Autore: Cristiano Gatti

  • Primo turno a Cinisello Balsamo: il centrodestra vicino ad una storica vittoria

    Primo turno a Cinisello Balsamo: il centrodestra vicino ad una storica vittoria

    Come accaduto nelle amministrative dello scorso anno a Sesto San Giovanni, un altro comune della cintura urbana milanese, Cinisello Balsamo sta vivendo, dal punto di vista elettorale, una rivoluzione. Come per la Stalingrado d’Italia, il comune nato dalla fusione dei borghi di Cinisello e Balsamo ha sempre visto i partiti della sinistra e i loro epigoni trionfare: basti pensare che dal 1945, Cinisello Balsamo ha sempre avuto un sindaco comunista o socialista e, da quando vige l’elezione diretta del sindaco, il centrosinistra ha vinto per tre volte al primo turno (nel 1995 e nel 1999 con Daniela Gasparini e nel 2004 con Angelo Zaninello) e per due volte al ballottaggio (nel 2009 ancora con la Gasparini e, infine, nel 2013 con Silvia Trezzi).

    In questo primo turno di elezioni amministrative, invece, pur assistendo a un centrosinistra e un PD più in salute rispetto al risultato deludente delle Politiche del 4 marzo (grazie anche alla nota debolezza del Movimento 5 Stelle a livello locale), si è avverato lo storico sorpasso del centrodestra.

    Andando però con ordine, la candidata incumbent, Silvia Trezzi si è fermata al 41% dei voti, mentre lo sfidante, il capogruppo uscente della Lega, Giacomo Ghilardi, ha collezionato il 45,9% dei consensi. Staccatissimo e senza possibilità di accedere al ballottaggio il Movimento 5 Stelle che si è fermato a poco più del 10% dei voti, mentre il candidato civico, ex segretario cittadino del PD, Luigi Marsiglia ha superato di poco il 2%.

    Lo scenario che osserviamo a Cinisello Balsamo è in linea con la tendenza emersa nella stragrande maggioranza dei comuni che andranno al ballottaggio, vale a dire un sostanziale ritorno al bipolarismo a livello locale. Come si vedrà nelle righe successive, anche ai fini del ballottaggio, è utile tenere in conto il dato sull’affluenza: rispetto alle Comunali precedenti del 2013, si è verificata una diminuzione di 2,8 punti percentuali, mentre rispetto alle consultazioni politiche di quest’anno, si è registrata una perdita considerevole, che sfiora i 25 punti percentuali, ma comunque più bassa di quella intercorsa, sempre fra politiche e comunali, nel 2013.

    Passando all’analisi dei risultati dei partiti, occorre notare come il grande risultato del Movimento 5 Stelle alle Politiche (28,9% e primo partito) non gli abbia consentito di andare neppure vicino al ballottaggio a causa soprattutto della scarsa capacità di tramutare il consenso conquistato alle Politiche in voti alle comunali. Il centrosinistra, invece, ha migliorato notevolmente il risultato delle politiche (dal 27,9% al 41%) in parte grazie al risultato del PD (dal 24,4% al 29,1%) ma soprattutto per la capacità della coalizione di tenere insieme, oltre al PD, forze alla sua sinistra (3,3%) e coinvolgere anche personalità civiche in una lista che ha raccolto l’8,5% dei voti. Infine, anche nel centrodestra, nonostante l’ottimo risultato, ci sono stati “vincitori e vinti”. Forza Italia in sostanza ha dimezzato il risultato del 4 marzo (dal 12,7% al 6,8%) così come Fratelli d’Italia (dal 2,8% all’1,6%), mentre la Lega ha aumentato di poco più di tre punti il suo bottino (da 20,9% a 24,2%). A trascinare il risultato della coalizione moderata è stato anche il discreto successo delle civiche d’area che hanno totalizzato più del 10% dei suffragi.

    Tab. 1 – Risultati elettorali per liste e coalizioni a Cinisello Balsamo nelle elezioni politiche e comunali, 2013-2018[1] (clicca per ingrandire)cinisello_tab

    I voti di marzo e giugno in prospettiva

    Per comprendere più in profondità come i risultati delle elezioni comunali a Cinisello Balsamo si siano determinati, abbiamo stimato i flussi elettorali dalle recenti elezioni politiche. Il diagramma di Sankey visibile sotto (Fig. 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali. A sinistra sono riportati bacini elettorali delle politiche, a destra quelli delle comunali. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza alle politiche, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle comunali. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

    Gettando uno sguardo alla Figura 1, si può notare come l’astensione sia stata alimentata per poco più della metà da elettori che si erano già astenuti alle scorse politiche. L’altra metà, oltre a qualche elettore renziano, è monopolizzata da elettori di centrodestra e del M5S che hanno deciso di non ripresentarsi alle urne il 10 giugno. ciascuno di questi due flussi vale circa un decimo dell’elettorato cinisellese, poco di più il primo, poco meno il secondo.

    Si apprezza poi una larga banda rossa rappresentante elettori del centrosinistra delle politiche che hanno votato il candidato di centrodestra alle comunali. Questo flusso pesa il 5,5% dell’elettorato nel suo complesso, ovvero, ogni 18 elettori ce ne è uno che ha votato Ghilardi alle comunali dopo avere votato il centrosinistra alle politiche.

