Chi ha votato chi? Gruppi sociali e voto

All’indomani del risultato, entriamo nel dettaglio di “chi ha votato chi”: ovvero il rapporto tra gruppi sociali e voto, esplorato attraverso i dati del sondaggio pre-elettorale CISE Telescope, riponderato per riflettere i risultati del voto di ieri. Le principali tendenze che emergono sono peraltro largamente in linea con, ad esempio, l’indagine sul 2022 del gruppo di ricerca inter-universitario Itanes (cui il CISE collabora). Vediamole in breve.

Voto per sesso: la distanza Fdi-Pd si riduce tra le donne; nel centrodestra, solo la Lega ha un elettorato più femminile

Una preferenza delle donne per i partiti di sinistra (soprattutto tra le donne che lavorano) non è una novità, ed è in linea ad esempio con la teoria del modern gender gap (Inglehart e Norris 2000). Una tendenza che sembra emergere in parte anche dai nostri dati, che vedono le donne votare più degli uomini per M5S, Pd. Il voto femminile per la Lega ha invece basi diverse: mentre tra le donne del Pd solo il 13% sono casalinghe, la percentuale sale al 30% tra le donne della Lega.

Voto per età: FdI e Pd appaiati tra i giovani; Meloni domina tra i 45-54 e 55-64; tra i più anziani Schlein batte Meloni.  

Guardando poi il profilo generazionale dei diversi partiti,
– M5S più forte nelle fasce centrali, specie 30-44 e 55-64;
– AVS nettamente più forte tra i giovani (18-29 e 30-44);
– PD al massimo tra gli over 65, ma forte anche tra i giovani (18-29 e 30-44) dove è primo partito appaiato con FdI;
– Azione e Stati Uniti d’Europa concentrati tra i giovanissimi (18-29);
– FI nettamente più forte tra i 45-54;
– FdI al massimo tra i 45-54, ma molto forte anche nelle classi più anziane;
– Lega più forte tra i più anziani, ma anche tra i 30-44.

Voto per istruzione: come in passato, i più istruiti a sinistra (e al centro), i meno a destra; M5S come in passato debole tra i laureati

Dietro al rapporto tra istruzione e voto si celano differenze di valori. Gli elettori di sinistra tendono a privilegiare la cultura rispetto al successo economico, mentre quelli di destra danno maggiore importanza a quest’ultimo. Ad esempio Piketty (2018) ha recentemente identificato una distinzione tra sinistra “bramina” (alto livello culturale anche in condizioni economiche non particolarmente alte, ad esempio tra gli insegnanti) e destra “mercante” (alto livello economico anche in presenza di livelli di istruzione più bassi, ad esempio tra i commercianti).

Voto per religiosità: tra i più religiosi domina FdI, tra i meno religiosi prevale il Pd

Vedendo poi l’effetto dei diversi livelli di religiosità all’interno del singolo partito: più religiosità aumenta il voto a FI, alla Lega, ma anche al M5S; si osserva l’effetto opposto per Avs; emergono relazioni meno chiare per gli altri partiti.

Gli effetti per FI, Lega e AVS sembrano in relazione al classico effetto della religiosità nella Prima Repubblica, ovvero in cui essere religiosi era in relazione con una visione più tradizionalista e conservatrice della società (e viceversa). Invece per il M5S si può forse congetturare un effetto dovuto al tentativo del M5S di rappresentare le posizioni più pacifiste, ad esempio espresse chiaramente da Papa Francesco.

Voto per occupazione: tra autonomi, dipendenti e casalinghi vince FdI, tra i disoccupati il M5S; il Pd prevale tra gli studenti. Tra i pensionati, FdI e Pd appaiati.

Il dato forse più interessante è la scarsa rilevanza di una distinzione che per decenni aveva strutturato la politica italiana: quella tra dipendenti e autonomi. La distinzione sembra poco rilevante per il M5S, che invece ha un boom tra i disoccupati; AVS ha un profilo più bilanciato, ma debole tra casalinghi e autonomi. Azione e Stati Uniti d’Europa hanno il proprio punto di forza tra gli studenti; Forza Italia tra gli autonomi e i tra i casalinghi; Fratelli d’Italia ha un profilo uniforme, ma più debole tra disoccupati e studenti. Infine la Lega registra il massimo tra dipendenti e casalinghi; colpisce qui in particolare la debolezza tra gli autonomi, serbatoio storico della vecchia Lega Nord.

Voto per classe sociale: Lega e M5S molto più forti nelle classi più svantaggiate; effetti opposti per FdI e in parte anche per il Pd (come per Azione e Stati Uniti d’Europa).

Il dato del M5S (molto più forte nelle classi più svantaggiate) è chiaramente in linea con il passato; il profilo simile della Lega è invece in parte una novità. Anche AVS presenta un profilo in parte simile. Il Pd conserva in parte la sua caratterizzazione tra le classi più alte, così come Azione e Stati Uniti d’Europa; mentre Forza Italia ha una caratterizzazione meno chiara. Emerge invece un effetto molto potente per Fratelli d’Italia (appena il 10% nella classe più bassa, fino al 36% nella più alta); con una forte complementarietà con la Lega; al punto da suggerire che – per chi si colloca a destra – la classe sociale di appartenenza permette di predire se si voterà Fratelli d’Italia o Lega.

 

Lorenzo De Sio è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli, e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali, tra cui “The True European Voter”(ESF-COST Action IS0806), the “EU Profiler” (2009) e EUandI (2014), e di recente ha dato vita al progetto ICCP (Issue Competition Comparative Project). I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata, con particolare attenzione al ruolo delle issues. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Elisabetta è dottoranda in Comparative Politics alla Central European University (CEU) di Vienna, dove sta lavorando ad un progetto sul gap tra opinioni e azioni rispetto al tema della lotta al cambiamento climatico e sulle scelte di voto pro-ambiente. I suoi interessi di ricerca includono psicologia sociale e politica, comportamento di voto e opinione pubblica. È autrice e co-autrice di articoli pubblicati in riviste peer-reviewed e di note di ricerca pubblicate in alcuni dei Dossier CISE. Laureata magistrale in Scienze Politiche e di Governo dall’Università degli Studi di Milano e triennale in Politics, Philosophy and Economics alla LUISS Guido Carli di Roma, ha conseguito un Master di ricerca in Scienza Politica presso l’Università Pompeu Fabra (UPF) di Barcellona.