Traduzione di Elisabetta Mannoni.
L’elezione del Parlamento Europeo si è svolta nella Francia metropolitana il 26 maggio (i dipartimenti d’oltremare avevano già votato il giorno prima). 74 i seggi che dovevano essere assegnati, con ulteriori 5 seggi di riserva in caso di Brexit. Le elezioni si sono svolte con un sistema proporzionale, con la soglia minima al 5% (Angelucci e Paparo 2019): solo le liste che superano questa soglia ottengono la possibilità di avere rappresentanti al Parlamento Europeo. Le liste di partito sono chiuse, il che significa che i cittadini votano per una lista, ma non possono esprimere alcuna preferenza per candidati specifici all’interno di quella lista. Mentre questa regola elettorale è simile a quella utilizzata nel 2014, la divisione dei distretti elettorali è cambiata, e si è passati da 8 circoscrizioni regionali ad un unico distretto elettorale nazionale.
La campagna elettorale
Questa elezione ha rappresentato un importante test per il presidente francese Emmanuel Macron e per il suo partito, La Republique en Marche (LaREM), in quanto si è trattato, di fatti, del primo sondaggio a livello nazionale dalla sua vittoria alle elezioni presidenziali e legislative di maggio e giugno del 2017 (Emanuele e Paparo 2018). Inoltre, questa campagna elettorale ha seguito mesi di contestazione popolare da parte del movimento dei gilet gialli. Questo movimento è nato nell’ottobre 2018, inizialmente come protesta contro un aumento nei prezzi del carburante. È cresciuto rapidamente, diffondendosi largamente attraverso i social media, ed ha portato a grandi manifestazioni, di settimana in settimana, in tutta la Francia. Sebbene le rivendicazioni di questo movimento fossero di vario genere, particolare interesse si veniva rivolto a questioni di giustizia sociale e fiscale, all’aumento dei costi della vita e a una richiesta di nuove forme di partecipazione, come l’introduzione dell’iniziativa cittadina rispetto ai referendum. Più in generale, questo movimento ha espresso un profondo malcontento rispetto ai partiti tradizionali e alle scelte del governo.
Il lancio ufficioso della campagna è stato forse rappresentato dalla lettera di Emmanuel Macron ai cittadini europei, un editoriale pubblicato sui giornali di tutti gli stati membri dell’UE all’inizio del marzo 2019. Ha proposto una serie di riforme in vista di un “Rinascimento europeo” ed ha avvertito che “ritirarsi nel nazionalismo” non avrebbe offerto alternative. In questo appello all’unità e a un’ulteriore integrazione europea hanno riecheggiato alcuni dei temi centrali della sua campagna presidenziale del 2017. Ha infine ritratto le elezioni europee come una competizione tra progressisti europeisti e liberali, da un lato, e partiti euroscettici e movimenti populisti, dall’altro.
Questa contrapposizione ha dominato la campagna elettorale francese, gettando le basi di Renaissance, la lista del partito del presidente e dei suoi alleati (LaREM e MoDem, il Movimento Democratico), contro il Rassemblement National (RN, ex Front National) di Marine Le Pen, in una sorta di replica della competizione presidenziale giocatasi nel 2017. Il coinvolgimento personale di Emmanuel Macron nella campagna, in particolare durante gli ultimi giorni, è stato insolito per un Presidente. Anche se Marine Le Pen non era il candidato principale del suo partito (era anzi in una delle ultime posizioni della lista), la competizione tra i due ha contribuito a conferire alle elezioni un carattere plebiscitario: per Le Pen, un referendum anti-Macron; per Macron, un voto a favore o contro l’Europa.
In competizione, un numero record di 34 liste (ben 12 in più rispetto al 2014). Mentre la maggior parte di queste non aveva alcuna possibilità di raggiungere la soglia del 5%, una simile molteplicità di liste testimonia la continua frammentazione del fazioso scenario politico francese. A sinistra, erano in competizione le liste di cinque partiti con deputati europei uscenti: La France Insoumise (LFI), il partito di Jean-Luc Mélenchon, che ha concluso in quarta posizione nel primo turno delle ultime elezioni presidenziali; il Partito Comunista Francese (PCF), il Partito Socialista (PS), Génération.s, il movimento di Benoît Hamon, candidato del Partito Socialista nelle elezioni presidenziali del 2017, e i verdi di Europe Écologie – les Verts (EELV). A destra, il RN ha affrontato la concorrenza dei repubblicani, i gollisti, tradizionalmente il principale partito di destra, ed altre liste di estrema destra, come Debout la France e Les Patriotes.
