(traduzione a cura di Elisabetta Mannoni)
Come dimostrato dall’enfasi e dalla copertura mediatica di critici e giornalisti da tutta Europa, le elezioni presidenziali francesi (il cui primo turno sarà il 23 aprile) potrebbero rivelarsi un bivio nella storia europea. In un contesto internazionale sempre meno prevedibile, le forze francesi anti-establishment ed euroscettiche di destra e di sinistra stanno crescendo, a scapito dei partiti tradizionali. I sondaggi non solo indicano Marine Le Pen in testa al primo turno fin dall’inizio della campagna elettorale, ma per la prima volta rivelano che la leader del Front National sarebbe competitiva anche al secondo turno. Peraltro, nel corso delle ultime settimane di campagna, il candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, si è fatto notare sorpassando di gran lunga il suo rivale socialista, Benoît Hamon. Mélenchon ha ora delle possibilità concrete di accedere al secondo turno. Per la prima volta dalla fondazione della Quinta Repubblica, non ci si aspetta di vedere al secondo turno delle presidenziali né un candidato socialista né uno gaullista. Con queste premesse, è chiaro come queste elezioni possano portare non solo ad uno storico riallineamento nel sistema partitico francese, ma anche ad una svolta decisiva per il futuro dell’Unione Europea.
In questo contesto, scoprire quali sono le tematiche principali discusse nella campagna elettorale, è fondamentale per capire lo stato in cui verte l’opinione pubblica francese e, di conseguenza verificare:
- L’esistenza di una ‘agenda francese’, ossia una serie di obiettivi su cui – indipendentemente dalle preferenze di partito – ci sia consenso generale e che la maggior parte dei votanti francesi ritenga prioritari;
- L’esistenza di una specifico Zeitgeist che aleggia sull’opinione pubblica francese: è, ad esempio, dominata da tematiche di destra (come l’immigrazione) o più da altre tematiche che trovano un forte supporto sul versante di sinistra della pubblica opinione? Ci interessa, inoltre, l’eventuale differenza tra il consenso su alcune tematiche e la priorità ad esse attribuite dagli elettori. A tal proposito, è particolarmente importante che ci si ponga un quesito cruciale per la politica contemporanea: se il successo di partiti (e candidati) ‘populisti’ sia dovuto ad un qualche ‘Zeitgeist populista’ (Mudde 2004) nell’opinione pubblica o piuttosto a una maggiore abilità dei suddetti partiti di cogliere le issue opportunities che si presentano loro. A tal proposito, confrontare il consenso degli elettori e la priorità su una serie di tematiche trattate può fornirci informazioni in merito alle issue oppotunities potenziali per alcuni partiti (o candidati), da loro non sfruttate.
Per fare ciò, il CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) ha condotto un sondaggio (CAWI) sulla popolazione francese adulta. Similmente a quello che era stato fatto di recente in vista delle elezioni parlamentari olandesi dello scorso marzo, anche agli intervistati francesi è stato chiesto di esprimere il loro consenso su 15 temi posizionali (temi divisivi che si riferiscono a due obiettivi tra loro rivali, come spesa pubblica vs. taglio delle tasse). Nello specifico, ad ogni intervistato è stato chiesto di posizionarsi su una scala da 1 a 6, dove gli estremi 1 e 6 indicavano i due obiettivi rivali da raggiungere in merito ad una determinata tematica. Più avanti nel questionario, veniva chiesto di indicare la priorità che attribuivano all’obiettivo da loro selezionato, per ognuna delle tematiche. Il questionario comprendeva anche nove temi imperativi o ‘valence’ (Stokes 1963), ossia tematiche che costituiscono un obbiettivo condiviso, su cui si suppone ci sia consenso generale (ad esempio, protezione dal terrorismo). Su queste tematiche, un consenso del 100% è impostato di default e agli intervistati viene solo chiesto di attribuire il livello di priorità. La selezione di entrambe le tematiche posizionali e imperative è stata fatta in collaborazione con un team di ricercatori francesi.
Tabella 1. Obiettivi divisivi e comuni per consenso dell’opinione pubblica e priorità.