    Infine, la Figura 1 consente di rilevare il rilevante spostamento di elettori dal M5S delle politiche al candidato sindaco del centrosinistra nelle comunali. Questo flusso vale oltre il 4% dell’elettorato, cioè un elettore ogni 24.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Cinisello Balsamo fra politiche (sinistra) e comunali (destra) del 2018, percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)cinisello_sankey

    I nuovi elettorati dei partiti a Cinisello Balsamo

    Per prima cosa occorre comparare la composizione dell’elettorato dei vari partiti. Se ipotizziamo che 100 sia il totale dell’elettorato di ogni candidato sindaco che si è presentato alle elezioni comunali, la Tabella 2 ci mostra da quale partito delle politiche 2018, e in quale misura, provengono gli elettori dei candidati presentatesi alle comunali. Notiamo così che l’elettorato di Ghilardi è composto per il 69% da elettori di centrodestra, per un sorprendente 25% da elettori che nelle scorse politiche avevano votato centrosinistra e da un 4% di astenuti. Nell’elettorato di Trezzi (centrosinistra), due elettori su tre hanno votato partiti di sinistra (57% per PD e alleati, 9% per LeU) mentre il restante terzo ha votato Di Maio alle scorse politiche. Il candidato grillino Zanesi ha raccolto in larghissima parte voti degli elettori pentastellati alle Politiche (84%), e, in misura appena apprezzabile, ha pescato tra chi ha votato PD (7%) e chi si è astenuto (6%). Infine, Marsiglia, il candidato civico di area centrosinistra, che potrebbe avere un certo peso al ballottaggio, mostra di avere un elettorato dal profilo politico chiaro poiché circa i due terzi dell’elettorato ha votato per forze di sinistra alle politiche.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Cinisello Balsamo fra politiche e comunali del 2018, provenienze (clicca per ingrandire)cinisello prov

    L’elettorato delle politiche

    Se ora ribaltiamo la prospettiva e ipotizziamo che 100 sia il numero di elettori per ciascun partito o coalizione delle Politiche 2018, la Tabella 3 mostra verso quali candidati sindaco, e in che percentuali, si sono mossi questi elettori. Scopriamo così che il centrodestra si è diviso tra il voto al proprio candidato d’area (58%) e il non voto (42%), e che gli elettori pentastellati hanno scelto soluzioni diverse: i voti del M5S sono andati per quasi la metà nell’astensione, per il 33% al candidato del PD, mentre solo il 20% di chi ha votato il Movimento il 4 marzo ha riconfermato il proprio voto per Zanesi.

    Per quanto riguarda, invece, il centrosinistra, il 57% degli elettori renziani ha votato il proprio candidato di riferimento mentre, il 28% ha preferito votare per il leghista Ghilardi. Una parte non trascurabile, ma comunque ben più bassa che per gli altri due poli (circa un decimo), ha deciso di non recarsi alle urne. Infine, uno sguardo sugli elettori di Liberi e Uguali: questi, in maggioranza, hanno avallato la decisione della candidatura unica della coalizione di centrosinistra anche se una percentuale non trascurabile si è divisa tra il voto al candidato leghista (22%) e quello all’ex PD Marsiglia (10%).

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Cinisello Balsamo fra politiche e comunali del 2018, destinazioni (clicca per ingrandire)cinisello dest

     

    Conclusioni

    A confronto con le scorse tornate elettorali, il governo di Cinisello Balsamo non è mai stato così contendibile. Il centrodestra si presenta al ballottaggio in vantaggio rispetto al centrosinistra di qualche punto percentuale, grazie alla capacità di rimobilitare i propri elettori del 4 marzo e alla capacità di pescare nel bacino del centrosinistra. Questo dato può essere spiegato in due modi: da una parte può essersi creata una voglia di cambiamento anche nell’elettorato PD (a fronte della mancanza di alternanza politica, così come per un giudizio negativo dell’esperienza di governo del sindaco uscente); e dall’altra potrebbe aver influito la dinamica nazionale post-elezioni che in questo momento sta favorendo nettamente la Lega. Comunque, il centrosinistra, pur in difficoltà, resiste, e sembra possedere la capacità di recuperare lo svantaggio grazie alla sua discreta capacità attrattiva sia nei confronti degli elettori del Movimento 5 Stelle sia della piccola civica dell’ex segretario cittadino del PD Franco Marsiglia che, pur definendosi centrista, ha intercettato, per circa i due terzi, voti di quanti alle politiche hanno votato a sinistra. Inoltre, è da sottolineare che l’astensione, in questa tornata elettorale, ha colpito soprattutto i partiti di centrodestra e il M5S, che hanno ceduto quasi la metà del loro elettorato al non voto, mentre il centrosinistra solo l’11%.

    Riassumendo, questo turno di elezioni comunali è stato molto positivo per il centrodestra che ha aumentato di dieci punti il risultato delle scorse Comunali, discreto per il centrosinistra che ha sì perso 7,7 punti percentuali dalle ultime elezioni comunali ma è nettamente migliorato rispetto al 4 marzo e sembra in grado di avere maggiori spazi di crescita nel ballottaggio rispetto al centrodestra. Infine, per il Movimento 5 Stelle si è trattato di una vera e propria sconfitta: queste elezioni fanno registrare un -3,3 punti rispetto alle scorse Comunali e un -18,4 punti rispetto al risultato dello scorso 4 marzo. Il partito fondato da Beppe Grillo è tuttavia centrale anche nella scena politica locale cinisellese, in quanto i suoi elettori saranno determinanti ai fini della vittoria di uno dei due contendenti. In questo senso, sarà particolarmente interessante come questi decideranno di comportarsi fra astensione, centrosinistra e centrodestra, ricordando che il candidato sindaco di quest’ultima coalizione è un esponente della Lega, il partner nazionale di governo del M5S. Mancano ormai pochi giorni per scoprire sia  chi sarà il nuovo sindaco, sia quali saranno state le scelte degli elettori del M5S.

