Il Parlamento 2013: nuovo e al femminile

di Federico De Lucia

Il Parlamento appena eletto è un Parlamento molto diverso da quello che lo ha preceduto. I dati dicono che non ve n’era uno così diverso dal precedente dalle elezioni del 1994. Allora, solo il 23,7% dei nuovi eletti era costituito da parlamentari uscenti. Era la fine della Prima Repubblica. Nelle quattro elezioni successive, la classe politica è andata strutturandosi abbastanza rapidamente, ed il tasso di rielezione è si è stabilizzato attorno al 50%. Oggi, il dato si è abbassato in modo molto evidente: solo il 35,6% dei nuovi eletti è composto da parlamentari uscenti.

Fig. 1 Percentuale di parlamentari uscenti riconfermati sul totale degli eletti nella Seconda Repubblica

A questo rinnovamento contribuiscono in modo molto massiccio i nuovi partiti, che nel Parlamento uscente non erano rappresentati: il Movimento 5 Stelle in gran parte, ma anche SEL. Non si deve dimenticare però che anche alcune delle forze politiche già rappresentate hanno contribuito in misura molto significativa a questo turn over: il PD, la forza politica parlamentare maggiore, ha un tasso di rielezione del 35,2%, e le matricole democratiche all’esordio a Montecitorio e a Palazzo Madama saranno addirittura un centinaio in più degli eletti totali grillini. Anche il polo montiano, infine, ha contribuito con una cinquantina di parlamentari esordienti. Chi invece non è riuscito ad andare molto avanti sul tema del rinnovamento della classe parlamentare sono i partiti che hanno subito il maggiore ridimensionamento dal punto di vista del numero dei rappresentanti: il 72,4% dei parlamentari del PDL è composto da uscenti rieletti, mentre per la Lega tale quota scende al 62,2%.

Tab.1 Parlamento 2013: tasso di rielezione per i partiti parlamentari italiani

*il numero di eletti è di 965, e non di 945, perché è ad oggi impossibile sapere dove opteranno i 20 plurieletti: è pertanto necessario ipotizzare un numero di ripescaggi eccedente rispetto a quello che avremo effettivamente (tale eccedenza è ovviamente pari al numero dei plurieletti)

 

Dei 945 parlamentari uscenti dunque, solo 344 hanno ottenuto la riconferma (anche se per il numero definitivo dovremo aspettare le opzioni dei pluricandidati, che potrebbero modificarlo di qualche unità). Degli altri, 354 non si erano ripresentati: fra essi Castagnetti , D’Alema, Parisi, Veltroni, Bianco, Rutelli, Cosentino, Frattini, La Malfa, Scajola, Dell’Utri, Dini, Pera, Pisanu, Castelli e Maroni (in ben altro affaccendato). Sono invece 247 coloro che pur essendosi ricandidati non hanno ottenuto l’ambito scranno. Fra essi spiccano tre nomi di assoluto rilievo nazionale: il Presidente della Camera uscente, Gianfranco Fini, l’ex Presidente del Senato Franco Marini, e il leader dell’IDV Antonio di Pietro. Oltre a costoro, fra gli esclusi si contano Napoli, Paniz, Crosetto, Miccichè per il centrodestra, tutta FLI con l’eccezione di Della Vedova, esponenti importanti dell’UDC come Galletti, Poli, Rao, e l’ex PDL Cazzola per il polo montiano, l’ex dipietrista Donadi e l’attivista dei diritti civili Paola Concia per il centrosinistra.

Tab.2 Parlamento 2013: sorte dei parlamentari uscenti disaggregati per forza politica




L’altro aspetto di grande rilevanza, oltre al rinnovamento complessivo, è il notevolissimo aumento percentuale di donne elette. Furono 191 su 945 nel 2008, sono 291 oggi. Si passa dal 20,2% al 30,8%: si tratta del record storico, e di un grande balzo in avanti, più che doppio rispetto a quello che si era avuto fra il 2006 ed il 2008.

Fig. 2 Percentuale di donne sul totale degli eletti nella Seconda Repubblica

I partiti con la percentuale di donne più alta sono il PD e il M5S con il 38%, segue SEL con il 28%. Il PDL e i montiani si fermano di poco sotto il 20%, mentre la Lega è al 13,5%.

Tab. 3 Parlamento 2013: rappresentanza femminile nei partiti parlamentari italiani

*il numero di eletti è di 965, e non di 945, perché è ad oggi impossibile sapere dove opteranno i 20 plurieletti: è pertanto necessario ipotizzare un numero di ripescaggi eccedente rispetto a quello che avremo effettivamente (tale eccedenza è ovviamente pari al numero dei plurieletti)

I candidati plurieletti sono in tutto 20. Si tratta di Bersani, Marino, Letta e Nardelli per il PD, Vendola e Boldrini per SEL, Tabacci per Centro Democratico, Alfano, Berlusconi e Barani per il PDL, Tremonti per la Lega, Meloni, La Russa e Rampelli per Fratelli d’Italia, Bombassei, Ichino, Casini, Cesa, Catania e D’Alia per il polo di Monti. Entro 8 giorni dalla proclamazione, tutti costoro dovranno optare per una delle posizioni risultate eleggibili, e dar vita così ai ripescaggi. Solo allora avremo i dati definitivi, che però non si discosteranno quasi affatto da quelli che abbiamo mostrato qui.