Explaining the impact of new parties in the Western European party systems

Negli ultimi anni, i sistemi di partito dell’Europa occidentale sono risultati permeabili all’ingresso di nuovi partiti. Nuove formazioni politiche hanno ottenuto successi elettorali rilevanti, ottenendo rappresentanza in parlamento e, in alcuni casi, accedendo al governo dei rispettivi paesi. Si pensi, solo per menzionare i casi più noti, al Movimento Cinque Stelle, a Podemos, Ciudadanos e Vox in Spagna, al partito del Presidente Macron (La Republique en marche) in Francia, ad Alternativa per la Germania o ad Alba Dorata in Grecia.

Cosa spiega il successo dei nuovi partiti in Europa occidentale? Quali fattori sono responsabili della capacità dei nuovi partiti di emergere come attori di successo nell’arena elettorale, di ottenere seggi in Parlamento e posizioni di governo?

Questo articolo, pubblicato sul Journal of Elections, Public Opinion and Parties, risponde a queste domande di ricerca sviluppando un’analisi comparata su 20 paesi dell’Europa occidentale dalla Seconda guerra mondiale a oggi. L’analisi empirica si basa su un dataset originale che raccoglie informazioni sull’innovazione elettorale, parlamentare e governativa del sistema partitico, ossia il successo dei nuovi partiti nelle diverse arene di competizione. Il dataset copre circa 350 elezioni e legislature e 670 governi in Europa occidentale.

I risultati dell’analisi ci dicono che i sistemi di partito dell’Europa occidentale nell’ultima decade sono diventati molto più “innovativi” rispetto al passato sia a livello elettorale che parlamentare. Nell’arena del governo, invece, l’impatto dei nuovi partiti per il momento è stato più limitato. Il cambiamento nei livelli di affluenza alle urne sembra essere il principale fattore che determina il successo dei nuovi partiti in termini di voti e seggi ricevuti: più cambia il corpo elettorale rispetto alle precedenti elezioni (l’affluenza cresce o diminuisce) più i nuovi partiti hanno successo. Nell’arena del governo, invece, il fattore più importante sembra essere l’andamento dell’economia. I nuovi partiti vanno più facilmente al governo quando l’economia del paese versa in cattive condizioni.

Questi risultati si inseriscono in un’ampia letteratura sull’impatto dei nuovi partiti e sollecitano la necessità di adottare una prospettiva larga di analisi che, anziché focalizzarsi esclusivamente sul successo elettorale, guardi anche alla penetrazione di queste forze politiche nelle arene decisionali. Solo così otterremo un quadro comprensivo e sistematico sull’impatto dei nuovi partiti e i fattori che spiegano il loro (variabile) successo.

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Per citare l’articolo:

Emanuele, V. and Chiaramonte, A. (2019), ‘Explaining the impact of new parties in the Western European party systems’, Journal of Elections, Public Opinion and Parties, DOI: 10.1080/17457289.2019.1666402.

ABSTRACT
In recent years, and particularly following the impact of the “great recession”, Western European party systems have undergone profound change. New parties have emerged and been successful, thus radically changing the structure of inter-party competition. So far, research on new parties has been mainly conducted from party-level and election-centred perspectives. Here, instead, we focus on party system innovation (PSInn), meaning the impact of new parties on Western European party systems, and on the factors that explain such impact, by adopting a systemic perspective and taking into account all the arenas where inter-party competition takes place (i.e. elections, parliaments and governments). For this purpose, this article relies on an original dataset on the performances of new parties in terms of votes, seats, and ministerial posts, covering about 350 elections and 670 governments in 20 countries, over the period 1945–2017. The results of the analysis show a notable increase in PSInn over the last decade, in particular with regard to the electoral and parliamentary arenas. Moreover, data show that PSInn in the electoral and the parliamentary arenas is mainly predicted by turnout change, while in the governmental arena is instead driven by the country’s economic performance.

Vincenzo Emanuele è ricercatore in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e co-coordinatore del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018). Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Alessandro Chiaramonte è Professore ordinario in Scienza politica presso l’Università di Firenze, dove insegna Sistema politico italiano ed Elezioni, partiti e opinione pubblica. Laureato nella facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Scienza politica nel 1996. È stato Research fellow presso la London School of Economics and Political Science. Fondatore e membro del Centro Italiano di Studi elettorali (CISE), è anche componente del comitato direttivo della Società Italiana di Scienza Politica (SISP), della Società Italiana di Studi Elettorali (SISE) e dell'Associazione Studi e Ricerche Parlamentari. Sotto il profilo della ricerca, si è occupato dello studio di vari aspetti della transizione politica italiana, con particolare riferimento alle elezioni e alle riforme istituzionali introdotte e progettate ai vari livelli di governo. Più recentemente è impegnato inoltre nell'analisi della trasformazione dei sistemi partitici, sia di quello italiano sia in prospettiva comparata soprattutto europea. Su questi temi ha scritto vari saggi. E' autore di "Tra maggioritario e proporzionale. L’universo dei sistemi elettorali misti" (Il Mulino, 2005). Ha curato (con Roberto D'Alimonte) "Il maggioritario regionale. Le elezioni del 16 aprile 2000" (Il Mulino, 2000), "Proporzionale ma non solo. Le elezioni politiche del 2006 (Il Mulino, 2007), "Proporzionale se vi pare. Le elezioni politiche del 2008" (Il Mulino, 2010) e (con Giovanni Tarli Barbieri) "Riforme istituzionali e rappresentanza politica nelle regioni italiane" (Il Mulino, 2007) e "Il premio di maggioranza" (Carocci, 2011). Tra il 2002 e il 2004 è stato consulente del Consiglio regionale della Toscana nella predisposizione della nuova legge elettorale e della legge sulle primarie.