di Federico De Lucia e Giuseppe Martelli
Uno dei dibattiti più accesi all’interno dello spazio pubblico italiano ha riguardato e riguarda la necessità di un’equa rappresentanza di genere, all’interno delle assemblee elettive. In questa sede è impossibile ripercorrere tutte le proposte e gli esperimenti che, in ambito elettorale, hanno riguardato il potenziamento della rappresentanza femminile nella sfera politica; tuttavia possiamo ricordare che la Campania prevede, già dal 2010, un sistema di doppia preferenza (purché le preferenze espresse siano attribuite a candidati di diverso genere) del tutto simile a quello adottato nelle ultime elezioni comunali.
L’introduzione delle doppia preferenza per le elezioni comunali, avvenuta grazie alla legge n. 215/2012, rappresenta una svolta fondamentale nel complesso mondo delle pari opportunità in politica.
Naturalmente la novità dello strumento e la conseguente assenza di una serie storica impedisce valutazioni di carattere generale, ma i risultati ottenuti in termini di rappresentanza femminile nelle ultime elezioni comunali offrono fondati spunti di riflessione.
Tab. 1 – Rappresentanza femminile nei consigli comunali dei 16 capoluoghi al voto nel 2013: confronto con le elezioni precedenti e disaggregazione territoriale
Nella Tabella 1 osserviamo il rendimento dello strumento “doppia preferenza” comparando i risultati con la tornata amministrative precedente svoltesi senza nessun meccanismo di compensazione in termini di rappresentanza di genere. I casi analizzati riguardano i 16 comuni capoluogo protagonisti dell’ultima tornata elettorale, disaggregati fra Nord, Zona Rossa e Sud.
Le percentuali in termini di donne elette, rapportate al totale, non lasciano dubbi in merito al successo dello strumento. Registriamo, infatti, una crescita robusta e diffusa delle donne elette nei Consigli Comunali delle città interessate. In termini assoluti esse raddoppiano. In termini percentuali la presenza femminile è due volte e mezzo quella della precedente tornata nel complesso, e nel caso dei capoluoghi meridionali addirittura quadrupla rispetto al recente passato. La frattura territoriale rileva quindi una sostanziale omogeneità dello strumento in termini di efficacia; efficacia che riscontriamo anche rispetto ai risultati di lista.
Tab. 2 – Rappresentanza femminile nei consigli comunali dei 16 capoluoghi al voto nel 2013: confronto con le elezioni precedenti e disaggregazione per coalizioni
Osservando la Tabella 2 registriamo una situazione di partenza caratterizzata da una maggiore presenza femminile nelle liste del centro-sinistra e della sinistra rispetto al centro-destra. L’introduzione della doppia preferenza determina un corposo aumento di donne elette, in particolare nell’area del centro-sinistra per quanto riguarda i valori assoluti, ma in termini percentuali anche nel centrodestra (dove le consigliere restano all’incirca lo stesso numero, ma in un contesto in cui il numero complessivo di rappresentanti dimezza). Più in generale appare evidente che, anche in termini di “aree politiche”, la doppia preferenza aiuta un maggiore equilibrio nella rappresentanza di genere a prescindere dagli schieramenti.
Le due tabelle non offrono certezze in senso assoluto, poiché gli elementi che compongono la legislazione elettorale hanno bisogno di tempo per dispiegare i propri effetti. Tuttavia, nonostante la necessaria prudenza è chiaro, in termini di obiettivi, che la doppia preferenza determina una straordinaria crescita del numero di donne elette nei Consigli. Inoltre, sempre alla luce dei dati, è fuor di dubbio che il sistema a doppia preferenza vada oltre la frattura territoriale e partitica producendo effetti su tutto il territorio e in ogni partito (ovviamente con intensità diverse in base al contesto).
In conclusione, nonostante l’assenza di una serie storica e nonostante la valenza locale del voto, il meccanismo delle doppie preferenze si candida ad essere un ottimo strumento nel riequilibrio di genere, all’interno delle istituzioni rappresentative.