Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 6 ottobre 2021
A fronte di un risultato complessivo largamente atteso – con la vittoria del centrosinistra a Milano, Napoli e Bologna e il ballottaggio fra le due coalizioni principali a Roma e Torino – il voto amministrativo di ieri ci consegna un quadro profondamente mutato per quanto concerne gli equilibri fra le principali forze politiche.
Per provare a ricavare alcune indicazioni da queste elezioni comunali, abbiamo costruito l’aggregato di tutti i 118 comuni superiori ai 15.000 abitanti al voto, raccogliendo, per questo insieme di comuni, i risultati elettorali dei principali partiti non solo in questo 2021 ma anche nelle precedenti elezioni comunali, nelle politiche 2018 e nelle europee 2019. Naturalmente, a parte il confronto con le precedenti comunali, si tratta di dati di elezioni diverse, pertanto difficilmente comparabili. Tuttavia, limitarci al confronto con il 2016 sarebbe poco utile: troppe cose sono cambiate nel volgere di 5 anni. Per comprendere qualcosa di più è necessario guardare, seppur con cautela, a quanto avvenuto in tempi più recenti.
Inoltre, tutti i comuni considerati hanno almeno 15.000 abitanti. Sono quindi esclusi i comuni più piccoli (in cui vive il 40% degli elettori italiani, e in cui tradizionalmente il centrodestra è relativamente più forte). Invece, fra i comuni al voto c’erano tutti i più grandi centri urbani del paese (in cui il centrosinistra va relativamente meglio). Quindi, le percentuali riportate non possono essere interpretate come stime del risultato nazionale dei partiti in elezioni politiche immediate, però dal confronto con i risultati passati dei partiti in questi stessi comuni è possibile osservare alcuni elementi rilevanti.
Tabella 1. I risultati dei principali partiti nelle grandi città e l’aggregato dei 118 comuni superiori al voto
Il PD emerge come il partito di vincitore di queste elezioni amministrative. Nell’aggregato dei comuni superiori il PD, seppur senza avanzare (neppure a confronto con le comunali precedenti), non solo è il primo partito del paese ma, con il 19% supera la somma di Lega e FDI (18,8%). Sia alle comunali del 2016 che alle politiche del 2018 il PD arrivò primo in tre delle sei grandi città al voto in questa tornata elettorale (Milano, Bologna e Trieste nel 2016; Milano, Torino e Bologna nel 2018). Oggi il partito di Letta è primo in cinque città, non solo nella tradizionale roccaforte di Bologna (36,5%) ma anche nelle due principali città del Nord (33,8% a Milano; 28,6% a Torino), nonché, seppur con percentuali nettamente inferiori a Trieste (16,5%) e perfino a Napoli (12,2%), che a partire dalle politiche 2018 era stata dominata dal M5S. Cede solo a Roma, dove, alle spalle della lista Calenda, FDI con il 17,4% supera il 16,4% del PD. Il partito della Meloni è certamente l’altra grande forza politica che può sorridere in virtù di questo risultato. Oltre al successo romano, FDI avanza dappertutto e si impone per la prima volta come la lista più votata del centrodestra (11,1% contro il 7,7% della Lega e il 5% di Forza Italia). È vero che a Napoli la Lega non ha presentato la propria lista, ma nel complesso questo risultato può aprire nuovi scenari sugli equilibri e la leadership del centrodestra.
Infatti la Lega è, insieme al M5S, lo sconfitto di questa tornata elettorale. Appena due anni fa, alle europee, il partito di Salvini raccoglieva il 28,4% nell’aggregato dei 118 comuni superiori, raddoppiando il 14,4% delle politiche dell’anno prima. Oggi si ferma al 7,7%, risultando sempre inferiore a FDI tranne che a Milano.
Dall’altra parte, il partito fondato da Grillo, nonostante l’impegno di Conte in campagna elettorale, continua il suo trend di declino nelle urne. Il 6,3% dell’aggregato dei 118 comuni superiori equivale ad una perdita di oltre 10 punti rispetto al risultato delle europee 2019, già magro se confrontato con i successi delle comunali 2016 (17,9%) e soprattutto delle politiche 2018 (31%). Dopo aver sfidato con successo i poli tradizionali nel periodo 2013-2018, questo risultato sembra relegare il M5S al ruolo di sparring partner del nostro sistema partitico.