di Federico De Lucia
In questo fine-settimana i militanti e i simpatizzanti del Pd sono chiamati a contribuire sensibilmente, attraverso le primarie, alla composizione delle liste elettorali con cui i democratici si presenteranno alle elezioni politiche del prossimo 24 febbraio. Come già si è spiegato in un altro articolo, la competizione fra candidati si svolge a livello provinciale, mentre la composizione effettiva delle liste regionali e circoscrizionali viene proposta dalle Unioni regionali del partito. Al livello nazionale spetta l’approvazione definitiva, oltreché l’indicazione dei capilista (concordati con le Unioni regionali) e del cosiddetto listino.
I 918 posti in lista che il Pd ha a disposizione si distinguono dunque fra 136 scelti più o meno direttamente da Bersani, e 782 selezionati (e ordinati) dalle primarie. Sono esclusi da questo computo 27 posti in lista: quelli per i 18 seggi eletti all’estero, quelli per i 2 seggi valdostani e i quelli per 7 seggi senatoriali del Trentino-Alto Adige.
I candidati che si sono confrontati all’interno dei 114 ambiti territoriali di riferimento (le 109 provincie, più i territori di Cesena, Imola, Versilia, Val di Cornia-Elba e Empolese-Val d’Elsa), sono in tutto 897. Le primarie, oltre a stabilire chi avrà accesso e chi sarà escluso dalle liste, stabiliranno anche l’ordine nel quale i candidati vi si presenteranno. Le graduatorie locali potranno essere cambiata solo al fine di garantire una adeguata rappresentanza di genere.
È proprio l’ordine di presentazione il punto cruciale: nel caso in cui il PD dovesse riuscire ad ottenere il premio di maggioranza sia alla Camera, che in tutte le regioni al Senato, potrà alla fine disporre di circa 400 parlamentari. Un terzo di essi è rappresentato dai 136 nominati dalla Direzione nazionale, che saranno verosimilmente collocati tutti in una posizione eleggibile. Se è vero, pertanto che ben 782 degli 897 candidati democratici alle primarie dovrebbe ottenere un posto in lista, è anche vero che, di questi, solo i primi 264 (circa) potranno contare su una posizione in lista effettivamente eleggibile.
Tabella 1 Primarie Pd: Candidati, posti in lista e posizioni eleggibili
Degli 897 candidati a queste consultazioni primarie, 150 (il 16,7%) sono parlamentari uscenti. Si tratta di ben il 50,2% degli attuali 299 parlamentari democratici (sono esclusi da tale computo i 9 radicali iscritti ai gruppi del PD). Si cimenteranno in questa difficile competizione anche parlamentari in carica dello spessore di Andrea Orlando (La Spezia), Barbara Pollastrini (Milano), Salvatore Vassallo (Bologna), Roberto Giachetti (Roma Città), Francesco Boccia (Bat), Sergio D’Antoni (Palermo), ma anche gli altri due esponenti dei Giovani Turchi, ancora non eletti in Parlamento, Stefano Fassina e Matteo Orfini (entrambi a Roma Città). Quanti del restante 49,8% di parlamentari uscenti saranno inseriti nel listino di Bersani, e a quanti al contrario sarà negata la candidatura? A questa domanda potremo rispondere solo quando sarà reso noto il listino nella sua interezza.
Nel frattempo, ne approfittiamo per fare il punto della situazione sulle deroghe al limite dei tre mandati interi, che come noto rappresentano il massimo oltre il quale lo Statuto non contempla una ulteriore candidatura.
Tabella 2. Limite dei tre mandati: chi ha ottenuto la deroga e chi non l’ha ottenuta.
*ritiratosi dalla competizione il 29/12
Come mostra la Tabella 2, i parlamentari uscenti oltre questa quota sono 23: a 10 di essi è stata concessa la deroga. Fra i 13 esponenti che non si ricandideranno ci sono nomi importanti come quelli di Pierluigi Castagnetti, Massimo D’Alema, Livia Turco, Walter Veltroni, Marco Follini, Tiziano Treu. Fra i 10 derogati troviamo invece Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni, Anna Finocchiaro e Franco Marini. È interessante notare che, dei 10 esponenti che hanno ottenuto la deroga, solo 3 si confronteranno con la competizione delle primarie: la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro si presenterà a Taranto, la Presidente del Pd Rosy Bindi correrà a Reggio Calabria, Mariapia Garavaglia si presenterà a Verona. Cesare Marini, che doveva correre a Cosenza, si è invece ritirato. Gli altri 6 derogati, evidentemente, saranno inseriti nel listino di Bersani.
Appena avremo i risultati delle primarie e l’elenco dei nomi inseriti nel listino potremo fare una prima analisi sulla misura in cui effettivamente il PD stia mantenendo la promessa del rinnovamento della classe dirigente: promessa, questa, più volte fatta da Bersani in sede di campagna elettorale per le primarie per la candidatura a Palazzo Chigi.