I risultati
Contrariamente al timore, più volte esplicitato nel corso della campagna elettorale, di un alto tasso di astensione, l’elezione è stata contrassegnata da un significativo aumento dell’affluenza alle urne rispetto al 2014. Si è raggiunto il 50,1%, con un incremento di quasi nove punti rispetto alle precedenti elezioni europee (42,4%). È la prima volta negli ultimi 25 anni che l’affluenza alle elezioni europee in Francia supera la soglia del 50%.
Il RN ha vinto il testa a testa contro Reinassance, finendo primo con il 23,3% dei voti (per i risultati dettagliati si veda la Tabella 1). Il margine di vittoria è stato piuttosto basso, inferiore a un punto percentuale, e la percentuale di voti RN in realtà è diminuita rispetto al suo storico successo nelle elezioni europee del 2014 (Russo 2014). Tuttavia, questo risultato rappresenta un’importante vittoria simbolica per Marine Le Pen, in quanto entrambi i leader avevano chiaramente fissato come loro obiettivo finire al primo posto.
Ottenendo quasi il 46% dei voti (e il 58% dei seggi), i due capofila hanno lasciato i concorrenti molto indietro. La terza lista più votata è stata EELV. Questo è stato un successo inaspettato per i Verdi: con una quota di voti del 13,5%, sono chiaramente andati oltre rispetto alle stime dei sondaggi pre-elettorali, che non li hanno mai collocati al di sopra del 10%. Al contrario, i tradizionali partiti di governo, il PS a sinistra e LR a destra, hanno ottenuto i risultati più bassi di sempre in una competizione europea. La quota di voti dei socialisti è stata addirittura inferiore rispetto al già magro risultato ottenuto nell’elezione presidenziale del 2017 (Michel 2018) . Hanno perso più della metà dei loro seggi al Parlamento Europeo. Mentre questo ha confermato solo la sconfitta elettorale del Partito Socialista, il risultato elettorale è stato ancor più sorprendente per quanto riguarda i Repubblicani. Con l’8,5% dei voti (e soli 8 seggi), hanno ottenuto un risultato significativamente inferiore alle aspettative, giacché i sondaggi condotti durante le ultime settimane della campagna elettorale li attestavano attorno al 13% circa. L’ultima lista ad aver superato la soglia di sbarramento è stata LFI, che ha conquistato 6 seggi, con una quantità di voti ottenuti simile a quella del PS. Anche questo è stato un risultato deludente, dato il notevole risultato successo del partito di Jean-Luc Mélenchon nelle elezioni del 2017.
Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019: Francia | ||||||||
Partito | Gruppo parlamentare | Voti (N) | Voti (%) | Seggi | Seggi in caso di Brexit | Diff. di voti dal 2014 (PP) | Diff. di seggi dal 2014 | Diff. di seggi dal 2014 in caso di Brexit |
Rassemblement National (RN) | ENF | 5.281.576 | 23,3 | 22 | 23 | -1,6 | -2 | -1 |
La Republique En Marche! (LaREM)/Movimento Democratico (MoDem) | 5.076.363 | 22,4 | 21 | 23 | +21 | +23 | ||
Europe Écologie – les Verts (EELV) | G-EFA | 3.052.406 | 13,5 | 12 | 13 | +4,5 | +6 | +7 |
Repubblicani (LR) | EPP | 1.920.530 | 8,5 | 8 | 8 | -12,3 | -12 | -12 |
La France Insoumise (LFI) | GUE-NGL | 1.428.386 | 6,3 | 6 | 6 | |||
Partito Socialista (PS), Place Publique (PP), Nouvelle Donne (ND) | S&D | 1.401.978 | 6,2 | 5 | 6 | -10,7 | -8 | -7 |
Debout la France (DLF) | – | 794.953 | 3,5 | 0 | 0 | -0,3 | 0 | 0 |
Génération.s | – | 741.212 | 3,3 | 0 | 0 | |||
Unione di Democratici e Indipendenti (UDI) | ALDE | 566.746 | 2,5 | 0 | 0 | -7,4 | -7 | -7 |
Partito Comunista Francese(PCF) | – | 564.717 | 2,5 | 0 | 0 | |||
Partito Animalista (PA) | – | 490.570 | 2,2 | 0 | 0 | |||
Generazione Ecologia (GE)/Movimento Ecologista Indipendente (MEI) | – | 411.793 | 1,8 | 0 | 0 | +0,7 | 0 | 0 |
Unione Popolare Repubblicana (UPR) | – | 265.957 | 1,2 | 0 | 0 | +0,8 | 0 | 0 |
Altri | 657.037 | 2,9 | 0 | 0 | ||||
Totale | 22.654.224 | 100 | 74 | 79 | – | 5 | ||
Affluenza (%) | 50,1 | |||||||
Soglia di sbarramento (%) | 5 | |||||||
