Il ritorno del bipolarismo centrodestra-centrosinistra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 16 ottobre

Il primo turno delle comunali ha espresso due verdetti. La mancanza dei dati completi sui comuni sotto i 15.000 abitanti ci costringe a ragionare solo sugli esiti nei 118 comuni superiori. In questo aggregato il verdetto è parziale, perché sono ancora 61 i comuni al voto, ma il risultato è solido. Il secondo verdetto riguarda la distribuzione dei voti tra i partiti. Questo è un verdetto certo, perché al ballottaggio non si votano le liste, ma altamente aleatorio sia per la bassa affluenza sia per la presenza di un 21,8 % di voti andati a liste civiche, sia per l’effetto-candidati.

Nei 118 comuni in cui si è votato con il sistema elettorale a due turni è opportuno distinguere l’insieme dei 6 comuni capoluogo di regione dagli altri comuni, vista la loro importanza e l’attenzione dei media. Nel primo di questi due aggregati, le sei grandi città, il Pd ha ottenuto una vittoria netta che potrebbe diventare ancora più netta dopo i ballottaggi di Domenica. È arrivato primo in cinque casi su sei. Solo a Roma è arrivato terzo dietro alla lista di Azione e a quella di Fdi. Ha già vinto in tre città. Domenica molto probabilmente vincerà a Roma e forse anche a Torino.  Il risultato finale potrebbe quindi essere 4 a 2 o 5 a 1. Comunque vada, un successo che il dato dei voti alle liste conferma.

In percentuale il Pd è risultato di gran lunga il partito più votato. Con il suo 19% supera la somma di Lega e Fdi (18,8%). Insieme al partito di Letta Fdi è l’altra forza politica che può ritenersi soddisfatta. Non ha vinto in nessuno dei grandi comuni e il suo candidato non vincerà a Roma, mentre a Trieste e a Torno, dove il centrodestra può vincere, i candidati in corsa non sono suoi. Però con il suo 12,8 % ha raddoppiato in percentuale sia i voti presi alle Europee del 2019 sia quelli presi alle comunali del 2016. Ed è l’unico partito ad averlo fatto. I perdenti sono Lega e M5s. 

Il dato relativo al partito di Salvini è particolarmente negativo. Tanto negativo da non essere credibile. Non è possibile che la Lega oggi abbia nei 6 comuni capoluogo solo il 6,8 %. Molti fattori hanno giocato contro in questa tornata elettorale. Purtroppo mancano ancora oggi i dati di sezione di Milano e Roma. (Detto per inciso, è incredibile che il comune di Napoli abbia messo on line tempestivamente i dati ma non Milano e Roma). In ogni caso i flussi calcolati dal Cise e dal Cattaneo su Torino, Bologna e Napoli concordano nell’indicare che la Lega ha perso molto verso l’astensione oltre che verso Fratelli d’Italia. Non sono voti persi definitivamente. Ma il dato di oggi segnala inequivocabilmente che la Lega è in difficoltà

Questo è il verdetto sui 6 capoluoghi. Il verdetto sui 118 comuni superiori ai 15.000 abitanti è più sfumato (Figura 1). Sono 57 quelli in cui il sindaco è già stato scelto. In 42 casi si tratta del sindaco uscente che si è ricandidato.  La distribuzione delle vittorie è questa: 24 centrosinistra, 18 centrodestra, 4 destra (senza Forza Italia), 1 M5s, 1 sinistra (senza Pd), 9 civici.  Disaggregando i dati per area geografica si vede che le coalizioni di centrosinistra prevalgono chiaramente su quelle di centrodestra nella ex Zona Rossa (8 vittorie contro 2) e nel Sud (11 vittorie contro 1), mentre al Nord prevale chiaramente il centrodestra (15 vittorie contro 5). È un quadro che denota un sostanziale equilibrio tra l’area di centrosinistra-sinistra e quella di centrodestra-destra, 25 vittorie della prima contro le 22 della seconda. Un bilancio quindi ben diverso da quello emerso dal voto nei 6 comuni capoluogo. E questo nonostante il fatto che le percentuali di voto ai singoli partiti nell’insieme dei 118 comuni non siano sostanzialmente diverse da quelli che abbiamo già citato a proposito dei 6 comuni capoluogo. Un po’ più bassa per il Pd (19%), per il M5s 6,3% e per Fdi (11,1%); un pò più alta per la Lega (7,7%); praticamente la stessa per Forza Italia (5%).

Fig. 1 – I numeri dei ballottaggi

Cosa succederà Domenica nei 61 comuni superiori in cui si vota? È difficile fare previsioni. Il secondo turno è una competizione completamente diversa da quella del primo. È una sfida a due, dove conterà molto non solo mobilitare i propri elettori ma anche convincere a votare chi ha votato per uno dei candidati esclusi dal ballottaggio. Da questo punto di vista i casi di Torino e Roma sono i più interessanti. Quando si avranno a disposizione i dati di sezione si vedrà cosa avranno fatto gli elettori di Calenda e Raggi a Roma e quelli della Sganga a Torino. L’ipotesi più attendibile è che una quota di loro si asterrà mentre tra quelli che andranno alle urne saranno più i voti per candidati di centrosinistra che per quelli di centrodestra.

Al secondo turno centrosinistra e centrodestra fanno la parte del leone. Sono 41 i candidati di centrosinistra, di cui 23 si sono classificati al primo posto, e sono 40 quelli di centrodestra, di cui 18 sono risultati primi. Anche in termini di sfide le più numerose (26) sono quelle tra i due schieramenti maggiori a conferma del fatto che il sistema si sta di nuovo assestando su un formato bipolare.  Il M5s sarà presente solo in 9 ballottaggi. In due casi affronterà candidati di centrosinistra e in quattro casi quelli di centrodestra.  Ma a proposito del partito di Conte il dato rilevante è che solo in 29 comuni su 118 si è presentato insieme al Pd. Non è un bel segnale sullo stato dei rapporti tra i due maggiori partiti del centrosinistra.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.