    Riferimenti bibliografici

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Schadee, H.M.A., e Corbetta, P., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 65 sezioni elettorali del comune di Cinisello Balsamo. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Si tratta di 2 unità in tutto. Il valore dell’indice VR è pari a 9,1.


    [1]Nella parte superiore della tabella sono presentati i risultati al proporzionale; nella parte inferiore si usano i risultati maggioritari. Nella parte superiore, ciascuna riga somma i risultati dei relativi partiti, a prescindere dalla coalizione della quale facessero parte. Nella parte inferiore, invece, si sommano i risultati dei candidati (sindaco o di collegio), classificati in base ai criteri sotto riportati. Per le politiche 2013, abbiamo considerato quali i voti raccolti ai candidati quelle delle coalizioni (che sostenevano un candidato premier).

    Criteri per l’assegnazione di un candidato a un polo: se un candidato è sostenuto dal PD o da FI (o il PDL) è attribuito al centro-sinistra e al centro-destra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno. Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (Altri). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI/PDL che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

    Nella categoria partiti di sinistra rientrano: RifCom, PC, PCI, PAP, FDS, SEL, SI, MDP, LEU, RivCiv. Nella categoria altri partiti di centro-sinistra sono inseriti: Insieme, PSI, IDV, Radicali, +EU, Verdi, CD, DemA.

    L’insieme dei candidati sostenuti da almeno una di queste liste, ma non dal PD, costituisce il polo di sinistra alternativa al PD della parte inferiore della tabella. Il polo di centro-sinistra somma, invece, i candidati nella cui coalizione compare (anche) il PD.

    Nella categoria partiti di centro rientrano: NCI, UDC, NCD, FLI, SC, CivP, NCD, AP, DC, PDF, PLI, PRI, UDEUR, Idea. Il polo di centro è formato da candidati sostenuti da almeno uno di questi.

    Nella categoria partiti di destra rientrano La Destra, MNS, FN, FT, CPI, DivB, ITagliIT. Il polo di destra somma i candidati sostenuti da almeno uno di questi o da Lega o FDI, ma non da FI/PDL. Il polo di centro-destra, invece, è la somma dei candidati nella cui coalizione compare (anche) FI (o il PDL).

  • I flussi fra ricordo del voto 2013 e intenzioni di voto 2018 al Nord

    I flussi fra ricordo del voto 2013 e intenzioni di voto 2018 al Nord

    Nel corso degli anni, le regioni del Nord Italia si sono sempre distinte per una ben precisa identità politico-culturale che, già a partire dalle elezioni del 1948, ha premiato i partiti moderati. Questo trend, nella Seconda Repubblica, non è cambiato, anche a fronte dell’emersione di nuove forze politiche (Forza Italia e Lega Nord) che hanno modificato l’offerta elettorale. Nel 2013, per esempio, pur scontando una grande emorragia di voti, la coalizione di centrodestra formata da PdL, Lega Nord, Fratelli d’Italia e partner minori riuscì a mantenere la leadership in quest’area del paese: un fatto di fondamentale importanza se pensiamo che il Porcellum al Senato prevedeva l’assegnazione di premi maggioranza su base regionale. I dati dicono che se la coalizione di centrosinistra guidata da Bersani fosse riuscita a raggiungere il primo posto anche solo in Lombardia, avrebbe avuto i numeri in Parlamento per dare il via alla nascita di un governo di centrosinistra appoggiato dai montiani (Chiaramonte e De Sio, 2014).

    Il sondaggio realizzato dal CISE somministrato a 6000 casi sulla popolazione adulta italiana con metodologia mista (CATI-CAMI-CAWI) e una stratificazione innovativa ci permette di analizzare i flussi elettorali tra il ricordo del voto nel 2013 e le intenzioni di voto per il 4 marzo 2018. Il primo dato che emerge è la grande rimobilitazione dell’elettorato di centrodestra che riesce a convincere quasi il 90% dei propri elettori del 2013. Com’era lecito attendersi, i due partiti maggiori Lega e Forza Italia fanno da traino (rispettivamente con il 43,6% e il 37,9%). Questo dato è interessante anche per analizzare l’evoluzione politica dei due partiti negli ultimi mesi: se, da una parte, il progetto nazionale di Matteo Salvini non inibisce la capacità della Lega di rimobilitare il proprio elettorato, dall’altra si nota sempre di più la meridionalizzazione di Forza Italia (come testimoniato dal contributo di Riggio). La compattezza dell’elettorato di centrodestra si dimostra anche nella preferenza per una scelta di tipo exit come l’astensione (4,1%) piuttosto che esprimere un voto al di fuori della coalizione: Pd e M5s conquistano rispettivamente il 2,2% e il 3,8% degli elettori berlusconiani, ben al di sotto anche della quota di quanti decidono di votare per il junior partner della coalizione di centrodestra, Fratelli d’Italia (7,3%).

     

    Tabella 1 –  I flussi elettorali fra ricordo del voto 2013 e intenzione di voto 2018 al Nord, destinazioni (clicca per ingrandire)

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    Analizzando, invece, il comportamento degli elettori che nel 2013 accordarono il loro voto alla coalizione di centrosinistra notiamo come i partiti della coalizione costruita da Matteo Renzi (Pd, +Europa, Insieme e Civica Popolare) convincono poco il 67% degli elettori del 2013. Una capacità di rimobilitare il proprio elettorato nettamente inferiore a quella del centrodestra anche a causa della concorrenza a sinistra di LeU. Il partito di Grasso convince circa il 12% degli elettori di Bersani, mentre il Pd ne riporta al voto il 60% e +Europa di Emma Bonino più del 5%. Un elettorato, quello che votò per la coalizione “Italia Bene Comune” che preferisce rifugiarsi nell’astensione (8,3%) piuttosto che uscire dall’area ideologica della sinistra: il M5s colleziona solo il 6,2%, mentre i partiti di centrodestra collezionano il 4,7%.

