Il Pd che ancora riesce a vincere: i flussi fra primo e secondo turno a Milano e Bologna

di Aldo Paparo e Matteo Cataldi

Come abbiamo mostrato altrove, queste elezioni comunali sono state avare di soddisfazione per il Pd. Particolarmente i ballottaggi. Ci sono però alcuni contesti in cui il centrosinistra è riuscito a mantenere l’amministrazione cittadina nonostante il clima generale piuttosto sfavorevole. In questo ambito, le città più importanti sono certamente Milano e Bologna, entrambe conquistate in ballottaggi dal sapore bipolare contro il centrodestra (e quindi con gli elettori del M5s nel ruolo di terzo incomodo).

Attraverso l’analisi dei flussi elettorali possiamo indagare i comportamenti tenuti al secondo turno dai diversi elettorati (e del Movimento in particolare), e comprendere quindi con maggiore precisione come si siano venuti determinando questi esiti certo non difficili da prevedere fino ad un paio di settimane fa, ma tutt’altro che scontati alla luce di quanto accaduto altrove, a cominciare da Torino.

Iniziando dal più popoloso dei due casi analizzati, la capitale del Nord, Milano, la Tabella 1 mostra con chiarezza come il successo di Sala sia soprattutto il frutto di una significativa rimobilitazione di astenuti del primo turno (6%)

Parisi ha riportato a votare una porzione maggiore dei propri elettori al primo turno (92%), e fa segnare un ingresso diretto da Sala, ma troppo poco arriva dal M5s per potere ribaltare il risultato alla luce delle scelte di astenuti ed elettorati minori che hanno preferito Sala.

Particolarmente interessante è infatti verificare il comportamento al secondo turno degli elettori del M5s. Contrariamente a quanto avvenuto per gli elettori di centrodestra quando il ballottaggio vedeva di fronte Pd e M5s (che hanno votato e l’hanno fatto per il Movimento), almeno nel caso milanese gli elettori del M5s sono stati poco interessati alla scelta fra Sala e Parisi. Infatti, 9 su 10 si sono astenuti. La piccola porzione che ha votato sembra avere preferito Parisi in ragione di 3 a 1 su Sala, come peraltro anticipato dal candidato del Movimento a Milano, Corrado.

Tab. 1 – Milano: Destinazioni al secondo turno  degli elettorati del primo turno.

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Così, Parisi pesca poco al di fuori del proprio bacino del primo turno: l’unico ingresso rilevante è proprio quello dal rivale, che pesa il 7% del suo elettorato al secondo turno. Sala invece ottiene oltre un quinto dei propri voti da elettori che non lo avevano scelto al primo turno: la metà di questi si erano astenuti.

Tab. 2 – Milano: Provenienze al primo turno degli elettorati del secondo turno.

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La Figura 1 consente di avere una rappresentazione immediata dei diversi bacini elettorali e dei loro comportamenti. Si vede chiaramente come decisivi per il successo di Sala siano le bande arancioni in ingresso dal non voto del primo turno e dalla sinistra, in una elezione che altrimenti sarebbe stata perduta per via dei passaggi diretti verso Parisi.

Fig. 1 – Milano: Matrice dei flussi fra primo e secondo turno.

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Venendo al secondo caso considerato, Bologna, l’analisi dei flussi mostra un quadro pericolosamente vicino a quello di Torino, piuttosto che a quello di Milano. Qui infatti le seconde preferenze del terzo incomodo, in questo caso il M5s, hanno decisamente penalizzato il centrosinistra a favore dal suo avversario. Infatti oltre la metà degli elettori di Bugani (M5s) hanno votato e hanno scelto la Borgonzoni su Merola in ragione di 4 a 1. Ciò appare particolarmente interessante alla luce della analisi sul primo turno, che mostravano come il grosso dell’elettorato di Bugani provenisse dal centrosinistra di cinque anni fa. Di fronte alla scelta fra centrodestra e centrosinistra sembrano oggi avere preferito il primo.

Ancora più netto il risultato fra gli elettori di Bernardini (candidato ufficicale del centrodestra nel 2011 e in corsa nel 2016 con una civica di area centrista). Questi hanno votato tutti e preferito la Bergonzoni in misura di 7 a 1.

