di Matteo Cataldi
Quello della prossima domenica, se si escludono le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia, rappresenta il primo vero test elettorale dopo il voto di febbraio e dall’inizio dell’esperienza del governo Letta. I comuni che dovranno rinnovare i propri organi sono complessivamente 592. Quelli superiori a 15.000 abitanti, per i quali la legge prevede un eventuale turno di ballottaggio tra i primi due candidati nel caso nessuno di essi abbia ottenuto il 50% dei consensi al primo turno, sono invece 92. Di questi, 16 sono capoluoghi di provincia: 6 del nord (esclusa l’Emilia Romagna), 4 della “zona rossa” e 6 al centro-sud. Nella maggior parte dei casi si era votato nel 2008 assieme alle elezioni politiche in cui il centrodestra guidato da Berlusconi ottenne una netta affermazione. Questa concomitanza contribuì alla crescita della partecipazione al primo turno delle elezioni rispetto alle comunali precedenti, ma naturalmente influenzò anche la configurazione delle alleanze nei test locali. Infatti nella maggior parte dei casi, l’offerta elettorale fu perlopiù la stessa delle politiche. Da una parte il Pdl in alleanza con la Lega fin dove quest’ultima si presentava, (a Brescia anche con l’Udc) e dall’altra il Pd assieme con l’Italia dei Valori praticamente ovunque nei 16 capoluoghi ad eccezione di Viterbo. Nella metà dei casi tuttavia la coalizione di centrosinistra estendeva i propri confini anche ai partiti che si collocano a sinistra del Pd (Prc, Pdci e Verdi).
Oggi l’offerta elettorale che si osserva è completamente cambiata rispetto a cinque anni fa. E non solo per l’ingresso di nuovi attori politici come Scelta Civica di Monti, Fratelli d’Italia (entrambi nati alla vigilia delle elezioni politiche) e soprattutto, il Movimento cinque stelle, ma anche per la scomparsa o il ridimensionamento di altri attori che proprio a partire dal 2008 avevano assunto un ruolo di primo piano: Antonio Di Pietro con l’Italia dei Valori ma anche Gianfranco Fini con Futuro e Libertà.
In tabella 1 è mostrato il quadro, invero piuttosto frammentato, delle alleanze che si sono aggregate attorno al Pd in vista delle elezioni di domenica prossima. Il partito del neo segretario Epifani corre in solitaria a Imperia e Avellino, in altri due casi batte la strada di un alleanza al centro, ad Ancona con l’Udc e Scelta civica, a Vicenza con il partito di Casini; In cinque capoluoghi viene riproposta la stessa alleanza delle elezioni politiche (Pd, Sel e Centro Democratico) e in quasi altrettanti casi (Sondrio, Treviso, Massa e Lodi) il centrosinistra si presenta compatto dal Pd fino a Rifondazione. Infine in due casi, entrambi al centro-sud (Barletta e Iglesias), l’alleanza che si raccoglie attorno al Partito Democratico estende al massimo le sue propaggini includendo, sul versante di destra dello schieramento politico Scelta civica, e il partito di Ferrero su quello sinistro.
Tabella 1 – Le alleanze del Pd nei 16 comuni capoluogo
Dopo la batosta elettorale ricevuta in occasione delle elezioni comunali dello scorso anno, quando il Popolo delle Libertà si presentò da solo in ben 22 comuni capoluogo su 26 e in 13 dei 14 del centro-nord, stavolta il Pdl (dati in tabella 2), sembra aver fatto tesoro di quell’insegnamento. Così ha ricucito i rapporti con la Lega di Roberto Maroni assieme alle quale si presenta oggi in 6 capoluoghi. Tra questi Imperia dove il centrodestra compatto ingloba anche Udc e Scelta Civica. A Brescia, Isernia e Barletta tutto il centrodestra si presenta unito; in 4 casi l’alleato principale del partito di Berlusconi è Fratelli d’Italia, mentre solo a Sondrio ed Ancona corre da solo.
Roma merita un discorso a parte: nella capitale si profila un testa a testa tra il sindaco uscente Alemanno che è riuscito a tenere unito il proprio schieramento, e il principale sfidante candidato di Pd e Sel, Ignazio Marino. Più defilato appare ai nastri di partenza il candidato grillino De Vito.
Tabella 2 – Le alleanze del Pdl nei 16 comuni capoluogo
A sfidare i due schieramenti che fanno perno su Pd e Pdl, ci pensano, un buon numero di candidati civici di varia natura e provenienza e il Movimento cinque stelle che candida un proprio esponente in quasi tutti i capoluoghi con l’eccezione di Iglesias e Isernia.
E’ indubbio che molte delle sfide si decideranno solo tra quindici giorni dopo il turno di ballottaggio ma conoscere quali saranno i candidati che vi accederanno costituirà già un’informazione interessante.
In quanti casi ad esempio il candidato del Movimento cinque stelle si troverà a fronteggiare quello degli altri schieramenti? In quali altri invece si consumerà la sfida dal sapore classico tra centrosinistra da una parte e centrodestra dall’altra? In quali ancora un candidato di centro o un outsider riuscirà ad accedere al secondo turno?