    Il Movimento 5 Stelle certifica, invece, il suo scarso appeal presso l’elettorato settentrionale riportando al voto solo il 66,8% del proprio elettorato del 2013 (ben l’8,5% decide di astenersi). Si tratta di un dato nettamente in controtendenza con l’alta percentuale di riconferma al Sud (76,9%) cosa che sembra certificare l’ennesima trasformazione del movimento fondato da Beppe Grillo: da “partito della nazione” (Emanuele, Maggini 2015) a partito “meridionalizzato”. Anche in vista delle sempre più probabili alleanze post-voto necessarie per la formazione di un governo, è interessante notare come solo la Lega, tra le altre forze politiche, riesca convincere una buona quota di elettori pentastellati (12,7%).

    Inoltre, è utile notare che la crescita del Pd nel Nord è data, in parte, dalla capacità di intercettare i voti montiani del 2013 che per più della metà (50,2%) danno fiducia a Renzi. A certificare lo spostamento verso destra della coalizione di centrosinistra anche il risultato anche di Civica Popolare che dimostra di raccogliere le preferenze dell’8,2% degli elettori montiani, un dato leggermente inferiore a quello del M5s (10,5%).

    Particolarmente rilevante è il comportamento dei giovani che per la prima volta sono chiamati alle urne. In questo particolare scaglione sociale, abbiamo una situazione particolare: il Pd si dimostra il più vicino alle istanze dei più giovani (26,9%), mentre le altre tre maggiori forze politiche si equivalgono quasi perfettamente (M5s al 13,3% e Forza Italia al 13,5%), con una leggera prevalenza della Lega (16,7%).

    In conclusione, è interessante notare ulteriori due aspetti: per prima cosa, gli elettori di Rivoluzione Civile di Ingroia del 2013 si riversano in modo equanime tra LeU e Potere al popolo (cosa non scontata se si pensa che la candidatura dell’ex magistrato avvenne in contrapposizione con tutto il blocco della sinistra (anche di Sel, ora confluita in Leu, che nel 2013 si alleò con il Pd), in secondo luogo, emerge un’ulteriore somiglianza nel profilo dell’elettorato tipo leghista e pentastellato: entrambe le formazioni politiche mostrano un’ottima capacità di mobilitare coloro che si astennero nella scorsa tornata elettorale nazionale (15,8% e 14,1% rispettivamente), di poco superiore a quella del Pd (11,1%) ma nettamente più importante rispetto a quella di tutte le altre forze politiche.

    Figura 1 – I flussi elettorali fra ricordo del voto 2013 (sinistra) e intenzione di voto 2018 (destra), Nord (clicca per ingrandire)flussi_NORD_fig

     

    Bibliografia

    Emanuele V., Maggini N., Il Partito della Nazione? Esiste, e si chiama Movimento Cinque Stelle, CISE, 7 dicembre 2015.

    Chiaramonte, L. De Sio (a cura di), Terremoto elettorale. Le elezioni politiche del 2013, Bologna, Il Mulino, 2014


    NOTA METODOLOGICA

    Il sondaggio è stato condotto da Demetra nel periodo dal 5 al 14 febbraio 2018. Sono state realizzate 3.889 interviste con metodo CATI (telefonia fissa) e CAMI (telefonia mobile), e 2.107 interviste con metodo CAWI (via internet), per un totale di 6.006 interviste. Il campione, rappresentativo della popolazione elettorale in ciascuna delle tre zone geografiche, è stato stratificato per genere, età e collegio uninominale di residenza. Il margine di errore (a livello fiduciario del 95%) per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è di +/- 1,17 punti percentuali. Il campione è stato ponderato per alcune variabili socio-demografiche.

  • I flussi elettorali a Taranto: la smobilitazione del centrodestra fa vincere il Pd

    I flussi elettorali a Taranto: la smobilitazione del centrodestra fa vincere il Pd

    Come cinque anni fa, il centrosinistra si aggiudica Taranto al ballottaggio: a differenza di quanto accaduto nel 2012, quando il piddino Ippazio sfiorò il 70% dei consensi contro il candidato di destra Cito, il ballottaggio di domenica è stato combattuto e si è deciso per circa mille voti. Nel quadro di un’offerta elettorale estremamente frastagliata non è facile capire come si è arrivati a questo risultato: l’analisi dei flussi elettorali può aiutarci in questo senso.

    Fig. 1 – Flussi elettorali fra primo e secondo turno (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)flussi TA 2 dal primo turno

    Nel contesto di una smobilitazione generale dell’elettorato (affluenza quasi dimezzata), guardando ai voti del primo turno, Melucci (centrosinistra) è riuscito a riportare al voto il 69% dei propri elettori, mentre Baldassarri (centrodestra), il 59%. Melucci è riuscito a convincere più della metà degli elettori del civico Bitetti, con il quale aveva stipulato un apparentamento e il 44% degli elettori di sinistra di Sebastio, mentre Baldassarri ha convinto il 63% di coloro che scelsero Fornaro al primo turno e il 57% del civico Romandini.