Merola si salva grazie al buon tasso di fedeltà dei propri elettori del primo turno (90%, con nessun passaggio diretto alla rivale), e la preferenza accordatagli dal non marginale insieme degli elettori di candidati minori al primo turno. Ma soprattutto, ciò che a consentito a Merola di riuscire a vincere pur in quadro simile a quello che portato alla sconfitta Fassino a Torino, è stata la maggiore forza relativa del centrosinistra nel capoluogo emiliano, ovvero il più ampio margine di vantaggio su cui poteva contare al primo turno.

La Borgonzoni ha invece mantenuto tutti i suoi elettori e fatto segnare anche una lieve ma significativa rimobilitazione dal non voto.

Tab. 3 – Bologna: Destinazioni al secondo turno  degli elettorati del primo turno.

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La Tabella 4, che mostra la composizione percentuale in termini di bacini al primo turno degli elettorati del secondo turno, mostra come Merola sia stato comunque più capace di Fassino ma anche di Sala di pescare al di fuori dei propri voti del primo turno. Infatti, oltre un quarto dei suoi voti sono nuovi: quasi tutti in entrata dai candidati minori.

La Bergonzoni invece ottiene il 44% dei propri voti non da suoi elettori del primo turno. Quelli in ingresso dal bacino di Bernardini sono poco più numerosi di quelli di Bugani: rispettivamente, poco meno di un quarto dell’elettorato totale della Bergonzoni al secondo turno, contro poco meno di un quinto.

Tab. 4 – Bologna: Provenienze al primo turno degli elettorati del secondo turno.

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La Figura 2 riassume tutte le scelte degli elettori fra primo e secondo turno. Consente di visualizzare come la Bergonzoni abbia fatto il pieno negli elettorati di Bernardini e Bugani, mentre per Merola decisivo è stato il consenso degli elettori di altri candidati al primo turno.

Fig. 2 – Bologna: Matrice dei flussi fra primo e secondo turno.

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In conclusione, l’elemento più interessante emerso nei flussi nei due casi considerati riguarda gli elettori del M5s. Nella scelta al ballottaggio fra candidati di centrosinistra e centrodestra, sembrano avere preferito questi ultimi. In misura molto minore, però, di quanto non abbiano fatto gli elettori del centrodestra di fronte alla scelta fra centrosinistra e M5s (vedi Torino). In realtà, sia a Bologna che a Milano, la porzione più grande di elettori del Movimento del primo turno ha deciso di astenersi; ed anche fra quanti hanno votato, il centrosinistra ha raccolto un 20/25% dei voti, molto di più che non a Torino.
Riferimenti bibliografici

Cataldi, Matteo, Emanuele, Vincenzo, e Paparo, Aldo. [2012]. Elettori in movimento nelle Comunali 2011 a Milano, Torino e Napoli. Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, 67, 5–43.

Goodman, L. A. [1953], Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

Mannheimer, R. (a cura di) (1993), Quale mobilità elettorale? Tendenze e modelli. La discussione metodologica sui flussi elettorali, Milano, Franco Angeli.


Nota metodologica: le analisi dei flussi elettorali qui mostrate sono state ottenute applicando il modello di Goodman corretto dall’algoritmo Ras ai risultati elettorali delle 1.248 sezioni del comune di Milano e delle 445 sezioni del comune di Bologna. Il valore dell’indice VR è pari a 3,8 nel primo caso e 1,6 nel secondo.

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Matteo Cataldi si è laureato presso la Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze con una tesi sulla competitività delle elezioni italiane. È stato ricercatore presso Tolomeo Studi e Ricerche e ha pubblicato articoli su Polena e Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, è co-autore di un capitolo di Terremoto elettorale (Il Mulino, 2014) e co-curatore di vari Dossier CISE e di numerose note di ricerche apparse nella serie di Dossier. Ha inoltre curato l’appendice al volume Proporzionale se vi pare (Il Mulino, 2010). I suoi interessi di ricerca comprendono lo studio del comportamento elettorale e in particolare il cambiamento della geografia del voto, anche attraverso i più recenti sviluppi degli applicativi GIS in ambito politico-sociale. È membro SISP e dello Standing Group POPE – Partiti Opinione Pubblica Elezioni.