Fonte: https://www.interieur.gouv.fr/Elections/Elections-europeennes-2019/Resultats-des-elections-europeennes-2019. |
Conclusioni
I risultati delle elezioni europee confermano la profonda trasformazione del sistema partitico francese, avviata con le elezioni presidenziali e legislative del 2017 (Perrineau 2017). Se storicamente la politica francese è stata dominata per decenni da una divisione sinistra-destra tra socialisti e repubblicani (o i loro predecessori gollisti), le recenti competizioni elettorali sono state contrassegnate dall’opposizione tra un polo nazionalista e uno progressista. Questo processo di trasformazione risulta ulteriormente aggravato dal rafforzamento dei Verdi. Come molte delle loro controparti europee, hanno beneficiato dell’aumentata rilevanza dei temi ambientali e della maggiore consapevolezza in materia di cambiamento climatico. Ma il loro successo contribuisce anche al declino dei partiti tradizionali e al della classica divisione tra sinistra e destra.
Con un campo di sinistra particolarmente frammentato e una destra fortemente indebolita, la competizione tra i partiti progressisti e nazionalisti rimarrà probabilmente l’asse dominante su cui si evolverà la competizione politica francese dei prossimi anni. La vittoria elettorale del RN non è stata clamorosa, ma è quanto basta a sostenere la pretesa di Marine Le Pen di rappresentare la principale forza di opposizione. Rafforza inoltre la sua leadership contro le critiche che le sono state rivolte dopo la sua sconfitta del 2017. D’altra parte, mentre LaREM non ha vinto le elezioni, il suo risultato non è di molto inferiore a quello di Macron nel primo turno delle elezioni presidenziali del 2017. I partiti di governo subiscono spesso perdite elettorali nelle elezioni europee, in particolare quando si svolgono nel bel mezzo del mandato elettorale nazionale (Hix e Marsh 2011), come nel caso di queste elezioni. Anche se queste elezioni non hanno dato a Macron la ventata di aria fresca che sperava dopo mesi di protesta popolare, la sconfitta non è stata così amara da costringerlo a cambiare rotta. Questo è ciò che Édouard Philippe, il primo ministro, ha sottolineato di fronte ai risultati elettorali. Li ha definiti “deludenti”, ma ha osservato che questo risultato non deve essere considerato una sanzione e che il governo continuerà con le sue riforme. La rotta sembra essere già tracciata verso le elezioni presidenziali del 2022.
Riferimenti bibliografici
Angelucci, D. e Paparo, A. (2019), ‘L’Europa al voto, ma con quali regole?’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/22/leuropa-al-voto-ma-con-quali-regole/
Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di) (2018), Dall’Europa alla Sicilia. Elezioni e opinione pubblica nel 2017, Dossier CISE(6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.
Hix, S. e Marsh, M. (2011), ‘Second-order effects plus pan-European political swings: An analysis of European Parliament elections across time’, Electoral Studies, 30 (1), pp. 4-15.
Michel, E. (2018), ‘Presidenziali in Francia: cronaca di una sorpresa prevista’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Dall’Europa alla Sicilia. Elezioni e opinione pubblica nel 2017, Dossier CISE(6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 97-100.
Perrineau, P. (2017), Le vote disruptif: Les élections présidentielle et législatives de 2017, Parigi, Presses de Sciences Po.
Russo, L. (2014), ‘Francia: la vittoria storica del Front National‘, in L. De Sio, V. Emanuele e N. Maggini (a cura di), Le elezioni europee del 2014, Dossier CISE (6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 181-187.
[1] I risultati del 2014 per la lista PS-PP-ND sono i risultati comuni degli elenchi separati di PS e ND. Per UDI, corrispondono al risultato del suo elenco congiunto con MoDem. Nel 2014 non sono stati riportati risultati per il PCF, in quanto faceva parte di una coalizione con altri partiti, tra cui il precursore di LFI (una lista congiunta che ha ottenuto il 6,6% dei voti e 4 seggi).