È di poche ore fa la notizia della scomparsa di Hans Schadee. A chi non fa parte della comunità dei sociologi e politologi quantitativi italiani forse questo nome non dirà granché. Tuttavia si tratta di un nome che invito tutti i lettori di questo sito – politici, giornalisti, studenti, semplici cittadini interessati all’analisi delle elezioni – a ricordare, d’ora in avanti. Perché, banalmente, Hans è stato all’origine della diffusione in Italia (e ne è rimasto un punto di riferimento per decenni) degli strumenti avanzati di analisi quantitativa al servizio delle scienze sociali, in particolare (ma non solo) per le analisi dei comportamenti di voto.
Dai racconti che ho sentito negli anni, Henri Mari Adam “Hans” Schadee (con la c dura, e l’accento sulla prima delle due “e”) fu “scoperto” a una Summer School all’università di Essex, in cui insegnava, a metà degli anni ’70, da un drappello di giovani italiani tra cui Roberto D’Alimonte e Piergiorgio Corbetta. Fu Corbetta a convincerlo a venire in Italia (nella Bologna del ’77!), intuendo che le sue grandi competenze e la sua grande generosità avrebbero potuto dare tantissimo alle scienze sociali in Italia, allora ancora lontane da un uso sistematico di tecniche quantitative avanzate.
E così fu. Nel lavoro di ricerca con l’Istituto Cattaneo Hans fu protagonista sia della fase basata su dati ecologici territoriali (con la sistematizzazione, già all’inizio degli anni 80, delle tecniche di stima dei flussi elettorali: ancora oggi quasi tutte le stime che vedete in giro basate su dati di sezione si basano sui modelli sviluppati da Hans con Piergiorgio Corbetta) che della successiva svolta verso i dati di survey, sfociata poi nelle ricerche degli anni ’90 che portarono, all’inizio del Duemila, alla nascita del consorzio interuniversitario Itanes: la palestra dove si sono formate decine di giovani ricercatori nel campo dell’analisi dei comportamenti di voto, che oggi lavorano in tantissime università italiane. Quindi si può dire che Hans, attraverso Itanes e nella sua lunga attività nel dottorato di ricerca all’Università di Trento, ha dato un contributo fortissimo a far sì che la sociologia e la scienza politica italiana oggi non abbiano niente da invidiare a quelle degli altri paesi nella capacità di usare metodi quantitativi avanzati. E scorrendo oggi il profluvio di analisi quantitative prodotte dagli studiosi italiani di comportamenti di voto, è quasi impossibile trovare qualcuno la cui formazione non sia riconducibile in qualche modo all’insegnamento di Hans.
Per parte mia, io ebbi la fortuna e il privilegio di conoscerlo quando Roberto D’Alimonte, di fronte a una mia proposta di tesi su nuove tecniche quantitative particolarmente ostiche riguardo ai flussi elettorali, capì che la migliore scelta come correlatore non poteva che essere Hans. Fu lì che conobbi questo studioso di immense conoscenze, e mi resi conto che sotto un’apparenza a volte ruvida in realtà nascondeva un’inaspettata gentilezza e soprattutto un’immensa generosità. Fu bello poi, negli anni di Itanes, crescere fino a potersi confrontare con franchezza con Hans sui temi più disparati (dalla politica italiana a intricate discussioni sulla multidimensionalità nei modelli spaziali di voto), e trovare anche lo spazio per scrivere qualche piccola cosa insieme, ovviamente sui flussi elettorali.
Ci lascia un grande studioso che ha dato tanto all’accademia italiana; e un uomo gentile e generoso.