Ai nastri di partenza: i temi-chiave per vincere, partito per partito, e le attuali intenzioni di voto

Su quali temi si vincono le elezioni europee? Come costruiranno le loro strategie i diversi partiti, nelle ultime settimane di campagna? Proviamo qui a rispondere, sulla base di due elementi chiave: 1) i dati di un nuovo sondaggio esclusivo CISE, in cui abbiamo sondato un campione CAWI di 1.200 intervistati su un grande numero (quasi 30) di temi d’attualità; 2) la nostra metodologia di analisi esclusiva ispirata alla teoria della “issue yield”. Come abbiamo visto nella precedente puntata di Telescope, per ogni partito esistono dei temi “win-win”, ideali per ogni campagna elettorale: sono quei temi su cui la propria base è quasi unanime, ma al tempo stesso anche molti elettori fuori dal partito sono d’accordo, e su cui il partito risulta particolarmente credibile. Temi ideali, quindi, per mobilitare i propri elettori e per conquistarne di nuovi dagli altri partiti. Ecco quindi che questa nuova puntata di Telescope individua gli obiettivi tematici su cui ciascun partito verosimilmente si concentrerà nell’ultimo chilometro della campagna elettorale, per cercare di aumentare i propri voti. E in conclusione, vedremo in dettaglio anche i dati sulle intenzioni di voto.

Il punto di partenza: la configurazione complessiva dell’opinione pubblica
Intanto il dato di partenza dell’analisi è quello di fornire una panoramica generale degli orientamenti complessivi dell’opinione pubblica italiana, come rilevata dal nostro campione (l’indagine è stata condotta dalla società Demetra di Mestre tra il 2 e il 9 maggio). In generale il quadro che se ne ottiene è in linea con le tendenze di fondo che si vedono ormai da anni: un’opinione pubblica nettamente su posizioni progressiste sul tema della redistribuzione del reddito verso i redditi più bassi (82%), ma al tempo stesso tendenzialmente conservatrice sull’immigrazione (il 64% è per limitarla); saldamente a favore della partecipazione dell’Italia alla NATO e all’Unione Europea, anche se a fronte di un largo 72% per restare nella NATO, il nostro campione registra soltanto un 65% favorevole a restare nella UE. E, sempre su temi di politica internazionale, emerge anche una netta prevalenza di posizioni pacifiste: il 79% è per spingere Israele a fermare l’intervento a Gaza, e il 64% a favore di negoziati tra Russia e Ucraina, anche se dovessero comportare il riconoscimento dei territori invasi dalla Russia. Anche se questi orientamenti si abbinano a una lieve maggioranza favorevole a un esercito comune europeo, su un tema che comunque rimane divisivo (53% a favore contro 47% contrario). Altrettanto divisivo è il tema della giustizia (54% per mantenere i poteri della magistratura, contro un 46% per ridurli). Sul tema dell’aborto, recentemente riportato nel dibattito pubblico dalla proposta di ingresso dei movimenti antiabortisti nei consultori, si registra invece una maggioranza abbastanza netta di contrari a questa proposta del fronte antiabortista (67%). Infine, anche questo abbastanza in continuità col passato, la tensione tra sviluppo economico e protezione ambientale vede in maggioranza i sostenitori di quest’ultima, ma in un contesto comunque diviso (58% contro 42%).

Come si può capire, questa configurazione di opinione pubblica dà già una prima idea di quali posizioni siano meglio sfruttabili dai vari partiti. Ad esempio appare abbastanza chiaro perché il tema della guerra in Ucraina sia sempre meno presente in campagna elettorale: perché la posizione della maggior parte dei partiti – in linea con quella della Commissione Europea – non è sostenuta in maggioranza dai cittadini. Fa eccezione non a caso il Movimento 5 stelle, che infatti ne sta parlando in campagna elettorale. Ma vediamo adesso più in dettaglio i temi più favorevoli a ciascun partito.

