccini. Quasi un quarto degli elettori grillini ha invece scelto Lucia Borgonzoni, una percentuale più alta anche rispetto agli elettori che hanno scelto Benini (22%). Anche qui, il potenziale di rimobilitazione il MoVimento lo può ritrovare in quegli elettori del 2018 (27%) che in queste elezioni hanno optato per il non-voto.

Fig. 3 – Flussi elettorali a Reggio Emilia fra politiche 2018 (sinistra) e regionali 2020 (destra), percentuali sull’intero elettorato

Fig. 4 – Flussi elettorali a  Reggio Emilia fra europee 2019 (sinistra) e regionali 2020 (destra), percentuali sull’intero elettorato

Concludendo, sebbene il centrosinistra a Modena e Reggio partisse da una situazione più favorevole rispetto ad altri comuni capoluogo limitrofi, è indubbio che come per il resto della regione, siano stati gli elettori grillini a garantire al centrosinistra un ampio distacco rispetto alla coalizione a guida Lega.


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 160 sezioni elettorali del comune di Reggio Emilia e alle 190 sezioni del comune di Modena. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Sui flussi Politiche 2018-Regionali 2020, il valore dell’indice VR è pari a 11,8 per il comune di Modena e 10,6 per il comune di Reggio Emilia. Sui flussi Europee 2019-Regionali 2020 il valore dell’indice VR è pari a 8,1 per il comune di Modena e 7,4 per il comune di Reggio Emilia.

Tab. 1 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 e regionali 2020, provenienze

Tab. 2 – Flussi elettorali a Modena fra europee 2019 e regionali 2020, provenienze

Tab. 3 – Flussi elettorali a Reggio Emilia fra politiche 2018 e regionali 2020, provenienze

Tab. 4 – Flussi elettorali a Reggio Emilia fra europee 2019 e regionali 2020, provenienze

Davide Vittori è post-doc fellow presso la LUISS-Guido Carli. Ha pubblicato di recente per LUISS University Press "Il Valore di Uno. Il Movimento 5 Stelle e l’esperimento della democrazia diretta". È stato visting PhD presso lo European University Institute e visiting student presso la University of Nijmegen e la Johns Hopkins University. I suoi interessi di ricerca spaziano dall'analisi delle organizzazioni partitiche al comportamento elettorale e i sistemi partitici europei. Ha pubblicato contributi per la Rivista Italiana di Scienza Politica, Comparative European Politics, Swiss Political Science Review e altre riviste. È co-curatore di una special issue su Digital Activism e Digital Democracy per l'International Journal of Communication. Ha collaborato alla stesura di alcuni degli ultimi rapporti CISE.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.