Passando in esame il livello di consenso per obiettivi diversi (e la priorità attribuita a tali obiettivi), siamo in grado di fotografare lo stato attuale dell’opinione pubblica francese, e quindi la struttura potenziale di opportunità che i candidati hanno nella campagna presidenziale. Per ogni obiettivo, la Tabella 1 riporta il livello di consenso nella pubblica opinione (la percentuale di persone a favore di tematiche posizionali, giacché per le imperative assumiamo un consenso del 100%); la priorità di quell’obiettivo su tutto il campione (la percentuale di intervistati che attribuisce priorità alta a quella tematica); la priorità di quelli che sono a favore dell’obiettivo (la percentuale di intervistati che oltre a supportare quell’obiettivo, gli attribuisce anche una priorità alta).
Un primo elemento che emerge dalla Tabella 1 è che una ‘agenda francese’ in realtà esiste eccome (a): di nove temi imperativi, sei sono considerati prioritarii da almeno il 75% degli intervistati. Due tematiche specifiche ‘Proteggere la Francia dalla minaccia del terrorismo’ e ‘Combattere la disoccupazione’ sono considerate priorità dal 91% degli intervistati. In altre parole, indipendentemente dai legami di partito, e nonostante la dura campagna in corso che vede opporsi i diversi candidati e i loro programmi, l’opinione pubblica francese è fondamentalmente unita su molte tematiche: la gente è concorde su alcuni problemi comuni e si aspetta che sia il presidente ad occuparsene, chiunque esso sia. Inoltre, alcune tematiche teoricamente divisive sono in realtà sostenute da una forte maggioranza di elettori francesi. Anzi, su 15 tematiche posizionali, 5 presentano un consenso per uno degli obiettivi rivali maggiore o uguale al 75%, configurando una sorta di tematiche ‘quasi-imperative’.
Se confrontiamo questi risultati con quelli ottenuti dalle rilevazioni in Olanda, notiamo che la pubblica opinione francese è chiaramente più unita di quella olandese. In Olanda, nonostante la presenza di alcuni obiettivi condivisi, la priorità generale per le tematiche imperative era più bassa (la priorità più alta era quella registrata da una tematica, con l’85%, contro il 91% registrato da due tematiche in Francia); e solo due obiettivi rivali trovavano il supporto di almeno il 75% degli intervistati (numero che per la Francia sale a 5). Tutto sommato, la priorità generale sembra essere più alta in Francia che in Olanda: la priorità media, considerando sia tematiche imperative sia posizionali, è del 43% in Francia contro il 37% in Olanda. Questo potrebbe essere indice di una maggiore inquietudine per la società francese, i cui votanti sono consapevoli che un gran numero di problemi deve essere messo in agenda, rispetto al caso olandese.
È interessante notare che gli elettori di entrambi i paesi condividono alcuni obiettivi comuni, come la protezione dagli attacchi terroristici e la lotta alla disoccupazione, che sono rispettivamente la prima e la seconda priorità sia in Francia sia in Olanda. Questo non ci sorprende, in realtà, dato che, da un lato, la minaccia del terrorismo è tragicamente divenuta una tematica tra le più salienti in tutte le democrazie occidentali, dall’attentato a Charlie Hebdo, nel gennaio del 2015; dall’altro lato, fin dalla fine del 2008, l’arrivo della crisi economica più dura dai tempi della seconda guerra mondiale, ha diffuso il problema della disoccupazione (o quantomeno la percezione di esso) in tutta Europa, sebbene in Francia tale tema fosse saliente già da molto tempo. Dunque, queste due tematiche sembrano delineare la presenza di una ‘agenda europea’ comune. Questo è un elemento importante, che chiaramente deve essere verificato da ulteriori analisi da condursi durante le imminenti elezioni in Europa (in Germania, il prossimo settembre 2017 e in Italia, al più tardi a febbraio 2018). Le società francese ed olandese condividono un’altra caratteristica: la loro fondamentale secolarizzazione. Tra gli obiettivi divisivi più supportati, troviamo tematiche sociali come l’eutanasia (da estendere in Olanda e da legalizzare in Francia) e la possibilità di abortire (solo in Francia, questo tema non è stato chiesto in Olanda), supportata dall’81% degli intervistati francesi.