I partiti di governo: dal profilo istituzionale di Forza Italia a quello radicale della Lega

Iniziamo dai partiti di governo: confrontandoli si riescono a capire le differenze e sfumature ideologiche nella loro caratterizzazione, e anche i loro profili di credibilità rispetto ai diversi temi. Iniziando da Forza Italia, emerge anzitutto la sua caratterizzazione più istituzionale e il suo profilo più liberale sui temi dei diritti civili: i temi più caratterizzanti per il partito di Tajani (e su cui è percepito più credibile) sono infatti (limitandoci ai primi cinque) quelli legati alla permanenza nella Nato e nella UE, alla competenza nel sostenere la crescita economica, alla lotta alla violenza sulle donne; compare inoltre al quarto posto la riduzione dei poteri della magistratura, un antichissimo cavallo di battaglia del suo fondatore Silvio Berlusconi.

Fratelli d’Italia mostra invece un profilo più “militante”: al primo posto compaiono infatti due temi divisivi e mobilitanti come la limitazione dell’immigrazione e la riduzione dei poteri della magistratura, seguiti dalla permanenza nella NATO (chiaro riflesso della netta scelta atlantista di Giorgia Meloni) e dagli obiettivi di far contare di più l’Italia in Europa e di sostenere la crescita economica; su questi ultimi Meloni è ritenuta credibile da oltre il 20% del campione, compresi i non votanti: si tratta quindi di una credibilità che va anche leggermente oltre la sua base elettorale.

Ma l’esempio forse più eclatante di credibilità oltre la propria base elettorale (rappresentando quindi un tema su cui “investire” durante la campagna) lo vediamo con la Lega di Salvini, dove al primo posto compare – prevedibilmente – la limitazione dell’accoglienza degli immigrati. Il punto è che su questo tema Salvini è ritenuto credibile dal 24% dell’intero campione (compresi i non votanti); considerando che soltanto circa due terzi del campione esprime un’intenzione di voto, questo 24% corrisponderebbe a una percentuale ben superiore; il che testimonia la notevole efficacia percepita della Lega nel rappresentare questa posizione (su cui è d’accordo il 64% del campione), ben al di là del suo bacino elettorale. Un tipico esempio di tema ad alto rendimento. E ai posti successivi compaiono altri temi che completano il quadro mobilitante e “militante” della Lega: addirittura l’uscita dall’Unione Europea (sostenuta addirittura dal 63% degli elettori leghisti, anche se solo il 5% dell’intero campione ritiene Salvini davvero credibile nel farlo), seguita dalla riduzione dei poteri della magistratura, dalla priorità all’economia rispetto all’ambiente, e infine dal combattere la violenza sulle donne e i femminicidi (tema tradizionalmente declinato dalla Lega soprattutto in chiave anti-immigrazione, e peraltro seguito al sesto posto dal favore a consentire l’ingresso nei consultori ai movimenti antiabortisti). Infine, è interessante soffermarsi sui temi “denominatore comune” della coalizione di governo: l’unico a comparire nella top 5 per tutti e tre è la riduzione dei poteri della magistratura, mentre temi che compaiono per due partiti su tre sono la limitazione dell’accoglienza degli immigrati, la credibilità nel sostenere la crescita economica, la permanenza nella NATO (anche se per la Lega non compare neanche nella top 10) e la lotta alla violenza sulle donne e ai femminicidi. Se estendiamo l’esame all’intera top 10 per i tre partiti, troviamo anche la lotta alla disoccupazione e all’inflazione.

I partiti di opposizione: il ruolo dei diritti, il peso delle guerre

Riguardo ai principali partiti di opposizione (Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle), rimane una configurazione che si era già vista nel 2022: la caratterizzazione essenzialmente su temi “culturali” per il Pd, e su temi economici per il M5S. Limitandoci ai primi cinque, vediamo infatti che per il partito di Elly Schlein sono tutti temi “culturali”, e anche legati alla politica internazionale: continuare nell’accoglienza attuale degli immigrati (anche se obiettivo in realtà minoritario – 36% – nell’intero campione), rimanere nella UE, mantenere i poteri della magistratura, negare ai movimenti antiabortisti l’ingresso nei consultori, rimanere nella NATO. Il primo tema economico si affaccia solo al sesto posto (riduzione delle differenze di reddito).