    Tab. 1 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, destinazioniflussi TA 2 dal primo turno dest

    Questi risultati devono però essere incrociati con il peso specifico dei candidati esclusi e con il tasso di astensione per capire come la reale composizione dell’elettorato al ballottaggio. Notiamo che Melucci è stato maggiormente capace di intercettare le seconde preferenze degli elettori: oltre al fatto che la metà dei voti di Melucci sono dati da suoi elettori del primo turno, incidono positivamente, in misura pressoché uguale, le seconde preferenze degli elettori di Fornaro (12,7%), Sebastio (14,1%) e Bitetti (15,7%), mentre i voti di Baldassarri sono dati quasi per la metà dai suoi voti del primo turno e per il 22% dagli elettori di Fornaro. La peculiarità per cui, per entrambi i candidati siano importanti i voti di Fornaro, è dovuta ad un elemento molto particolare: Fornaro è l’unico candidato di peso che ha avuto un elettorato che al secondo turno si è riversato in toto alle urne: è per questo motivo che, in una situazione in cui l’astensione è stata altissima, i suoi voti hanno questo peso specifico importante per ambedue i candidati.

    Tab. 2 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, provenienzeflussi TA 2 dal primo turno prov

    Analizzando invece i flussi a partire dalle elezioni politiche del 2013, vediamo che il 60% di chi ha votato Bersani nel 2013, oggi ha scelto in modo coerente Melucci. Il 46% degli elettori montiani, berlusconiani e di altri candidati nel 2013 oggi ha invece scelto il candidato di centrodestra.

    Tab. 3 – Matrice dei flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio, destinazioniflussi TA 2 dal 2013 dest

    Dal punto di vista del totale dei voti dei candidati al ballottaggio, si vede come l’elettorato di Melucci sia composto per più del 60% da voti bersaniani e da un 18% da voti grillini e per un buon 9% dagli astenuti, mentre Baldassarri si mostra più trasversale dato che pesca solo il 50% dei suoi voti dal bacino berlusconiano ma le preferenze degli elettori montiani e degli altri candidati pesano per un 15% ciascuno sul totale dei suffragi guadagnati da Baldassarri.

    Tab. 4 – Matrice dei flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio, provenienzeflussi TA 2 dal 2013 prov

    Riassumendo possiamo affermare che l’incertezza politica del primo turno non si è affatto dissipata con il ballottaggio dato che moltissimi elettori non si sono ripresentatati ai seggi. In base ai dati dei flussi è chiaro come il centrosinistra abbia goduto della minore capacità del centrodestra di riportare al voto i propri elettori. Oltre a questo peccato originale vale la pena ricordare che i voti del terzo e quarto classificato sono andati quasi tutti nell’astensione. Questo è vero se pensiamo che Cito (a capo della storica civica di destra tarantina) e Nevoli (M5s) che hanno totalizzato insieme il 27% dei voti hanno visto rispettivamente l’astensione dei ¾ e dei 4/5 del proprio elettorato. Di questa smobilitazione dell’elettorato di destra e di quello grillino ne ha risentito maggiormente il candidato di centrodestra, il quale è riuscito a convincere solo il 19% di questi elettori a votarlo (Melucci poco meno del 3%): seguendo questo trend, sembra chiaro che un piccolo sforzo in più da parte del candidato moderato su questo segmento elettorale avrebbe potuto significate un diverso esito della contesa elettorale.

     

    Fig. 2 – Flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)flussi TA 2 dal 2013

     

    Riferimenti bibliografici:

    Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee [1988], Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.

    Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

    Maccagno, A. (2017), A Taranto e Lecce avanti il centrodestra: i risultati e i flussi elettorali /cise/2017/06/13/taranto-e-lecce-avanti-il-centrodestra/


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 192 sezioni elettorali del comune di Taranto. In entrambe le analisi abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in una delle due elezioni prese in esame), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione).  Il valore dell’indice VR è pari a 2,5 per i flussi fra primo e secondo turno; 0,4 per i flussi dal 2013.

  • Piacenza: al ballottaggio il centrodestra sovranista tenterà l’exploit contro un Pd in difficoltà. I risultati e i flussi elettorali

    Piacenza: al ballottaggio il centrodestra sovranista tenterà l’exploit contro un Pd in difficoltà. I risultati e i flussi elettorali

    A Piacenza rimanda la scelta del sindaco di due settimane. Al ballottaggio si sfideranno Patrizia Barbieri (34,78%) a capo di una coalizione di centrodestra nel suo formato tradizionale (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) e di liste civiche e Paolo Rizzi (28,19%) appoggiato dal Partito Democratico e civiche. Non bene i 5 Stelle che toccano il punto più basso nella loro storia recente piacentina, mentre l’ago della bilancia saranno l’ex Presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi e le due liste di sinistra.

     

    I 43.205 cittadini che si sono recati alle urne (affluenza in calo pari al 56,4%) per il primo turno delle elezioni comunali a Piacenza non hanno decretato un vincitore: tra due settimane sarà necessario il ballottaggio per dare un nuovo sindaco alla Primogenita. I due candidati che si sfideranno sono Patrizia Barberi (centrodestra) e Paolo Rizzi (centrosinistra) che hanno guadagnato rispettivamente il 34,78% e il 28,19% dei consensi. Sono rimasti fuori dal secondo turno il civico Massimo Trespidi (13,71%), il pentastellato Andrea Pugni (9,12%), il civico di sinistra Luigi Rabuffi (5,96%), il civico “pazzo” Stefano Torre (4,28%) e la bersaniana Sandra Ponzini (3,94%). Complessivamente, può dirsi più soddisfatto il centro destra, rispetto al centrosinistra, e all’interno delle due aree politiche, possono rallegrarsi più i partiti “estremi” (Lega, FdI e sinistra) che quelli moderati (Pd e FI). Il M5s invece può trovare motivi d’orgoglio solo nell’aver più o meno mantenuto i propri elettori del 2012 nel contesto di una tornata elettorale certamente non favorevole al partito di Grillo. Non può invece rallegrarsi pensando alle proprie difficoltà nella competizione a livello locale.

