Ballottaggi in Francia: carte rimescolate, il rebus del nuovo esecutivo

Pubblicato sul Sole 24 Ore del 9 luglio 2024

Il Fronte Repubblicano (FR) ha funzionato al di là delle aspettative e delle previsioni dei sondaggi. Dei 501 seggi in palio al secondo turno i partiti che ne fanno parte ne hanno vinti 360, il 72 %. Al Rassemblement National (RN) ne sono andati 105, il 21%, nonostante che dopo il primo turno i suoi candidati fossero in testa in 297 collegi. Dopo il primo turno sulle pagine del Sole24ore (2 Luglio) avevamo scritto che la partita sarebbe stata decisa da due fattori: la capacità di mobilitazione dei partiti e le seconde preferenze degli elettori. Il RN avrebbe potuto conquistare un largo successo solo se i suoi rivali non fossero stati capaciti di riportare a votare i propri elettori al secondo turno e/o se fosse riuscito ad allargare la sua base di consensi. Avrebbe dovuto farlo intercettando le seconde preferenze di quegli elettori che al secondo turno, in assenza dei loro candidati preferiti in assoluto, hanno dovuto esprimere una seconda scelta. Nessuna di queste condizioni si è verificata. Questo è il motivo sostanziale della sconfitta del Rassemblement.
In questo quadro colpisce soprattutto il fatto che milioni di elettori hanno consapevolmente scelto di esprimere una seconda preferenza invece di restare a casa. L’ affluenza elevata è stata decisiva. Come al primo turno, anche al secondo, hanno votato più del 66% degli elettori. Questo è il fenomeno che ha ‘condannato’ il Rassemblement. Ed è un segnale significativo perché rivela due aspetti della politica francese. Il primo è che il partito della Le Pen ha ancora della strada da fare per rendersi accettabile alla maggioranza dei francesi. Non basta essere la minoranza più ampia per vincere. Questo è bastato in Gran Bretagna a Starmer che, pur prendendo meno voti di Corbyn, ha ottenuto il 63% dei seggi con il 34 % dei voti perché i Conservatori si sono divisi. In Francia non è andata così.
Il secondo aspetto è la disponibilità di tanti elettori ad accettare un compromesso necessario per vitare un esito peggiore. Come si può spiegare diversamente il fatto che in decine di collegi, in cui si sono affrontati in uno scontro a due il candidato dello schieramento di Macron (Ensemble) e quello del partito della Le Pen, migliaia di elettori del Nuovo Fronte Popolare (NFP) sono andati a votare e hanno votato il primo ? Secondo un sondaggio di Ipsos Talan sarebbero stati il 72%. Discorso analogo vale per tutti quei collegi ( 146) in cui nello scontro diretto tra il candidato del NFP e quello del Rassemblement, gli elettori di Ensemble sono andati a votare e hanno votato il candidato della sinistra. E lo hanno fatto, secondo Ipsos Talan, con una percentuale pari al 43 % anche quando di sono trovati a dover votare un candidato della Francia Insoumise, il partito di sinistra radicale di Melenchon.
In breve la strategia del FR ha funzionato sia dal lato della offerta – la capacità dei partiti di coordinarsi e ritirare i loro candidati dove necessario- sia dal lato della domanda- la disponibilità degli elettori a votare una seconda volta ed esprimere una seconda preferenza. Come si vede dalla tabella in pagina il risultato finale ha visto da una parte la sovra-rappresentazione parlamentare dei partiti del FR, e in particolare di Ensemble, e dall’altra la sotto-rappresentazione del RN. Il confronto si deve fare utilizzando la percentuale dei voti del primo turno e la percentuale dei seggi del secondo. Complessivamente la disproporzionalità generata dal sistema elettorale nel caso francese è stata assai meno di quella che si è verificata in Gran Bretagna e che abbiamo citato sopra. Infatti il FR ha sì ottenuto il 68,4% dei seggi , ma con il 57,2 % dei voti. In Italia nel 2022 la coalizione della Meloni ha avuto alla Camera il 58,8% dei seggi con il 43,8 % dei voti.
Adesso però per il FR arriva il difficile. Con 395 seggi a disposizione in teoria non dovrebbe essere un problema formare un governo. Ma non è così. Il Fronte Repubblicano è una coalizione costruita contro, non una coalizione costruita a favore di qualcosa che non fosse impedire alla destra di vincere. Anzi, il Fronte non è nemmeno una coalizione. E’ una coalizione di coalizioni. Infatti al suo interno c’è la coalizione del Nuovo Fronte Popolare formata dalla Francia Insoumise, Comunisti, Socialisti e Ecologisti e quella ‘cosa’ che va sotto il nome di Ensemble che raccoglie varie fazioni del centro macroniano. In aggiunta, ma riluttanti, ci sono anche quei Repubblicani che hanno scelto di non allearsi con il RN. Le desistenze su cui si è fondato Il FR non sono la stessa cosa delle coalizioni pre-elettorali italiane della Seconda Repubblica. Il Fronte non si è presentato davanti agli elettori con candidati comuni, un programma di governo condiviso e l’indicazione di un candidato premier. Tra l’altro in diversi collegi si è presentato diviso. Nella sostanza è una coalizione posticcia, una coalizione ad hoc.
La domanda cruciale delle prossime ore (settimane, mesi ?) è se un Fronte così frammentato e eterogeneo riuscirà a trasformare il compromesso a livello elettorale in compromesso a livello di governo. In una Francia ormai tripolare in cui le elezioni non decidono più come una volta il governo del paese, il compromesso post-elettorale è diventato una necessità. Da questo punto di vista la Francia è diventata più simile alla Germania che alla Gran Bretagna o all’Italia. Ma è un compromesso difficile da realizzare tra tutti i partiti del FR. Sulla carta c’è una maggioranza, che va dai Repubblicani agli Ecologisti passando per Ensemble e il resuscitato Partito Socialista. Ma sarà difficile metterla insieme. Un candidato plausibile a guidarla potrebbe essere il leader dei Socialisti, quel Glucksmann che ne ha risollevato le sorti. Per lui però vorrebbe dire rompere l’accordo che ha dato vita al NFP e accettare una alleanza con i macronisti che, nonostante il relativo successo, restano invisi a tanti a sinistra come a destra.
Insomma per la Francia si apre una nuova fase su cui aleggia il fantasma della Quarta Repubblica, ma con un presidente che fa ancora parte della Quinta. Anche dopo questo voto resta un paese profondamente diviso.


Seggi conquistati dai vari schieramenti e var. percentuale rispetto a primo turno e precedenti elezioni legislative

Seggi conquistati dai partiti di centrosinistra in Francia nel 2024 e nelle precedenti elezioni

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.