Il profilo del Movimento 5 Stelle è sensibilmente diverso: per il partito di Giuseppe Conte, ai primi due posti troviamo temi relativi alle diseguaglianze economiche: la riduzione delle differenze di reddito e la riduzione della povertà. Su questo tema il M5S raggiunge il proprio picco di credibilità (20%, che tradotto sulla base più ridotta dei voti validi rappresenterebbe una base ben superiore alla base elettorale del M5S), evidentemente a causa del legame storico del M5S con il reddito di cittadinanza. Seguono poi il voler mantenere i poteri della magistratura, la posizione pacifista sull’intervento israeliano a Gaza (non a caso il partito ha inserito l’hashtag “#pace” addirittura nel suo simbolo), e infine il combattere la violenza sulle donne e i femminicidi.

Anche qui è interessante vedere quali temi rappresentano un possibile denominatore comune tra i due partiti di opposizione più importanti. Con una simmetria che rivela una faglia fondamentale nell’elettorato italiano (in linea con quello che Ilvo Diamanti battezzò il “muro di Arcore”), l’unico tema comune ai due partiti sono i poteri della magistratura: esattamente come visto poco fa per il centrodestra, ma ovviamente su posizioni opposte. Se poi invece estendiamo alla top 10 (avendo solo due partiti da confrontare), i temi-chiave comuni sono un po’ di più: la permanenza nella UE, la contrarietà ai movimenti antiabortisti nei consultori, la riduzione delle differenze di reddito, la lotta alla violenza sulle donne e ai femminicidi, la posizione pacifista su Gaza, la lotta alla disoccupazione.

Le intenzioni di voto

Abbiamo quindi visto i diversi temi-chiave per i vari partiti: sono i temi che ci aspettiamo che ciascuno di essi enfatizzerà maggiormente nelle prossime settimane di campagna (e su cui investirà per sottolineare l’unità o marcare la differenziazione rispetto ai compagni di coalizione o di opposizione). Ma quali sono i rapporti di forza nelle intenzioni di voto, a meno di un mese dalle elezioni?

Nelle intenzioni di voto Fratelli d’Italia (25%) viene stimata al di sotto del risultato delle politiche del 2022 (26%). Il Partito Democratico, in linea con altre rilevazioni, si attesta al 19,6%. Segue il Movimento Cinque Stelle, con il 16,5%: se fosse confermato alle urne, significherebbe che – per la prima volta nella sua storia – il partito di Conte otterrebbe alle europee un risultato migliore delle politiche immediatamente precedenti (in questo caso il 15,4% del 2022). Quasi appaiati Lega e Forza Italia, con la prima leggermente avanti alla seconda. Le altre liste date oltre la soglia di sbarramento del 4% sono Alleanza Verdi e Sinistra e Stati Uniti d’Europa. Alla domanda sulle intenzioni di voto ha risposto circa il 65% dei partecipanti inclusi nel campione.

Nota metodologica

Il sondaggio Cise-Telescope è stato somministrato con metodologia CAWI su un campione di 1.204 intervistati, tra il 2 e il 9 maggio, dalla società Demetra. Il campione è rappresentativo della popolazione italiana in età di voto per combinazione di sesso e classe di età, titolo di studio e zona geografica. Successivamente il campione è stato ponderato per sesso, combinazione di classe ed età, zona geografica e ricordo del voto espresso nella precedente elezione del 2022. Il tasso di risposta in rapporto agli inviti è stato del 40%. Il margine di errore (al livello di fiducia del 95%) per un campione probabilistico di pari numerosità è di ± 2,8 punti percentuali.