    Per capire al meglio il risultato di questa tornata elettorale e comprendere i cambiamenti nel supporto ricevuto dai vari partiti e dalle coalizioni è utile operare un confronto tra i risultati del primo turno delle amministrative 2017 a Piacenza con le ultime elezioni che hanno coinvolto la città emiliana, tenendo comunque ben presenti le differenze temporali e in termini di competizione tra le diverse liste e coalizioni nelle diverse elezioni. Nella prima parte di questo articolo raffronteremo i risultati delle comunali 2017 con quelli delle scorse elezioni comunali del 2012, le elezioni politiche del 2013 e le elezioni europee del 2014, mentre nella seconda andremo ad analizzare i flussi elettorali con le elezioni politiche 2013.

    Rispetto alle consultazioni del 2012, nelle quali il 65% degli aventi diritto si recò alle urne (7000 elettori in più), il Pd perde otto punti percentuali (e 3500 voti) che non vengono recuperati dalle liste civiche in appoggio, che anzi perdono a loro volta 2 punti, cosa che ha comportato un dimezzamento dei voti della compagine progressista. Questo trend può essere visto alla luce della voglia di cambiamento all’interno dell’elettorato dopo un susseguirsi ininterrotto di amministrazioni di centrosinistra dal 2002. Non se la passa bene neppure Forza Italia che passa dal quasi 22% di cinque anni fa all’8,4% di questa tornata elettorale perdendo 5600 voti; come per gli alleati del Pd, anche le liste minori di centrodestra seguono questo trend negativo (da 7,5 a 5,4). Se i partiti principali non sorridono, al contrario i partiti più “estremi” di entrambi gli schieramenti possono dirsi soddisfatti. Come mostra la Tabella 1 la somma delle liste di sinistra alternative al Pd passa dallo 7,7% del 2012 al quasi 10% odierno grazie a circa 2500 voti guadagnati. La destra fa ancora meglio, se pensiamo che Fratelli d’Italia cinque anni fa non era nemmeno presente ed oggi arriva al 7,2%, mentre la Lega Nord passa dallo 5,4% al buon 13% di questo primo turno più che raddoppiando i suoi consensi a livello assoluto. Questo denota una riconfigurazione del campo del centrodestra in cui, Forza Italia non sembra essere più pivotale a beneficio del cd. polo. “sovranista”. Il Movimento 5 Stelle perde invece quasi un punto percentuale nel giro di cinque anni, ma soprattutto tocca il punto più basso degli ultimi sei anni nel capoluogo piacentino (9,2%). Il risultato strabiliante lo hanno fatto registrare le liste civiche, che raccolgono 17,4 punti percentuali, 5000 voti in più del 2012 dovuti in gran parte alla performance di Massimo Trespidi, esponente di Comunione e Liberazione ed ex presidente della Provincia per il centrodestra.

    Guardando ai risultati dell’elezioni europee del 2014, la prima differenza la si nota nella affluenza che allora superò di poco il 60%. Dal punto di vista dei risultati elettorali, la performance storica del Pd del 2014 porta in dote un distacco di 13mila voti dal risultato odierno; la situazione non migliora di molto se sommiamo anche i voti delle liste alleate del Pd: il distacco in questo caso è quantificabile in 8500 voti corrispondenti a 18 punti percentuali di differenza. Spostandoci a destra, vediamo che Forza Italia ha perso quasi la metà dei consensi rispetto al 2014, recuperati solo in parte dalle civiche alleate che totalizzano il 5,5%; FdI invece passa dal 3,9% del 2014 a più del 7% del 2016 (1000 voti in più circa) e la Lega Nord continua il suo rafforzamento guadagnando cinque punti percentuali (dall’8% all’13%) che corrispondono a un migliaio di voti. Il M5s praticamente dimezza il proprio consenso (da 17% a 9%), sparisce l’area centrista e si assiste ad un buon risultato delle liste di sinistra che guadagnano 2000 preferenze assolute e passano dal 6% del 2014 al 10% del 2017.

    Infine, dal confronto con le politiche 2013, vediamo che nelle Politiche 2013, il numero di votanti è stato molto più alto rispetto a queste comunali (78,6%). Nel 2013 gli elettori che scelsero la coalizione del piacentino Bersani furono circa 6000 in più rispetto a quelli che hanno appoggiato Rizzi come sindaco nel 2017 (con un distacco di quasi 6 punti), mentre la coalizione di centrodestra, pur perdendo circa 2 mila voti, ha guadagnato sei punti percentuali: questo risultato nella coalizione moderata è il frutto dell’andamento opposto di Forza Italia che perde molti voti che vengono compensati dal buon risultato di FdI e Lega. Pessimo risultato per il M5s che perde più di 8000 voti (da 21% a 9%) e per i centristi che dopo il 10% di Monti nel 2013 spariscono non riuscendo a presentare una propria lista. Molto positivo invece il risultato delle liste a sinistra della coalizione del Pd che passano da un 2% del 2013 al 10% del 2017 con un aumento di 3000 voti.

    Tab. 1 – Il voto a Piacenza per partiti e blocchi politici a confronto con il passato [1] (clicca per ingrandire)cise piacenza

    In conclusione, notiamo che, rispetto alle consultazioni elettorali precedenti, si verifica un arretramento generale della coalizione di centrosinistra, del Pd in particolare e di Forza Italia. Il centrosinistra soffre la concorrenza delle liste alla propria sinistra, mentre il centrodestra unito subisce un mutamento interno, concretizzando il sorpasso del polo sovranista guidato dalla Lega Nord su Forza Italia. Il M5s mantiene gli stessi voti delle scorse comunali ma dimezza la propria forza rispetto alle politiche 2013 e alle europee 2014 mostrando la propria idiosincrasia per le elezioni a livello locale.