Se è vero che un’agenda francese è chiaramente identificabile, è anche vero che le tematiche di destra tendono a dominare il dibattito (b). A tal proposito, se è vero che una specifica Zeitgeist esiste, questa è chiaramente orientata a destra, più nello specifico verso obiettivi legati all’immigrazione. Ciò è in netto contrasto con l’Olanda, dove c’era un vasto consenso più che altro su tematiche di sinistra, mentre alle tematiche di destra spettava una priorità più alta. Di conseguenza, non c’è una Zeitgeist populista in Olanda, ma i partiti di destra hanno una grande opportunità di orientare il dibattito laddove i partiti di sinistra falliscono nell’intento di sfruttare issue opportunities potenzialmente molto utili. Al contrario, in Francia, subito dopo aborto ed eutanasia, quattro obiettivi legati agli immigrati registrano livelli di consenso che variano dal 70% al 79% dell’elettorato. Tutti questi temi sono aspetti di demarcazione tradizionali (Kriesi et al. 2006): limitare il numero dei rifugiati, proibire il velo islamico negli spazi pubblici, rendere le leggi sull’immigrazione più restrittive, e infine una tipica politica di sciovinismo del welfare (‘Restringere il welfare degli immigrati’). Questi obiettivi non solo sono altamente supportati, ma sono anche considerati prioritari dalla maggior parte degli intervistati (tra il 54 e il 63% in tutto l’elettorato e addirittura tra il 70% e l’82% tra gli intervistati a favore di quell’obiettivo). Pertanto, al di là dell’innegabile importanza di alcune imperative, l’immigrazione è senza dubbio l’altra ‘big issue’ in gioco nella campagna, e giocherà verosimilmente un ruolo significativo al momento del voto. Contrariamente, malgrado siano fortemente supportati, temi sociali come aborto ed eutanasia sono ritenuti essere una priorità da una fetta minore di intervistati (53% e 48% rispettivamente).
Accanto alle dominanti tematiche legate all’immigrazione, l’altra dimensione che emerge come altamente supportata e saliente è un obiettivo tradizionalmente di sinistra: ‘Ridurre le differenze di reddito’. Esso è supportato dal 75% dei votanti, è considerato priorità dal 58% di tutti gli intervistati (la seconda priorità assoluta, dopo ‘Limitare il numero dei rifugiati’). Tuttavia questo aspetto è piuttosto isolato, dal momento che altri obiettivi di carattere ideologico, come ‘Mantenere le attuali norme sul mercato del lavoro’, sono molto meno supportati ed anche battuti dall’obiettivo rivale ‘Deregolamentare il mercato del lavoro’ (rispettivamente supportati dal 48% e dal 52% dei rispondenti).
Mentre è evidente che le tematiche legate all’immigrazione costituiscano un terreno fertile per la destra populista (principalmente per Marine Le Pen); le tematiche euroscettiche sembrano rimanere sullo sfondo. Sono infatti supportate da una piccola parte della popolazione (38% per ‘Uscire dall’UE’ e 37% per ‘Uscire dall’Euro’ e la priorità che gli elettori attribuiscono loro è inferiore a quella attribuita ad obiettivi pro-UE (anche guardando solo quelli che hanno selezionato l’obiettivo, 76% e 73% rispettivamente per posizioni pro-Euro e pro-UE, contro il 69% ottenuto da entrambi gli obiettivi euroscettici). Interessante da notare è come le attitudini verso la globalizzazione economica mostrino un risultato diverso: il 63% degli intervistati vorrebbe porvi dei limiti. In altre parole, le tematiche demarcazioniste di Kriesi non dovrebbero essere considerate a priori come parte di un terreno comune: immigrati, globalizzazione ed Euroscetticismo rivelano livelli diversi di supporto e priorità, e dunque ci aspetteremmo un’accurata analisi strategica del ‘menù demarcazionista’ da parte dei candidati di destra. In linea con tutto questo, i candidati dovrebbero concentrare l’attenzione sulle tematiche legate all’immigrazione e, con meno enfasi, evidenziare posizioni anti-globalizzazione; mentre considerazioni anti-europeiste farebbero bene ad esser lasciate nelle retrovie durante la campagna.
References
Kriesi, H., Grande, E., Lachat, R., Dolezal, M., Bornschier, S., and Frey, T. (2006), ‘Globalization and the transformation of the national political space: Six European countries compared’, European Journal of Political Research, 45(6), 921-56.
Mudde, C. (2004) ‘The populist zeitgeist’, Government and opposition, 39(4), 542-63.
Stokes, Donald E. (1963), ‘Spatial Models of Party Competition’, American Political Science Review 57 (2): 368–77.