    Per capire al meglio i movimenti di voto che hanno interessato la città piacentina a partire dalle elezioni politiche del 2013, abbiamo stimato la matrice di flusso tra le ultime elezioni politiche e le comunali dell’11 giugno. La tabella 2 mostra le destinazioni di voto degli elettori del 2013 verso i candidati sindaco.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Piacenza fra politiche 2013 e comunali 2017, destinazioniflussi_piacenza_dest

    La prima cosa che si nota è la massiccia smobilitazione dell’elettorato progressista che per il 58% ha disertato le urne e solo in minima parte ha preferito seguire le indicazioni di partito e votare per il candidato del Pd Rizzi (16%). Una quota simile di elettorato ha votato invece per il candidato civico Massimo Trespidi (14%). In compenso Rizzi è andato molto bene tra gli elettori centristi, in quanto il 60% di coloro che hanno votato Monti nel 2013 ha deciso di appoggiare Rizzi a fronte di un 16% di elettori montiani che ha preferito optare per Barbieri o Trespidi. La candidata di centrodestra, arrivata in vantaggio al secondo turno, ha certamente beneficiato del voto del 55% dell’elettorato berlusconiano del 2013; vale la pena sottolineare che Rizzi del Pd ha ricevuto la preferenza del 31% di questa classe di elettori. Infine gli elettori grillini del 2013, in questa tornata elettorale, si sono divisi in maniera pressoché equivalente tra il candidato ufficiale del Movimento 5 Stelle Pugni (29%), la candidata moderata Barbieri (31%) e l’astensione (23%).

    La tabella 3 mostra invece le provenienze di voto dei candidati sindaco del 2017 a partire dai voti del 2013. Prendendo in esame le liste della sinistra alternativa al Pd, vediamo che la metà del consenso per i due candidati è riconducibile agli elettori di Bersani del 2013, con una differenza sostanziale: Rabuffi pesca anche per il 27% del proprio elettorato dai 5 stelle e dal non voto (14%), mentre il consenso di Ponzini comprende un 11% di elettori montiani e un 27% di elettori di partiti minori. La vera sorpresa, però, l’abbiamo analizzando i flussi in entrata per il candidato del Pd, Rizzi: la maggioranza relativa dei suoi elettori ha votato Berlusconi nel 2013 (40%), un peso nettamente maggiore rispetto a quello dei voti “bersaniani” (25%) e “montiani” (28%). Inoltre, il terzo classificato Trespidi, per quasi il 50% presenta un elettorato di provenienza progressista (cosa che rende più agevole il tentativo di rimonta del centrosinistra) e solo per il 25% di derivazione moderata, diversamente dalla base elettorale della candidata forzista Barbieri che, al contrario, è composta da una fetta consistente di elettori di centrodestra del 2014 (62%) e da una porzione interessante di ex elettori 5 Stelle (25%).  Infine, com’era facile attendersi, la quasi totalità degli elettori del pentastellato Pugni proviene da voti grillini del 2013.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Piacenza fra politiche 2013 e comunali 2017, provenienzeflussi_piacenza_prov

    Ai fini del ballottaggio sembra scontato il profilarsi di un’alleanza tra la candidata del centrodestra Barbieri e il civico Trespidi, in virtù della comune passata. Trespidi, però, ha lasciato anche intendere la possibilità di un’alleanza con il Pd, una soluzione credibile alla luce dei dissapori con il gruppo dirigente moderato piacentino e della provenienza dell’elettorato del candidato civico. Dal canto suo, invece, Rizzi potrebbe cercare il sostegno delle liste alla sua sinistra, ma Rabuffi ha già dichiarato la sua indisponibilità ad una alleanza con i democratici. Sarà dunque interessante vedere quali mosse metteranno in campo i due contendenti per conquistare Palazzo Gotico, alla luce anche della storica indisponibilità dei pentastellati negli apparentamenti al secondo turno e il risultato non trascurabile di Torre, un candidato che molto probabilmente ha raccolto le preferenze di coloro che non si sentono rappresentati da nessuno dei partiti tradizionali (compresi i 5 Stelle).

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Piacenza fra politiche 2013 e comunali 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)flussi_piacenza_fig

     

    Bibliografia

    Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee [1988], Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.

    Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 108 sezioni elettorali del comune di Piacenza. Abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (oggi o nel 2013), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 6,5.


    [1] Nella parte superiore di ciascuna tabella sono presentati i risultati al proporzionale; nella parte inferiore si usano i risultati maggioritari (per le comunali).

    Sinistra è la somma dei risultati ottenuti da candidati (comunali) o partiti (politiche ed europee) di sinistra ma non in coalizione con il Pd;

    il Centro-sinistra somma candidati (comunali) del Pd o le coalizioni (politiche ed europee) con il Pd;

    Il Centro è formato da candidati (comunali) o coalizioni (politiche ed europee) sostenuti o contenenti almeno uno fra Udc, Ncd, Fli, Sc, Dc, Adc, Api, Udeur;

    il Centro-destra somma candidati (comunali) sostenuti da Fi (o Pdl) o coalizioni (politiche ed europee) contenenti Fi (o Pdl) o Direzione Italia, Gs, Mpa;

    la Destra è la somma di candidati (comunali) sostenuti da  Lega, Fdi o La Destra o coalizioni (politiche ed europee) contenenti almeno uno di questi.

    Criteri per l’assegnazione di un candidati a un polo: se un candidato è sostenuto dal Pd o dal Pdl (o Fi) è attribuito al centro-sinistra e al centro-destra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno. Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico. Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo Pd e Pdl che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

     

     

  • Verso le comunali: offerta elettorale e situazione di partenza nella Zona Rossa

    Verso le comunali: offerta elettorale e situazione di partenza nella Zona Rossa

    Nella Zona Rossa nelle elezioni comunali 2017 si presentano al voto 21 comuni superiori, di cui 4 sono comuni capoluogo (Parma, Piacenza, Lucca e Pistoia). I candidati sono 132 con in media più di 6 candidati per i comuni superiori mentre nei quattro comuni capoluogo, a fronte di 34 candidati, in media sono presenti più di 8 candidati per comune.
    Per quanto riguarda l’offerta elettorale, Forza Italia, Pd e M5s portano i loro candidati in ognuno dei quattro comuni capoluogo e nella quasi totalità dei comuni superiori (Forza Italia totalizza un 21/21, mentre il Pd e il M5s rispettivamente si presentano con un 20/21 e un 19/21. Come ci si poteva attendere, i partiti della sinistra riescono a candidare i loro uomini in 18 su 21 comuni superiori e addirittura presentano 6 liste nei 4 comuni capoluogo. Al contrario il polo sovranista composta da Lega Nord/Fratelli d’Italia e l’asse centrista guidato da Alleanza Popolare e Udc giocano un peso minore in quanto non presentano propri candidati nei comuni capoluogo e pochi nei comuni superiori (1/21 per i centristi e 5/21 per la destra).
    Passando all’analisi delle liste, notiamo che le liste totali sono 284 (in media 13,5 liste per ogni comune superiore), di cui 71 nei capoluoghi (con una media di quasi 18 liste per capoluogo). Tra i partiti politici, Pd e Forza Italia presentano il più alto numero di liste a sostegno dei propri candidati nei comuni superiori (quasi 4 liste per entrambi), con un incremento se guardiamo ai solo capoluoghi (5 liste per il Pd, 4,5 per FI). Gli altri attori politici presentano risultati più modesti, in quanto, i candidati di destra sono supportati in media da due liste nei comuni superiori, mentre il candidato centrista è appoggiato solo dalla sua lista di partito. Infine la sinistra raccoglie il sostegno di 28 liste a fronte di 18 candidati nei comuni superiori; discorso leggermente inferiore quando parliamo dei comuni capoluogo (7 liste per 6 candidati)
    Per quanto riguarda gli “altri candidati”, sono 48 nei comuni superiori, di cui 16 nei capoluoghi. Le liste a loro sostegno sono 73 (in media 3,8 a comune), di cui 22 nei capoluoghi (in media 5,5).

    Tab. 1 – Riepilogo dell’offerta elettorale, candidati e listeofferta_zr

    Come ci si poteva attendere più del 60% dei comuni superiori al voto è amministrato dal Pd, tra cui anche tre capoluoghi. Il centrodestra e il M5s amministrano rispettivamente due comuni a testa, mentre la sinistra ne governa uno. Il quarto e ultimo capoluogo rientra nei due comuni superiori amministrati dal M5s. I centristi, la destra e la grande coalizione non sono invece state formule politiche vincenti nell’ultima tornata elettorale. Gli ultimi 2 appartengono a formazioni altre da quelle qui specificate.

    Tab. 2 – Le amministrazioni uscenti nei comuni superiori al voto[1]uscenti

    A Parma nel 2012 si impose il M5s con Federico Pizzarotti al secondo turno battendo nettamente il candidato di centrosinistra. Oggi Pizzarotti si ricandida con una sua lista civica dopo essere stato allontanato da Grillo nel maggio 2016. I suoi sfidanti principali sono Laura Cavandoli appoggiata dai tre partiti di centrodestra e una civica, Paolo Scarpa candidato del Pd e due civiche e il pentastellato Daniele Ghirardini. A completare il quadro ci sono altri 6 candidati, tra cui due civici, un candidato appoggiato da Direzione Italia di Fitto, due candidati che si rifanno al PCI e a RC e uno di Casapound.

    A Piacenza il Pd schiera Paolo Rizzi appoggiato da due liste civiche per raccogliere l’eredità dell’amministrazione di centrosinistra del sindaco Dosi. A contendergli la vittoria, ci saranno Patrizia Barbieri appoggiata da FI, LN, FdI, i Pensionati e una civica, Andrea Pugni del M5s. e quattro liste civiche, di cui una appoggiata dai partiti di sinistra.

    Lucca si presenta alla contesa elettorale con la ricandidatura dell’incumbent Alessandro Tambellini che ha governato per 5 anni con il centrosinistra ed ora è appoggiato da Pd, una lista di sinistra e tre civiche. Poi abbiamo Massimiliano Bindocci del M5s, Remo Santini con FI, Fdi, Lega e due civiche. Per concludere un candidato di Casapound e quattro civici

    A Pistoia nel 2012 si impose Samuele Bettinelli del centrosinistra al primo turno con il 59% dei consensi. Ora Bettinelli ci riprova con l’appoggio del Pd, di alcune liste di sinista e cinque civiche. Alessandro Tomani guida invece il centrodestra formato da Lega, Fdi, FI, centristi e una civica, Nicola Maglione si presenta con il M5s. Chiudono il cerchio i candidati di Casapound, di Sinistra Italiana e altri 4 civici.


    [1] Sono inclusi solo quei comuni che superiori lo erano già in occasione delle precedenti elezioni comunali e che quindi già in tale occasione votavano con il sistema elettorale a doppio turno e liste multiple a sostegno dei candidati.